Tumore alla tiroide
Il tumore alla tiroide è una forma di cancro abbastanza diffusa: a livello globale, è il quarto tumore più diagnosticato, anche se la mortalità è limitata rispetto a quella di altre patologie tumorali. I casi di tumore alla tiroide sono andati aumentando nel corso degli anni, probabilmente grazie a un aumento dei controlli che consentono di individuarlo (e trattarlo) più che in passato.
La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla, situata nella parte anteriore del collo. Nonostante le sue dimensioni relativamente piccole, la tiroide svolge un ruolo fondamentale nel regolare numerose funzioni vitali dell’organismo. Produce due ormoni, la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3), che agiscono su quasi tutti i tessuti del corpo controllando il metabolismo basale, cioè la velocità con cui il corpo consuma energia per mantenere le funzioni vitali. Influenzano anche la temperatura corporea, la frequenza cardiaca, la funzione muscolare e digestiva, lo sviluppo cerebrale e la crescita nei bambini.
Oltre agli ormoni tiroidei, la tiroide produce anche la calcitonina, un ormone coinvolto nella regolazione del calcio nel sangue e nelle ossa, contribuendo all’equilibrio del metabolismo di questo minerale insieme con il paratormone prodotto dalle ghiandole paratiroidi.
I tumori a questa piccola ma fondamentale ghiandola interessano molto più di frequente le donne che gli uomini. Come spesso avviene nel cancro, non ne esiste un solo tipo: invece, possono svilupparsi differenti forme di cancro alla tiroide. In particolare, si distinguono:
- forma ben differenziata, la più comune (fino al 90% dei casi), in cui le cellule mantengono un aspetto simile a quelle del tessuto sano;
- forma midollare, che si sviluppa dalle cellule che sintetizzano la calcitonina;
- forma anaplastica o indifferenziata, la più rara ma anche la più aggressiva.
Queste diverse forme tumorali possono poi essere distinte in diversi sottotipi (che a loro volta possono avere diverse varianti e caratteristiche molecolari specifiche). Per esempio, per quanto riguarda la forma ben differenziata, si possono presentare:
- tumore papillare alla tiroide, il più comune e a crescita di solito lenta;
- tumore follicolare alla tiroide.
Entrambe queste forme tumorali derivano dalle cellule follicolari della tiroide, ma hanno comportamenti diversi e richiedono approcci leggermente differenti nella diagnosi e nel trattamento.

Quali sono le cause del tumore alla tiroide?
Come ogni altra forma di cancro, anche il tumore alla tiroide è dovuto a un meccanismo a causa del quale le cellule iniziano a proliferare in modo anomalo e incontrollato. Alla base di questa proliferazione vi sono mutazioni nel DNA delle cellule: le mutazioni si vanno accumulando nel tempo, conferendo loro una serie di caratteristiche che, oltre a stimolare ulteriormente la proliferazione, consentono per esempio di sfuggire alle difese del sistema immunitario, portare alla crescita di nuovi vasi sanguigni e, infine, invadere altri organi e tessuti dando origine a metastasi. Sempre come avviene per le altre forme di cancro, i fattori che possono favorire lo sviluppo tumorale sono sia genetici sia ambientali. Più precisamente, una minoranza di casi di tumore alla tiroide è familiare, ossia si sviluppa più di frequente tra i membri della stessa famiglia perché dovuta a mutazioni in specifici geni, ereditati di generazione in generazione. È il caso che si verifica in presenza di condizioni quali, per esempio, la neoplasia endocrina multipla di tipo 2 (MEN2). Si tratta di una sindrome rara che rende più probabile lo sviluppo di tumori (sia benigni sia maligni) a tessuti del sistema endocrino, tra cui quelli della tiroide e nello specifico di tipo midollare, a causa di mutazioni in un gene indicato dalla sigla RET.
La maggior parte dei casi di tumore alla tiroide è comunque di tipo sporadico, cioè non è legato a specifiche mutazioni ereditarie: insorge, invece, per effetto di mutazioni acquisite nelle cellule nel corso della vita. Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di queste forme di tumore alla tiroide vi sono:
- sesso biologico, perché il tumore alla tiroide è molto più frequente nelle donne che negli uomini;
- età, perché la maggior parte dei casi è diagnosticata tra i 30 e i 60 anni;
- familiarità per questo tipo di tumore, perché le persone con parenti di primo grado che ne hanno sofferto hanno a loro volta maggiori probabilità di svilupparlo;
- esposizione a radiazioni ionizzanti, come può avvenire nel caso di una radioterapia per altre forme tumorali (vale la pena precisare che in questo caso la scelta terapeutica può essere guidata dalla necessità di trattare un tumore presente e potenzialmente letale, accettando un rischio noto e che è pertanto possibile tenere monitorato nel tempo);
- sovrappeso e obesità;
- squilibrato consumo di iodio nella dieta.
Per quanto riguarda quest’ultimo punto, vale la pena specificare che gli studi hanno mostrato una maggior frequenza di tumori alla tiroide nelle aree in cui l’apporto di iodio (un elemento fondamentale per questa ghiandola) è insufficiente; d’altro canto, alcuni studi hanno anche evidenziato come un consumo eccessivo di iodio potrebbe invece aumentare il rischio di specifiche forme di tumore alla tiroide. Nei Paesi occidentali, lo iodio è di solito aggiunto al comune sale da cucina (il consumo di sale iodato è raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità per limitare il rischio di disfunzioni tiroidee), per cui la probabilità di carenza di questo elemento è limitata.

Quali sono i sintomi del tumore alla tiroide?
