Colite
La colite è un’infiammazione della mucosa del colon: in medicina, infatti, i termini con il suffisso -ite indicano di solito una condizione infiammatoria. Può avere diverse cause che permettono di distinguere differenti tipi di colite; alcune sono acute, altre croniche.
L’intestino è la parte finale del tubo digerente e si divide in intestino tenue e intestino crasso. Il primo è responsabile principalmente della digestione e dell’assorbimento dei nutrienti, mentre il secondo, che comprende il colon, ha un ruolo fondamentale nel riassorbimento dell’acqua e nella formazione delle feci.
Il colon è una porzione dell’intestino crasso e si estende dalla valvola ileocecale, che lo separa dall’intestino tenue, fino al retto. Il colon rappresenta una tappa essenziale nella digestione finale e nel mantenimento dell’omeostasi intestinale. Infatti, oltre all’assorbimento di acqua ed elettroliti, svolge un ruolo importante nell’equilibrio della flora batterica intestinale: i batteri presenti al suo interno partecipano alla fermentazione delle fibre non digerite e producono alcune vitamine, come la vitamina K.
Il colon è suddiviso in quattro sezioni (colon ascendente, trasverso, discendente e sigmoideo). Strutturalmente, presenta una parete composta da vari strati: mucosa, sottomucosa, muscolare e sierosa. La mucosa, in particolare, ha il compito di assorbire l’acqua e alcuni sali minerali, contribuendo così alla compattazione del contenuto intestinale; è questo il tessuto interessato dall’infiammazione in caso di colite.
Quali sono le cause della colite?
La colite può avere molte cause tra loro differenti: può infatti originare da infezioni, disturbi infiammatori, oppure ancora essere dovuta all’uso di alcuni farmaci, radioterapia, problemi immunologici, solo per citarne alcuni. In base alla causa si distinguono diversi tipi di colite.
Principali tipi di colite
- Colite infettiva. È dovuta all’infezione da parte di batteri, parassiti o virus. I batteri, in particolare, sono tra i più comuni responsabili di colite: a livello globale, la specie che più frequentemente causa colite è Campylobacter jejuni, seguita da Escherichia coli e dai batteri del genere Salmonella. Tutti questi microrganismi si trasmettono con il consumo di acqua o alimenti contaminati.
- Colite allergica. È una condizione che interessa i bambini nel primo anno di vita ed è dovuta a una reazione anomala del loro sistema immunitario alle proteine del latte vaccino e spesso anche di soia (che passano anche nel latte materno). Sembra essere più comune nei bambini i cui familiari sono soggetti ad allergie.
- Malattia infiammatoria intestinale. È un termine generico che indica principalmente due forme di colite cronica, la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. Sono entrambe patologie complesse nello sviluppo delle quali entrano in gioco diversi fattori; in ambedue i casi, comunque, sono coinvolte alterazioni del sistema immunitario. Un terzo tipo di malattia infiammatoria intestinale è detto colite microscopica: anch’essa è una forma cronica, spesso associata a malattie autoimmuni, in primis la celiachia (ma anche il diabete di tipo 1 e la psoriasi).
- Colite ischemica. Si verifica quando l’afflusso di sangue al colon non è sufficiente per le sue necessità metaboliche, una condizione che può presentarsi a causa di aterosclerosi, trombi o aneurismi che ostacolano il passaggio di sangue nei vasi.
- Colite da farmaci. Vari farmaci possono causare infiammazione del colon: tra questi vi sono per esempio gli antinfiammatori non steroidei, gli inibitori di pompa protonica (che agiscono sul pH dello stomaco e sono usati per esempio nel trattamento della gastrite e del reflusso gastroesofageo), i beta-bloccanti (che agiscono sulla pressione arteriosa e sulla frequenza cardiaca, per cui sono usati per esempio in caso di ipertensione e angina), le statine (usate per il controllo del colesterolo, per esempio in presenza di ipercolesterolemia), alcuni farmaci immunosoppressori.
- Colite attinica. È una forma di colite da radiazioni che si verifica comunemente dopo un trattamento radioterapico per forme tumorali (in particolari quelle al colon-retto e quelle che interessano l’apparato uro-genitale). In generale, la radioterapia può causare danni non solo al colon ma anche all’intestino tenue, per cui si parla di solito di enterocolite da radiazioni.
È importante evidenziare che colite spastica o colite nervosa sono termini non medici, ancora oggi a volte utilizzati per indicare quella più propriamente definita sindrome dell’intestino irritabile, che ha caratteristiche differenti dalla colite.
La colite può essere dovuta a infezioni, disturbi infiammatori e vari altri fattori.
Quali sono i sintomi della colite?
I sintomi e segni più comuni della colite sono dolore e gonfiore addominale, diarrea, presenza di sangue o muco nelle feci, perdita di appetito e di peso. Nelle forme acute di colite possono presentarsi anche febbre e vomito; nelle forme croniche possono invece presentarsi disidratazione, anemia, malassorbimento e malnutrizione. Quest’ultima si può verificare perché il colon ha un ruolo importante nell’assorbimento di sali minerali quali per esempio il potassio. Inoltre, per esempio, la malattia di Crohn può interessare porzioni diverse dell’intestino, comprese quelle più strettamente deputate all’assorbimento dei nutrienti.
