Tumore al testicolo

Il tumore al testicolo ha oggi una buona prognosi, soprattutto se diagnosticato in fase precoce: scopri di più sui sintomi, i fattori di rischio e le opzioni di trattamento
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
30 Ottobre 2025

    Il tumore al testicolo è una forma di cancro che insorge nella gonade maschile, il testicolo appunto. Non è tra le forme di tumore più diagnosticate in assoluto (rimangono molto più diffusi, per esempio, il tumore al polmone, al colon-retto, del sangue) e la prognosi è globalmente buona: secondo i dati più recenti disponibili, infatti, in Italia la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è del 93%. È tuttavia comunque responsabile dell’1,7% circa delle morti per tumore negli uomini (e più in generale delle persone con testicoli) e uno dei più diffusi nei giovani adulti: la maggior parte delle diagnosi avviene intorno ai trent’anni di età. 

    Prima di approfondire le cause, i possibili sintomi e altri aspetti del tumore al testicolo, vale la pena descrivere brevemente questo organo, per meglio comprendere alcune caratteristiche della patologia.

    Il testicolo, contenuto nello scroto, ha una duplice funzione riproduttiva ed endocrina. Dal punto di vista anatomico, si tratta di un organo di forma ovale rivestito da una capsula fibrosa da cui si dipartono setti che suddividono il parenchima in lobuli. All’interno dei lobuli si trovano i tubuli seminiferi, sede della spermatogenesi, il processo attraverso cui le cellule germinali si trasformano progressivamente in spermatozoi maturi. Tra i tubuli sono presenti le cellule di Leydig, responsabili della produzione di testosterone, l’ormone che regola lo sviluppo dei caratteri sessuali maschili e il mantenimento delle funzioni riproduttive. Il sistema dei tubuli convoglia gli spermatozoi verso i dotti efferenti e l’epididimo, dove completano la maturazione e vengono accumulati prima dell’eiaculazione. 

    Di solito, i tumori interessano un singolo testicolo, anche se l’aver già avuto un cancro in questa sede aumenta la probabilità di svilupparne un altro, all’altro testicolo. Sono inoltre di due tipi principali:

    • tumori a cellule germinali, che originano dai tubuli seminiferi e più precisamente dalle cellule staminali germinali che normalmente danno origine agli spermatozoi, e sono il tipo più frequente;
    • tumori a cellule non germinali, che originano da altri elementi del testicolo (come lo stroma, cioè il tessuto di sostegno contenente le cellule di Leydig), più rari.

    Per quanto riguarda i tumori a cellule germinali, vale la pena aggiungere che possono a loro volta essere distinti tra:

    • seminomi, che tendono a svilupparsi tra i 30-40 anni di età e hanno una crescita lenta;
    • non seminomi, che si sviluppano in età più precoci (a partire dalla tarda adolescenza), sono in genere più aggressivi e si sviluppano da cellule germinali che hanno iniziato a differenziarsi lungo varie vie, per cui possono assumere caratteristiche molto diverse tra loro.
    tumore al testicolo

    Quali sono le cause di tumore al testicolo?

    Come ogni altra forma di tumore, anche quello al testicolo origina da cellule che iniziano a proliferare in modo non controllato a causa di mutazioni nel loro DNA, che conferiscono loro la capacità di sfuggire ai normali sistemi di controllo della replicazione e morte programmata che regola le cellule sane. Queste mutazioni tendono ad accumularsi nel tempo, favorendo l’ulteriore proliferazione cellulare e conferendo al tumore anche altre capacità, come quella di formare nuovi vasi sanguigni da cui trarre ossigeno e nutrimento, sfuggire alle difese del sistema immunitario e, da ultimo, invadere altri organi e tessuti formando metastasi.

    Questo meccanismo di base che accomuna tutti i tipi di tumori è influenzato da fattori genetici e ambientali, che possono essere più specifici per le diverse forme di cancro. Nel caso di quello al testicolo, comunque, sono conosciuti solo alcuni dei fattori che maggiormente ne influenzano lo sviluppo. 

    Fattori di rischio per il tumore al testicolo

      • Criptorchidismo. È la mancata discesa nello scroto di uno o di entrambi i testicoli, discesa che si dovrebbe verificare prima della nascita. Quando ciò non avviene, il testicolo rimane nell’addome o lungo il percorso, in genere a livello del canale inguinale; a volte la discesa si completa spontaneamente nel primo anno di vita, mentre in altri casi è necessario un intervento chirurgico (orchidopessi) per posizionare il testicolo nello scroto. Le persone con una storia di criptorchidismo hanno un rischio leggermente aumentato di tumore al testicolo rispetto alla popolazione generale, anche se la probabilità di svilupparlo diminuisce con un intervento precoce di orchidopessi (che serve anche a permettere una normale fertilità).
      • Fattori genetici. La maggior parte dei casi di tumore al testicolo è sporadica, cioè si verifica senza che vi siano altri casi in famiglia. Tuttavia, il rischio risulta più alto per le persone i cui parenti hanno avuto un tumore al testicolo. Inoltre, nell’ambito dei fattori genetici vale la pena menzionare anche il rischio aumentato per le persone con sindrome di Klinefelter, una condizione in cui l’assetto genetico maschile non è quello con i due cromosomi sessuali XY bensì con tre cromosomi sessuali (XXY). 
      • Precedente storia di tumore al testicolo. Aver avuto un tumore a un testicolo è un significativo fattore di rischio per un successivo tumore al testicolo inizialmente non interessato.
      • Infezione da HIV/AIDS. Anche se la maggior parte dei tumori al testicolo non si sviluppa in persone con infezione da HIV, questa condizione è associata a un maggior rischio di tumore al testicolo, soprattutto quando in AIDS conclamato. Secondo alcuni studi, comunque, la terapia antiretrovirale per trattare l’infezione da HIV diminuirebbe il rischio.
      • Carcinoma in situ del testicolo. Si tratta di cellule anomale presenti nei tubuli seminiferi, considerate una lesione precursore del tumore a cellule germinali. Tuttavia, ciò non significa che il carcinoma in situ evolva necessariamente in tumore invasivo: l’eventuale progressione non è prevedibile e in una parte dei casi può rimanere stabile per anni senza evolvere.

