Gozzo tiroideo

Il gozzo tiroideo indica un aumento del volume della tiroide, che può essere di natura fisiologica o patologica. Approfondisci nell’articolo sintomi, cause e come si cura
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
20 Novembre 2025

    Il termine “gozzo tiroideo” indica genericamente un aumento anomalo del volume della tiroide, una ghiandola endocrina a forma di farfalla situata nella parte anteriore e inferiore del collo. La sua funzione principale è quella di produrre gli ormoni tiroidei, i due più importanti dei quali sono la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3). La loro sintesi è regolata dall’ormone tireostimolante (TSH), prodotto dall’ipofisi, una struttura situata nel cervello. Una volta rilasciati nel sangue, gli ormoni tiroidei controllano numerose funzioni dell’organismo, tra cui il metabolismo, la temperatura corporea, il funzionamento del cervello, del cuore, dei muscoli e di altri organi, oltre a essere fondamentali per la crescita durante l’infanzia.

    La presenza di un gozzo non implica necessariamente un’alterazione della funzionalità tiroidea, ma indica che è in atto un processo che provoca l’aumento di volume della ghiandola: un gozzo può svilupparsi in una tiroide che produce troppi ormoni (ipertiroidismo), troppo pochi ormoni (ipotiroidismo) oppure una quantità normale di ormoni (eutiroidismo).

    La tiroide tende a ingrossarsi verso la parte anteriore del collo, poiché l’espansione non è ostacolata dai muscoli cervicali anteriori, dal tessuto sottocutaneo o dalla pelle; in questo caso si parla di gozzo cervicale. Quando l’ingrandimento della ghiandola si estende verso il basso oltre l’apertura toracica superiore, si parla di gozzo tiroideo interno o retrosternale.

    Il gozzo può manifestarsi come un ingrossamento uniforme della tiroide (gozzo diffuso) oppure come una crescita irregolare, dovuta alla formazione di uno o più noduli all’interno della ghiandola stessa (gozzo nodulare o multinodulare).

    La presenza di un gozzo non implica necessariamente un’alterazione della funzionalità tiroidea, ma un aumento anomalo del volume della ghiandola.

    Quali sono le cause del gozzo tiroideo?

    Le cause del gozzo tiroideo possono essere diverse e possono essere fisiologiche o patologiche.

    Cause fisiologiche

    Le principali cause fisiologiche di gozzo sono la pubertà, la gravidanza e la menopausa, periodi in cui la funzione della tiroide può essere più sollecitata per effetto delle variazioni ormonali. In particolare, durante la gravidanza, l’ormone gonadotropina corionica umana (hCG) può stimolare la tiroide, provocando talvolta un piccolo gozzo transitorio.

    Cause patologiche

    Tra le cause patologiche di gozzo tiroideo rientrano:

    • carenza di iodio: indispensabile per la produzione degli ormoni tiroidei; a livello mondiale è la causa più comune di gozzo e interessa circa 2,2 miliardi di persone;
    • ipotiroidismo congenito: la ridotta produzione di ormoni tiroidei fin dalla nascita può determinare un aumento compensatorio del volume della ghiandola;
    • tiroidite di Hashimoto: malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca la tiroide, provocando infiammazione e ipotiroidismo; in risposta, l’ipofisi produce più TSH, che stimola ulteriormente la tiroide e ne causa l’ingrossamento;
    • malattia di Graves: malattia autoimmune in cui vengono prodotte immunoglobuline stimolanti la tiroide, che inducono una produzione eccessiva di ormoni tiroidei, e quindi ipertiroidismo, e aumento del volume tiroideo;
    • disturbi infiammatori della tiroide: le tiroiditi possono causare un aumento del volume tiroideo; in questi casi il “gozzo” è un segno clinico della patologia infiammatoria, non una malattia a sé stante; possono essere silenti, da radiazioni o da farmaci, subacute, acute, derivanti da infezioni batteriche o virali oppure manifestarsi dopo il parto;
    • noduli tiroidei: accumuli di cellule che formano uno o più noduli; le cause non sono completamente note, ma possono essere legate a fattori genetici, ambientali, dietetici o ormonali; la maggior parte dei noduli è benigna;
    • malattie granulomatose o infiltrative: come la sarcoidosi e l’amiloidosi, possono coinvolgere anche la tiroide;
    • tumori maligni della tiroide;
    • adenomi ipofisari secernenti TSH: tumori dell’ipofisi che producono quantità eccessive di TSH, con conseguente stimolazione della tiroide e sviluppo del gozzo.

    Quali sono i fattori di rischio del gozzo tiroideo?

