Coronaropatia
La coronaropatia, a volte detta malattia coronarica, è una patologia nella quale l’afflusso di sangue nelle arterie coronarie, i vasi che portano ossigeno al cuore, risulta limitato a causa della formazione di placche composte da lipidi, colesterolo e altre molecole (ateromi o placche aterosclerotiche). Di conseguenza, il muscolo cardiaco (miocardio) non riceve ossigeno a sufficienza, una condizione nota come ischemia: ciò può portare ad angina pectoris o infarto cardiaco, nonché altre complicanze a livello cardiaco.
Prima di approfondire cause, sintomi e altri aspetti della coronaropatia, vale la pena accennare ad alcuni aspetti anatomici delle arterie coronarie. Questi vasi originano dalla base dell’aorta e si suddividono in due rami principali: la coronaria destra e la coronaria sinistra, che irrorano le rispettive porzioni di cuore dividendosi nel percorso in tre rami principali. In particolare:
- la coronaria sinistra si divide poco dopo la sua origine in discendente anteriore e circonflessa, che nutrono rispettivamente la parte anteriore del ventricolo sinistro e la parte laterale e posteriore del ventricolo sinistro.
- la coronaria destra corre sul lato destro del cuore, nutrendo la parte destra e parte della parte posteriore del cuore.
Le arterie coronarie hanno un calibro relativamente piccolo, ma svolgono un ruolo fondamentale: qualsiasi ostruzione anche parziale può compromettere la funzione cardiaca, poiché il muscolo cardiaco dipende costantemente da un apporto di ossigeno e nutrienti per mantenere il proprio lavoro di pompa.
La coronaropatia è una patologia purtroppo molto frequente e rappresenta una delle principali cause di morte a livello globale, soprattutto con l’avanzare dell’età, anche se i progressi nel trattamento e la messa in atto di strategie di prevenzione hanno contribuito, nei Paesi occidentali, a ridurre i casi di morte dovuti a questa condizione. Per quanto riguarda la prevenzione, inoltre, vale la pena specificare da subito che molti dei fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo della coronaropatia sono modificabili, e il loro controllo può contribuire in modo significativo a ridurre l’incidenza della patologia.

Quali sono le cause della coronaropatia?
La coronaropatia è dovuta alla formazione di placche, dette ateromi, all’interno delle arterie coronarie. Gli ateromi sono formati da lipidi, colesterolo e altri elementi e rappresentano il risultato del processo di aterosclerosi, che rende spesse e irregolari le pareti delle arterie, restringendo il lume (cioè il diametro interno) e ostacolando il passaggio di sangue.
L’aterosclerosi è una condizione che si sviluppa a partire da un danno alla parete delle arterie, che diventano più permeabili all’accumulo di colesterolo (più precisamente, della forma di colesterolo nota come Low Density Lipoprotein, LDL). Questo innesca un processo infiammatorio con l’accumulo di cellule del sistema immunitario, cui nel tempo si aggiungono anche calcio e fibre di collagene. Tutte queste cellule e sostanze contribuiscono a formare la placca aterosclerotica.
Le placche aterosclerotiche possono formarsi in ogni arteria dell’organismo. Quando coinvolgono le coronarie si parla appunto di coronaropatia.
Sono molti e ormai noti i fattori di rischio che contribuiscono all’aterosclerosi, e dunque anche alla coronaropatia: alcuni di essi sono genetici, molti altri ambientali e legati allo stile di vita. Alcuni, inoltre, sono tra loro collegati e si influenzano vicendevolmente.
Fattori di rischio per la coronaropatia
- Genetica. L’aterosclerosi e la coronaropatia che può derivarne hanno una base genetica: chi ha parenti che ne hanno sofferto ha a sua volta maggiori probabilità di sviluppare questa condizione. Inoltre, anche altre patologie e condizioni che rappresentano a loro volta un fattore di rischio per la coronaropatia possono avere una base genetica (è il caso dell’ipercolesterolemia).
- Età. La coronaropatia è più comune con l’avanzare dell’età; in particolare, il rischio aumenta per gli uomini con più di 45 anni e per le donne con più di 55 anni. Tuttavia, gli studi mostrano che il rischio di questa condizione è in crescita anche tra le persone più giovani, bambini compresi.
