Gastrite
La gastrite è l’infiammazione della mucosa dello stomaco, lo strato più interno dell’organo. Si tratta di un disturbo che si può manifestare in modi diversi, perdurare più o meno a lungo e avere cause e conseguenze differenti.
In generale, la gastrite può essere distinta in due forme, acuta e cronica. Quest’ultima può a sua volta essere suddivisa in:
- trofica, nella quale la mucosa gastrica riesce a rigenerarsi e i danni sono quindi più facilmente contenuti;
- atrofica, nella quale si ha una progressiva perdita delle ghiandole del tessuto gastrico, coinvolte nel processo di digestione, con effetti più gravi sull’organismo.
Inoltre, la gastrite può essere distinta tra la forma erosiva e quella non-erosiva. In quest’ultima, meno comune, è presente l’infiammazione ma la mucosa dello stomaco è integra; nel primo caso viene invece, appunto, erosa con formazione di ulcere (lesioni della mucosa).
Quali sono le cause della gastrite?
La gastrite può avere molte cause differenti, che vanno dalle infezioni (molto comune è quella dovuta al batterio Helicobacter pylori) alle allergie, fino a fattori esterni, come nel caso delle gastriti dovute a sostanze tossiche. Vale la pena precisare da subito che, sebbene lo stress psicologico sia spesso citato tra le cause di gastrite, la sua relazione con il disturbo è ancora dibattuta nella comunità scientifica; è dimostrato, invece, che può peggiorarne i sintomi.
Principali tipi di gastrite in relazione alle possibili cause
- Gastrite infettiva. Diversi microrganismi possono causare la gastrite: è il caso per esempio di alcuni virus (come Citomegalovirus ed enterovirus), protozoi, quali Cryptosporidium, e batteri, come enterococchi e micobatteri. Tuttavia, la più comune causa di gastrite cronica è dovuta all’infezione da Helicobacter pylori (H. pylori), un batterio le cui modalità di trasmissione non sono ancora del tutto chiare ma che è in grado di sopravvivere e riprodursi anche nell’ambiente acido dello stomaco. La sua presenza tra le cellule gastriche stimola la reazione da parte del sistema immunitario, causando l’infiammazione della mucosa che, a lungo termine, diventa atrofica.
- Gastrite autoimmune. È dovuta a un sistema immunitario alterato che, invece di riconoscere e attaccare cellule e patogeni estranei, attacca il proprio organismo e, nello specifico, il tessuto dello stomaco. È stato suggerito che H. pylori possa avere un ruolo nell’innescare o favorire questo processo autoimmune, ma tale ruolo non è ancora stato del tutto chiarito. La gastrite autoimmune rappresenta un disturbo in aumento nei Paesi occidentali, soprattutto tra le donne e le persone più anziane, ed è spesso associata ad altri disturbi autoimmuni (per esempio ipotiroidismo dovuto a tiroidite di Hashimoto). Di solito si presenta come gastrite atrofica, cronica e non erosiva.
- Gastrite reattiva (o chimica). È dovuta al contatto a lungo termine con sostanze che irritano la mucosa gastrica. Un caso comune è l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), che agiscono bloccando specifici enzimi che producono molecole dette prostaglandine. Parte di queste è coinvolta nel processo infiammatorio; parte, invece, ha altri ruoli fisiologici, compresa la produzione di muco e bicarbonato che proteggono la mucosa gastrica dall’acido. A lungo termine, quindi, l’assunzione di FANS può rendere la mucosa più vulnerabile all’azione degli acidi gastrici. Altre possibili cause di questo tipo di gastrite sono il reflusso biliare, una condizione nella quale la bile risale dall’intestino allo stomaco, e il consumo eccessivo di alcol: entrambe le sostanze infatti danneggiano la parete dello stomaco e ne causano l’infiammazione.
- Gastrite da stress (inteso come fisico). Si sviluppa in seguito a uno stress fisico intenso, dovuto per esempio a gravi lesioni, ustioni e sepsi. È dovuta ad alterazioni del meccanismo che controlla il pH (e quindi il grado di acidità) all’interno dello stomaco e determina una forma di gastrite acuta ed erosiva.
- Gastrite associata ad altre patologie. Malattie quali sarcoidosi, celiachia, malattia di Crohn e vasculite possono determinare anche l’infiammazione della mucosa gastrica; queste cause di gastrite sono comunque meno comuni rispetto alle altre.
Quali sono i sintomi della gastrite?
Non necessariamente la gastrite causa sintomi: è comune, per esempio, che le forme dovute a infezione da H. pylori e quelle autoimmuni siano asintomatiche. Quando presenti, i sintomi possono comprendere dolore nella parte superiore dell’addome, nausea, vomito, perdita di appetito e di peso. Ci si può inoltre sentire appesantiti o troppo sazi durante o dopo pasti normali. I sintomi possono peggiorare in seguito all’ingestione di alcuni tipi di alimenti, come pietanze molto speziate o acide, quelle ricche di grassi, bevande gasate, caffè e alcolici.
