Tumore alle ovaie

Il tumore alle ovaie è una delle principali neoplasie ginecologiche. Ma quali sono i sintomi e le cause? Come si arriva alla diagnosi? In questa scheda un approfondimento su questo tumore.
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
17 Luglio 2025

    Il tumore alle ovaie è una delle neoplasie a tutt’oggi più gravi tra quelle ginecologiche, soprattutto a causa della difficoltà ad avere una diagnosi precoce che consenta di intervenire nelle prime fasi dello sviluppo tumorale. Tuttavia, l’avanzamento delle strategie terapeutiche sta consentendo di ridurne la mortalità, almeno nei Paesi dove queste sono disponibili.

    Si stima che in Italia, nel 2024, siano state oltre 5.400 le nuove diagnosi di tumore alle ovaie. Se ne distinguono tre tipi principali, anche se è da ricordare che il tumore alle ovaie, come altri tipi di cancro, può presentare sotto-tipologie molto specifiche:

    • epiteliali, che rappresentano la stragrande maggioranza dei tumori alle ovaie e che originano dalle cellule epiteliali che formano il tessuto di rivestimento delle ovaie;
    • germinali, che rappresentano il 5% circa dei tumori ovarici e che partono dalle cellule che danno origine agli ovuli (le cellule sessuali femminili);
    • stromali, che rappresentano una minoranza dei casi e che originano dal tessuto di sostegno dell’ovaio (stroma), dove sono presenti cellule specializzate che secernono gli estrogeni, tra i principali ormoni sessuali.

    Prima di approfondire cause, sintomi e altri aspetti del tumore alle ovaie, è da fare una nota. Pur parlando di un tumore ginecologico, in questo testo si userà spesso il termine “persone”, invece di “donne”: questo perché bisogna tenere in considerazione anche uomini transgender che non hanno intrapreso o completato un percorso di affermazione di genere con rimozione delle ovaie e che, pertanto, possono essere interessati da questa patologia.

    Quali sono le cause del tumore alle ovaie?

    Come ogni tipo di tumore, anche quello alle ovaie è dovuto a una proliferazione incontrollata di cellule, che iniziano a replicarsi in modo anomalo, senza rispondere ai meccanismi che in condizioni fisiologiche regolano questo processo. L’alterata proliferazione cellulare è dovuta a mutazioni nel DNA delle cellule: tali mutazioni vanno aumentando e accumulandosi nel tempo, conferendo alle cellule via via nuove capacità che ne favoriscono un’ulteriore proliferazione. Per esempio, le cellule tumorali sono in grado di formare nuovi vasi sanguigni, così da garantirsi nutrimento e ossigeno, e di sfuggire alle difese del sistema immunitario. Nel tempo, acquisiscono anche la capacità di invadere altri organi e tessuti, dando origine a metastasi.

    Come avviene per altri tumori, anche nel caso del cancro alle ovaie la probabilità che si inneschi questo meccanismo è dovuta a fattori sia genetici sia ambientali. Vale la pena specificare che, nel caso di questo tumore (ma non è l’unico), anche gli ormoni hanno un ruolo importante sullo sviluppo della neoplasia.

     

    Fattori di rischio per il tumore alle ovaie

    • Età. È uno dei principali fattori di rischio per il tumore alle ovaie che, nella maggioranza dei casi, si sviluppa nelle persone con più di 50 anni ed è invece raro in età più giovanili (sebbene la metà circa dei tumori di tipo germinale sia diagnosticato in persone con meno di 20 anni).
    • Lunghezza del periodo ovulatorio e gravidanza. Menarca precoce e/o menopausa tardiva rappresentano ulteriori fattori di rischio per il tumore alle ovaie, così come il non aver avuto gravidanze o aver avuto la prima dopo i 35 anni.
    • Mutazioni ereditarie. Le mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2 aumentano il rischio di tumore all’ovaio, anche in età più giovanile rispetto alle forme sporadiche, così come altre forme di cancro tra cui quello al seno (ma anche il tumore alla prostata negli uomini e al pancreas in entrambi i sessi). Anche mutazioni in vari altri geni possono aumentare il rischio di tumore alle ovaie: si stima che circa un quarto di essi sia dovuto a mutazioni ereditarie.
    • Obesità. Rappresenta un fattore di rischio per diverse forme di cancro, come per esempio quello al colon-retto per citarne solo uno su tutti, e la ricerca suggerisce possa influenzare anche lo sviluppo del tumore alle ovaie, sebbene la relazione non sia del tutto chiara. È noto, però, che l’obesità influenza negativamente la sopravvivenza delle persone con tumore alle ovaie.

    Per il tumore alle ovaie sono stati individuati anche alcuni fattori protettivi, in particolare:

    • aver avuto più gravidanze;
    • aver allattato al seno;
    • l’uso di contraccettivi ormonali a lungo termine.

    Quali sono i sintomi del tumore alle ovaie?

    Il tumore alle ovaie è di solito asintomatico nelle fasi iniziali: è una delle caratteristiche che ne rendono difficile una diagnosi precoce. Spesso, infatti, i sintomi si manifestano solo quando il tumore è nelle fasi più avanzate e, di conseguenza, anche più difficile da trattare. In linea generale, comunque, possono essere sintomi di tumore alle ovaie il gonfiore addominale e la frequenza o urgenza urinaria (cioè la necessità di urinare spesso o l’avvertire lo stimolo come urgente). Anche il dolore addominale o pelvico e le alterazioni nelle mestruazioni (per esempio con sanguinamenti più abbondanti o irregolari) possono rappresentare un sintomo di questo tipo di cancro.

