Insonnia

Il termine “insonnia” deriva dal latino e significa “mancanza di sonno”: oggi è usato per indicare un disturbo che può avere diverse cause, caratterizzato dalla difficoltà ad addormentarsi, a dormire in modo continuativo o ad avere un sonno di buona qualità. Scopri di più sull’insonnia nell’approfondimento
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
21 Febbraio 2025

    L’insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato da difficoltà ad addormentarsi, oppure a dormire in modo continuativo o ad avere una buona qualità del sonno, perfino se l’ambiente è favorevole. Gli effetti possono essere diversi per tipo e gravità da una persona all’altra e comprendere, per esempio, sonnolenza, irritabilità, difficoltà di memoria e di concentrazione. A lungo termine, può influenzare negativamente la salute generale dell’organismo.

    Il ruolo del sonno non è del tutto chiaro. È chiaro, invece, che ha un ruolo essenziale per il benessere dell’organismo: durante il sonno, il corpo è più attivo di quanto possa sembrare e il cervello riorganizza e cataloga le informazioni e rimuove le proprie sostanze di scarto. Un sonno inadeguato, in termini di tempo e/o qualità, si riflette sul benessere di diversi distretti e apparati dell’organismo: per esempio, è noto che può determinare un aumento degli ormoni che controllano la fame e diminuire la capacità dell’organismo di rispondere all’insulina, aumentando il rischio di sovrappeso, obesità, sindrome metabolica e diabete. Durante il sonno varia anche l’attività del sistema immunitario, e le persone che non dormono a sufficienza sono a maggior rischio di infezioni; ancora, il sonno ha un ruolo importante nel tutelare la salute del sistema cardiovascolare. Inoltre, un sonno insufficiente è associato a disturbi mentali come la depressione e i disturbi d’ansia e, secondo alcuni studi, può avere un ruolo nello sviluppo di patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer

    Si distinguono due tipi d’insonnia, quella a breve termine e quella cronica. Quest’ultima è definita come un’insonnia che si presenta tre o più volte a settimana per un periodo superiore alle tre settimane. In generale, l’insonnia è un disturbo comune che, sebbene possa interessare ogni persona, si presenta più frequentemente nelle donne e nelle persone anziane.

    Quali sono le cause dell’insonnia?

    L’insonnia può avere molte cause differenti e non è sempre possibile determinare il fattore specifico da cui origina: si tratta infatti di un disturbo complesso nel quale entrano in gioco diversi fattori genetici, ambientali, psicologici e comportamentali

    In linea generale, è possibile indicarne alcuni che possono contribuire al rischio d’insonnia, ma è bene precisare che l’elenco non è esaustivo.

    Fattori che possono contribuire al rischio d’insonnia

    • Genetica. A volte l’insonnia tende a presentarsi nei membri della stessa famiglia. Gli studi hanno in effetti identificato geni, coinvolti, per esempio, nel controllo dell’attività neuronale, che possono avere un ruolo nei disturbi del sonno, e ne stanno approfondendo i meccanismi di funzionamento.
    • Stile di vita. Diverse abitudini possono influenzare il sonno, contribuendo ad aumentare (o viceversa ridurre) il rischio d’insonnia. In particolare, cambiamenti della routine che influenzano l’ora cui si va a dormire e/o ci si alza (jet lag, turni lavorativi, eccetera), l’uso di caffeina, nicotina e sostanze d’abuso, guardare schermi luminosi (televisione, smartphone, eccetera) prima di dormire sono tutti elementi che possono aumentare il rischio d’insonnia. Il ruolo dei “pisolini”, brevi periodi di sonno durante la giornata, dipende molto dalla loro durata e dall’ora in cui li si fa: in linea generale, pisolini troppo lunghi o troppo tardi nella giornata sembrano determinare un maggior rischio d’insonnia.
    • Stress. È comune che periodi di stress e preoccupazioni causino insonnia.
    • Altre condizioni. Varie condizioni patologiche possono causare insonnia: è il caso, solo per fare alcuni esempi, di infezioni e traumi, reflusso gastro-esofageo, dolore cronico. L’insonnia può anche essere associata ad altri disturbi del sonno, come le apnee notturne. Inoltre, è importante ricordare che l’insonnia è spesso associata a disturbi mentali quali la depressione e i disturbi d’ansia. Anche condizioni non patologiche, infine, possono determinare insonnia: è il caso della gravidanza, durante la quale molte donne hanno difficoltà a dormire, soprattutto alla fine del terzo trimestre di gestazione.

    L’insonnia è un disturbo complesso nel quale entrano in gioco diversi fattori genetici, ambientali, psicologici e comportamentali.

    Quali sono i sintomi dell’insonnia?

    I sintomi caratteristici dell’insonnia sono quelli che riguardano la difficoltà a dormire. Più precisamente, le caratteristiche dell’insonnia sono una o più delle seguenti:

    • difficoltà ad addormentarsi;
    • difficoltà a mantenere il sonno, cioè risvegli durante la notte senza che si riesca poi a riaddormentarsi (è il sintomo più comune);
    • risveglio precoce;
    • scarsa qualità del sonno, che determina stanchezza fin dal risveglio.

    Questi sintomi si presentano senza che vi siano cause ambientali (come la presenza di rumori) o fattori di stress (come appuntamenti di lavoro) che li provocano.  

    Oltre a quelli strettamente associati al sonno, l’insonnia può determinare una serie di sintomi che si presentano durante la giornata e che sono conseguenti alla carenza del sonno stesso. In particolare, possono presentarsi stanchezza, difficoltà di memoria, concentrazione e ragionamento, rallentamento delle reazioni, disturbi dell’umore come ansia e irritabilità.