- Patologie e condizioni mediche. Molte patologie contribuiscono al rischio di coronaropatia, in particolare ipertensione, diabete, sindrome metabolica, ipercolesterolemia, obesità e la presenza di malattie che inducono uno stato di infiammazione cronico (come la malattia di Crohn, l’artrite reumatoide, la psoriasi e il lupus eritematoso sistemico).
- Stile di vita. Ha un ruolo fondamentale nel rischio di coronaropatia; dieta scorretta (con eccesso di grassi, zuccheri e colesterolo) e fumo, in particolare, sono due fattori centrali nell’aumentare il rischio di aterosclerosi; anche la mancanza di attività fisica, che influenza la probabilità di sviluppare condizioni come l’obesità, ha un ruolo nella coronaropatia.
Quali sono i sintomi della coronaropatia?
La formazione di placche aterosclerotiche nelle arterie coronarie non dà sintomi per molto tempo: per questa ragione spesso la coronaropatia è riscontrata solo quando chi ne soffre subisce un infarto cardiaco e pertanto è a volte definita un “killer silenzioso”.
Tuttavia, man mano che le placche aterosclerotiche aumentano di dimensioni e diminuisce l’afflusso di sangue al cuore, può presentarsi come sintomo della coronaropatia l’angina pectoris, un dolore al petto che a sua volta può essere accompagnato da sudorazione, senso di affaticamento, dispnea (difficoltà di respirazione). È importante evidenziare, comunque, che la stessa angina pectoris può portare all’infarto cardiaco: per questo è fondamentale ricevere una diagnosi accurata e seguire i trattamenti prescritti.
Nel tempo, la coronaropatia e la conseguente carenza di ossigeno al cuore può indebolire il muscolo, causando complicanze quali lo scompenso cardiaco e le aritmie cardiache. Inoltre, è importante sottolineare che le placche aterosclerotiche si possono sviluppare in diversi vasi del corpo: la presenza di coronaropatia, quindi, non esclude che l’aterosclerosi interessi anche altri distretti e aumenta quindi anche la probabilità di ictus.
Spesso la coronaropatia non dà sintomi finché non si presenta un infarto cardiaco.

Come si arriva alla diagnosi di coronaropatia?
Una corretta diagnosi di coronaropatia è fondamentale per poter iniziare un trattamento che consenta di limitare i rischi associati alla patologia. Tuttavia, l’aterosclerosi è fondamentalmente asintomatica, per cui può essere difficile arrivare a una diagnosi prima che si manifestino le conseguenze più gravi del disturbo, quale l’infarto cardiaco.
In presenza di sintomi come l’angina pectoris, quindi, è fondamentale rivolgersi al/la medico/a, che raccoglie l’anamnesi, considera i fattori di rischio e procede con un esame fisico (per valutare per esempio la presenza di condizioni come l’ipertensione arteriosa). Quindi raccomanda esami strumentali che, globalmente, permettono di verificare lo stato di salute del cuore e delle coronarie. Questi possono comprendere:
- elettrocardiogramma (ECG), che registra il ritmo cardiaco tramite elettrodi applicati sulla pelle;
- ecocardiogramma, per valutare le strutture cardiache e la funzionalità del cuore;
- stress test, un tipo di esame che permette di valutare l’attività cardiaca sotto sforzo;
- angiografia coronarica, un esame che permette di visualizzare le coronarie ed eventuali restringimenti al loro interno;
- esami di imaging mirati alle coronarie, quali TC, PET o risonanza magnetica, anch’essi importanti per valutare lo stato di salute di queste arterie.
Con la diagnosi è possibile stabilire anche la gravità della coronaropatia e verificare i vasi interessati. Si parla di coronaropatia trivasale o bivasale se sono interessati dall’ostruzione, rispettivamente, tutti e tre i vasi principali (la coronaria destra, la discendente anteriore e la circonflessa) o solo due di queste arterie.
Come si previene la coronaropatia?
