Diabete (mellito)

Scopri cos’è il diabete, quali sintomi lo caratterizzano, le cause e in cosa consiste il trattamento
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
8 Gennaio 2025

    Il diabete mellito (in seguito indicato come diabete) è una malattia cronica caratterizzata da alti livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) perché l’ormone responsabile del suo assorbimento, l’insulina, non viene prodotto o le cellule non riescono a usarlo. Si parla di diabete mellito proprio perché le urine diventano dolci a causa delle grandi quantità di glucosio eliminate dai reni. Esiste anche un’altra forma di diabete, molto più rara, detta diabete insipido, che presenta cause e caratteristiche differenti rispetto al diabete mellito.

    L’insulina agisce stimolando le cellule ad assorbire il glucosio, così che possano usarlo per le attività metaboliche. È prodotta da un particolare tipo di cellule del pancreas in risposta all’aumento del glucosio nel sangue, come avviene dopo un pasto. Se l’insulina è assente o le cellule non riescono a rispondere alla sua azione, il glucosio si accumula nel sangue.

    Nel corso del tempo il diabete può causare danni a diversi organi e apparati, in particolare a sistema cardiovascolare, nervoso e circolatorio, reni, occhi e piedi. Inoltre, è associato a un maggior rischio di sviluppare alcune forme di tumore, come quello di pancreas, fegato e colon-retto.

    L’Organizzazione mondiale della sanità stima che in tutto il mondo siano 422 milioni le persone con diabete e che ogni anno si possano attribuire a questa malattia 1,5 milioni di morti. Inoltre, la diffusione dei fattori di rischio legati allo stile di vita ha portato a un aumento dei casi, tanto da farlo considerare da alcuni medici la malattia distintiva di questo secolo.

    Quali sono le cause del diabete?

    Ci sono diverse forme di diabete, ciascuna dovuta a differenti cause.

    Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune, nella quale cioè il sistema immunitario è alterato e attacca i tessuti dell’organismo e, in particolare, distrugge le cellule del pancreas responsabili della produzione di insulina. Questa forma di diabete è di solito diagnosticata nell’infanzia e nell’adolescenza, ma può insorgere a qualsiasi età. Le cause della malattia non sono del tutto note: potrebbero essere legate a fattori sia genetici sia ambientali; alcuni virus sono probabilmente responsabili della risposta immunitaria contro il pancreas. 

    Il diabete di tipo 2 è la forma di diabete più diffusa: si stima rappresenti il 90% dei casi. In questa forma di diabete il pancreas produce insulina, ma in quantità insufficienti; inoltre, le persone con diabete di tipo 2 hanno resistenza insulinica, cioè le cellule sono meno sensibili all’azione dell’ormone. Questo tipo di diabete insorge di norma in età adulta, ma si può presentare anche nell’infanzia. Sono noti diversi fattori di rischio associati al diabete di tipo 2. Tra questi, i principali sono:

    • storia familiare di diabete: questa malattia sembra infatti avere una componente ereditaria, per cui chi ha parenti di primo grado con diabete ha maggior rischio di sviluppare a sua volta la malattia;
    • sovrappeso e obesità;
    • vita sedentaria e scarsa attività fisica;
    • consumo di tabacco;
    • prediabete, una condizione nella quale i livelli di glucosio nel sangue sono più alti della norma, ma non tali da poter fare una diagnosi di diabete; 
    • storia di diabete gestazionale.

    Il diabete gestazionale è un tipo di diabete che si sviluppa durante la gravidanza.  È dovuto a un insieme di fattori genetici e ambientali, uniti ai cambiamenti ormonali dovuti alla gestazione. Questa forma di diabete presenta rischi sia per il feto sia per la madre. Aumenta infatti il rischio di aborto, il bambino può nascere con livelli troppo bassi di glucosio nel sangue (ipoglicemia), prematuro, con problemi respiratori e/o con macrosomia (peso superiore ai 4,5 chili alla nascita, che rende il travaglio più rischioso) e avrà anche più probabilità di crescere in sovrappeso. Per la madre aumenta il rischio di preeclampsia e di sviluppare in seguito il diabete di tipo 2. È da precisare che anche il diabete preesistente alla gravidanza pone questi rischi.

    Tutte le donne in gravidanza possono sviluppare diabete gestazionale, ma ci sono alcuni fattori che ne aumentano il rischio, in particolare obesità, storia familiare di diabete, macrosomia fetale in gravidanze precedenti e sviluppo di diabete gestazionale in gravidanze precedenti.

    Approfondimenti:

    Quali sono i sintomi del diabete?

    I sintomi variano a seconda del tipo di diabete. Nel caso del diabete di tipo 2 i sintomi si sviluppano nell’arco di alcuni anni e comprendono sete continua (polidipsia), minzioni frequenti (cioè la necessità di urinare spesso), aumento di appetito, senso di affaticamento e visione offuscata. Questi sintomi sono comuni anche nel diabete di tipo 1, nel quale, però, si possono notare anche perdita di peso (nonostante l’aumento di appetito), nausea, vomito e dolori addominali. I sintomi del diabete di tipo 1 si sviluppano più rapidamente, nell’arco di qualche settimana o mese. 

    La chetoacidosi diabetica è  una complicanza associata prevalentemente al diabete di tipo 1. Infatti, quando le cellule non riescono a usare il glucosio a causa dell’assenza di insulina, usano i lipidi come fonte energetica. Questo dà origine a composti, i chetoni, che acidificano il sangue: senza trattamento, possono portare alla morte e al coma.

    Il diabete gestazionale, invece, non ha di norma sintomi. Se presenti, questi sono comunque meno marcati che nelle altre forme di diabete.

    Come si arriva alla diagnosi di diabete?

