Intolleranza al lattosio

Cos’è l’intolleranza al lattosio e come riconoscerla? In questo approfondimento si riportano cause, sintomi, i test disponibili per la diagnosi e il trattamento di questa condizione
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
23 Maggio 2025

    L’intolleranza al lattosio è l’incapacità di digerire questo tipo di zucchero, naturalmente presente nel latte animale e nei suoi derivati. È una condizione molto comune, soprattutto tra persone adolescenti e adulte, mentre è rara nei bambini.

    Si distinguono quattro forme di intolleranza al lattosio:

    • primaria, quando non è dovuta ad altre cause mediche;
    • secondaria, quando insorge in seguito ad altre condizioni;
    • congenita, quando è presente fin dalla nascita;
    • dello sviluppo, che si verifica nei neonati prematuri.

    È importante sottolineare che l’intolleranza al lattosio non è un’allergia. Le allergie, infatti, sono caratterizzate da un’anomala risposta del sistema immunitario, che si attiva in presenza di molecole innocue, come per esempio alcune proteine presenti negli alimenti. In un’allergia al latte ad attivare la risposta immunitaria sono appunto le proteine del latte, che però possono essere correttamente digerite. Viceversa, nell’intolleranza al lattosio non si ha alcuna risposta immunitaria, ma la digestione di questo zucchero non riesce ad avvenire e si presentano i sintomi tipici di questa condizione.

    A volte ci si riferisce all’intolleranza al lattosio come a un malassorbimento della molecola, ma intolleranza e malassorbimento fanno riferimento a due condizioni leggermente diverse tra loro. Infatti, il malassorbimento del lattosio è un meccanismo biologico che non sempre causa sintomi, mentre l’intolleranza è una condizione clinica che causa sintomi gastrointestinali. Tutte le persone con intolleranza al lattosio hanno anche un problema di malassorbimento di questa molecola, ma il solo malassorbimento non necessariamente determina i sintomi caratteristici dell’intolleranza.

     

    intolleranza al lattosio

    Quali sono le cause dell’intolleranza al lattosio?

    L’intolleranza al lattosio si verifica quando l’organismo non produce quantità sufficienti dell’enzima deputato al metabolismo di questa molecola, la lattasi. Di norma, la lattasi è presente in tutti i neonati e consente loro di digerire il latte materno; crescendo, le quantità prodotte dall’organismo si riducono. È stato osservato che solo alcune popolazioni, in particolare quelle dell’Europa settentrionale, continuano a produrre lattasi anche nell’età adulta. 

    La ridotta produzione di lattasi determina il malassorbimento del lattosio, che è molto comune: si stima interessi il 65% della popolazione a livello globale. Non sempre, però, il malassorbimento dà sintomi (cioè non sempre causa intolleranza al lattosio). Oltre al malassorbimento, infatti, entra in gioco la sensibilità intestinale di ciascuna persona. La lattasi, infatti, agisce nell’intestino tenue (o piccolo intestino), la porzione più lunga di quest’organo, dove avviene la maggior parte dell’assorbimento dei nutrienti. Se l’enzima non è presente in quantità sufficienti, il lattosio non digerito passa nella seconda porzione dell’intestino, il crasso (o grande intestino), popolato da vari microrganismi che formano il microbiota intestinale. È qui che entra in gioco la sensibilità personale: a seconda della composizione del microbiota, diversa per ciascuno, il processamento del lattosio da parte dei microrganismi avviene in modo differente. È per questa ragione che, anche se il malassorbimento del lattosio riguarda gran parte della popolazione, molte possono tollerarne una certa quantità senza problemi. Altre, invece, presentano i sintomi dell’intolleranza al lattosio.

    Questo è il meccanismo di base dell’intolleranza al lattosio. Vale poi la pena fare una precisazione sulle tipologie specifiche di questo disturbo.

     

    Cause dei diversi tipi di intolleranza al lattosio

    • Deficit primario della lattasi (intolleranza primaria). È la forma più comune e dipende dalla diminuzione dei livelli di lattasi con la crescita; è infatti anche nota come “non persistenza della lattasi”.
    • Deficit secondario della lattasi (intolleranza secondaria). È dovuto ad altre condizioni o fattori che determinano una riduzione dei livelli di lattasi: tra le cause più comuni vi sono sia terapie (per esempio antibiotiche o chemioterapiche) sia patologie quali, per esempio, la celiachia, la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. Non sempre l’intolleranza al lattosio secondaria è permanente.
    • Deficit congenito della lattasi. È una condizione rara, su base genetica, nella quale la lattasi è insufficiente già alla nascita e l’intolleranza al lattosio si manifesta nel neonato a seguito dell’ingestione di latte.
    • Deficit della lattasi dello sviluppo. È una condizione che si osserva nei neonati prematuri che sono nati a 28-37 settimane di gestazione, dovuta all’immaturità dell’intestino; migliora con il tempo, man mano che l’intestino completa il suo sviluppo.

    L’intolleranza al lattosio è dovuta a un deficit dell’enzima lattasi, che permette il metabolismo di questa molecola.

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    Quali sono i sintomi dell’intolleranza al lattosio?

