Vaginite

Cos’è la vaginite? Questa infiammazione della vagina ha molte possibili cause, che determinano sintomi e cure differenti: scopri quali
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
6 Agosto 2025

    Il termine vaginite, come spesso avviene in medicina in presenza del suffisso -ite, indica una condizione infiammatoria della vagina. Può avere cause differenti, spesso riconducibili a infezioni (come quelle batteriche o dovute a lieviti, per esempio del genere Candida) ma non solo.

    La vaginite può presentarsi a ogni età, anche se tende a essere più frequente in età riproduttiva e nei periodi caratterizzati da cambiamenti ormonali, come la menopausa e la gravidanza. In linea generale, rappresenta una condizione frequente, che interessa milioni di persone ogni anno.

    Prima di approfondire cause, sintomi e altri aspetti della vaginite, una precisazione terminologica. In questo testo si cercherà di evitare il termine “donne” in riferimento alle persone che possono essere interessate dalla vaginite. Questa scelta permette di includere anche uomini transgender che non hanno iniziato o completato il percorso di affermazione di genere con intervento ai genitali, e che pertanto possono anch’essi essere interessati dalla vaginite. 

    Quali sono le cause della vaginite?

    Come accennato, la vaginite può avere molte cause differenti, che vanno dall’infezione di patogeni o microrganismi opportunisti a fattori ormonali e irritazioni dovute ad alcuni prodotti chimici. In alcuni casi, inoltre, la vaginite può essere mista, dovuta a più di una causa.

     

    Principali cause di vaginite

    • Vaginite batterica. È una delle forme più comuni, dovuta all’eccessiva proliferazione di alcuni batteri che popolano normalmente la mucosa vaginale. Anche la vagina, come molte altre aree del corpo, è infatti popolata da un vasto insieme di microrganismi che, insieme, costituiscono il microbiota vaginale. In condizioni fisiologiche, le diverse specie convivono in equilibrio; alterazioni di tale equilibrio, però, possono portare alla crescita eccessiva di una specie a sfavore delle altre, causando di fatto un’infezione. Tra i batteri più frequentemente responsabili di vaginite vi è Gardnerella vaginalis. Vari fattori aumentano il rischio di sviluppare vaginite batterica, tra cui:

      • lavaggi eccessivi;
      • fumo di sigaretta;
      • uso di prodotti intravaginali;
      • stress emotivo;
      • aumento dell’attività sessuale;
      • rapporti omosessuali femminili.

    Vale la pena segnalare che, in questi casi, si può parlare più propriamente di vaginosi: questo termine indica infatti lo squilibrio della flora batterica vaginale, senza necessariamente l’infiammazione che caratterizza la vaginite.

    • Vaginite da lieviti. Dopo la vaginite batterica, rappresenta la seconda forma più comune. Anche in questo caso si tratta di infezione, ma dovuta non a batteri bensì a funghi e più precisamente lieviti (che tassonomicamente sono funghi unicellulari). In particolare, i lieviti più frequentemente responsabili di vaginite sono quelli del genere Candida, che causano l’infezione detta candidosi.
    • Tricomoniasi. È anch’essa un’infezione ma, in questo caso, si tratta di un’infezione a trasmissione sessuale (microrganismi come Gardnerella e Candida possono essere trasmessi sessualmente, ma non necessariamente danno infezione). Il patogeno responsabile è il protozoo Trichomonas vaginalis, che può passare da una persona all’altra sia con i rapporti sessuali (di ogni tipo) sia con lo scambio di biancheria, sex toys o asciugamani. Vale la pena osservare che Trichomonas vaginalis, nonostante il nome, può causare infezioni anche nel pene.
    • Vaginite non infettiva. Può essere causata da allergia o da irritazione dovuta ad alcuni prodotti usati nella vagina, per esempio spermicidi, deodoranti, lubrificanti o detergenti.
    • Vaginite atrofica. Sebbene il termine ricorra tutt’ora, questa condizione è oggi nota più precisamente come sindrome genitourinaria da menopausa. In questo caso, l’infiammazione della vagina è legata al calo degli ormoni sessuali femminili, in particolare gli estrogeni, che in età fertile contribuiscono a mantenere la salute della vagina.

    La vaginite può essere causata da microrganismi patogeni, ma può anche essere causata da allergie o irritazioni dovute a prodotti specifici o alterazioni ormonali.

     

    Quali sono i sintomi della vaginite?

    A seconda della causa, la vaginite può dare sintomi diversi: in effetti, alcune forme (per esempio la tricomoniasi) possono restare del tutto o quasi asintomatiche. È comunque possibile raccogliere i più comuni sintomi della vaginite tracciando un quadro di massima che può accomunare forme diverse del disturbo. In particolare, sono spesso presenti:

    • perdite vaginali anomale per colore, odore, consistenza;
    • presenza di bruciore e/o prurito nella vagina, che può anche apparire arrossata e gonfia;
    • dolore durante la minzione e/o i rapporti sessuali;
    • perdite di sangue.

