Ipertensione
Per capire come si definisce l’ipertensione bisogna avere chiaro come si valuta la pressione sanguigna. Il cuore funziona come una pompa: le contrazioni dell’organo imprimono una pressione sul sangue, la pressione arteriosa appunto, che gli consente di raggiungere tutti i distretti dell’organismo. Il valore della pressione arteriosa varia normalmente in base alle attività che si svolgono, aumentando per esempio se si compie uno sforzo e diminuendo nei momenti di riposo. Quando si misura la pressione arteriosa (calcolata in millimetri di mercurio, in sigla mmHg), si registrano due diversi valori:
- pressione sistolica (spesso nota come “massima”), quando il cuore, contraendosi, pompa il sangue nelle arterie;
- pressione diastolica (spesso nota come “minima”), quando, tra una contrazione e la successiva, il cuore si rilassa e si riempie di nuovo di sangue.
In condizioni fisiologiche, la pressione sistolica è inferiore a 120 mmHg e la diastolica meno di 80 mmHg (indicati come 120/80 mmHg). Si parla invece di ipertensione arteriosa quando la pressione sistolica è 140 mmHg e/o la diastolica è di 90 mmHg (140/90 mmHg); i valori di riferimento vengono comunque periodicamente rivisti e aggiornati dagli specialisti.
L’ipertensione arteriosa è la condizione nella quale la pressione del sangue nelle arterie è troppo alta. Rappresenta un problema comune (l’Organizzazione mondiale della sanità stima interessi quasi 1,30 miliardi di adulti in tutto il mondo) che, se non trattato, può avere conseguenze molto gravi. L’ipertensione può infatti portare a ictus, infarto, insufficienza renale e cardiaca, perdita della vista, disfunzione erettile.
Quali sono le cause dell’ipertensione?
Le cause dell’ipertensione sono riconoscibili solo in una minoranza dei casi (il 5-10%) e risultano riconducibili ad altre malattie (come l’insufficienza renale o la sindrome di Cushing) o all’assunzione di farmaci quali per esempio gli antinfiammatori non steroidei (FANS) e i contraccettivi ormonali. In questi casi, si parla di ipertensione secondaria.
Nella grande maggioranza dei casi, però, l’ipertensione non ha una causa evidente e si parla di ipertensione essenziale o primaria.
Anche in assenza di cause evidenti, sono molti i fattori di rischio noti per aumentare la probabilità di sviluppare ipertensione.
I principali fattori di rischio per l’ipertensione arteriosa
- Età: il rischio di sviluppare ipertensione aumenta con l’invecchiamento, perché con l’avanzare dell’età le arterie tendono a perdere parte della loro elasticità (condizione che, in particolari contesti, diventa una vera e propria malattia, l’arteriosclerosi). Sebbene l’ipertensione sia più comune negli adulti, può presentarsi ed è anzi in aumento anche nell’età infantile, perché sta aumentando tra i bambini la presenza di fattori di rischio come l’obesità.
- Familiarità: l’ipertensione origina da una complessa interazione tra fattori genetici e ambientali; ai primi si deve un maggior rischio di sviluppare la pressione alta se si hanno parenti che ne soffrono.
- Gravidanza: in gravidanza si può presentare l’ipertensione gestazionale, che pone rischi gravi sia per la madre (preeclampsia ed eclampsia, distacco della placenta) sia per il neonato (nascita pretermine, basso peso alla nascita).
- Scarsa attività fisica: l’esercizio fisico ha un ruolo importante per la salute del sistema cardiovascolare e contribuisce a mantenere nella norma la pressione arteriosa. Chi non svolge regolarmente attività fisica ha un maggior rischio di sviluppare ipertensione.
- Sovrappeso e obesità: il peso in eccesso richiede un maggior lavoro da parte del cuore e delle arterie, aumentando il rischio di ipertensione.
- Dieta scorretta, in particolare con eccesso di sodio (sale) e colesterolo: il sodio contribuisce ad aumentare la pressione, perché quando il suo livello nell’organismo è alto il corpo trattiene più acqua e aumenta di conseguenza il volume del sangue. Questo porta il cuore a dover pompare con maggior forza, aumentando la pressione sanguigna. Il colesterolo, invece, può accumularsi nelle arterie, restringendone il diametro (aterosclerosi): ciò fa sì che il sangue debba pompare con maggior forza e aumenti quindi la pressione.
- Eccessivo consumo di alcol: il meccanismo con il quale l’alcol promuove lo sviluppo dell’ipertensione non è del tutto chiaro, ma diversi studi evidenziano come possa avere effetto su diversi sistemi che influenzano la pressione sanguigna. Per esempio, è noto che l’alcol agisce sul sistema di regolazione renina-angiotensina-aldosterone, aumentando la produzione di renina, un ormone che determina vasocostrizione (restringe il diametro delle arterie) e aumenta il volume del sangue.
- Fumo di tabacco: il fumo agisce sulla pressione sia determinandone un immediato aumento, sia a lungo termine, perché danneggia le arterie riducendone l’elasticità.
Approfondimenti:
Quali sono i sintomi dell’ipertensione?
L’ipertensione è a volte definita “killer silenzioso”, perché in genere chi ne soffre non ha alcun sintomo. Proprio per questa ragione è consigliato monitorare regolarmente la pressione sanguigna.
