Noduli alla tiroide

Quando preoccuparsi per i noduli alla tiroide? Una corretta diagnosi con gli approfondimenti necessari a caratterizzarli è fondamentale per indirizzare il trattamento
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
18 Aprile 2025

    I noduli alla tiroide sono formazioni che si sviluppano nella ghiandola tiroidea: possono essere solidi oppure pieni di liquido e, nella maggioranza dei casi, sono benigni e asintomatici. Infatti, spesso vengono scoperti per caso, nel corso di esami eseguiti per altre ragioni. Possono però anche essere una causa o un segno di disturbi alla tiroide, come l’ipertiroidismo e l’ipotiroidismo e, in casi più rari, possono essere maligni: più precisamente, si stima che possano rappresentare un tumore alla tiroide nel 4-6% dei casi circa.

    La tiroide è un piccolo organo dalla forma a farfalla, situato nel collo. È una ghiandola esocrina: su stimolo dell’ipofisi, un organo localizzato nel cervello, produce infatti due ormoni (la tiroxina o T4 e la triiodotironina o T3) che hanno un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo basale. Eventuali alterazioni della produzione ormonale della tiroide hanno ripercussioni su tutto l’organismo. Tuttavia, la formazione di noduli è frequentemente senza conseguenze.

    Dal punto di vista strutturale, i noduli alla tiroide possono essere:

    • singoli (un solo nodulo);
    • multipli (quando è presente più di un nodulo);
    • cistici (se pieni di liquido);
    • solidi.

    Grazie alla diffusione delle tecniche di imaging, che permettono di raccogliere immagini dell’interno dell’organismo, la loro identificazione è sempre più frequente: oggi si stima possano essere presenti fino a oltre il 70% della popolazione adulta (sono molto più rari nei bambini). Inoltre, sono più comuni nelle donne che negli uomini.

    noduli alla tiroide

    Quali sono le cause dei noduli alla tiroide?

    Non sempre le cause dei noduli alla tiroide sono note. Tuttavia, sono noti diversi fattori di rischio che possono aumentare la probabilità che si sviluppino. 

     

    Alcuni fattori di rischio noti per i noduli alla tiroide

    • Esposizione a radiazioni ionizzanti. Aver ricevuto una radioterapia che ha coinvolto la tiroide (per esempio al collo o alla testa) per il trattamento tumorale può aumentare la probabilità che si sviluppino noduli, benigni o maligni, alla ghiandola. Questo perché la tiroide è molto sensibile alle radiazioni. Può sembrare un paradosso che una terapia contro un tumore possa aumentare il rischio di svilupparne uno secondario (anche se i noduli non sono necessariamente maligni), ma in realtà si accetta un rischio ritardato e noto (dunque controllabile) per trattare un tumore già presente e potenzialmente letale in tempi più rapidi.
    • Storia familiare di noduli alla tiroide o tumore tiroideo.
    • Età e sesso. I noduli alla tiroide sono rari nei bambini, sebbene possano svilupparsi anche nell’infanzia. In linea di massima, la probabilità che si sviluppino aumenta con l’età. Inoltre, le donne presentano noduli alla tiroide con una frequenza significativamente maggiore rispetto agli uomini.
    • Carenza di iodio. Lo iodio è un elemento essenziale per la produzione di ormoni tiroidei (i numeri nelle sigle usati per designarli, T3 e T4, indicano proprio il numero di atomi di iodio presenti al loro interno). Se la quantità di iodio assunta con la dieta non è sufficiente alla produzione di ormoni tiroidei, si innesca una risposta compensatoria nella quale l’ipofisi stimola la tiroide a lavorare di più, nel tentativo di ripristinare l’adeguata quantità di ormoni. Prolungato nel tempo, questo stimolo porta a una proliferazione di cellule tiroidee che può causare sia l’iperplasia della ghiandola (gozzo) sia la formazione di noduli. Vale la pena precisare, comunque, che la carenza di iodio è piuttosto rara nei Paesi occidentali, soprattutto grazie all’uso di sale iodato.
    • Carenza di ferro. La carenza di ferro (e la conseguente anemia) è molto diffusa a livello globale, ma anche questo elemento ha un ruolo nel funzionamento della tiroide, sebbene meno diretto rispetto a quello dello iodio. Questa condizione è stata associata a disfunzioni della tiroide ed è un fattore di rischio anche per lo sviluppo di noduli alla ghiandola.
    • Fibromi uterini. Sono tumori benigni, piuttosto comuni, che si sviluppano nell’utero: gli studi hanno evidenziato come le donne con fibromi uterini siano a maggior rischio anche di problemi alla tiroide, in particolare per quanto riguarda l’iperplasia della ghiandola e la formazione di noduli, secondo un meccanismo non del tutto noto che coinvolge anche gli estrogeni.
    • Aumentati livelli di fattore di crescita insulino-simile-1. Il fattore di crescita insulino-simile (Insulin-like Growth Factor-1, IGF-1) o somatomedina è un ormone che, oltre a essere fondamentale per la crescita durante l’infanzia, promuove la produzione di costituenti essenziali per le cellule anche negli adulti. Gli studi suggeriscono che possa essere coinvolto anche nello sviluppo di alcuni tipi di noduli alla tiroide.
    • Altre condizioni mediche. Obesità e sindrome metabolica sono state associate a un maggior rischio di noduli alla tiroide.

