La musica come fonte di benessere e sollievo. Un’arma funzionale, una “terapia” sempre più applicata in numerose strutture Korian grazie ai suoi benefici. Parliamo della musicoterapia, la tecnica di cura psico – fisiologica basata sulla costruzione di relazioni terapeutiche e affettive che hanno il suono come mediatore principale, con l’obiettivo di favorire l’integrazione del paziente.

Il compito del musicoterapeuta è dunque quello di sfruttare le potenzialità del suono e della musica per migliorare l’umore e lo stato emotivo di persone affette da numerose patologie, come anche ad esempio la demenza o la depressione. L’impiego della musica e degli strumenti musicali permette infatti di stimolare le abilità residue, affettive e cognitive dei pazienti che, riuniti in gruppo, si dedicano a molteplici attività.

Tra canti popolari, ascolti anche più raffinati e l’utilizzo di strumenti musicali, gli anziani vivono un’esperienza alternativa, andando da un lato a ridurre stress e aggressività, e accrescendo dall’altro buon umore e autostima. Momenti e sorrisi che allontanano le difficoltà.

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Immagine da “I sogni non invecchiano”, il calendario Korian per il 2020

L’importanza della Musicoterapia emerge dalle parole e dal giudizio della Dott.ssa Catia Tillidal 2006 musicoterapeuta presso le strutture del Gruppo Korian a Milano. La musica, per lei, è un’arte da sempre radicata in ogni cultura: Mi piace pensare che tutti gli utenti conoscano il “senso” della parola Musica, e so che è così. Ciascuno di noi, a suo modo, la utilizza per sé, e tendenzialmente lo fa cercando di alzare il livello di endorfine per autocelebrarsi, per provare piacere. La Musica è comunque solo un termine, un “significante” per indicare un qualcosa di più grande, come del resto lo sono la Pittura, la Danza, il Teatro. Generalizzando possiamo dire che la Musica è l’arte dei suoni che unitamente alle pause/silenzi genera e produce emozioni. 


Un piacere tanto individuale quanto collettivo.

La musica ha in sé forza e potere ed è in grado di generare emozioni, dalla più distruttiva (ad esempio come il ricordo di una perdita, di una storia finita) alla più esaltante (basti pensare alle masse di persone che cantano ad un concerto). Durante l’ascolto di qualsiasi brano, tutti noi abbiamo associata un‘emozione, e non importa che sia un brano conosciuto o meno, le strutture armoniche e melodiche in fondo sono sempre le stesse, è come le combiniamo che fanno la differenza. Per questo io posso provare un insolito piacere ascoltando un brano per la prima volta mentre, magari, la persona che ho accanto a me invece ne è infastidita. È nella sua struttura che la Musica genera emozioni che la mente ripesca nell’esperienza dei ricordi.  


Come definirebbe con parole sue la Musicoterapia? 

Attraversando per 14 anni le vite di molti Ospiti che ho avuto in trattamento, oggi per me la Musicoterapia è, guardando il Paziente metaforicamente, come un immenso iceberg, un viaggio esperienziale, attraverso la parte sommersa dell’Iceberg, quella che non si vede. La Musica è il linguaggio con cui raggiungi anche le persone con fragilità e condizioni cliniche compromesse. Sia che tu la ascolti, sia che tu la suoni, la musica è il mezzo più facile per raggiungere la persona. Il Musicoterapeuta lavora con la parte integra dell’Ospite anche se si tratta di una parte apparentemente piccola, perché dietro ad essa c’è tanto altro. Bisogna solo andarlo a ripescare. Per essere più chiara potrei fare un esempio: a pochi mesi di vita una mamma o un papà chiedono al neonato se ha fame, parlano con i bimbi, ma sanno che le parole non sono ancora note nel loro mondo, ma lo fanno lo stesso. Il bimbo come risponde? farà dei suoni, emetterà delle vocali per farsi comprendere e, i genitori, lo comprenderanno, impareranno ad interpretare le sue vocalità, le intensità degli urli, dei pianti, e il piacere delle sue risate Un anziano compromesso è nelle stesse condizioni di un bimbo. Solo che il Paziente che tratti non è tuo figlio, non ci hai vissuto insieme, non vi conoscete. Ecco perché la Musicoterapia è una terapia non farmacologica molto delicata. Non può essere utilizzata se alle spalle non c’è un forte lavoro di conoscenza, e qui l’Equipe e la famiglia giocano un ruolo importante, se vuoi raggiungere gli obiettivi prefissati. L’obiettivo più a lungo termine, specifico della Musicoterapia per me consiste nell’armonizzazione dell’individuo nella sua interezza. 