    La diagnosi di diabete avviene con esami del sangue e delle urine che permettono di valutare le quantità di glucosio presenti. I principali sono l’esame della glicemia, della glicosuria e l’emoglobina glicosilata (o glicata). Il primo è la valutazione del glucosio nel sangue, in genere misurato a digiuno, e che non deve superare determinati valori limite. La glicosuria è invece la valutazione del glucosio nell’urina, che in condizioni di normalità non dovrebbe essere presente. Infine, l’emoglobina glicosilata è un esame che permette di stimare l’andamento della glicemia nel corso dei 2-3 mesi precedenti. Infatti, se c’è troppo glucosio in circolo, si lega in modo permanente all’emoglobina, una molecola presente nei globuli rossi e deputata al trasporto di ossigeno, formando così l’emoglobina glicosilata.

    Se si sospetta un diabete di tipo 1, inoltre, si eseguono ulteriori esami: 

    • dosaggio degli autoanticorpi, cioè di anticorpi che attaccano il pancreas; 
    • dosaggio del peptide C, un composto della molecola che va a costituire l’insulina, che permette di stabilire quanta insulina è ancora presente.

    In caso di diabete di tipo 2, la valutazione clinica si basa anche sul test di tolleranza al glucosio orale (OGTT) o curva da carico glicemico, che serve a valutare la capacità di tollerare una quantità standard di glucosio. Al paziente è fatta bere una bevanda con 75 grammi di glucosio e, a intervalli regolari di tempo, si misura la glicemia. In condizioni fisiologiche, dopo due ore le cellule hanno assorbito il glucosio, per cui i livelli in circolo sono bassi. In presenza di diabete, invece, rimangono alti.
    In gravidanza, il/la medico/a deve verificare sia la presenza di diabete già presente sia il rischio di sviluppo di diabete gestazionale. In presenza di fattori di rischio (sovrappeso e obesità, familiarità per diabete, macrosomia fetale e diabete gestazionale in gravidanze precedenti), tra la 24esima e la 28esima settimana si esegue un test OGTT. Il test è anticipato alla 16esima-18esima settimana se il rischio è particolarmente alto (per esempio se la glicemia a digiuno è già alta).

    Come si previene il diabete?

    Il diabete di tipo 1 non è prevenibile. Lo è, invece, il diabete di tipo 2: in particolare, dieta sana e regolare esercizio fisico per mantenere il peso nella norma, dimagrire se si è sovrappeso oppure obesi, non fumare significa eliminare importanti fattori di rischio per lo sviluppo della malattia. Queste modifiche dello stile di vita sono importanti anche se si è consapevoli di avere una condizione di prediabete, per limitare il rischio che progredisca in diabete, e se si ha avuto il diabete gestazionale.

    Qual è il trattamento del diabete?

    Il diabete è una malattia cronica, per la quale non esiste una cura risolutiva. Tuttavia, gestire la malattia in modo corretto, sia modificando il proprio stile di vita sia con un trattamento farmacologico se necessario, è fondamentale per evitarne le complicanze. Per le persone con diabete è inoltre importante monitorare regolarmente la glicemia, sia con controlli medici sia in modo autonomo (con l’uso di glucometri), ed eseguire altri esami per verificare che la malattia sia sotto controllo, valutare eventuali aggiustamenti terapeutici e se servono ulteriori trattamenti.

    Nel caso del diabete di tipo 1 è necessario assumere insulina per tutta la vita, per mantenere la glicemia nella norma. L’insulina è disponibile in diverse preparazioni, il cui effetto ha durata differente: la preparazione o la combinazione di preparazioni adeguate dev’essere stabilita con il/la proprio/a medico/a. Oltre alle siringhe, sono ormai disponibili per l’iniezione anche altri dispositivi che facilitano la somministrazione dell’ormone, in particolare penne e pompe insuliniche. Una dieta sana e attività fisica regolare sono inoltre elementi fondamentali per la gestione della malattia.

    Il cambiamento dello stile di vita è la prima strategia per il trattamento del diabete di tipo 2. Oltre a dimagrire per chi è sovrappeso oppure obeso e a svolgere attività fisica, un ruolo centrale lo ha la dieta: sebbene non sia necessario eliminare del tutto gli alimenti ricchi di zucchero, bisogna limitarne la quantità e inserirli in una dieta equilibrata sotto controllo medico. Si consiglia anche di preferire gli alimenti a basso indice glicemico, un valore che descrive la capacità degli zuccheri contenuti negli alimenti di alzare la glicemia. Per esempio, sono ad alto indice glicemico il pane bianco e le patate, mentre hanno un basso indice glicemico i legumi. La dieta di chi ha il diabete deve limitare anche i cibi ricchi di grassi e colesterolo, perché la malattia tende ad aumentarne i livelli, che a loro volta aumentano il rischio di problemi cardiovascolari.

    Se il cambiamento dello stile di vita non è sufficiente a mantenere la glicemia a livelli normali, possono essere prescritti dei farmaci (ipoglicemizzanti orali) che agiscono in vari modi per ridurre il glucosio in circolo. Se neanche questi farmaci risultano efficaci, può essere necessario ricorrere alle iniezioni di insulina. In ogni caso, le terapie farmacologiche richiedono la prescrizione e devono essere assunte sotto controllo medico. 

    Le indicazioni per il trattamento del diabete gestazionale seguono quelle del diabete di tipo 2; la dieta, sempre portata avanti sotto controllo medico, in questo caso deve prestare attenzione anche a tutti gli altri alimenti sconsigliati in gravidanza (come carni crude o poco cotte, i vegetali crudi non lavati e i formaggi a pasta molle a meno che non siano fatti con latte pastorizzato).

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