    Quali sono i sintomi dei noduli alla tiroide?

    La maggior parte dei noduli alla tiroide è asintomatica: infatti, spesso queste formazioni sono diagnosticate in modo incidentale, nel corso di esami svolti per altre ragioni. Tuttavia, se vi sono molti noduli o anche un singolo nodulo molto grande, si possono osservare segni e sintomi quali:

    • difficoltà a deglutire;
    • cambiamenti della voce (rari);
    • gozzo, ossia un ingrossamento della tiroide.

    I noduli della tiroide possono essere associati a disfunzioni della ghiandola quali ipo- e ipertiroidismo. Queste due condizioni si riferiscono, rispettivamente, a un’insufficiente e un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei. In questi casi si possono osservare sintomi sistemici, cioè che coinvolgono tutto l’organismo, e molto variabili. In linea di massima, però, l’ipotiroidismo è di solito caratterizzato da aumento di peso (senza cambiamenti di dieta), intolleranza al freddo, bradicardia; l’ipertiroidismo invece è di solito associato a sintomi quali perdita di peso, intolleranza al caldo e tachicardia/palpitazioni. Vale comunque la pena sottolineare che i noduli alla tiroide (compresi quelli cancerosi) sono più di frequente inattivi e non sono associati ad alterazioni degli ormoni tiroidei.

    I noduli alla tiroide sono nella maggior parte dei casi asintomatici.

    noduli alla tiroide

    Come si arriva alla diagnosi di noduli alla tiroide?

    A volte, se i noduli sono sufficientemente grandi, possono essere rilevati direttamente alla palpazione. Nella maggior parte dei casi, però, sono diagnosticati con test di imaging, in particolare l’ecografia della tiroide (e spesso in modo incidentale, quando l’esame viene eseguito per altre ragioni mediche).

    Sebbene la maggior parte dei noduli alla tiroide sia benigna e non associata a disfunzioni della ghiandola, è importante svolgere ulteriori accertamenti per escludere che vi siano alterazioni di altro tipo. In presenza di noduli alla tiroide possono quindi essere raccomandati:

    • esami del sangue per verificare i livelli di ormoni tiroidei e TSH (l’ormone prodotto dall’ipofisi che stimola la tiroide);
    • ecografia (se non già eseguita) per caratterizzare il nodulo in termini di struttura e dimensioni;
    • agoaspirato (biopsia), una procedura con cui si preleva una piccola quantità di cellule dal nodulo per analizzarle, e che consente di stabilire il rischio di tumore alla tiroide

    Questi esami possono fornire molte informazioni sulle caratteristiche dei noduli. Anche la sola ecografia permette di riconoscere molte caratteristiche che possono indicare la malignità del nodulo: per esempio, un nodulo tiroideo ipoecogeno (cioè che riflette poco gli ultrasuoni) è un possibile segnale di rischio, così come l’aumentata vascolarizzazione.

    Inoltre, in alcuni casi specifici può essere eseguita una scintigrafia per avere informazioni sulla funzionalità della tiroide. Questo esame si basa sulla somministrazione di un tracciante radioattivo e permette di distinguere tra noduli alla tiroide caldi e freddi: i primi sono quelli che assorbono maggiori quantità di tracciante (indice di una maggior produzione ormonale), mentre i secondi ne assorbono poco o nulla e sono considerati a maggior rischio di malignità rispetto ai noduli caldi.

    Come si prevengono i noduli alla tiroide?

    Non esiste una strategia per prevenire con certezza i noduli alla tiroide. Tuttavia, alcuni dei fattori di rischio noti sono modificabili, per cui si può agire su di essi per limitare la probabilità che si sviluppino noduli e, più in generale, tutelare il benessere dell’intero organismo, come mantenere il proprio peso corporeo nella norma e seguire un’alimentazione bilanciata che eviti carenze nutrizionali.

    noduli alla tiroide

    Qual è il trattamento dei noduli alla tiroide?

    Il tipo di trattamento e la necessità stessa di attuarlo dipendono essenzialmente dalle caratteristiche del o dei noduli e dall’eventuale presenza di disfunzioni alla tiroide associate. In molti casi, infatti, se i noduli sono benigni e non causano patologie, è raccomandato solo il monitoraggio regolare, così da verificare in modo tempestivo eventuali cambiamenti che potrebbero rendere necessario un trattamento. In presenza di ipo- o ipertiroidismo, il trattamento è quello relativo a queste due condizioni, rispettivamente basato di norma sulla somministrazione di ormoni tiroidei per sopperire alla loro mancanza e su farmaci che ne limitano invece la produzione.

    In altri casi, e soprattutto se il nodulo è ad alto rischio di malignità, se non è possibile capirne al meglio le caratteristiche senza esaminarlo, o se causa sintomi ostruttivi (come la difficoltà a inghiottire), il trattamento raccomandato è di norma la rimozione chirurgica del nodulo.

    Il trattamento dei noduli alla tiroide dipende dalle caratteristiche del nodulo: in molti casi, se i noduli sono benigni e non causano patologie, la strategia raccomandata è la sorveglianza attiva con controlli regolari.

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