In linea di massima, sono proprio le forme croniche di colite a causare più complicazioni, perché l’infiammazione danneggia nel tempo la mucosa del colon. Tra le complicanze più gravi delle coliti croniche vi sono per esempio:
- perforazione, cioè rottura della parete del colon, che può portare alla diffusione di batteri nell’addome ed è potenzialmente letale;
- megacolon tossico, ossia una grave dilatazione del colon, anch’essa potenzialmente letale;
- aumentato rischio di tumore al colon;
- maggior rischio di sviluppare altre malattie infiammatorie, come per esempio artrite e colangite (ossia infiammazione dei dotti biliari).
Vale la pena precisare, comunque, che anche le forme acute di colite possono causare complicanze, soprattutto nelle persone più fragili (per esempio anziane, molto giovani, immunodepresse).
Gonfiore e dolore addominale, uniti alla diarrea e a volte sangue o muco nelle feci, sono i sintomi e segni più comuni della colite.

Come si arriva alla diagnosi di colite?
La diagnosi di colite inizia con la raccolta dei sintomi riportati dal paziente, valutando anche la presenza di altre malattie, l’assunzione di farmaci e gli alimenti consumati di recente; segue l’esame clinico per valutare per esempio il gonfiore addominale. Sono quindi raccomandati esami di laboratorio e di imaging.
I primi sono esami del sangue e delle feci; questi ultimi consentono sia di valutare le caratteristiche chimico-fisiche sia di indagare la presenza di eventuali microrganismi patogeni. Gli esami di imaging sono di solito rappresentati da colonscopia o rettosigmoidoscopia, entrambi basati su un tubo dotato di videocamera e fonte luminosa per indagare l’interno dell’intestino:
- la colonscopia permette di visualizzare l’interno del colon nella sua interezza, dal retto fino al cieco (richiede una preparazione accurata);
- la rettosigmoidoscopia esplora solo la parte terminale dell’intestino crasso, ovvero il retto e il colon sigmoideo, e rappresenta un’indagine meno invasiva (ma richiede comunque una preparazione specifica).
Entrambi questi esami consentono anche, eventualmente, di prelevare un campione di tessuto (biopsia) per indagarne meglio eventuali anomalie.
A seconda dei casi, possono essere richiesti ulteriori esami, per esempio per valutare le cause di un’eventuale ischemia o la presenza di complicanze.
Come si previene la colite?
Non tutte le forme di colite sono prevenibili. In linea di massima è però possibile prevenire le forme infettive con un’adeguata igiene degli alimenti (anche cuocendo a sufficienza la carne ed evitando il consumo di uova crude e latte non pastorizzato) e assicurandosi di bere acqua non infetta. È inoltre fondamentale lavarsi frequentemente le mani, soprattutto prima di mangiare e dopo aver manipolato alimenti crudi: questo anche perché alcune forme infettive (per esempio la salmonellosi) si possono trasmettere anche semplicemente dopo aver toccato superfici infette.
Qual è il trattamento della colite?
Il trattamento della colite dipende essenzialmente dalla causa dell’infiammazione e dalle condizioni del paziente. In linea generale, le forme acute sono più semplici da trattare: le infezioni possono infatti essere contrastate con un’adeguata terapia antibiotica, quando necessaria. In caso di colite acuta, inoltre, è di norma raccomandato mangiare alimenti poveri di fibre, più semplici da digerire; da evitare invece i cibi ricchi di grassi e/o zuccheri oppure speziati e bevande alcoliche e contenenti caffeina. Nei casi di colite allergica, invece, la strategia di trattamento consiste nell’evitare che la madre consumi latte vaccino o di soia oppure, se il bambino non è allattato al seno, scegliere formulazioni ipoallergeniche.
Più complesso è invece il trattamento della colite cronica nelle malattie infiammatorie intestinali, che si basa sulla somministrazione di specifici farmaci (corticosteroidi, antinfiammatori, immunomodulatori e farmaci biologici, oltre che farmaci per mitigare alcuni sintomi specifici come la diarrea). In questi casi, inoltre, è di norma necessaria una dieta personalizzata, eventualmente con integratori che possano limitare le carenze nutrizionali. In presenza di complicazioni, così come in alcuni casi di colite ischemica, può inoltre essere necessario l’intervento chirurgico.
In caso di colite da radiazioni il trattamento si basa di solito sulla somministrazione di farmaci specifici, terapia con ossigeno iperbarico (che inibisce la proliferazione batterica e favorisce la perfusione dei tessuti); anche in questi casi può essere necessario il trattamento chirurgico. Nella colite dovuta ai farmaci, la cessazione della loro assunzione è di solito sufficiente a risolvere l’infiammazione, anche se in specifici casi possono essere raccomandate anche terapie farmacologiche.
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Korian Redazione
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