In che modo la Musicoterapia può intervenire a livello rieducativo?

Parlando di persone fragili, di anziani e di persone con gravi compromissioni, la Musicoterapia non si preoccupa solo di attivare competenze perdute ma guarda al benessere generale della persona. Come detto in precedenza, io guardo l’integrità dell’individuo e alla sua collocazione nella propria dimensione di vita; in sostanza non mi focalizzo su ciò che non ha più, piuttosto su ciò che ha da offrirmi in seduta, sulla sua parte sana. Non siamo noi che scegliamo di parlare con loro, ma sono loro che decideranno di farlo. Quindi è possibile raggiungere questo benessere solo quando il Paziente riesce a stabilire una relazione armonica tra sé e la realtà che lo circonda. 

La Musicoterapia s’inserisce, in questo contesto, con l’obiettivo generale di accompagnare, l’Ospite ad intrattenere una relazione significativa e produttiva con sé stesso e con la realtà che lo circonda a livello spaziale, temporale, sociale. La musicoterapia si preoccupa della ricostruzione dell’integrità personale degli Ospiti (nei limiti possibili dati dal loro livello d’integrità) attraverso un lavoro indiretto che parte dal corpo, dalle emozioni e dai vissuti tramite l’instaurarsi di una relazione significativa tra Paziente e terapista costruita esclusivamente tramite il mezzo sonoro. 


Quali sono i campi di applicazione?

Può essere rivolta a chiunque. Potrei farti un elenco di persone che parte da quelle con gravi compromissioni fino a citare il dirigente d’azienda. Chiunque viva emozioni, tutti, possono essere trattati con la Musicoterapia. 


Quale legame si instaura tra il musicoterapeuta e i pazienti?

Il Musicoterapeuta è il mezzo per permettere al Paziente di raggiungere gli obiettivi previsti per lui, quindi la relazione è fondamentale e si costruisce pian piano, a volte anche con fatica: il Paziente si deve fidare del Musicoterapeuta. Il Paziente inizia sempre per primo, è lui che decide se parlare con te o no. Andando a toccare gli strumenti e, successivamente suonandoli, i pazienti troveranno il loro canale di comunicazione e, se vorranno accogliere il Musicoterapeuta, egli lo capirà andando a rispondere piano piano nella modalità che la tecnica insegna. Il Paziente risponderà oppure no. Se accoglierà il Musicoterapeuta nel dialogo sonoro, la relazione piano piano si alzerà di livello fino a che, instaurata la fiducia, il Paziente chiederà al terapeuta, con il contatto visivo o attendendo, di iniziare a “parlare”. E qui capitano le magie. 


Tipo?

Tu, terapeuta hai il compito importante di condurre il Paziente ad un livello di consapevolezza di sé, e se anche per soli 20 minuti, hai raggiunto un notevole risultato. La relazione è fondamentale, ma non dimentichiamoci il nostro ruolo, noi siamo strumenti per permettere al Paziente di raggiungere i sui obiettivi. Oggettività è la parola chiave per il successo. 


Si riesce sempre?

No a volte no, le persone non sono tutte uguali e questo ne fa bellezza. Magari la Musica nella loro vita è stata causa di sofferenze e quindi possiamo anche indirizzarlo verso altre terapie. 


Si tratta di un’attività che favorisce l’interazione in gruppo?

Certamente sì. I contesti collettivi sono previsti e vanno comunque organizzati con un certo criterio. Utilizzo la Musicoterapia recettiva con persone cognitivamente ancora conservate, spesso a scopo preventivo, e quello che accade è davvero impressionante. Si instaurano relazioni che vanno al di là dello spazio dedicato alla terapia. Con gruppi più numerosi si ha il bisogno di un co-conduttore, le emozioni che si muovono sono molte, non ci si può affidare solo ai propri occhi, qualcuno potrebbe voler uscire dal gruppo, voler parlare solo con te e non ci si può allontanare dal resto delle persone attive in quel momento, un co-conduttore è fondamentale. Diversamente si starebbe solo facendo intrattenimento musicale, ma questa è un’altra attività.