Linfodrenaggio: il trattamento del linfedema
Linfodrenaggio, una tipologia di massaggio molto importante realizzato nel mondo della Fisioterapia che ha il compito di trattare il Linfedema, una patologia invalidante che interessa il Sistema Linfatico e che molto spesso non viene correttamente diagnosticata e/o trattata.
Il Sistema Linfatico è il sistema di trasporto dei liquidi interstiziali, che si trovano cioè negli spazi interstiziali dei diversi tessuti, tranne il tessuto nervoso. Agisce grazie ad un sistema di vasi linfatici i quali hanno il compito di drenare la linfa per ricondurla all’interno del torrente circolatorio sanguigno. Una volta giunta nel sangue, la Linfa, carica di sostanze di scarto del metabolismo cellulare, viene adeguatamente filtrata. Ciò consente quindi il corretto mantenimento dell’omeostasi cellulare, svolgendo anche un’importante funzione immunitaria per il nostro organismo.
Quando il Sistema Linfatico è insufficiente per un problema di sovraccarico o per un danno diretto o indiretto, si verifica quindi un accumulo di liquido interstiziale che si manifesta con un gonfiore ingravescente, che purtroppo non scompare con il riposo. Tale gonfiore può interessare sia gli arti inferiori che superiori, singolarmente o bilateralmente.
Linfedema Primario e Linfedema Secondario: natura e cause
Il Linfedema Primario si verifica quando, durante lo sviluppo fetale, la via o le vie linfatiche non si generano in modo adeguato. Quando è presente al momento della nascita si definisce congenito, mentre quando viene trasmesso geneticamente, è definito genetico, con la caratteristica di potersi manifestare in modo precoce o tardivo. Il 90% dei casi di Linfedema primario si definiscono “sporadici”, perché non trasmessi geneticamente, mentre gli altri sono detti “familiari”.
Molto più frequenti in assoluto sono invece i casi di Linfedema Secondario. In questi casi la patologia insorge come conseguenza ad una causa esterna che determina un danno a carico del Sistema linfatico. Le cause possono essere molteplici: traumi, infezioni, infestazioni da protozoi (rare in Italia), danni post chirurgici, terapie farmacologiche e radiazioni.
Le caus più frequenti di linfedema Secondario sono la chirurgia e le terapie in ambito oncologico. La cura dei tumori richiede infatti molto spesso l’asportazione dei linfonodi e le terapie radianti bruciano il territorio irradiato con tutti i collettori e vasi linfatici. I Linfonodi sono veri e propri filtri presenti lungo tutta la via linfatica e in specifiche stazioni, con il compito di distruggere tutte le sostanze e le cellule nocive al nostro organismo. Ecco perché rappresentano il principale bersaglio della chirurgia oncologica. Di fatto, asportando i Linfonodi, si interrompe la via linfatica e si genera una cicatrice che impedisce il flusso dei liquidi interstiziali.
Linfedema sintomi: come riconoscerli?
Il Linfedema si manifesta attraverso la comparsa di un gonfiore improvviso che non scompare col riposo e le posizioni “in scarico” ma, al contrario, tende ad aumentare giorno dopo giorno. In base alla tipologia di Linfedema, l’insorgenza del gonfiore può essere distale (mani, piedi) o prossimale (spalle, anche). Nel Linfedema primario l’insorgenza è sempre distale e progredisce in senso disto-prossimale. La velocità con cui progredisce, sarà poi tanto più rapida quanto più grave sarà la malattia.
Nel Linfedema secondario invece, il ristagno linfatico compare a partire dal livello dell’ostruzione che impedisce il trasporto della Linfa. Per quanto riguarda la chirurgia oncologica ad esempio, compare in prossimità della cicatrice per la linfoadenectomia (asportazione dei linfonodi).
Negli interventi che interessano il tumore della mammella e tutte le neoplasie del torace, conseguentemente all’asportazione dei linfonodi ascellari, l’edema compare nella regione deltoidea e si estende poi fino alla mano. Nel caso di interventi che riguardano il bacino e la pelvi, l’asportazione dei Linfonodi determina l’insorgenza dell’edema a partire dalla radice degli arti superiori e si estende fino al piede.
Edema post operatorio: differenze rilevanti
I quadri clinici appena descritti si differenziano dalla condizione dell’edema post chirurgico. Quest’ultimo si manifesta dopo ogni intervento in cui si genera una risposta infiammatoria dei tessuti, con aumento della permeabilità capillare ma senza un danno diretto o indiretto del sistema linfatico. Normalmente, salvo la presenza di una insufficienza linfatica di base infatti, il gonfiore tende a ridursi progressivamente nel tempo e in maniera spontanea. Viceversa, il problema può essere trattato con le tecniche specifiche e la situazione migliora in tempi rapidi, garantendo anche un più prestante recupero.
Linfedema come riconoscerlo?
Il Linfedema spesso si manifesta con un edema, un gonfiore ad un arto che non è spiegabile attraverso le variazioni atmosferiche, la stagionalità e il caldo. Non è spiegabile nemmeno con traumatismi, infezioni o patologie di altro genere e soprattutto non regredisce neanche con il riposo e le posizioni di scarico che favoriscono il drenaggio dei liquidi. L’arto interessato dal Linfedema è di colore ceruleo: se la pelle dovesse arrossarsi può essere in corso un’infezione (linfangite). Quando si associa alla febbre è infine necessario consultare il medico di medicina generale e lo specialista linfologo come un fisiatra, un medico di medicina fisica e riabilitativa oppure un angiologo.
Linfodrenaggio: l’importanza della diagnosi
La diagnosi di Linfedema è essenzialmente clinica, quindi il Linfologo già all’atto della prima visita può essere in grado di diagnosticarla. Il medico predisporrà così successivamente una serie di analisi molto semplici per confermare la prima diagnosi fatta clinicamente. Gli esami strumentali possono poi quantificare il danno che presenta la via linfatica: in questo senso gli unici esami che vale la pena svolgere sono un’ecografia del sottocute e una linfoscintigrafia. Gli altri esami come TAC, risonanza magnetica, ecodoppler, non hanno infatti alcun valore ai fini diagnostici o di stadiazione del linfedema.
Linfodrenaggio su misura: la seduta
Nel momento in cui la diagnosi viene confermata dagli esami strumentali specifici il Linfoterapista, un fisioterapista che ha effettuato un percorso di formazione specifico in Linfologia e trattamento manuale dell’edema Flebolinfatico, imposta un piano di trattamento con sedute bi-trisettimanali in base alla gravità del quadro che si presenta. Il trattamento prevede l’uso di tecniche di drenaggio linfatico manuale e bendaggio, opportunamente miscelate in base al singolo paziente e alle problematiche specifiche. Il trattamento del Linfedema, è bene ricordarlo, non prevede un protocollo rigido, quanto piuttosto un trattamento che deve essere specifico ed adeguatamente confezionato sull’esigenza del singolo paziente.
A cura di Benedetta Grillo – Fisioterapista a Villa delle Terme