In realtà, la manifestazione più comune di un tumore alla tiroide non è propriamente un sintomo (una manifestazione soggettiva riferita dal paziente) quanto un segno, cioè una manifestazione rilevabile dal/la medico/a. Infatti, il tumore alla tiroide si manifesta di solito come un nodulo nella ghiandola: il nodulo potrebbe essere rilevato anche solo con la palpazione (la tiroide è un organo superficiale ed eventuali ingrossamenti risultano anche facilmente visibili) e può essere associato a:
- dolore;
- difficoltà di deglutizione e/o di respirazione;
- cambiamenti della voce.
È tuttavia molto importante sottolineare che i noduli alla tiroide sono una condizione frequente e, tuttavia, solo una minoranza di essi è dovuta a un tumore. Inoltre, quest’ultimo di norma non altera la funzione tiroidea e la produzione di ormoni: non sono quindi presenti i sintomi associati a disfunzioni della tiroide come ipertiroidismo e ipotiroidismo.
Come si arriva alla diagnosi di tumore alla tiroide?
La diagnosi di tumore alla tiroide inizia con l’anamnesi per la raccolta dei sintomi e di eventuali fattori di rischio, e con l’esame fisico per rilevare la presenza di un eventuale nodulo. Se questo è presente, il/la medico raccomanda esami del sangue per valutare la funzionalità della tiroide: questi esami valutano i livelli di ormoni tiroidei e di TSH (l’ormone prodotto dall’ipofisi per regolare l’attività della tiroide) per verificare se il nodulo può essere associato per esempio a una condizione di ipertiroidismo o ipotiroidismo, invece che a un tumore. Inoltre, livelli alterati di questi ormoni possono suggerire la presenza di un adenoma tossico, un tumore benigno della tiroide. Gli esami del sangue permettono anche di valutare i livelli di calcitonina, il terzo ormone prodotto dalla tiroide, che possono essere alterati in presenza di un tumore midollare.
Anche gli esami strumentali hanno un ruolo importante per la diagnosi di tumore della tiroide. In particolare, l’ecografia permette di evidenziare meglio la presenza di noduli, anche quando non sono osservabili a occhio nudo o palpabili. È importante ricordare che la maggior parte dei noduli della tiroide è benigna; in ogni caso, se presentano caratteristiche che possono farne sospettare una natura tumorale (per esempio un’aumentata vascolarizzazione), è necessario analizzarli con maggior dettaglio. A questo scopo si usa l’agoaspirato, una procedura che prevede di aspirare una piccola quantità di cellule direttamente dal nodulo tiroideo.
Infine, in alcuni casi può essere raccomandata la scintigrafia tiroidea, un esame che consente di valutare la funzionalità della ghiandola.
Come si previene il tumore alla tiroide?
Non c’è una strategia per prevenire con sicurezza il tumore alla tiroide, anche se in linea di massima seguire uno stile di vita sano, con una dieta equilibrata che garantisca il corretto apporto di macro- e micronutrienti e il mantenimento di un peso corporeo nella norma, può favorire la salute della tiroide così come quella dell’intero organismo.
Qual è il trattamento del tumore alla tiroide?
Il trattamento del tumore alla tiroide, così come quello di altre forme di cancro, dipende dalle caratteristiche del paziente e del tumore stesso. In linea generale, l’avanzamento delle terapie ha reso il tumore alla tiroide sempre più curabile: infatti, per quanto molto diffuso a livello globale, questo tumore ha oggi una mortalità relativamente ridotta rispetto ad altre forme di cancro.
In alcuni casi, per esempio se il tumore è molto piccolo, cresce lentamente e il paziente è anziano, la strategia raccomandata può essere quella di un monitoraggio attento, ma senza altri trattamenti. In linea di massima, però, l’approccio di prima scelta è l’intervento chirurgico per la rimozione del tumore, che può prevedere:
- l’asportazione dell’intera tiroide (tiroidectomia totale), che rappresenta spesso l’opzione preferita;
- l’asportazione di un solo lobo della tiroide (tiroidectomia parziale o lobectomia), se il tumore coinvolge un solo lato della ghiandola.
Dopo la tiroidectomia è necessario seguire una terapia farmacologica per supplire alla mancanza di ormoni tiroidei.
Una seconda opzione di trattamento che può essere raccomandata, per esempio se il tumore ha un alto rischio di recidiva o non è stato possibile asportarlo del tutto, è la terapia con iodio radioattivo, un tipo di terapia radiometabolica. La tiroide è uno degli organi che usa maggiormente questo elemento, fondamentale per gli ormoni tiroidei (i numeri nelle sigle T3 e T4 indicano proprio gli atomi di iodio presenti in ciascuna molecola). La ghiandola, quindi, assorbe grandi quantità di iodio e ancora di più lo fanno le cellule tumorali: la terapia con iodio radioattivo sfrutta proprio questo principio per far arrivare nel tumore una sostanza radioattiva che ne uccide le cellule. Questo tipo di trattamento può inoltre essere usato per la terapia di eventuali metastasi.
Infine, in alcuni casi, a seconda delle caratteristiche del tumore, può essere raccomandata anche la terapia a bersaglio molecolare, basata su farmaci che agiscono in modo molto selettivo su specifiche caratteristiche delle cellule tumorali (in particolare per bloccare la proliferazione delle cellule e la crescita dei vasi sanguigni che vi portano nutrimento e ossigeno).
- American Cancer Society, Thyroid Cancer, https://www.cancer.org/cancer/types/thyroid-cancer.html
- Associazione italiana per la ricerca sul cancro (AIRC), Tumore della tiroide, https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/guida-ai-tumori/tumore-della-tiroide
Korian Redazione
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