Sindrome da burnout
La sindrome da burnout è definita dall’Organizzazione mondiale della sanità come un fenomeno occupazionale, cioè legato esclusivamente al contesto lavorativo. Deriva dallo stress cronico mal gestito sul lavoro ed è importante precisare da subito che non è considerata una malattia.
È associata a diversi problemi che riguardano sia la sfera lavorativa (intesa tanto per il lavoratore quanto per il datore di lavoro o comunque il contesto lavorativo), sia la sfera psicologica e fisica. Questo lo rende un problema importante nel campo della salute occupazionale.
La sindrome da burnout sembra essere un fenomeno in crescita. Inoltre, secondo vari studi interessa soprattutto, anche se non in modo esclusivo, le professioni d’aiuto (come quelle sanitarie).
Quali sono le cause della sindrome da burnout?
La sindrome da burnout è considerata il risultato di uno stress lavoro-correlato cronico, che non riesce a essere gestito in modo efficace.
Al di là della definizione precisa, vi è in generale un certo consenso sui fattori di rischio che possono portare alla sindrome da burnout. Tali fattori di rischio sono sia individuali sia interpersonali; inoltre possono attenere alla sfera lavorativa e a quella sociale. In quanto fattori di rischio, è importante evidenziare che non sono cause dirette della sindrome da burnout, bensì elementi che possono agire insieme amplificando la probabilità che si sviluppi.
Fattori di rischio per la sindrome da burnout
- Fattori individuali. Sono le caratteristiche personali che rendono un lavoratore più vulnerabile al rischio di sviluppare questa condizione. Comprendono dunque tratti della personalità, competenze emotive, motivazioni e aspettative. Per esempio, un coinvolgimento eccessivo nella propria professione può portare a obiettivi irrealistici sui risultati, che a loro volta possono risultare sproporzionati rispetto agli sforzi e causare un senso di frustrazione. Il nevroticismo (un tratto della personalità secondo specifici modelli teorici) è associato a una maggior propensione a provare sentimenti come la rabbia, la paura e l’ansia, e pertanto è anch’esso associato a un maggior rischio di sviluppare sindrome da burnout. Altre caratteristiche, invece, possono agire come fattori protettivi: è il caso per esempio dell’estroversione, che favorisce lo sviluppo di relazioni positive e il supporto sociale. In linea generale, è comunque importante ricordare che ogni persona reagisce allo stress in modo differente (e che anche una stessa persona può avere reazioni diverse a seconda del momento e del contesto in cui lo stress si presenta).
Fattori lavorativi. Come può essere intuitivo attendersi, uno dei fattori che sono stati associati a un maggior rischio di burnout è la combinazione tra le alte richieste lavorative e la scarsità di risorse. Più precisamente, la richiesta lavorativa può essere riferita a ogni aspetto professionale (fisico, psicologico, sociale, organizzativo) che richiede uno sforzo impegnativo e che, se prolungato nel tempo, determina un importante costo fisico/psicologico. Le risorse sono invece riferite a quell’insieme di aspetti lavorativi che
- aiutano il raggiungimento degli obiettivi, la riduzione dello sforzo, lo sviluppo professionale. In termini più pratici, la sindrome da burnout è associata a:
- carico di lavoro alto (in termini sia di quantità sia di qualità);
- sforzo emotivo;
- ambiguità e/o conflitto dei ruoli professionali;
- scarsa prevedibilità lavorativa;
- mancanza della possibilità di partecipazione e di supporto emotivo;
- aver subito scorrettezze e, come si può intuire, minacce, violenze fisiche o verbali sul luogo di lavoro.
- Fattori socio-demografici. Secondo alcuni studi, la sindrome da burnout potrebbe essere più diffusa tra le donne rispetto agli uomini; i risultati non sono invece conclusivi per quanto riguarda l’età. È noto, invece, che la sindrome da burnout interessa alcune categorie professionali più di altre: in particolare, il fenomeno è stato ampiamente indagato nell’ambito delle helping profession, ossia le professioni in cui il compito principale è aiutare, supportare, curare o assistere altre persone. Vi ricadono per esempio le professioni sanitarie (medicina, infermieristica eccetera), insegnamento e assistenza sociale.
