Battiti cardiaci, frequenza e pressione sono aspetti della nostra salute da tenere sempre in considerazione, soprattutto quando dobbiamo monitorare la salute di famigliari non più giovanissimi. Quando parliamo di “frequenza cardiaca”, facciamo riferimento al numero dei battiti, ossia le pulsazioni che il cuore compie ogni minuto per distribuire il sangue nei vasi arteriosi. In questo senso trascurare questo delicato aspetto rischia di comportare gravi problemi.

Essendo un parametro che varia particolarmente con l’avanzare dell’età, è quindi soprattutto negli over 60 che bisogna prestare più attenzione ad aumento o diminuzione dei battuti cardiaci. Per questo motivo la misurazione della frequenza cardiaca deve essere una buona abitudine di prevenzione, ricordando ovviamente di rivolgersi al proprio medico curante per valutazioni professionali più specifiche.

Tenere tutto sotto controllo all’interno della nostra quotidianità non è comunque proibitivo. Semplici gesti che chiunque può svolgere, e che richiedono poco tempo. Scopriamo insieme come!

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BATTITI CARDIACI: COME POSSONO CAMBIARE

Come detto precedentemente, la frequenza cardiaca è data dal numero di battiti, e quindi pulsazioni, che il cuore compie ogni minuto. Questa non deve essere assolutamente confusa con la pressione, cioè la forza esercitata dal sangue sui vasi sanguigni. Determinare un numero esatto ed uniforme di battiti cardiaci è comunque impossibile. In un adulto sano, generalmente, si individua un intervallo di frequenza tra i 55 e 100 battuti al minuto. Al di sopra di questa frequenza si parla di tachicardia, quando cioè il cuore batte troppo veloce, mentre sotto i 50 si parla di brachicardia. Ad influenzare il numero delle pulsazioni possono subentrare numerosi fattori, come l’età del soggetto, il peso corporeo (e l’obesità), la presenza di patologie specie a carico del sistema cardio-vascolare, l’alimentazione, lo svolgimento di attività fisica ma anche la temperatura circostante.

QUANDO AUMENTANO I BATTITI CARDIACI

Quando aumentano i battici cardiaci? L’aumento della frequenza non deve sempre spaventarci. Può infatti essere spesso una condizione fisiologica che si manifesta ogni qual volta il nostro cuore viene sottoposto ad uno sforzo rilevante. Quello che comunemente chiamiamo “batticuore”, influenzato da un comportamento fisico oppure emotivo, deve iniziare a preoccuparci quando si manifesta con picchi elevati, oppure in assenza di cause incidentali. A far scattare un possibile campanello d’allarme, per esempio, possono essere sensazioni di battito accelerato quando siamo a riposo. In quel caso è consigliabile misurare la frequenza cardiaca e, in caso di valori particolarmente distanti dai regolari parametri, contattare il proprio medico curante o richiedere aiuto. Bisogna tuttavia tenere conto dell’esistenza di determinate patologie cardiache che possono determinare un aumento di battiti: in questi casi è particolarmente consigliato un monitoraggio costante.

BATTITI CARDIACI BASSI: QUANDO PRESTARE ATTENZIONE

Battici cardiaci bassi: quando la bradicardia è pericolosa e patologica? La bradicardia può essere di tre forme: lieve, moderata o grave. Si tratta di una condizione particolarmente diffusa tra gli sportivi o, in generale, tra chi compie molto movimento. Uno tra i segnali più distintivi è certamente quello dell’affaticamento. Avvertiamo che la nostra frequenza cardiaca è particolarmente bassa quando per esempio proviamo affanno dopo sforzi di per sé poco provanti, come la salita delle scale. Questo è il caso della dispnea. Un altro segnale può essere l’eventuale perdita di forze, detta astenia. Anche in queste situazioni, come per la tachicardia, è sempre bene affidarsi al giudizio e alla competenza del proprio medico curante, sottoponendosi ad esami diagnostici per verificare lo stato di salute del proprio cuore.

FREQUENZA BATTITI CARDIACI: COME MISURARLA

Frequenza battici cardiaci: semplice da rilevare, ma come farlo in maniera adeguata? Il primo aspetto importante da specificare sono le condizioni ottimali per misurarla. Questa può infatti essere misurata a riposo, identificando il numero di battuti in situazione di inattività fisica, può essere “massima”, atta ad indicare il valore massimo di battiti al minuto raggiungibile dal cuore sotto sforzo, o infine “in fase di recupero”, che corrisponde al valore raggiunto due minuti dopo aver smesso di fare esercizio fisico.

Generalmente il metodo di misurazione più utilizzato è quello dell’elettrocardiogramma. In commercio esistono numerosi misuratori elettronici come i cardiofrequenzimetri. Tuttavia, anche per chi è in casa, esistono modi molto semplici con cui una persona può rilevare da sé i propri battiti. Il primo consiste nell’appoggiare il pollice e l’indice di una mano ai lati del collo in corrispondenza della carotide. Il secondo, il più classico, attraverso la pressione di due dita sul polso.