Mastite

Cos’è la mastite? Questa infiammazione del seno è più comune durante l’allattamento, ma può presentarsi anche in altri momenti: scopri di più sui sintomi per riconoscerla, le cause e i rimedi per curarla
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
30 Settembre 2025

    La mastite è un’infiammazione della ghiandola mammaria: in medicina, infatti, i termini con suffisso -ite indicano di solito una condizione infiammatoria. È più comune nelle donne che stanno allattando (mastite puerperale) ma, sebbene di rado, può presentarsi anche negli uomini e al di fuori dell’allattamento (mastite non puerperale): le due condizioni, pur dando sintomi simili, presentano rischi differenti e richiedono una diversa gestione della malattia.

    La mastite può essere di origine infettiva (soprattutto batterica) o non infettiva, legata a un ristagno del latte o traumi al seno; di solito, inoltre, interessa un solo seno, ma può presentarsi anche come bilaterale. Pur non essendo una condizione pericolosa, può causare una riduzione della produzione di latte e dare origine a un ascesso mammario, una complicanza che interessa fino all’11% delle donne con mastite puerperale: pertanto richiede una diagnosi corretta e un trattamento adeguato.

    Quali sono le cause della mastite?

    Il seno è costituito da una complessa struttura di tessuti che comprende ghiandole, dotti, tessuto adiposo e connettivo, oltre a una ricca rete di vasi sanguigni e linfatici. La parte funzionale principale è rappresentata dalla ghiandola mammaria, formata da lobuli che producono il latte e da dotti galattofori che lo convogliano verso il capezzolo. Intorno a queste strutture si trova il tessuto adiposo, che conferisce forma e volume alla mammella, mentre il tessuto connettivo fornisce sostegno. Questa organizzazione permette al seno di svolgere la sua funzione principale, cioè la produzione e la secrezione del latte durante l’allattamento. 

    Ricordare l’anatomia del seno è importante per capire le cause della mastite, per le quali va fatta però una distinzione tra la mastite puerperale e quella non puerperale.

    La mastite puerperale è di solito dovuta a un ristagno del latte, che si verifica per esempio a causa di traumi al capezzolo, problemi della lattazione, produzione eccessiva di latte, uso di protezioni del capezzolo o ancora se il neonato salta i pasti. In questo contesto, altri fattori possono concorrere allo sviluppo dell’infiammazione: tra questi, una disbiosi del microbiota del seno, cioè della popolazione di microrganismi che lo popolano e che, in condizioni fisiologiche, sono tra loro in equilibrio. Quando questo equilibrio risulta alterato, però, alcune popolazioni batteriche possono proliferare in modo eccessivo, causando un’infezione. Inoltre, la presenza di lesioni al capezzolo può rappresentare una via di accesso per patogeni esterni, sebbene questa non sia sempre e solo la causa della mastite.


    La mastite non puerperale, molto più rara, è distinta in due forme:

    • mastite periduttale, caratterizzata da infiammazione soprattutto nell’area del capezzolo e che spesso porta alla formazione di ascessi;
    • mastite granulomatosa idiopatica, una forma rara caratterizzata dalla formazione di granulomi (piccoli ammassi di cellule, soprattutto macrofagi del sistema immunitario) tra i lobuli del seno.

    Di nessuna di queste due forme di mastite è chiara l’eziologia precisa. È noto, tuttavia, che il fumo rappresenta un significativo fattore di rischio per la mastite periduttale, cui probabilmente contribuiscono anche fattori come l’obesità e i disturbi ormonali. Per quanto riguarda la mastite granulomatosa idiopatica, i fattori di rischio sono meno noti, ma un’ipotesi è che la condizione insorga a causa di una risposta infiammatoria dovuta a danni dell’epitelio dei dotti; anche in questo caso potrebbero essere coinvolti una stasi del latte (circa la metà delle pazienti con questa condizione ha allattato nei cinque anni precedenti la diagnosi) e un’infezione batterica; secondo alcuni studi, la causa della patologia potrebbe risiedere anche in meccanismi autoimmuni.

    Quali sono i sintomi della mastite?