I sintomi dell’ipertensione possono diventare evidenti nel caso delle crisi ipertensive, cioè improvvisi aumenti della pressione che raggiunge o supera i 180/120 mmHg. Le crisi ipertensive possono essere accompagnate da sintomi quali grave mal di testa, dolore al petto, visione offuscata, nausea, vomito, mancanza di fiato, difficoltà a parlare. In presenza di questi sintomi si parla di emergenza ipertensiva, una condizione che richiede un trattamento tempestivo perché associata a un danno agli organi (per esempio edema polmonare, ischemia cardiaca, dissezione aortica).
Come si arriva alla diagnosi di ipertensione?
A causa dell’assenza di sintomi, l’ipertensione viene spesso diagnosticata per caso, nell’ambito di controlli medici eseguiti per altre ragioni. Per questo motivo, infatti, è importante monitorare regolarmente la propria pressione sanguigna, così da verificare in modo tempestivo un eventuale aumento.
La diagnosi di ipertensione, così come le indicazioni sulla terapia da seguire, dev’essere formulata da un/a medico/a, che valuta anche la presenza di fattori di rischio e la possibilità di complicanze, che possono dover richiedere ulteriori indagini cliniche. L’esame per misurare la pressione arteriosa si basa su appositi strumenti che possono essere usati anche in casa o in farmacia (anche se, appunto, per la diagnosi è indispensabile il parere medico). Il principio sul quale si basano questi strumenti è di solito quello dello sfigmomanometro, il primo strumento inventato per misurare la pressione umana e tutt’oggi in uso: un manicotto viene posto intorno al braccio e gonfiato, mentre i valori della pressione sono riportati su un dispositivo analogico o elettronico.
La misurazione della pressione è un esame semplice e non invasivo, ma è importante ricordarsi di non fumare, non fare attività fisica e non bere caffè per almeno mezz’ora prima del test; è anche consigliato eseguirlo dopo aver svuotato la vescica e mantenendosi rilassati. È inoltre raccomandato di eseguire due misurazioni a distanza di un minuto l’una dall’altra e, nel caso i due valori siano molto differenti tra loro, eseguirne anche una terza: questo permette di avere un risultato più accurato.
In base ai valori risultanti la pressione arteriosa è classificata dal/la medico/a come:
- ottimale se la sistolica è <120 mmHg e la diastolica <80 mmHg
- normale se la sistolica è 120-129 mmHg e la diastolica 80-84 mmHg
- alta se la sistolica è 130-139 mmHg e/o la diastolica 85-89 mmHg
- ipertensione di grado 1 se la sistolica è 140-159 mmHg e/o la diastolica è 90-99 mmHg
- ipertensione di grado 2 se la sistolica è 160-169 e/o la diastolica 100-109 mmHg
- ipertensione di grado 3 se la sistolica è ≥180 mmHg e/o la diastolica ≥110 mmHg
- ipertensione sistolica isolata se la sistolica è ≥140 e la diastolica ≤90 mmHg
- ipertensione diastolica isolata se la sistolica è <140 e la diastolica ≥90 mmHg

Come si previene l’ipertensione?
La prevenzione dell’ipertensione consiste nell’agire sui fattori di rischio modificabili, cioè quelli legati allo stile di vita. Evitare di fumare, moderare il consumo di alcol, seguire una dieta equilibrata e povera di sodio e colesterolo e fare regolarmente attività fisica, mantenendo il proprio peso nella norma, sono tutte strategie fondamentali per la prevenzione dell’ipertensione.
La gestione dello stress è un altro aspetto importante della prevenzione dell’ipertensione. Lo stress e l’ansia, infatti, sono considerati un fattore di rischio, anche se non è del tutto noto il meccanismo con il quale possano portare all’ipertensione cronica, alla quale possono concorrere anche comportamenti scorretti (come il fumo e l’abuso di alcol) indotti dallo stress stesso.
Imparare a gestire lo stress è quindi importante per prevenire l’ipertensione e altri disturbi o malattie: attività fisica, supporto professionale, meditazione sono alcune delle possibili strategie per riuscirci.
Qual è il trattamento dell’ipertensione?
La prima strategia per il trattamento dell’ipertensione è l’adozione di uno stile di vita sano, che deve essere mantenuto nel tempo ma può consentire, anche senza l’uso di farmaci, di mantenere la pressione a livelli di normalità. In caso di ipertensione è quindi importante smettere di fumare, seguire una dieta equilibrata riducendo l’apporto di sodio e di colesterolo, dimagrire se si è sovrappeso oppure obesi e iniziare a svolgere regolarmente attività fisica.
Se i cambiamenti nello stile di vita non sono sufficienti a risolvere l’ipertensione, o se la pressione è molto alta il/la medico/a consiglierà una terapia farmacologica che, comunque, deve sempre essere accompagnata da uno stile di vita sano per essere efficace. Esistono diversi tipi di farmaci antipertensivi e tra i principali vi sono:
- diuretici, che agiscono aumentando la produzione di urina per diminuire il volume del sangue (e quindi la pressione);
- ACE inibitori e sartani, che agiscono sul sistema renina-angiotensina-aldosterone, implicato nel controllo della pressione, favorendo la vasodilatazione;
- beta-bloccanti, che riducono la forza di contrazione e la frequenza del cuore;
- calcio-antagonisti, che agiscono sui canali del calcio delle cellule di cuore e arterie limitandone la contrazione;
- vasodilatatori ad azione diretta, che agiscono sulle arterie (o sulle arterie e sulle vene) promuovendone il rilassamento.
La scelta del farmaco o della combinazione di farmaci da assumere dipende dalle condizioni del paziente, dalla presenza di eventuali complicanze o altre malattie.
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