    Come tutti i tumori, anche quello al testicolo si sviluppa per fattori sia genetici sia ambientali, ma sono relativamente limitate le conoscenze sui fattori di rischio. 

    Quali sono i sintomi del tumore al testicolo?

    Non sempre il tumore al testicolo dà sintomi e segni evidenti. Quando presenti, questi possono essere rappresentati da:

    • presenza di un nodulo nel testicolo;
    • gonfiore o ingrossamento del testicolo (o viceversa un rimpicciolimento);
    • a volte dolore;
    • senso di pesantezza nel basso addome o nello scroto;
    • in rari casi, dolore o aumento di dimensioni del seno (se il tumore è di un tipo che secerne particolari ormoni che influenzano le ghiandole mammarie).

    È importante notare che questi sintomi e segni non sono univoci per il tumore ma possono essere dovuti a varie altre condizioni, come per esempio l’orchite (infiammazione del testicolo).

    Come si arriva alla diagnosi di tumore al testicolo?

    Come per ogni patologia, anche nella diagnosi del tumore al testicolo l’anamnesi, con valutazione dei sintomi e di eventuali fattori di rischio, ha un’importanza basilare. È inoltre accompagnata da un esame clinico, con il quale il/la medico/a verifica la presenza di eventuali segni come gonfiore e noduli.

    Dal punto di vista degli esami strumentali, la diagnosi di tumore al testicolo si basa soprattutto sull’ecografia, che consente di distinguere una lesione solida (sospetta per tumore) da una cistica o da altre condizioni benigne. Dal punto di vista degli esami di laboratorio, invece, il passaggio chiave è l’esame del sangue per la misurazione dei marcatori tumorali sierici, molecole i cui livelli possono aumentare in presenza di un tumore. Nel caso di quello al testicolo, in particolare, i principali sono l’alfafetoproteina (AFP), la beta-hCG e la lattato deidrogenasi (LDH) che, oltre a essere utili per la diagnosi, consentono successivamente anche di individuare la terapia più idonea e monitorarne l’efficacia.

    Infine, se la lesione è sospetta, non si esegue una biopsia diretta (perché per questo tumore è alto il rischio di disseminazione, cioè che, passando con l’ago attraverso la cute e lo scroto, alcune cellule tumorali vengano trascinate e impiantate lungo il tragitto dell’ago stesso). Invece, si procede con una piccola incisione inguinale per la rimozione della lesione, così che possa essere direttamente esaminata già durante l’intervento stesso.

    Eventuali altre indagini sono stabilite in base alle caratteristiche del tumore e al rischio di metastasi.

    La diagnosi di tumore al testicolo si basa su esami strumentali (ecografia) e di laboratorio (per misurare specifici marcatori associati a questa forma di cancro), ma deve essere confermata dall’analisi della lesione del testicolo.

    Come si previene il tumore al testicolo?

    Purtroppo non esiste una strategia di prevenzione per il tumore al testicolo, né sono disponibili strumenti di screening per la diagnosi precoce. Tuttavia, soprattutto (ma non esclusivamente) chi ha fattori di rischio noti dovrebbe eseguire una regolare autopalpazione dei testicoli, per cercare noduli o altre anomalie.

    Qual è il trattamento del tumore al testicolo?

    Il trattamento più idoneo per il tumore al testicolo dipende da diversi fattori, a partire dalla gravità e dalla diffusione del tumore stesso. In linea di massima, comunque, il primo approccio è la rimozione chirurgica del testicolo e del funicolo spermatico, cioè il peduncolo del testicolo (orchifunicolectomia): se il cancro è individuato nella fasi iniziali ed è limitato, questo può essere l’unico intervento necessario, anche se deve essere associato alla sorveglianza attiva con controlli regolari per individuare tempestivamente eventuali recidive. L’orchifunicolectomia può dare problemi di fertilità, ma è importante sapere che, se si desiderano figli, è possibile conservare campioni di liquido seminale presso una banca del seme; dal punto di vista estetico, inoltre, vale la pena sapere che dopo l’intervento è possibile inserire una protesi che mantenga inalterato l’aspetto dei genitali.

    Se necessario, all’intervento chirurgico può essere associata anche la chemioterapia, cui tendenzialmente i tumori al testicolo rispondono bene, o eventualmente la radioterapia (soprattutto nel caso dei seminomi, che sono particolarmente sensibili a questo approccio terapeutico). Infine, è importante sottolineare che in alcuni casi può essere necessario anche l’intervento di rimozione dei linfonodi retroperitoneali, gruppi di linfonodi situati nella parte posteriore dell’addome, cui può diffondersi il tumore al testicolo.

    In termini generali, la prognosi del tumore al testicolo è positiva: i trattamenti sono di solito efficaci, soprattutto quando eseguiti in fasi precoci dello sviluppo tumorale, e il tasso di curabilità è considerato molto alto.

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