Sebbene alcuni dei fattori di rischio che influenzano la probabilità di sviluppare la coronaropatia non siano modificabili (è il caso della genetica), su questa condizione influiscono anche molti altri fattori sui quali è invece possibile agire. In particolare, seguire uno stile di vita sano è fondamentale per limitare il rischio di sviluppare coronaropatia. Questo significa essenzialmente:
- non fumare (ed evitare di esporsi al fumo passivo);
- seguire una dieta equilibrata, con contenuti moderati di grassi, zuccheri e colesterolo;
- svolgere regolarmente attività fisica;
- garantirsi un sonno sufficiente per qualità e quantità (problemi come l’insonnia possono aumentare il rischio di condizioni cardiovascolari come la coronaropatia)
Per quanto riguarda la dieta e l’attività fisica, vale la pena ricordare che hanno un ruolo importante nel mantenere sotto controllo il peso corporeo (sindrome metabolica e obesità rappresentano due importanti fattori di rischio per la coronaropatia). Uno stile di vita sano aiuta a prevenire molte delle condizioni e patologie che aumentano a loro volta la probabilità di sviluppare coronaropatia e, più in generale, a tutelare il benessere dell’intero organismo.
È molto importante sottolineare che la formazione delle placche aterosclerotiche può iniziare già nella giovinezza e che purtroppo si osservano casi di coronaropatia anche in età tutt’altro che avanzata. La prevenzione di questa condizione è quindi fondamentale non solo per gli adulti, ma già a partire dall’infanzia.
Molti dei fattori di rischio della coronaropatia sono modificabili: uno stile di vita sano è essenziale per la prevenzione di questa patologia.
Qual è il trattamento della coronaropatia?
Il trattamento della coronaropatia si basa su diverse strategie che comprendono cambiamenti dello stile di vita, farmaci e, qualora necessario, l’intervento chirurgico; la scelta della strategia (o delle strategie) più idonea dipende dalla gravità della patologia. Globalmente, comunque, il trattamento mira a ridurre il rischio di complicanze potenzialmente letali come l’infarto cardiaco.
Trattamenti per la coronaropatia
- Cambiamenti dello stile di vita. Rappresentano una strategia essenziale per il trattamento della coronaropatia e comprendono:
- seguire dieta equilibrata, con un limitato apporto di alimenti ricchi di grassi, zuccheri e colesterolo, e con quantità limitate di sodio e di alcolici (soprattutto in presenza di fattori di rischio come l’ipertensione);
- smettere di fumare, se si è fumatori,
- dimagrire, se si è sovrappeso o in presenza di obesità;
- fare regolarmente attività fisica, scegliendo con il proprio team di cura un piano di esercizio compatibile con la propria condizione fisica;
- gestire le patologie che rappresentano fattori di rischio, sottoponendosi a regolari controlli di salute e seguendo il trattamento raccomandato per patologie come diabete, ipertensione, sindrome metabolica.
- Trattamenti farmacologici. Vari farmaci, eventualmente anche usati in combinazione tra loro, possono contribuire alla gestione dei fattori di rischio (per esempio riducendo la pressione o i livelli di colesterolo), rallentare la formazione delle placche aterosclerotiche che causano la coronaropatia, alleviare il carico di lavoro per il cuore e ridurre il rischio che si formino trombi. Tra questi vi sono, per esempio, i nitrati (come la nitroglicerina), le statine, gli ACE inibitori e i beta-bloccanti.
- Intervento chirurgico. In alcuni casi può essere necessario intervenire chirurgicamente per ripristinare il corretto afflusso di sangue al cuore. Le operazioni eseguite in caso di coronaropatia sono essenzialmente due:
- bypass aorto-coronarico (Coronary Arthery Bypass Grafting, CABG), in cui un vaso sanguigno sano, prelevato per esempio da un’arteria del braccio, è usato come “ponte” per superare il tratto ostruito della coronaria, consentendo al sangue di raggiungere il cuore;
- intervento coronarico percutaneo o angioplastica coronarica (Percutaneous Coronary Intervention, PCI), che prevede l’inserimento di un piccolo palloncino che viene gonfiato nel punto dell’ostruzione per dilatare l’arteria, di norma associato all’inserimento di una reticella metallica (stent), che rimane in sede per mantenere il vaso aperto.
- CDC, About Coronary Arthery Disease (CAD), https://www.cdc.gov/heart-disease/about/coronary-artery-disease.html
- Cleveland Clinic, Coronary Arthery Disease, https://my.clevelandclinic.org/health/diseases/16898-coronary-artery-disease
- National Hearth, Lung and Blood Institute, NHI, What is Coronary Hearth Disease?, https://www.nhlbi.nih.gov/health/coronary-heart-disease
- Shahjehan RD, Sharma S, Bhutta BS. Coronary Arthery Disease. StatPearls (2024)
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK564304/
Korian Redazione
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