    È importante ricordare che, nel lungo termine, la carenza di sonno si ripercuote negativamente su tutto l’organismo. Infatti, oltre a poter essere pericolosa in situazioni che richiedono attenzione e vigilanza (per esempio guidare), aumenta il rischio di malattie e condizioni patologiche quali per esempio ipertensione, disturbi cardiovascolari come l’infarto cardiaco, diabete e obesità, nonché disturbi mentali come ansia e depressione.

    Come si arriva alla diagnosi di insonnia?

    La diagnosi di insonnia può richiedere la combinazione di diverse metodologie, che comprendono anche eventuali esami per indagare la presenza di condizioni che causano (o favoriscono) il disturbo. Comunque, uno degli aspetti alla base della diagnosi di insonnia è la raccolta di informazioni sul paziente: queste comprendono non solo i sintomi ma anche l’anamnesi, la storia familiare e, soprattutto, le abitudini relative al sonno (per esempio quanto a lungo si dorme, se si va a dormire e ci si sveglia a orari regolari, se si è abituati a guardare televisione o smartphone prima di dormire). Può inoltre essere richiesto di tenere un “diario del sonno” che aiuta a valutare i problemi riferiti e le abitudini del paziente: per esempio, richiede di indicare la quantità di tè, caffè e bevande alcoliche assunte, l’ora in cui si è andati a dormire e in cui ci si è alzati, il numero di volte in cui ci si è svegliati durante la notte, eccetera.  

    È bene precisare che non sono disponibili esami che consentano una diagnosi diretta e inequivocabile di insonnia. Tuttavia, alcuni test permettono di indagare il sonno del paziente e individuare eventuali condizioni che possono causare sintomi simili (per esempio, le apnee notturne o la narcolessia): è il caso della polisonnografia, che monitora parametri quali la respirazione, i movimenti oculari, l’attività cerebrale e così via; del test multiplo di latenza del sonno (Multiple Sleep Latency Test, MSLT), che valuta la propensione al sonno durante il giorno; o dell’actigrafia, che registra anche alcune caratteristiche dell’ambiente in cui si dorme.

    Non sono disponibili esami che consentano una diagnosi diretta e inequivocabile di insonnia.

    Come si previene l’insonnia?

    Poiché le cause dell’insonnia non sono sempre pienamente comprese, né i fattori di rischio sono sempre modificabili, non è possibile prevenire l’insonnia. Tuttavia, alcune strategie possono favorire un buon sonno: 

    • andare a dormire e svegliarsi a orari regolari, cercando di mantenere la routine anche nei periodi di vacanza e nei fine settimana;
    • evitare i pisolini nel tardo pomeriggio e la sera;
    • non guardare schermi luminosi, per esempio smartphone o televisione, prima di dormire;
    • limitare la quantità di caffeina, alcolici e nicotina, soprattutto prima di dormire;
    • praticare regolarmente attività fisica.

    È importante evidenziare in questo contesto che ogni persona è differente, anche per la quantità di sonno richiesto. Quest’ultima, inoltre, varia in base all’età: di solito, infatti, i bambini hanno bisogno di molte ore di sonno in più rispetto agli adulti. Per questi ultimi, le ore di sonno raccomandate sono tra le 7 e le 9. Anche gli orari più idonei al sonno possono variare tra una persona e l’altra: per alcune è naturale andare a letto presto e alzarsi presto, mentre per altre può essere più naturale andare a letto tardi e alzarsi di conseguenza.

    Qual è il trattamento dell’insonnia?

    Ci sono diverse strategie per la cura dell’insonnia, raggruppabili in:

    • cambiamenti delle abitudini relative al sonno (si parla anche di igiene del sonno);
    • psicoterapia;
    • terapia farmacologica.

    Modificare le abitudini relative al sonno è un primo approccio importante per mitigare l’insonnia. In questo contesto sono importanti strategie quali trovare gli orari più idonei per andare e dormire e alzarsi e rispettarli con regolarità, assicurandosi che garantiscano una quantità di sonno sufficiente; evitare gli schermi luminosi prima di andare a dormire; limitare le bevande, soprattutto quelle alcoliche o contenenti caffeina (come tè e caffè), prima di andare a dormire, e svolgere regolarmente attività fisica. Per favorire una buona qualità del sonno e limitare il rischio di risvegli notturni, è di solito anche sconsigliato bere prima di coricarsi e andare a dormire subito dopo pasti pesanti. Può anche essere raccomandato di evitare i pisolini durante il giorno; questi sono sconsigliati soprattutto nel tardo pomeriggio e la sera. Può essere utile, invece, trovare strategie che aiutino a gestire l’ansia e lo stress: anche solo fare un bagno caldo o leggere un libro può favorire il rilassamento prima di dormire. Pratiche come la meditazione sembrano altresì essere di beneficio nel trattamento dell’insonnia; alcuni studi stanno indagando anche la possibile efficacia dell’agopuntura.

    In alcuni casi può essere raccomandato un percorso di psicoterapia: in particolare, la terapia cognitivo-comportamentale può aiutare a gestire sia le abitudini sia le emozioni che disturbano il sonno.

    Infine, in alcuni casi possono essere raccomandati farmaci che favoriscono il sonno, come ipnotici e sedativi, oppure melatonina (un ormone che agisce nella regolazione del ciclo sonno-veglia). È importante evidenziare che questi farmaci possono avere diversi effetti collaterali, causare assuefazione e interferire con altri medicinali assunti dal paziente; inoltre, anche se possono permettere di addormentarsi più velocemente e non risvegliarsi durante la notte, possono avere un’influenza negativa sulla qualità del sonno, che è importante quanto la sua quantità. Per tutte queste ragioni, è fondamentale assumerli sotto stretto controllo medico.

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