    I principali fattori di rischio del gozzo tiroideo includono:

    • carenza di iodio nella dieta;
    • sesso femminile: le donne risultano circa quattro volte più predisposte rispetto agli uomini;
    • età: è più frequente dopo i 40 anni;
    • familiarità e predisposizione genetica;
    • farmaci: alcuni trattamenti, come l’amiodarone (antiaritmico) o il litio (stabilizzatore dell’umore), possono aumentare il rischio di gozzo;
    • esposizione a radiazioni: aver ricevuto radioterapia nella zona del collo o del torace può incrementare la probabilità di sviluppare un gozzo;
    • obesità, insulino-resistenza e sindrome metabolica: possono contribuire all’aumento dell’incidenza del gozzo.
    gozzo tiroideo

    Quali sono i sintomi del gozzo tiroideo?

    La maggior parte delle persone con gozzo tiroideo non presenta sintomi evidenti, se non un rigonfiamento alla base del collo. Tuttavia, i disturbi possono variare a seconda della funzione tiroidea, della velocità di crescita e delle dimensioni del gozzo.

    Quando il gozzo è associato a ipotiroidismo possono comparire sintomi quali stanchezza, eccessiva sensibilità al freddo, sonnolenza, pelle secca, stitichezza, debolezza muscolare, aumento di peso e difficoltà di concentrazione o di memoria.

    Nel caso di ipertiroidismo i sintomi possono comprendere perdita di peso, battito cardiaco accelerato, intolleranza al caldo, sudorazione abbondante, tremori, irritabilità, nervosismo, debolezza muscolare, aumento della frequenza delle evacuazioni, irregolarità mestruali, insonnia, pressione alta e aumento dell’appetito. Nei bambini, l’ipertiroidismo può manifestarsi anche con una crescita accelerata, cambiamenti del comportamento e sviluppo osseo più rapido rispetto all’età.

    Quando le dimensioni o la posizione del gozzo arrivano a comprimere la trachea o l’esofago (gozzo di tipo ostruttivo), causano sintomi quali: difficoltà a deglutire (disfagia), respiro affannoso durante lo sforzo (dispnea), tosse, raucedine e russamento.

    Come si arriva alla diagnosi di gozzo tiroideo?

    La diagnosi di gozzo viene solitamente posta durante la visita medica con il/la medico/a di medicina generale, quando si osserva un ingrossamento visibile o palpabile della tiroide; successivamente l’endocrinologo/a effettua la diagnosi differenziale e gestisce la terapia medica e il monitoraggio ormonale.

    Inizialmente si esegue la raccolta anamnestica, durante la quale si acquisiscono informazioni su precedenti personali o familiari di malattie tiroidee, eventuale provenienza da aree endemiche per gozzo o con carenza di iodio, uso di farmaci o esposizione a radiazioni nella regione cervicale, sintomatologia riferita.

    L’esame obiettivo della tiroide inizia con l’ispezione del collo mentre la persona deglutisce; un’asimmetria o un ingrossamento possono essere evidenti già a questo stadio. Segue la palpazione mediante la quale il/la medico/a può rilevare un aumento di volume della tiroide, la presenza di uno o più noduli, o altre alterazioni. Infine, devono essere valutati anche i linfonodi cervicali e l’eventuale presenza di altre masse del collo.

    Successivamente si eseguono gli esami della funzione tiroidea per comprendere la causa del gozzo. Tra gli esami ci sono:

    • dosaggi ormonali nel sangue: l’ormone TSH è il primo parametro da valutare e, insieme agli ormoni T3 e T4, consente di stabilire se il gozzo sia associato a un aumento o a una riduzione della funzione tiroidea;
    • ricerca degli anticorpi anti-tireoglobulina e anti-tireoperossidasi: per identificare eventuali malattie autoimmuni come la tiroidite di Hashimoto o la malattia di Graves.

    Altri esami utili per completare la diagnosi del gozzo includono:

    • ecografia tiroidea: per valutare le dimensioni e le struttura della ghiandola e la presenza di noduli;
    • test di captazione dello iodio radioattivo: talvolta l’esame è associato a una scintigrafia tiroidea; consente di valutare quanto iodio la tiroide riesce ad assorbire dal sangue e con quale rapidità al fine di valutare la funzionalità della tiroide;
    • agoaspirato del nodulo tiroideo (ecoguidato; biopsia con ago sottile): viene eseguito quando un nodulo appare sospetto; il materiale raccolto viene analizzato per verificare la presenza di cellule tumorali;
    • TC o risonanza magnetica: esami riservati ai casi in cui il gozzo provochi sintomi compressivi, come deviazione tracheale o estensione retrosternale;

    test di funzionalità respiratoria o studio con pasto baritato: eseguiti in presenza rispettivamente di dispnea o disfagia, per valutare la compressione su trachea ed esofago.