La sindrome da burnout è classificata come fenomeno occupazionale dovuto all’esposizione cronica allo stress lavoro-correlato.
Quali sono i sintomi della sindrome da burnout?
Anche se l’Organizzazione mondiale della sanità non riconosce la sindrome da burnout come una malattia bensì come un fenomeno occupazionale, è comunque descritta da manifestazioni cliniche specifiche, che ne rappresentano i sintomi. Nella definizione dell’11th Revision of the International Classification of Diseases (ICD-11), la più recente classificazione ufficiale delle malattie, dei disturbi e di altri problemi di salute pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità, è caratterizzata da tre dimensioni:
- sensazione di perdita di energie o esaurimento;
- aumento della distanza mentale dal proprio lavoro, o sensazioni di negatività/cinismo al riguardo;
- ridotta efficienza professionale.
È da precisare che alcuni esperti ed esperte non concordano del tutto con questa definizione (per esempio, alcuni ritengono che non vi sia un’adeguata base teorica nelle tre dimensioni, che raccoglie concetti tra loro differenti).
Comunque, i sintomi della sindrome da burnout non sono semplici segnali di stress occasionale. Sono invece persistenti e hanno un impatto sulla vita personale e professionale di chi ne soffre. Al di là dei sintomi, infatti, è importante evidenziare che la sindrome da burnout ha diversi effetti sia sul singolo individuo, sia sul lavoro. In particolare, è associata al rischio di
- calo delle performance professionali e assenze dal lavoro per malattia;
- problemi cognitivi, come per esempio disturbi della memoria a breve termine e difficoltà di attenzione;
- disturbi psichiatrici come depressione e disturbi d’ansia;
- ma anche disturbi fisici, in particolare problemi cardiovascolari e muscoloscheletrici, diabete, gastroenteriti e maggior suscettibilità alle infezioni.
Per quanto riguarda questi ultimi, vale la pena ricordare che lo stress non è in sé una causa di malattia, ma può influenzare direttamente o indirettamente la salute, per esempio accelerando alcuni processi patologici quando è presente una malattia ancora nelle fasi subcliniche (senza che i sintomi siano evidenti), o favorendo comportamenti poco sani (per esempio il fumo o il consumo eccessivo di alcolici).
Gli effetti della sindrome da burnout possono investire la sfera professionale e personale, portando a disturbi sia mentali sia fisici.
Come si arriva alla diagnosi di sindrome da burnout?
Una valutazione della sindrome da burnout può non essere semplice, perché non ci sono linee guida universali e può essere necessario un approccio multidisciplinare. In linea di massima, la valutazione si basa su test standardizzati (utilizzati per valutare esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale), e sull’esclusione di patologie come disturbi d’ansia e depressione che possano essere all’origine dei sintomi.
Questa valutazione si innesca su un quadro normativo a livello europeo (in particolare l’Accordo quadro europeo del 2004 sullo stress lavoro-correlato) e a livello nazionale. Tuttavia, è importante ricordare che in Italia la sindrome da burnout non ha ancora un riconoscimento chiaro e diretto come malattia professionale distinta a livello normativo, ma viene di fatto assorbita nel più ampio quadro dello stress lavoro-correlato.
In linea di massima, comunque, in presenza di sintomi che possono far sospettare una sindrome da burnout è raccomandato rivolgersi a figure quali il/la proprio/a medico/a di famiglia, o il/la medico/a del lavoro (se presente), che possono fornire una valutazione scritta ed eventualmente, nel caso del/la medico/a del lavoro, indicare misure personali e aziendali da seguire.
Come si previene la sindrome da burnout?
Prevenire la sindrome da burnout significa agire tanto a livello personale, del singolo lavoratore, quanto sul piano del luogo di lavoro. È infatti importante sottolineare che la prevenzione del burnout rientra nelle obbligazioni giuridiche e organizzative del datore di lavoro in materia di salute e sicurezza (D.Lgs. 81/2008) e nei comportamenti proattivi del lavoratore.
