Fibromialgia

La fibromialgia è una malattia cronica e complessa, spesso sotto-diagnosticata: scopri di più sui sintomi, le possibili cause e i trattamenti disponibili
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
23 Maggio 2025

    La fibromialgia o sindrome fibromialgica è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di dolore muscoloscheletrico diffuso e senso di affaticamento, cui si accompagnano altri disturbi sia somatici sia mentali (per esempio disturbi del sonno, della vescica, o ancora digestivi o cognitivo-comportamentali).

    Rappresenta una condizione complessa dalle cause non del tutto chiare, ma nelle quali entrano in gioco fattori sia genetici sia ambientali. Può presentarsi a ogni età (nell’infanzia e nell’adolescenza si parla più propriamente di sindrome fibromialgica giovanile primaria), anche se è di solito diagnosticata nella mezza età. Interessa inoltre entrambi i sessi, ma è molto più comune nelle donne che negli uomini. In Italia, si stima interessi il 2-3% della popolazione ma, poiché la diagnosi può essere difficile e richiedere tempi lunghi, il dato potrebbe rappresentare una sottostima.

    Oggi la fibromialgia non ha una cura risolutiva; un corretto trattamento, basato su un approccio multidisciplinare, può però aiutare a mitigarne i sintomi.  

    Quali sono le cause della fibromialgia?

    Le cause esatte della fibromialgia non sono note. Si ritiene che la condizione insorga da una combinazione di fattori genetici e ambientali: è più comune nelle persone che hanno parenti di primo grado con la stessa condizione, ma non è stato identificato uno specifico gene che porta allo sviluppo della malattia (sebbene gli studi abbiano identificato alcuni geni che potrebbero essere coinvolti). Inoltre, sembra essere più comune in persone che hanno malattie autoimmuni (come l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, la tiroidite di Hashimoto), psichiatriche (come la depressione e i disturbi d’ansia) o che presentano altre malattie croniche come la sindrome dell’intestino irritabile. Ancora, possono contribuire allo sviluppo della fibromialgia infezioni come la malattia di Lyme, nonché stress e traumi fisici ed emotivi.

    In linea generale, le persone con fibromialgia hanno un’aumentata sensibilità al dolore: è considerata un disturbo della regolazione del senso del dolore e una sindrome di sensibilizzazione centrale, cioè che coinvolge il meccanismo di amplificazione del segnale nervoso relativo al dolore nel sistema nervoso centrale. Ciò fa sì che gli stimoli diventino dolorosi a livelli molto più bassi nelle persone con fibromialgia rispetto alla popolazione generale. Inoltre, negli anni gli studi hanno evidenziato come nelle persone con fibromialgia si possano presentare anche alterazioni nei nervi periferici.

    Vari studi suggeriscono che, alla base del danno, potrebbero esservi processi infiammatori, e molte ricerche stanno indagando una possibile causa autoimmune della fibromialgia. Quest’ultima potrebbe essere supportata dalla frequente concomitanza con altre patologie autoimmuni, dalla relazione tra traumi o infezioni e l’insorgenza dei sintomi e dalla maggior frequenza della fibromialgia nelle donne. Inoltre, alcune ricerche hanno evidenziato la presenza di auto-anticorpi in campioni di pazienti con fibromialgia. Tutte queste ipotesi, comunque, sono ancora oggetto di studio.

    Le possibili cause della fibromialgia non sono chiare: la ricerca scientifica le sta attivamente studiando.

    FIBROMIALGIA

    Quali sono i sintomi della fibromialgia? 

    I principali sintomi che caratterizzano la fibromialgia sono il senso di affaticamento e il dolore muscoloscheletrico diffuso. Quest’ultimo può presentarsi in vari modi (per alcune persone è pulsante, per altre bruciante) e può essere inizialmente localizzato in una specifica area del corpo, comunemente rappresentata da spalle e collo, da cui poi si estende. Di solito, il dolore si mantiene in specifiche sedi dette tender points.

    Sebbene dolore e affaticamento (fisico e mentale) siano gli elementi più caratterizzanti della fibromialgia, questa complessa malattia si presenta anche con altri sintomi, variabili da una persona all’altra, che possono comprendere:

    • disturbi del sonno come l’insonnia;
    • disturbi cognitivi (come problemi di memoria o concentrazione);
    • disturbi digestivi (come diarrea o costipazione);
    • disturbi genito-urinari;
    • disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare;
    • sintomi neurologici come l’emicrania.

    I sintomi della fibromialgia possono peggiorare in seguito a trigger, elementi specifici e diversi da una persona all’altra, che possono essere sia emotivi (per esempio lo stress) sia fisici (per esempio i cambiamenti ormonali), sia infine ambientali (per esempio una nuova terapia o un cambiamento della routine quotidiana).

    È importante che la fibromialgia non venga sottovalutata, perché può avere un impatto molto negativo sulla vita di chi ne soffre: può portare a una riduzione dell’attività fisica (con conseguente aumentato rischio di condizioni come la sindrome metabolica), e i disturbi psichiatrici associati aumentano il rischio di suicidio.

    Come si arriva alla diagnosi di fibromialgia?

    La diagnosi di fibromialgia è essenzialmente clinica, perché non vi sono esami strumentali o di laboratorio in grado di indicare con precisione la presenza della malattia. Inoltre, quella della fibromialgia è una diagnosi che spesso richiede tempi lunghi, anche a causa dell’eterogeneità dei sintomi e della necessità di distinguerla da altre condizioni patologiche che possono causarli. Tutti questi elementi fanno anche sì che la fibromialgia sia probabilmente molto sotto-diagnosticata.

