Carie
La carie sono aree danneggiate dei denti dovute all’erosione progressiva dello smalto, che può arrivare a formare una cavità. Può interessare un singolo dente o presentarsi tra due denti contigui e interessarli entrambi (carie interdentale).
I denti sono organi composti da diverse strutture, ciascuna con una funzione specifica. La parte più esterna è lo smalto, una sostanza mineralizzata e resistente che protegge le strutture sottostanti dall’usura e dagli attacchi degli acidi prodotti dai batteri. Sotto lo smalto si trova la dentina, un tessuto meno mineralizzato ma comunque robusto, attraversato da microscopici tubuli che mettono in comunicazione l’esterno con la parte più interna del dente.
Al centro della struttura dentale si trova la polpa, una cavità che ospita nervi e vasi sanguigni, essenziale per la vitalità del dente e per la percezione degli stimoli (come caldo, freddo e dolore). La polpa si estende fino alle radici, che sono ancorate a mandibola e mascella tramite il legamento parodontale. L’insieme della radice è avvolto dal cemento, un tessuto mineralizzato che facilita l’adesione al legamento parodontale e garantisce la stabilità dell’elemento dentale all’interno dell’alveolo osseo.
La formazione della carie inizia con l’erosione dello strato esterno rappresentato dallo smalto per arrivare fino alla porzione interna del dente e può causare dolore quando giunge alla dentina e alla polpa; nel tempo, se non trattata, la carie può anche portare a infezioni e richiedere l’estrazione del dente.
La carie rappresenta un disturbo molto diffuso: in effetti, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, è la malattia non trasmissibile più diffusa al mondo sebbene sia prevenibile. Interessa persone di ogni età, anche se il rischio è di solito maggiore nell’infanzia e nell’adolescenza.
Quali sono le cause della carie?
La cavità orale è popolata da diversi microrganismi (soprattutto batteri ma anche funghi, virus e protozoi), definiti complessivamente microbiota orale, che hanno un ruolo fondamentale per la salute della bocca. In condizioni normali, infatti, i microrganismi del microbiota convivono in uno stato di simbiosi, contribuendo alla digestione dei carboidrati e alla protezione contro agenti patogeni. Alcuni batteri producono sostanze antimicrobiche che impediscono la proliferazione di microrganismi dannosi, mentre altri competono per lo spazio e le risorse, mantenendo sotto controllo quelli più aggressivi.
Tuttavia, alcuni fattori possono alterare questo equilibrio e favorire la proliferazione di batteri che causano lo sviluppo della carie. Alcuni, infatti, nutrendosi degli zuccheri derivanti dall’alimentazione, producono sostanze acide; formano inoltre una sorta di pellicola che aderisce ai denti, la placca dentale.
La saliva ha una certa capacità di tamponare l’aumentata acidità, così che il dente possa remineralizzarsi. Tuttavia, se l’acidità continua ad aumentare, questo meccanismo non è più sufficiente e si forma la carie. Il batterio più frequentemente responsabile di questa patologia è Streptococcus mutans, sebbene l’ipotesi oggi prevalente preveda che il processo non coinvolga un singolo microrganismo bensì rappresenti il risultato di una disbiosi, cioè di un’alterazione del microbiota orale nel quale diventano più abbondanti i microbi cariogeni.
Vi sono diversi fattori di rischio noti per la loro capacità di favorire l’insorgenza della carie. Il principale è l’alto consumo di zucchero, proveniente sia dal cibo sia dalle bevande, che favorisce la proliferazione di batteri cariogeni che lo metabolizzano in sostanze acide. Tuttavia, anche altri fattori possono entrare in gioco, tra cui per esempio:
- genetica, perché le carie si sviluppano più frequentemente in persone che hanno una storia familiare di questa patologia;
- assunzione di medicinali o presenza di condizioni che alterano la capacità della saliva di proteggere i denti (per esempio l’uso di antidepressivi o la presenza di sindrome di Sjögren, una malattia autoimmune);
- scarsa igiene dentale.
È comunque importante evidenziare che la carie è una malattia multifattoriale che dipende dall’interazione tra dieta, microbiota orale, genetica e fattori ambientali.

Quali sono i sintomi della carie?
Finché l’erosione del dente interessa lo strato superficiale, lo smalto, la carie non dà sintomi. Tuttavia, il processo è progressivo e, al procedere dell’erosione, quando il danno coinvolge anche la porzione interna del dente, possono presentarsi sintomi quali sensibilità (per esempio alle bevande o agli alimenti caldi o freddi) e dolore, che può essere tale da rendere difficile mangiare o dormire. Possono presentarsi anche alitosi o senso di “cattivo sapore” in bocca. Senza un adeguato trattamento, la carie aumenta di dimensioni e può arrivare a causare un’infezione con formazione di un ascesso dentale.
Il processo di formazione della carie è progressivo.