Come un lavoratore può prevenire la sindrome da burnout
- Identificare strategie salutari di gestione dello stress ed eventualmente seguire un percorso di supporto psicologico.
- Stabilire limiti precisi del proprio orario di lavoro, assicurandosi di poter realmente staccare per esempio la sera, nei fine settimana e durante le ferie.
- Dare priorità alle relazioni sociali (con colleghi, amici e familiari) e alla propria salute fisica e psicologica.
- Imparare a riconoscere i segnali di stress e comunicare il proprio disagio o problemi.
Come un datore di lavoro/supervisore può prevenire la sindrome da burnout
- Monitorare con regolarità, per esempio attraverso questionari, la percezione dello stress tra i dipendenti.
- Seguire con attenzione i carichi di lavoro e verificare con i lavoratori come procedono gli incarichi e i compiti assegnati.
- Verificare che le pratiche e le norme dell’azienda (o di altro contesto) garantiscano ai lavoratori sufficiente flessibilità, indipendenza e risorse per affrontare il lavoro.
- Mettere in atto interventi organizzativi (come per esempio rendere chiari compiti e ruoli, bilanciare i carichi di lavoro eccetera).
- Garantire la formazione e la sensibilizzazione dei manager e dei dipendenti.
- Favorire l’accesso al supporto psicologico (per esempio con sportelli interni o convenzioni).
Qual è il trattamento della sindrome da burnout?
In linea di massima, le misure per alleviare la sindrome da burnout e possibilmente risolverla sono le stesse indicate per la sua prevenzione. Questo significa che si rivolgono sia al singolo lavoratore, sia al datore di lavoro e, più in generale, all’organizzazione del contesto lavorativo. In questo senso, il trattamento della sindrome da burnout è un approccio multidimensionale e, non trattandosi di una malattia, non si basa su una terapia medica e univoca. Per il singolo lavoratore, tuttavia, il/la medico/a curante può raccomandare percorsi di psicoterapia e/o farmaci per alleviare i sintomi mentali associati alla sindrome da burnout; inoltre, in alcuni casi può essere raccomandato l’allontanamento temporaneo dal lavoro. È importante comunque ribadire che il trattamento sul singolo individuo non è sufficiente alla gestione della sindrome da burnout: per evitare le ricadute è essenziale anche il cambiamento delle condizioni lavorative, anche attraverso un dialogo tra medico/a competente, datore/trice di lavoro e Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP).
- American Psychological Association, Employers need to focus on workplace burnout: Here’s why, https://www.apa.org/topics/healthy-workplaces/workplace-burnout
- INAIL, la metodologia per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato (2017), https://www.ateneosicuro.unifi.it/upload/sub/pdf/linee%20guida%20inail%20stress%20lavoro%20correlato%202017.pdf
- INAIL, La metodologia per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato. Modulo contestualizzato al lavoro da remoto e all’innovazione tecnologica (2025), https://www.inail.it/portale/it/inail-comunica/pubblicazioni/catalogo-generale/catalogo-generale-dettaglio.2025.04.metodologia-valutazione-gestione-rischio-stress-lavoro-correlato.html
- OSH-Wiki, European Agency for Safety and Health at Work, Understanding and Preventing Worker Burnout, https://oshwiki.osha.europa.eu/en/themes/understanding-and-preventing-worker-burnout
- WHO, Burn-out an “occupational phenomenon”: International Classification of Diseases, https://www.who.int/news/item/28-05-2019-burn-out-an-occupational-phenomenon-international-classification-of-diseases
Korian Redazione
L’attività redazionale di Korian si basa su un approccio rigoroso e responsabile alla divulgazione scientifica, con l’obiettivo di offrire contenuti che siano clinicamente accurati e accessibili. Grazie al supporto di un pool di esperti, tra cui medici, biologi e professionisti del settore, specializzati in comunicazione medica, sviluppiamo testi che riflettono l’attualità delle conoscenze scientifiche…Leggi di più