Osteoporosi

Cos’è l’osteoporosi, quali sono i sintomi e le cause, quando preoccuparsi e come si arriva alla diagnosi
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
13 Gennaio 2025

    L’osteoporosi è una malattia che interessa il sistema scheletrico: è caratterizzata da una diminuzione della densità delle ossa, che diventano più fragili. Di conseguenza, vi è un maggior rischio di fratture, anche per traumi minimi.

    Le ossa crescono e si modellano dall’infanzia fino all’età adulta; la massima densità e dimensioni si raggiungono intorno ai 20-25 anni. Ma continuano a rimodellarsi per tutta la durata della vita, con processi di riassorbimento e riformazione che si mantengono tra loro in equilibrio. La perdita di questo equilibrio è la causa dell’osteoporosi: il riassorbimento supera la formazione di nuovo tessuto osseo. Diminuisce così la densità minerale e si deteriora la microstruttura dell’osso, che diventa sempre più fragile. Quando il processo di riassorbimento inizia a superare quello di rigenerazione si parla, per le prime fasi, di osteopenia, una condizione di diminuita densità dell’osso; all’avanzare del riassorbimento, man mano che l’osso perde sempre più minerali, si instaura l’osteoporosi.

    La malattia può presentarsi a qualunque età, ma il rischio aumenta con l’avanzare degli anni. Si stima che in Italia l’osteoporosi interessi cinque milioni di persone, di cui un’ampia maggioranza (80%) è rappresentata da donne in menopausa.

    sintomi osteoporosi

    Quali sono le cause dell’osteoporosi?

    Esistono due tipi di osteoporosi, che hanno fattori di rischio e cause differenti. L’osteoporosi secondaria, più rara, è dovuta a una maggior fragilità dell’osso causata da malattie (per esempio diabete, ipertiroidismo, sindrome di Cushing, insufficienza renale cronica, artrite reumatoide) o dall’uso prolungato di alcuni farmaci (quali per esempio glucocorticoidi, alcuni chemioterapici e anticonvulsivanti). 

    L’osteoporosi primaria, cui ci si riferirà nel resto del testo senza specificare il termine ulteriormente, si manifesta spontaneamente e rappresenta la maggioranza dei casi; interessa le persone anziane, perché l’osso diventa più fragile con l’età, e le donne  in menopausa. Gli estrogeni hanno un ruolo importante nel regolare l’equilibrio tra i processi di riassorbimento e rigenerazione dell’osso. Quando, con la menopausa, la loro produzione diminuisce, nelle donne si ha una marcata accelerazione della perdita di tessuto osseo, che aumenta il rischio di osteoporosi. È da precisare che anche gli uomini producono una piccola quantità di estrogeni, e che anche il principale ormone sessuale maschile, il testosterone, ha un ruolo nel mantenimento dell’osso: tuttavia, la densità delle ossa negli uomini è maggiore che nelle donne e ciò fa sì che la perdita di tessuto osseo dovuta all’età e il rischio di osteoporosi siano minori.

    Oltre ai normali processi legati all’invecchiamento e alla menopausa, vi sono diversi fattori di rischio che aumentano la probabilità di sviluppare osteoporosi.

    Altri fattori di rischio per l’osteoporosi

    • Familiarità per l’osteoporosi: fattori genetici non del tutto noti possono aumentare il rischio di osteoporosi, per cui è più probabile sviluppare la malattia in caso di parenti con l’osteoporosi.
    • Dieta carente di vitamina D e/o calcio, due molecole essenziali per la salute delle ossa, a partire dall’infanzia.
    • Scarsa attività fisica: l’attività fisica regolare aiuta a rinforzare le ossa attraverso diversi meccanismi, sia diretti (per esempio, gli stimoli meccanici dell’esercizio aiutano a mantenere la densità ossea e stimolano la differenziazione delle cellule responsabili della rigenerazione dell’osso), sia indiretti (per esempio, attraverso la regolazione della secrezione di vari ormoni che influenzano l’osso). Inoltre, l’esercizio aiuta a mantenere la massa muscolare, che assicura sostegno e protezione alle ossa.
    • Fumo di tabacco, che si è dimostrato in grado di influenzare i processi di riassorbimento/rigenerazione delle ossa in modo diretto e indiretto (alterando la produzione ormonale che influenza questi processi e aumentando lo stress ossidativo del tessuto osseo). 
    • Assunzione eccessiva di alcol, che interferisce con l’assorbimento del calcio, con il metabolismo della vitamina D e con la produzione ormonale, e sembra inoltre essere direttamente responsabile del danneggiamento della microarchitettura dell’osso.
    • Alterati livelli ormonali, in particolare diminuiti livelli di estrogeni nelle donne e testosterone negli uomini, oppure eccessivi livelli di ormoni tiroidei (come avviene nell’ipertiroidismo).
    • Peso corporeo: essere sottopeso è considerato un fattore di rischio per l’osteoporosi. Il rischio legato all’obesità è meno chiaro e, anzi, a lungo si è ritenuto che questa condizione avesse un effetto protettivo. Numerosi studi stanno però iniziando a suggerire che, al contrario, anche l’obesità possa rappresentare un fattore di rischio per l’osteoporosi.

    Quali sono i sintomi dell’osteoporosi?