    Tuttavia, i criteri diagnostici per la fibromialgia sono oggi condivisi a livello internazionale. Inizialmente, si basavano sulla positività (dolorabilità) alla digitopressione (una leggera pressione con il dito) di almeno 11 su 18 tender points (possiamo linkare articolo https://sanita.korian.it/fibromialgia-i-punti-dolenti-o-tender-points/), i punti di maggior dolorabilità localizzati in specifiche sedi sui due lati del corpo. Tuttavia, questo criterio è stato abbandonato, soprattutto perché non era in grado di cogliere la complessità della patologia nella sua interezza. I criteri diagnostici attualmente in vigore sono stati redatti nel 2019 dalla ACTTION-American Pain Society Pain Taxonomy (AAPT) e si basano su un’analisi in diverse dimensioni; la prima di esse comprende i criteri fondamentali per la diagnosi, ossia:

    • dolore in almeno 6 su 9 sedi corporee;
    • presenza di affaticabilità e/o disturbi del sonno;
    • persistenza dei sintomi per almeno tre mesi.

    A supporto della diagnosi si aggiungono altri elementi come, per esempio, la sensibilità generalizzata dei muscoli e dei tessuti molli, la presenza di disturbi cognitivi, o la rigidità muscolo-scheletrica. È importante evidenziare che la compresenza di altre patologie che possono causare il dolore non esclude la possibilità di una diagnosi di fibromialgia.

    Nel corso del processo diagnostico, il/la medico/a raccomanda vari esami (per esempio del sangue) per escludere altre possibili patologie, oltre a condurre un esame fisico e a raccogliere un’anamnesi accurata. Può, inoltre, raccomandare la compilazione di specifici questionari che aiutano a determinare la gravità della patologia, personalizzare la terapia e monitorare l’andamento nel tempo. 

    Non esistono esami o test specifici che consentano la diagnosi di fibromialgia.

    Come si previene la fibromialgia?

    Purtroppo, non essendo note le cause della fibromialgia, non sono disponibili strategie che consentano di prevenirne lo sviluppo. Per chi ha già ricevuto una diagnosi, è importante seguire il trattamento indicato per mitigare i sintomi della malattia e seguire uno stile di vita sano (basato su una dieta equilibrata, un regolare esercizio fisico, un’adeguata gestione dello stress e un sonno sufficiente per qualità e quantità), anch’esso importante per limitare i sintomi.

    Qual è il trattamento della fibromialgia?

    La fibromialgia è una malattia cronica per la quale non esiste una cura risolutiva. Un corretto trattamento è tuttavia importante per mitigarne i sintomi e migliorare la qualità della vita. Non esiste però un’unica soluzione efficace e l’approccio terapeutico deve essere multidisciplinare. Le strategie usate nel trattamento della fibromialgia comprendono trattamenti farmacologici e non. Le figure professionali coinvolte nel trattamento possono essere il/la medico/a di medicina generale (esperto/a della patologia), il/la reumatologo/a ed eventualmente, nei casi più complessi, gruppi multidisciplinari.

    Strategie per il trattamento della fibromialgia

    • Trattamenti non farmacologici. Comprendono vari approcci.
      • Educazione del paziente alla patologia, importante per imparare a gestirla al meglio (conoscendo i sintomi, cercando di ridurre le riacutizzazioni eccetera); in questo contesto, le associazioni di pazienti possono avere un ruolo importante per il confronto, il supporto e lo scambio di esperienze.
      • Esercizio fisico. È uno degli interventi più importanti per la gestione della fibromialgia, perché aiuta a ridurre il dolore, migliorare la qualità del sonno e alleviare il senso di affaticamento. Il tipo di esercizi deve essere personalizzato e dovrebbe includere attività aerobiche a basso impatto (come il nuoto, la camminata e la bicicletta). Poiché è importante che l’esercizio fisico sia portato avanti con costanza, dovrebbe essere scelto in modo personalizzato, così che sia sostenibile per ogni paziente. Inoltre, è importante sapere che il dolore può inizialmente aumentare quando si inizia l’attività fisica, avendo un effetto alleviato però nel tempo (anzi, l’esercizio aiuta appunto a ridurre il dolore cronico della fibromialgia).
      • Igiene del sonno. Il sonno ha un ruolo importante nel modulare il dolore, la stanchezza e i disturbi cognitivi, oltre in generale per il benessere generale della persona. Per questa ragione, in caso di fibromialgia è importante prestare particolare attenzione all’igiene del sonno, sia seguendo le buone norme generali per evitare l’insonnia (per esempio, evitando di guardare schermi luminosi prima di dormire) sia con un trattamento specifico in caso di disturbi quali le apnee notturne o la sindrome delle gambe senza riposo.
      • Psicoterapia. I diversi approcci psicoterapeutici possono contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone con fibromialgia, e sono particolarmente preziose in presenza di depressione o disturbi d’ansia. La terapia cognitivo-comportamentale, in particolare, si è dimostrata in grado di ridurre il dolore e i disturbi del sonno e mentali. 
    • Trattamenti farmacologici. Alle terapie non farmacologiche possono essere affiancati farmaci che aiutano ad alleviare i sintomi della fibromialgia. È importante sottolineare da subito che questi non comprendono di norma gli antidolorifici (FANS e oppioidi), che hanno benefici molto limitati nel trattamento della fibromialgia. Invece, in base alle necessità del paziente, il/la medico/a può raccomandare farmaci anticonvulsivanti o antidepressivi. Anche questi, comunque, possono avere un’efficacia modesta: per questa ragione, le linee guida raccomandano di usare diversi farmaci in associazione, così da cercare di raggiungere l’obiettivo di mitigazione dei sintomi senza dover ricorrere a dosi massicce di principio attivo.

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