    Sempre in termini generali, le vaginiti non sono di norma pericolose. Tuttavia, alcune forme possono in rari casi dare complicanze, soprattutto se non trattate in modo adeguato. Per esempio, le vaginiti batteriche e la tricomoniasi possono causare complicanze durante la gravidanza, come il parto pre-termine o la rottura precoce delle membrane; inoltre inoltre, indebolendo le barriere immunologiche, aumentano il rischio di infezioni a trasmissione sessuale, come l’HIV. Ancora, una vaginite non adeguatamente trattata può comportare una diffusione dell’eventuale infezione. Infine, la vaginite atrofica è caratterizzata, oltre che dai sintomi sopra elencati, anche dalla secchezza vaginale e dall’assottigliamento della mucosa, e globalmente può portare a lesioni da attrito e infezioni ricorrenti.

    Come si arriva alla diagnosi di vaginite?

    Anamnesi, con raccolta dei sintomi e di eventuali fattori di rischio (per esempio rapporti sessuali non protetti), ed esame fisico sono i primi, fondamentali passi per la diagnosi di vaginite. Tuttavia, la diagnosi ha anche l’obiettivo di identificare la causa esatta di un’eventuale vaginite, così da stabilire il trattamento più opportuno: per questa ragione oltre alla valutazione clinica possono essere necessari esami di laboratorio.

    Alcuni di questi possono essere eseguiti anche nel contesto ambulatoriale. In particolare, il/la medico/a raccoglie un campione dei secreti, sul quale può eseguire:

    • esame al microscopio per rilevare direttamente la presenza di Candida, Trichomonas o clue cells (cellule ricoperte di batteri, indicative di una vaginite batterica);
    • misurazione del pH (questa può essere eseguita anche direttamente appoggiando una striscia reattiva sulla parete della vagina);
    • whiff test o test dell’ammina, nel quale si aggiunge una sostanza chimica (il perossido di potassio) al campione e si verifica se emana un odore caratteristico, indicativo di infezioni batteriche.

    In aggiunta a questi test, possono essere raccomandati esami colturali o molecolari per una diagnosi più certa e accurata; in questi casi, è necessario un tampone vaginale, per prelevare un campione che in seguito è inviato al laboratorio di analisi.

    La diagnosi di vaginite ha il ruolo di verificare le cause esatte dell’infiammazione, così da indirizzare il trattamento nel modo più idoneo.

    Come si previene la vaginite?

    Sebbene non sempre, e non in tutte le forme, la vaginite sia del tutto prevenibile, diverse buone norme possono limitare il rischio che si presenti. In particolare, per la prevenzione delle forme infettive è importante:

    • mantenere una buona igiene intima (ma non aggressiva);
    • indossare biancheria e abiti traspiranti che non aumentino l’umidità, che favorisce la proliferazione di batteri e lieviti (per la stessa ragione è sconsigliato indossare a lungo costumi da bagno umidi);
    • assicurarsi, dopo la defecazione, di pulirsi sempre con un movimento antero-posteriore (dal pube verso l’ano) per evitare di trasportare eventuali batteri dal retto verso l’area genitale;
    • praticare rapporti sessuali protetti.

    Qual è il trattamento della vaginite?

    La cura della vaginite dipende essenzialmente dalle cause che l’hanno determinata. In linea generale, le forme infettive (vaginite batterica, candidosi, tricomoniasi) sono trattate con una terapia antibiotica o antimicotica. Di solito, per candidosi e forme batteriche, tali farmaci possono essere anche topici, in forma di creme o gel da applicare nella vagina, mentre il trattamento antibiotico della tricomoniasi è sempre per via orale. È fondamentale ricordare che la terapia antibiotica e antimicotica deve essere portata avanti seguendo in modo scrupoloso le indicazioni mediche, sia per avere la certezza che l’infezione si sia definitivamente risolta, sia per evitare la comparsa di resistenza al farmaco (la selezione di microrganismi che non sono suscettibili al farmaco). 

    Per quanto riguarda la vaginite atrofica, che può limitare in modo importante la vita sessuale e affettiva (e con essa il benessere della persona), spesso la prima opzione di trattamento si basa sull’uso di lubrificanti e idratanti vaginali, che aiutano a ripristinare l’idratazione, ridurre l’irritazione e il prurito, e migliorare l’elasticità dei tessuti. Se questo primo approccio non è sufficiente, il/la medico/a può raccomandare l’uso di estrogeni topici (per esempio in forma di crema).

    Infine, se la vaginite è dovuta ad allergie o irritazioni, risolverla richiede di individuare il prodotto che la causa ed evitarne l’uso.

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