    I sintomi dell’intolleranza al lattosio sono di tipo gastrointestinale e comprendono:

    • gonfiore e dolore addominale;
    • presenza di gas;
    • diarrea;
    • nausea e vomito;
    • borbottii e rumori intestinali.

    I sintomi non sono sempre tutti presenti ma possono variare da una persona all’altra. È importante evidenziare anche che non si presentano subito dopo l’ingestione di un alimento contenente lattosio: lo zucchero deve infatti raggiungere l’intestino crasso affinché si manifestino, e il processo richiede un certo tempo (di solito fino a qualche ora).

    Inoltre, vale la pena sottolineare che, anche tra gli alimenti che contengono lattosio, le quantità dello zucchero presenti possono variare (per esempio, i formaggi stagionati contengono meno lattosio rispetto a quelli freschi). Allo stesso tempo, il lattosio è spesso utilizzato in alcuni alimenti processati che normalmente non lo contengono. Di conseguenza, anche in base al livello di tolleranza personale, i sintomi si possono presentare ed essere più o meno gravi sia in base al tipo di cibo sia in base alle caratteristiche della persona.

    L’intolleranza al lattosio non è una condizione grave: anche se continua l’assunzione di questo zucchero, non vi sono conseguenze a lungo termine per l’organismo. Tuttavia, i sintomi possono causare disagio e malessere.

    Come si arriva alla diagnosi di intolleranza al lattosio?

    Per diagnosticare l’intolleranza al lattosio, il/la medico/a raccoglie innanzitutto i sintomi riportati dal paziente. Quindi può raccomandare esami specifici fra cui, in particolare, il breath test al lattosio. Si tratta di un esame che prevede l’assunzione di una dose standard di lattosio, dopo la quale si misura l’idrogeno nell’aria espirata a intervalli regolari: se il lattosio non viene digerito, i microrganismi dell’intestino crasso lo fermentano e producono idrogeno, che passa nel sangue e viene espirato. Un aumento dei livelli di idrogeno espirato indica dunque la presenza di intolleranza al lattosio. Altri esami per l’intolleranza al lattosio, meno comunemente usati, sono:

    • test da carico orale di lattosio con glicemia, basato sulla misurazione dei livelli di glucosio nel sangue dopo l’assunzione di lattosio (se questa molecola non viene digerita, il glucosio non aumenta);
    • analisi delle feci per verificare la presenza di metaboliti del lattosio, prodotti dalla fermentazione da parte del microbiota intestinale.

    In alcuni casi, per esempio se non è possibile eseguire il breath test al lattosio, il/la medico/a può raccomandare di seguire una dieta priva di latte e derivati, che vengono poi reintrodotti per verificare se i sintomi si presentano nuovamente. Un’altra opzione che può essere raccomandata in alcuni casi è il test genetico che permette di identificare la predisposizione all’intolleranza primaria (ma non alle forme secondarie o a quelle transitorie nei neonati prematuri).

    Come si previene l’intolleranza al lattosio?

    L’intolleranza al lattosio non è una condizione prevenibile: se gestita nel modo corretto, però, è possibile eliminarne i sintomi e il disagio che questi comportano.

    Qual è il trattamento dell’intolleranza al lattosio?

    Il trattamento dell’intolleranza al lattosio si basa essenzialmente sull’evitare gli alimenti che contengono questo zucchero. Può essere complesso, perché il lattosio è usato anche in molti alimenti processati che non lo contengono naturalmente, ma in questo modo è possibile eliminare i sintomi. Oggi sono disponibili anche molti alimenti e bevande pensati per le persone intolleranti e quindi privi di lattosio. Inoltre, la soglia cui l’assunzione di lattosio causa i sintomi non è uguale per tutti: alcune persone possono tollerarne piccole quantità. 

    È importante precisare che molti alimenti naturalmente ricchi di lattosio contengono anche micronutrienti essenziali per il benessere dell’organismo, come il calcio e la vitamina D: è dunque importante confrontarsi con il/la proprio/a medico/a per verificare se sia necessario l’uso di specifici integratori per evitare possibili carenze nutrizionali. A questo proposito, è anche importante evitare ogni gestione fai-da-te: non è consigliabile eliminare in modo autonomo il latte e i suoi derivati dalla dieta a meno che non si sia ricevuta una diagnosi certa di intolleranza al lattosio.

    Nelle situazioni in cui non si può evitare l’assunzione di lattosio, per le persone intolleranti sono disponibili specifici integratori contenenti la lattasi (l’enzima la cui assenza causa la comparsa dei sintomi).

    È importante evidenziare che non tutte le forme di intolleranza al lattosio sono permanenti. Il deficit della lattasi dello sviluppo, per esempio, si risolve quando l’intestino del neonato prematuro si sviluppa completamente; e anche l’intolleranza secondaria può, in alcuni casi, essere temporanea, a seconda dell’entità del danno intestinale che si è verificato.

    La dieta priva di lattosio può determinare anche carenze nutrizionali: pertanto è importante confrontarsi con il/la medico/a sull’opportunità di assumere integratori ed evitare ogni fai-da-te.

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