Prostata ingrossata: focus sulla dieta
Comune quanto fastidiosa, e per di più a rischio di complicanze, la prostata ingrossata interessa almeno la metà degli uomini oltre i sessant’anni di età. Ecco perché è il caso di preoccuparsi della prostata ingrossata con l’avanzare degli anni, e sottoporsi a regolari controlli medici.
Spesso i primi segnali arrivano di notte, quando ci si deve alzare più volte per andare in bagno. All’inizio si pensa solo di aver bevuto troppa acqua prima di andare a dormire, poi la necessità diventa sempre più costante e il controllo medico lo conferma: è proprio un’ipertrofia prostatica benigna.
Questa condizione (il nome ufficiale della prostata ingrossata) rappresenta un problema non solo per l’apparato urinario, ma per il benessere generale, soprattutto per i disturbi che causa: la sensazione di non riuscire a trattenere l’urina, il flusso debole e intermittente, la difficoltà e a volte il dolore nella minzione.
Ma come si può trattare questa condizione? Ci sono strategie che possiamo mettere in campo nel quotidiano per contrastare il problema?
Dalla vigile attesa alla chirurgia: le opzioni di trattamento per la prostata ingrossata
Non esiste una strategia certa per prevenire l’ipertrofia prostatica, anche se tra i fattori di rischio si annoverano obesità, sindrome metabolica e diabete – tutte patologie su cui possiamo intervenire, abbassando globalmente la probabilità di svilupparla. E, se necessari, sono disponibili dei trattamenti farmacologici o chirurgici per migliorare i sintomi.
Non c’è un trattamento univoco per la prostata ingrossata: tutto dipende, infatti, dalla gravità della condizione. In molti casi, infatti, si raccomanda quella detta in inglese watchful waiting, la vigile attesa: un monitoraggio costante che consenta di intervenire solo se la condizione peggiora – ma, in quel caso, farlo tempestivamente. Al monitoraggio si affiancano anche strategie comportamentali per ridurre i fastidiosi sintomi urinari, per esempio evitando di bere quando si è consapevoli che la minzione potrebbe essere disagevole (per esempio prima di andare a dormire) ed evitando bevande, come alcolici e quelle contenenti caffeina, che possono avere un effetto diuretico e irritante.
In altri casi può invece essere raccomandata una terapia farmacologica, basata di solito su due tipi di farmaci: i bloccanti alfa-adrenergici, che favoriscono la minzione, e gli inibitori della 5 alfa-reduttasi, in grado di ridurre il volume della prostata (ma è bene specificare che a questi farmaci sono associati anche molti possibili effetti collaterali, per cui la loro assunzione dev’essere decisa con un attento controllo medico). E, nei casi più gravi, l’opzione preferibile può essere un intervento chirurgico, che può essere basato su diverse tecniche per asportare parte della prostata e allargare l’uretra.
Prostata ingrossata, il ruolo della dieta: cosa mangiare e cibi da evitare
Per moltissime patologie la dieta rappresenta un fattore di rischio, quando è squilibrata, e parte del trattamento, quando equilibrata. Inevitabile quindi chiedersi se questo valga anche per l’ipertrofia prostatica e, in effetti, abbiamo già accennato a come condizioni associate anche alla dieta, quali diabete e obesità, rappresentino un fattore di rischio. Può allora la dieta aiutare anche nel trattamento?
Partiamo da una necessaria premessa: gli studi che hanno cercato di rispondere a questa domanda non si basano, di solito, su veri e propri trial clinici che ci permettano di stabilire con certezza se una certa dieta possa cambiare i sintomi, o comunque migliorare la condizione. Qualche indicazione, comunque, la possono dare.
In particolare, vari studi hanno evidenziato come seguire una dieta mediterranea possa essere di beneficio anche per la prostata ingrossata. Per esempio, uno studio del 2025 suggerisce come, tra i pazienti con ipertrofia prostatica che la seguivano, migliorassero i sintomi urinari e in generale la funzionalità urinaria. Anche un altro studio ha ottenuto risultati simili, sebbene in questo caso venisse valutata anche la disfunzione erettile: il gruppo di ricerca conclude che i risultati benefici sulla disfunzione erettile contribuiscano anche al miglioramento dei sintomi di ipertrofia prostatica, un effetto indiretto legato alla regolazione della crescita della ghiandola e sul tono del muscolo liscio.
Globalmente, quindi, una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali, con un consumo equilibrato di olio d’oliva e pesce e dosi molto limitate di alimenti ultraprocessati e carne rosse – le caratteristiche essenziali della dieta mediterranea-, pur non potendo promettere risultati certi, può avere un effetto positivo sulla prostata ingrossata.
Integratori per la prostata ingrossata: ma funzionano?
Molti uomini si chiedono se esistano integratori in grado di migliorare l’ipertrofia prostatica benigna. In effetti, in commercio se ne trovano molti: la loro efficacia, però, non è dimostrata con certezza. Alcuni, come quelli basati sul beta-sitosterolo e quelli basati sugli estratti di zucca, hanno mostrato dei modesti benefici; altri, come la Serenoa repens, essenzialmente nessuno. In generale, gli studi sui vari integratori e prodotti fitoterapici per la prostata ingrossata sono limitati: si tratta di studi piccoli, spesso datati e con risultati non conclusivi. Inoltre, bisogna considerare che gli integratori non sono normati come i farmaci: variabilità di estrazioni, dosi e purezza sono tutti elementi che possono influenzarne l’effetto, anche negli studi scientifici (non è detto, cioè, che i risultati siano poi trasferibili al prodotto commerciale).
Infatti, le revisioni sistematiche più recenti e le linee guida internazionali non li inseriscono nel trattamento dell’ipertrofia prostatica. Se usati, vanno intesi al massimo come supporto, non come alternativa comprovata ai farmaci o ad altre terapie validate; inoltre, è sempre fondamentale confrontarsi con il/la proprio/a medico/a curante, per assicurarsi che il prodotto non abbia effetti collaterali, o possa interagire e influenzare altre terapie in corso.