Fascite plantare

Cos’è la fascite plantare e come si può curare? Nell’approfondimento si riportano le cause, i sintomi, le strategie di prevenzione e di trattamento di questa comune condizione.
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
6 Giugno 2025

    La fascite plantare è l’infiammazione della fascia plantare, un legamento spesso e fibroso che corre lungo la pianta del piede, collegando il tallone alle dita e sostenendo l’arco plantare. Rappresenta la causa più comune di dolore al tallone e, sebbene possa avere varie cause, si può dire che in linea di massima è dovuta a un carico di lavoro eccessivo per la fascia plantare.

    Questa condizione si può verificare a ogni età, sebbene l’incidenza sia massima nelle persone tra i 40 e i 60 anni; di solito interessa un solo piede ma, in un terzo circa dei casi, è bilaterale e li interessa entrambi. 

    La fascite plantare non rappresenta una condizione grave o pericolosa, sebbene possa causare un certo fastidio e debba essere trattata correttamente per evitare che diventi cronica. Sono disponibili varie strategie per trattarla in modo efficace; solo in rarissimi casi può essere necessario un intervento chirurgico.

    Quali sono le cause della fascite plantare?

    Come anticipato, la fascite plantare è una condizione infiammatoria (in medicina, di solito i termini con suffisso -ite indicano la presenza di un’infiammazione) che si sviluppa quando qualcosa, come un tipo di movimento o una calzatura, irrita la fascia plantare. Il danno non è necessariamente dovuto a un trauma improvviso, può anche svilupparsi nel tempo, con la formazione di micro-lesioni alla fascia plantare. Per esempio, possono essere causa di fascite plantare:

    • stare in piedi tutto il giorno (per esempio per lavoro);
    • attività sportive, soprattutto se praticate su superfici dure e se determinano un particolare carico sul piede (come avviene per esempio con la corsa su lunghe distanze);
    • uso di calzature che non supportano in modo adeguato il tallone (per esempio sandali aperti sul retro o scarpe molto piatte);
    • stare molto a piedi nudi.

    Inoltre, alcune condizioni e fattori rendono più probabile lo sviluppo di fascite plantare. È il caso per esempio dell’obesità, perché il peso eccessivo causa stress anche a carico dei piedi. Inoltre, condizioni anatomiche quali piede piatto e piede cavo possono favorire l’irritazione della fascia plantare. Nel primo caso, l’arco plantare è poco o per nulla sviluppato, per cui la pianta del piede appoggia quasi del tutto a terra; questo aumenta la tensione sulla fascia plantare, costringendola a lavorare di più per assorbire gli urti e sostenere il piede e favorendone l’infiammazione. Il piede cavo rappresenta un po’ la condizione opposta: l’arco plantare è molto accentuato rispetto alla norma, cioè il piede appoggia solo sul tallone e sull’avampiede, lasciando sollevata dal suolo gran parte della pianta. In questa condizione la fascia plantare è già tesa e l’atto di camminare determina uno stress maggiore del normale, rendendo più probabile l’infiammazione.

    fascite plantare

    Quali sono i sintomi della fascite plantare?

    Il sintomo più comune della fascite plantare è il dolore al tallone, ma sono comuni anche il dolore all’arco plantare e la rigidità del piede. Inoltre, intorno al tallone può svilupparsi gonfiore.

    Il dolore dovuto alla fascite plantare tende a essere peggiore quando si muovono i primi passi dopo un periodo di riposo (per esempio alzandosi dal letto al mattino), e può essere più intenso anche dopo aver passato molto tempo in piedi. In linea generale, comunque, il dolore può variare a seconda dell’attività che si svolge: il movimento può alleviarlo, ma solo in modo temporaneo, e il dolore può acutizzarsi quando si sposta il peso sul tallone.

    La fascite plantare è caratterizzata da dolore al tallone, del quale è la causa più frequente.

    Come si arriva alla diagnosi di fascite plantare?

    Per diagnosticare la fascite plantare, il/la medico/a raccoglie innanzitutto i sintomi riferiti dal paziente, quindi esamina il piede e valuta la presenza di dolore alla pressione. La diagnosi di fascite plantare è clinica e di norma non sono necessari ulteriori esami. Possono tuttavia essere raccomandate indagini strumentali, come un’ecografia, una radiografia o una risonanza magnetica, se, per esempio, la condizione non migliora nonostante il trattamento o nel caso il/la medico/a sospetti che il dolore possa essere dovuto ad altre condizioni che interessano il piede.

    Come si previene la fascite plantare?

    La fascite plantare si previene essenzialmente proteggendo il piede da uno stress eccessivo. Tra le strategie raccomandate vi sono, per esempio:

    • un adeguato stretching e riscaldamento prima e dopo l’esercizio fisico;
    • un riposo sufficiente dopo aver svolto attività fisica, soprattutto se intensa;
    • la scelta di calzature che sostengano la pianta del piede in modo idoneo e la sostituzione di scarpe molto consumate, che non sono più in grado di fornire tale sostegno.

    In presenza di condizioni come il piede piatto o il piede cavo la fascite plantare potrebbe non essere del tutto prevenibile. In presenza di obesità, la raccomandazione è quella di perdere peso, non solo per gli eventuali disturbi ai piedi ma per il benessere dell’intero organismo.

    Qual è il trattamento della fascite plantare?

    La fascite plantare non è una condizione grave o pericolosa, ma è importante seguire un trattamento corretto per evitare che il dolore diventi cronico. Vi sono varie opzioni di trattamento, sia farmacologiche sia non farmacologiche.

     

    Strategie per il trattamento della fascite plantare

    • Farmaci. Il dolore e l’infiammazione possono essere mitigati con antinfiammatori non steroidei; nei casi più gravi possono essere raccomandate iniezioni di corticosteroidi, anch’essi ad azione antinfiammatoria ma globalmente più potenti. Un altro possibile trattamento per le forme più gravi è l’infusione di plasma ricco di piastrine (ottenuto da un prelievo del sangue del paziente stesso), che aiuta a ridurre infiammazione e dolore e favorisce la rigenerazione tissutale.
    • Terapie non farmacologiche. Comprendono diverse strategie per ridurre l’infiammazione della fascia plantare, come per esempio:
      • riposo, evitando le attività sportive;
      • applicazione di ghiaccio, più volte al giorno, per ridurre il dolore;
      • uso di plantari e/o scarpe con adeguato supporto per la pianta del piede (evitando invece quelle piatte);
      • uso di un tutore da deambulazione, un dispositivo che permette di immobilizzare e proteggere il piede;
      • fisioterapia per il piede.
    • Altri trattamenti. In alcuni casi gravi e cronici possono essere anche raccomandati trattamenti come la terapia a onde d’urto, una tecnica non invasiva che utilizza onde acustiche ad alta energia per stimolare la guarigione dei tessuti danneggiati.

    La chirurgia è impiegata di rado nel trattamento della fascite plantare, e solo nei casi in cui la condizione non migliori dopo un lungo periodo di terapie conservative. In questi casi può essere raccomandata una fasciotomia plantare, nella quale si incide parzialmente la fascia plantare per ridurne la tensione.

    Un corretto trattamento della fascite plantare è importante per evitare che il dolore diventi cronico.

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