    La mastite, sia nelle forme puerperali sia in quelle non puerperali, si presenta di norma con dolore e arrossamento del seno, che appare anche gonfio e caldo al tatto. Le forme puerperali possono presentarsi anche con sintomi sistemici, come febbre e tachicardia, se è presente un’infezione e, di solito, si sviluppano nei primi tre mesi di allattamento. In linea generale, si può comunque continuare ad allattare e anzi questa pratica nella maggior parte dei casi è raccomandata: anche in presenza di ascesso, infatti, è molto basso il rischio di trasmettere un’infezione al neonato, perché il latte materno è ricco di anticorpi e altre molecole protettive, e non è necessariamente contaminato.

    Nella mastite non puerperale possono invece presentarsi noduli e secrezioni al capezzolo.

    I sintomi principali della mastite sono rappresentati da dolore e arrossamento del seno, che può apparire anche gonfio e caldo al tatto.

     

    Come si arriva alla diagnosi di mastite?

    La diagnosi di mastite puerperale si basa di norma sull’esame clinico del seno, preceduto dalla raccolta dei sintomi da parte del/la medico/a. Se, inoltre, si sospetta la presenza di un ascesso, possono essere raccomandati esami del sangue e di imaging (in particolare l’ecografia) per una miglior valutazione, eventualmente uniti a un esame colturale per dirigere al meglio le indicazioni terapeutiche.

    Le forme non puerperali di mastite richiedono di solito, oltre alla visita e all’esame del seno, anche esami di imaging. Anche in questo caso, di solito la prima scelta è l’ecografia ma può essere raccomandata anche una risonanza magnetica per una valutazione più approfondita. In questi casi, inoltre, è importante una biopsia, cioè il prelievo di un campione di tessuto mammario.

    Come si previene la mastite?

    La mastite non è interamente prevenibile. Tuttavia, per le donne in allattamento, una strategia importante è quella di tirare solo il latte necessario per il neonato, così da non favorirne una sovraproduzione (in passato, al contrario, si suggeriva di tirare il latte il più possibile per evitarne la stasi).

    Per quanto riguarda la mastite non puerperale, l’unico fattore di rischio noto su cui è possibile agire è il fumo, ricordando che comunque non fumare è un modo prezioso per tutelare la salute dell’intero organismo.

    MASTITE

    Qual è il trattamento della mastite?

    La cura della mastite dipende dal tipo specifico di patologia, ma in linea generale ha l’obiettivo di ridurre i sintomi e ridurre l’infiammazione. 

    La mastite puerperale si risolve in molti casi spontaneamente, per cui la terapia è di supporto e si basa sul riposo, un’idratazione adeguata ed eventualmente l’uso di ghiaccio o antinfiammatori per ridurre il dolore. Può inoltre essere raccomandato un drenaggio linfatico, una tecnica di massaggio molto delicata che ha lo scopo di favorire il deflusso della linfa dai tessuti infiammati della mammella per ridurre l’edema e il dolore. Se presente un’infezione possono inoltre essere raccomandati antibiotici compatibili con l’allattamento. Per quanto riguarda quest’ultimo, non è di norma raccomandata l’interruzione: anche se doloroso, continuare a tirare il latte è infatti importante per favorirne il drenaggio ed evitare una stasi che possa peggiorare l’infiammazione (senza comunque esagerare, così da non stimolare la sovraproduzione).

    Le forme di mastite non puerperale sono di solito più complesse da trattare. Di solito, per la mastite periduttale l’intervento chirurgico, con l’irrigazione o la rimozione dei dotti coinvolti, è la prima linea di intervento; può inoltre essere associata una terapia antibiotica in presenza di infezione, ed è sempre importante l’eliminazione del fumo per migliorare la prognosi. 

    Per quanto riguarda la mastite granulomatosa idiopatica, il trattamento dipende da vari fattori. In alcuni casi è raccomandata la sola attesa (con somministrazione di antinfiammatori non steroidei per ridurre il dolore), perché la condizione può risolversi spontaneamente; in altri possono essere necessari corticosteroidi, anche tramite infiltrazioni, o eventualmente immunosoppressori per ridurre l’infiammazione. Infine, per i casi più persistenti e gravi può essere necessario l’intervento chirurgico, con l’escissione delle aree interessate.

     Il trattamento della mastite dipende dalla tipologia: nelle forme puerperali è di norma di supporto, eventualmente con somministrazione di antibiotici, mentre va valutato caso per caso nelle forme non puerperali.

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