    L’osteoporosi è definita una malattia silente, perché di norma non dà alcun sintomo e ci si accorge di averla solo quando avviene una frattura. Nei casi più gravi, l’osso si può fratturare anche a causa di traumi minimi, perfino a causa di un colpo di tosse, o in modo spontaneo. Nelle persone con osteoporosi, inoltre, la frattura impiega più tempo del normale a guarire.

    Come si arriva alla diagnosi di osteoporosi?

    La diagnosi di osteoporosi si basa sulla raccolta di eventuali fattori di rischio (compresi quelli che possono dare origine a osteoporosi secondaria) ed esami specifici. In particolare, l’esame principale per la diagnosi è la mineralometria ossea computerizzata (MOC) e, più precisamente, quella basata sulla tecnica Dual Energy X-ray Absorptiometry (DXA). Si tratta di un esame che permette di misurare la densità minerale dell’osso (cioè quanti minerali, in grammi, sono presenti in una certa porzione di osso). L’esame è rapido e impiega basse dosi di raggi X, molto inferiori a quelle usate per la radiografia o la TC. La misurazione si esegue di solito sulla colonna vertebrale (a livello lombare), oppure sul femore o sul polso, a seconda dell’età e del sesso del paziente. 

    La MOC/DXA non è un esame di screening da eseguire su tutta la popolazione, ma il Ministero della salute consiglia di effettuarlo alle donne con più di 65 anni e negli uomini oltre i 70, e nelle donne di 50-69 anni a seconda del profilo di rischio.

    Come si previene l’osteoporosi?

    La prevenzione dell’osteoporosi si basa sull’adozione di uno stile di vita che garantisca la salute delle ossa (e quella del corpo nel suo complesso). Sebbene alcuni fattori di rischio, come l’essere donna o l’avanzare dell’età, non possano essere modificati, ve ne sono molti altri su cui è possibile agire per prevenire la malattia. In particolare, è importante non fumare o smettere di farlo, limitare il consumo di bevande alcoliche, seguire una dieta varia ed equilibrata che assicuri le dosi necessarie di calcio e vitamina D fin dai primi anni di vita e che, insieme a un regolare esercizio fisico, permetta di mantenersi normopeso

    È anche raccomandato esporsi al sole per almeno 10 minuti al giorno. Infatti, solo una minima parte del fabbisogno giornaliero di vitamina D si può ottenere dagli alimenti; il resto è invece prodotto dal nostro organismo a partire da alcune molecole lipidiche. Le radiazioni solari permettono la trasformazione di questi precursori della vitamina D nella sua forma attiva. Tuttavia, le radiazioni sono un fattore di rischio per il tumore alla pelle e altre malattie, come la cataratta: in caso di esposizione al sole è sempre importante proteggersi adeguatamente.

    In questo contesto, è importante ricordare anche che l’assunzione di integratori di vitamina D non è raccomandata (anzi, a livelli eccessivi ha effetti tossici) a meno che non vi siano carenze e per specifiche malattie (come l’osteoporosi o malattie che causano il malassorbimento intestinale). La somministrazione di farmaci a base di vitamina D richiede comunque prescrizione medica.

    Qual è il trattamento dell’osteoporosi?

    Non esiste una cura risolutiva per l’osteoporosi, ma si può rallentare o bloccare l’indebolimento delle ossa con un trattamento che comprende sia terapie farmacologiche sia cambiamenti dello stile di vita. Alcuni trattamenti permettono anche di aumentare la densità delle ossa, invertendo in una certa misura la malattia.

    Per quanto riguarda lo stile di vita, è fondamentale adottare tutte quelle abitudini che contribuiscono alla salute delle ossa: smettere di fumare, limitare gli alcolici, svolgere attività fisica regolare, assicurarsi che la propria dieta sia equilibrata e ricca di calcio e latticini. Se si ha l’osteoporosi, dato il rischio maggiore di fratture, per limitare possibili cadute o traumi è importante prestare attenzione alla sicurezza con alcuni accorgimenti: evitare tappeti sui quali si può inciampare, avere una buona illuminazione, indossare scarpe con suole di gomma per non scivolare ed eventualmente muoversi con il supporto di bastoni o deambulatori. Inoltre, nel trattamento dell’osteoporosi sono spesso raccomandati farmaci e integratori a base di vitamina D e calcio.

    Per quanto riguarda i farmaci, si possono dividere sostanzialmente tra quelli anti-riassorbitivi (riducono il riassorbimento delle ossa per preservarne la densità), quelli anabolici (che stimolano la produzione di nuovo tessuto osseo) e quelli a doppio meccanismo di azione (che agiscono sia limitando il riassorbimento sia stimolando la rigenerazione). Sono inoltre disponibili anticorpi monoclonali che agiscono inibendo le cellule responsabili del riassorbimento osseo.

    La terapia per l’osteoporosi può avvalersi anche di trattamenti basati sugli estrogeni, in particolare farmaci detti modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (SERM) e terapia ormonale sostitutiva, che è però associata anche a un maggior rischio di sviluppare problemi cardiovascolari e alcuni tipi di tumore (per esempio il tumore al seno). 

    La scelta del tipo di farmaco è stabilita con il/la medico/a sulla base delle caratteristiche e delle condizione del paziente.

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