    Come si previene il gozzo tiroideo?

    La prevenzione del gozzo tiroideo si basa principalmente su un’adeguata assunzione di iodio, elemento indispensabile per la produzione degli ormoni tiroidei. Il fabbisogno giornaliero raccomandato è di 90-120 µg nei bambini tra i 2 e i 9 anni e di circa 150 µg negli adolescenti (dai 10 anni) e negli adulti.

    Ecco le principali strategie preventive:

    • utilizzare sale iodato: rappresenta il metodo più efficace e raccomandato per prevenire la carenza di iodio;
    • seguire un’alimentazione equilibrata: è importante includere nella dieta alimenti naturalmente ricchi di iodio, come pesce di mare, crostacei, alghe, latte e derivati;
    • garantire un’adeguata assunzione in gravidanza e allattamento: durante queste fasi della vita il fabbisogno di iodio aumenta e deve essere coperto con particolare attenzione;
    • evitare sostanze gozzigene: alcuni farmaci o alimenti possono interferire con la funzione tiroidea;
    • limitare l’esposizione a radiazioni nella regione del collo, se non strettamente necessaria;
    • effettuare controlli periodici soprattutto nelle aree dove il suolo è povero di iodio.

    È comunque fondamentale evitare gli eccessi: un apporto troppo alto di iodio può alterare la funzione tiroidea. Inoltre, superare i 5 g di sale al giorno aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e renali legate all’eccesso di sodio.

    Qual è il trattamento del gozzo tiroideo?

    L’obiettivo del trattamento del gozzo è, in base alle cause sottostanti, ristabilire la normale funzionalità tiroidea e  alleviare i sintomi compressivi. In generale, se il gozzo è di piccole dimensioni e la funzione tiroidea è normale, si adotta un approccio di osservazione con controlli periodici regolari per valutare eventuali modifiche nel tempo. Quando invece è necessario intervenire, il trattamento può essere farmacologico, con iodio radioattivo oppure chirurgico.

    Qualsiasi sia la strategia di trattamento prescelta, è fondamentale un monitoraggio costante per valutare l’efficacia della terapia e mantenere l’equilibrio ormonale nel tempo.

    Cura farmacologica del gozzo tiroideo

    Nel trattamento farmacologico, la scelta dei farmaci dipende dalla funzionalità tiroidea e avviene esclusivamente dietro prescrizione medica.

    In caso di ipotiroidismo, si ricorre alla terapia ormonale sostitutiva con levotiroxina, che sostituisce l’ormone T4 e riduce la secrezione di TSH da parte dell’ipofisi, ristabilendo l’equilibrio ormonale e contribuendo a ridurre il volume del gozzo. In alcuni casi, possono essere prescritti anche analoghi dell’ormone T3.

    In caso di ipertiroidismo, si ricorre a farmaci antitiroidei che inibiscono la sintesi degli ormoni tiroidei; il più utilizzato è il metimazolo, efficace anche nel ridurre le dimensioni della ghiandola.

    Quando il gozzo è accompagnato da un’infiammazione della tiroide, il dolore può essere alleviato con analgesici e farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS); nei casi più gravi, possono essere utilizzati corticosteroidi.

    Terapia con iodio radioattivo

    La terapia con iodio radioattivo (¹³¹I) è indicata principalmente per il trattamento dell’ipertiroidismo e rappresenta un’alternativa per chi non può sottoporsi all’intervento chirurgico o preferisce evitarlo. Il radioiodio viene somministrato per via orale e viene assorbito dalla tiroide, dove distrugge selettivamente le cellule tiroidee, riducendo o eliminando la produzione di ormoni e, di conseguenza, le dimensioni del gozzo. La terapia con radioiodio è controindicata durante la gravidanza, l’allattamento e nelle donne che pianificano una gravidanza entro sei mesi dal trattamento ed è l’opzione di prima scelta per il morbo di Graves e per la malattia nodulare tossica.

    Terapia chirurgica per il gozzo tiroideo

    L’intervento chirurgico, di tipo tradizionale o mininvasivo, può essere eseguito sotto forma di tiroidectomia totale o parziale e rappresenta un trattamento definitivo, indicato in diversi casi tra cui presenza di noduli che causano ipertiroidismo, gozzi voluminosi o ostruttivi, sospetto o conferma di un tumore maligno e iperparatiroidismo primario concomitante.

    Dopo l’intervento chirurgico, può rendersi necessario assumere ormoni tiroidei sostitutivi, a seconda della quantità di tessuto rimosso.

    L’obiettivo del trattamento del gozzo tiroideo è alleviare i sintomi e ripristinare la normale funzione della tiroide.

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