A seconda del tipo di gastrite, inoltre, si possono presentare complicanze diverse se il disturbo non è trattato. Per esempio, in caso di gastrite erosiva, nel tempo possono formarsi ulcere gastriche, che possono portare al sanguinamento all’interno dello stomaco, più o meno lieve. Fra i sintomi e segni di quest’ultimo vi sono:
- feci nere o “catramose”, oppure presenza di sangue nelle feci;
- crampi, bruciore e dolore addominale;
- stanchezza, mancanza di respiro o “testa leggera”;
- vomito ematico (presenza di sangue nel vomito) o vomito che sembra fondi di caffè (detto “caffeano”).
Un effetto noto della gastrite autoimmune è il malassorbimento di alcuni micronutrienti, in particolare il ferro e la vitamina B12, la carenza dei quali causa anemia (si parla nello specifico di anemia sideropenica quando dovuta alla carenza di ferro). Entrambe queste sostanze sono assorbite a livello intestinale, non nello stomaco: tuttavia, il ferro è reso più facilmente assimilabile dall’ambiente acido dello stomaco, mentre per la vitamina B12 è necessario un legame con una specifica proteina prodotta dall’organo. I danni alla mucosa gastrica dovuti alla gastrite ostacolano quindi il processo di assorbimento.
Le forme atrofiche di gastrite sono inoltre associate a un maggior rischio di sviluppare adenocarcinoma gastrico, il più comune tipo di tumore dello stomaco.

Come si arriva alla diagnosi di gastrite?
In caso di sospetto di gastrite, il/la medico/a raccoglie l’anamnesi e i sintomi del paziente; sono comunque necessari anche esami strumentali per la diagnosi. In particolare, l’esame di riferimento qualora si sospetti una gastrite è l’endoscopia del tratto digestivo superiore: viene inserito arrivando allo stomaco, attraverso naso o bocca, un tubo flessibile dotato di luce e telecamera (endoscopio), che permette di esaminare i distretti dell’apparato digerente superiore (esofago, stomaco e duodeno). Questa procedura permette non solo di verificare la presenza di infiammazione e ulcere nella mucosa ma anche, eventualmente, di prelevare campioni di tessuto (biopsia) per ulteriori analisi. Ulteriori esami che possono essere raccomandati in caso di gastrite sono quelli delle feci (per verificare la presenza di sangue o un’eventuale infezione di H. pylori) e il test del respiro o Urea Breath Test, un altro esame che può rivelare l’infezione da H. pylori. Consiste nella somministrazione per via orale di una soluzione contenente una sostanza marcata con un isotopo radioattivo che, in presenza del batterio, nello stomaco viene scissa in due composti chimici che possono poi essere rilevati durante l’espirazione. Possono, infine, essere raccomandati esami del sangue per valutare possibili cause e complicanze della gastrite.
Come si previene la gastrite?
Non esiste una strategia di prevenzione certa della gastrite. Tuttavia, evitare l’eccesso di bevande alcoliche e seguire le corrette norme igieniche (come lavarsi di frequente le mani, in particolare prima dei pasti) per mitigare il rischio di infezioni può essere importante per limitare la probabilità di sviluppare il disturbo. Inoltre, per chi deve assumere a lungo termine farmaci che possono risultare lesivi per la mucosa dello stomaco, come gli antinfiammatori, è raccomandato l’uso di gastroprotettori. In generale, comunque, l’assunzione di questi farmaci deve avvenire a stomaco pieno.

Qual è il trattamento della gastrite?
Il trattamento della gastrite dipende essenzialmente dalle cause della patologia, mirando a risolverle dove possibile e ad alleviare i sintomi dolorosi della condizione.
In caso d’infezione, il primo obiettivo del trattamento è risolverla e si basa sulla terapia farmacologica. Nel caso di infezione da H. pylori, una delle più comuni cause di gastrite, il trattamento si basa sulla somministrazione di due o più antibiotici, cui possono essere aggiunti, soprattutto in presenza di ulcere, gli inibitori della pompa protonica. Si tratta di un tipo di farmaci che agiscono aumentando il pH dello stomaco (cioè rendendolo più basico), così da favorire la guarigione delle ulcere. Anche gli antiacidi possono contribuire a ridurre il bruciore limitando l’acidità dello stomaco.
Gli inibitori della pompa protonica possono essere utili comunque anche per altre forme di gastrite, compresa quella da stress e quella reattiva. Nel caso particolare di quest’ultima, se dovuta all’assunzione di antinfiammatori non steroidei, è però anche necessario fare una valutazione sulla possibilità di continuare ad assumerli o eventualmente eliminarli, ridurne la dose o cambiare farmaco antinfiammatorio. In linea generale, comunque, il trattamento della gastrite reattiva richiede di eliminare la sostanza che la causa, per esempio eliminando il consumo di alcol; sono inoltre disponibili farmaci che possono aiutare a mitigare il reflusso biliare.
In caso di gastrite autoimmune può essere necessaria anche l’assunzione di integratori di ferro e vitamina B12 per sopperire alla carenza di queste sostanze.
In alcuni casi, il trattamento della gastrite può richiedere una dieta specifica (per esempio se la patologia è dovuta a celiachia). In linea generale, comunque, per le persone con gastrite è consigliato evitare alimenti e bevande che possono peggiorare la patologia, quali per esempio alcol, caffè, bevande gasate, fritti e cibi grassi in genere e alimenti molto speziati. È anche importante smettere di fumare, perché il fumo di tabacco aumenta l’acidità dello stomaco.
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