Come si arriva alla diagnosi di carie?
Il/la odontoiatra identifica la carie durante una visita, eventualmente aiutandosi con strumenti specifici che consentano di non creare danni, e può caratterizzarla e valutare il grado di erosione. Quest’ultimo è stabilito in base alla presenza e all’estensione di eventuali cavità causate dalla carie, che può essere classificata in diversi gradi che vanno da quello iniziale (quando non vi è ancora una cavità) a quello avanzato (quando la cavità è estesa e profonda ed è visibile la dentina). Con l’esame odontoiatrico è possibile anche valutare se la carie è attiva, cioè se sta progredendo, oppure inattiva, cioè se la lesione al dente si è fermata (a volte si parla in questo caso di “carie secca”).
In alcuni casi, può essere raccomandata anche una radiografia per meglio delineare la profondità della carie.
Come si previene la carie?
La carie è una malattia prevenibile, soprattutto attraverso tre strategie: limitare il consumo degli zuccheri liberi, curare la propria igiene e salute dentale e avere un adeguato apporto di fluoro.
Strategie per la prevenzione della carie
- Limitare il consumo di zuccheri liberi. Gli zuccheri liberi sono quelli aggiunti ad alimenti e bevande e quelli naturalmente presenti in miele, sciroppi, succhi di frutta e concentrati di frutta; nella definizione sono esclusi, invece, quelli naturalmente presenti in frutta intera, verdura e latte. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di limitare l’assunzione di zuccheri liberi a meno del 10% dell’apporto energetico giornaliero, suggerendo un ulteriore abbassamento sotto il 5% per benefici ancora maggiori sulla salute, non solo dentale. Inoltre, è importante ricordare che la formazione della carie è un processo progressivo: limitare il consumo di zuccheri liberi è quindi importante fin dall’infanzia per limitare il rischio che la carie si presenti in età più avanzata.
- Curare l’igiene e la salute orale. Lavarsi regolarmente i denti in modo adeguato, almeno due volte al giorno e preferibilmente dopo i pasti, è importante per tutelare i denti e ridurre il rischio di carie. È raccomandato inoltre l’uso del filo interdentale, che aiuta a rimuovere i frammenti di cibo rimasti intrappolati nei denti e ridurre così la proliferazione batterica. È importante anche sottoporsi regolarmente a visite odontoiatriche e/o all’igiene dentale, così da monitorare lo stato di salute del cavo orale e identificare tempestivamente eventuali disturbi; in questo contesto, è consigliata la sigillatura dei molari permanenti in età pediatrica e in adolescenza. Si tratta una tecnica che consiste nel riempire i piccoli solchi sulla porzione apicale dei molari con sostanze che li tutelano dalla carie.
- Assunzione di fluoruro. Usare dentifrici a base di fluoro e bere acqua ricca di questo elemento, soprattutto nell’infanzia, aiuta a ridurre in modo significativo la formazione di carie perché contribuisce alla remineralizzazione dello smalto.
L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di limitare l’assunzione di zuccheri liberi a meno del 10% dell’apporto energetico giornaliero.

Qual è il trattamento della carie?
La scelta del trattamento della carie dipende dalla sua gravità e dal grado di erosione del dente.
Il trattamento a base di fluoro è di norma scelto negli stadi iniziali della carie, quando lo smalto è ancora in grado di remineralizzarsi e l’erosione può dunque essere riparata. Il trattamento si basa sull’uso di specifici dentifrici arricchiti di fluoruro di sodio e applicazioni da eseguire presso il/la odontoiatra.
Se invece è già presente una cavità, può essere necessaria un’otturazione, che rappresenta un intervento di odontoiatria conservativa. La cavità creata dalla carie dev’essere innanzitutto ripulita dal materiale che contiene, quindi riempita con sostanze specifiche (di solito resine composite, amalgama d’argento, vetro ionomero oppure oro, in base al dente interessato e alle caratteristiche e necessità del paziente), di lunga durata.
Se la carie è molto progredita e profonda, è necessaria la devitalizzazione o trattamento del canale radicolare, cioè della cavità interna della radice del dente. Richiede di trapanare la superficie di quest’ultimo, previa anestesia, per accedere alla polpa all’interno del canale radicolare: la polpa viene quindi completamente eliminata e il canale viene accuratamente pulito, disinfettato e sagomato per rimuovere eventuali batteri e residui organici. Infine, il canale è sigillato con materiali biocompatibili e il dente ricostruito con un’otturazione o, nei casi più complessi, con una corona protesica per ripristinarne funzionalità e resistenza.
Infine, quando la carie è troppo avanzata per poter essere trattata, è necessaria l’estrazione del dente: a seconda dei casi, a seguito dell’estrazione possono essere raccomandati l’uso di un ponte dentale o di un impianto per evitare che la posizione degli altri denti si modifichi.
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Korian Redazione
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