    Nelle fasi più avanzate, tra i sintomi possono manifestarsi anche l’affaticamento e il senso di stanchezza, la nausea, la perdita di appetito.

    Tutti questi sintomi sono aspecifici, un altro aspetto che può rendere difficile la diagnosi di tumore alle ovaie.

    Il tumore alle ovaie è di solito asintomatico nelle fasi iniziali: questo, unito all’aspecificità dei sintomi quando si presentano, lo rende difficile da diagnosticare precocemente

    tumore alle ovaie

    Come si arriva alla diagnosi di tumore alle ovaie?

    Nei tumori, una diagnosi precoce è spesso fondamentale per favorire l’efficacia del trattamento. Nel caso del tumore alle ovaie, però, questa è resa difficoltosa non solo dalla mancanza di sintomi iniziali e dall’aspecificità di quelli che possono manifestarsi all’avanzare del tumore, ma anche dalla mancanza di strumenti di screening. Per questa ragione è importante sottoporsi regolarmente a visite ginecologiche e rivolgersi al/la medico/a in presenza di eventuali sintomi, soprattutto se insorgono all’improvviso e a distanza ravvicinata.

    In generale, comunque, la diagnosi di tumore alle ovaie parte dall’anamnesi, con la raccolta di eventuali fattori di rischio, e dalla visita ginecologica con esame pelvico. Gli esami usati per la diagnosi sono sia strumentali sia di laboratorio.

    Gli esami strumentali comprendono innanzitutto l’ecografia transvaginale, che permette di visualizzare la struttura delle ovaie e rilevarne eventuali anomalie. Possono quindi essere raccomandati esami di imaging più approfonditi quali TC, risonanza magnetica e PET, che permettono di valutare meglio l’estensione del tumore.

    Gli esami di laboratorio comprendono il dosaggio del CA-125, una glicoproteina usata come marcatore tumorale. Livelli aumentati di questa molecola possono essere un ulteriore indizio, nei primi accertamenti, della presenza di un tumore. Tuttavia, è importante evidenziare che si tratta di un indicatore aspecifico che può aumentare anche in presenza di condizioni benigne: rappresenta quindi un dato ulteriore, utile anche per monitorare la risposta al trattamento contro il tumore, ma non sufficiente da solo né per la diagnosi né come strumento di screening.

    Come si previene il tumore alle ovaie? 

    Il tumore alle ovaie non è completamente prevenibile, perché molti fattori di rischio non sono modificabili. Inoltre, non sono disponibili programmi di screening per la popolazione generale, perché non esistono marcatori che consentano una diagnosi precoce.

    Proprio per questa ragione è fondamentale sottoporsi con regolarità a visite ginecologiche, in modo che lo/la specialista, nel corso dell’esame (in particolare con l’ecografia) possa rilevare eventuali anomalie.

    Inoltre, per le persone che sanno di aver ereditato mutazioni nei geni BRCA1 o BRCA2 (o in altri geni che favoriscono lo sviluppo di tumori), oltre alla fondamentale importanza di sottoporsi a visite ginecologiche con regolarità, può rappresentare un’opzione di prevenzione la rimozione chirurgica delle ovaie e delle tube di Falloppio (che possono anch’esse essere interessate dallo sviluppo di un tumore).

    Non ci sono strategie per prevenire con certezza il tumore alle ovaie, né strumenti di screening per la diagnosi precoce: per questo è fondamentale sottoporsi a visite ginecologiche regolari.

    Qual è il trattamento del tumore alle ovaie?

    Il trattamento del tumore alle ovaie dipende da diversi fattori, a partire da quanto è esteso e dalle condizioni della persona con il tumore. In linea generale, comunque, il primo approccio è l’intervento chirurgico: di solito sono rimosse, oltre alle ovaie, anche le tube di Falloppio e l’utero (salpingo-istero-annessiectomia, comunemente nota come isterectomia totale). Se non è possibile rimuovere per intero il tumore, l’intervento consiste nella citoriduzione o debulking, termine che indica la rimozione di quanta più massa tumorale possibile. 

    All’operazione di rimozione del tumore è di norma associata la chemioterapia, che può essere a seconda dei casi eseguita prima e/o dopo l’intervento (si parla, rispettivamente, di terapia neo-adiuvante e adiuvante), per diminuire le dimensioni del tumore e prevenire le recidive. Il rischio di queste ultime è infatti piuttosto alto per il tumore alle ovaie. 

    Oltre alla chemioterapia, sono oggi disponibili anche nuovi trattamenti, rappresentati dalla terapia a bersaglio molecolare: si tratta di farmaci che agiscono in modo molto specifico contro molecole caratteristiche delle cellule tumorali e che inibiscono alcune capacità (per esempio quella di formare nuovi vasi sanguigni), portando alla loro morte. La ricerca è molto attiva nello studio di ulteriori farmaci a bersaglio molecolare e anche su un altro tipo di trattamento innovativo, rappresentato dall’immunoterapia (che mira a riattivare il sistema immunitario contro le cellule tumorali), oggi disponibile per altri tipi di tumore.

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