Epatite C
L’epatite C è una patologia infettiva del fegato causata da uno dei cinque virus epatici, HCV (Hepatitis C Virus, HCV). Il suffisso -ite indica la condizione infiammatoria che caratterizza la patologia, come spesso avviene in medicina.
Come l’epatite B, anche l’epatite C può causare forme sia acute sia croniche. In rarissimi casi, le prime possono essere fulminanti, cioè causare insufficienza epatica, una condizione potenzialmente letale; tuttavia, sono soprattutto le forme croniche di epatite le più problematiche dal punto di vista sanitario. Con il tempo, infatti, l’epatite cronica può portare a cirrosi e aumentare in modo significativo il rischio di tumore al fegato.
L’epatite C è diffusa a livello globale, con una maggioranza dei casi d’infezione che si osserva, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nell’area del Mediterraneo orientale; i dati più recenti disponibili per l’Unione europea e nello Spazio economico europeo indicano quasi 30.000 casi (circa 7,4 ogni 100.000 persone).

Quali sono le cause dell’epatite C?
L’epatite può avere molte cause differenti: per esempio, può essere causata dal consumo prolungato di sostanze che danneggiano il fegato, come le bevande alcoliche o alcuni farmaci. Anche vari microrganismi possono portare all’epatite: nel caso specifico della C è un virus, HCV, il responsabile della patologia. Si tratta di un virus a RNA, similmente a quello responsabile dell’epatite A, che però appartiene a una famiglia virale diversa (d’altronde, i cinque virus dell’epatite A, B, C, D ed E presentano tra loro diverse differenze importanti anche in termini di caratteristiche della patologia causata e delle modalità di trasmissione).
HCV penetra nell’organismo umano attraverso il sangue infetto (via parenterale): anche quantità minime possono essere sufficienti a trasmettere l’infezione. Di conseguenza, le principali modalità di contagio sono rappresentate dal riutilizzo o inadeguata sterilizzazione di strumenti chirurgici o aghi (usati non solo in ambiente medico ma anche, per esempio, per eseguire tatuaggi o piercing). Un tempo, anche la trasfusione di sangue ed emoderivati (in caso di interventi chirurgici o, per esempio, nel trattamento di malattie del sangue come l’emofilia) era spesso causa della patologia: oggi, tuttavia, almeno nei Paesi occidentali, i controlli sul sangue usato hanno significativamente ridotto questo rischio.
L’epatite C si può trasmettere anche da madre a figlio, sia in utero sia nel periodo perinatale, ma questa modalità di trasmissione è più rara; occasionalmente, inoltre, sono stati riportati casi di infezione anche con rapporti sessuali non protetti.
L’epatite C si trasmette per via parenterale, attraverso il sangue infetto; in casi più rari la trasmissione può avvenire anche da madre a figlio e con i rapporti sessuali non protetti.
Quali sono i sintomi dell’epatite C?
Nella maggior parte dei casi, l’epatite C rimane asintomatica: è uno degli aspetti problematici della patologia, perché rende difficile sapere di essere malati e, pertanto, di poter trasmettere il virus ad altre persone. Nelle forme acute, i sintomi si presentano solo dopo diverse settimane o anche sei mesi dall’infezione e possono comprendere:
- senso di affaticamento, febbre, dolori articolari;
- dolore addominale, nausea/vomito, perdita di appetito;
- urine scure e/o feci pallide;
- ittero, cioè colorazione giallastra di pelle e occhi.
Questi stessi sintomi caratterizzano anche le forme croniche di epatite C ma, in questo caso, possono essere necessari decenni prima che si manifestino.
In rari casi, l’epatite C acuta può causare un’insufficienza epatica, una condizione potenzialmente letale. Più comune è la cronicizzazione della patologia, che può riguardare fino all’85% dei casi. Questa condizione è particolarmente pericolosa, perché la prolungata infiammazione e infezione del fegato causa danni progressivi all’organo che, nel tempo, portano a cirrosi e aumentano in modo sostanziale il rischio di sviluppare tumore epatico.
In molti casi, l’epatite C causa forme croniche, associate a un alto rischio di cirrosi e tumore al fegato.
Come si arriva alla diagnosi di epatite C?
La visita epatologica, che comprende la raccolta dei sintomi e di eventuali fattori di rischio (per esempio, se ci si è sottoposti a procedure mediche o estetiche con l’uso di aghi), è sempre un momento fondamentale per la diagnosi. In questo contesto, il/la medico/a esamina anche il paziente alla ricerca di eventuali segni che possano suggerire la presenza di epatite, come l’ittero o un ingrossamento del fegato. Tuttavia, le diverse forme di epatite non possono essere riconosciute in modo specifico con il solo esame clinico: per riconoscere la causa della patologia e l’eventuale agente infettivo responsabile sono fondamentali gli esami di laboratorio. Questi sono rappresentati da esami del sangue che consentono di rilevare la presenza di anticorpi contro HCV, indicando la presenza di un’infezione. Se risultano positivi, è fondamentale eseguire test che rilevano in modo più diretto la presenza del virus, ricercando il materiale genetico virale: gli anticorpi, infatti, possono permanere nell’organismo anche quando l’infezione è già risolta (nel caso delle forme acute).
Se gli esami confermano la diagnosi di epatite C, sono seguiti da ulteriori test per valutare l’eventuale danno al fegato, come per esempio l’elastografia e l’ecografia, ed eventualmente anche una biopsia.
A causa della lunga asintomaticità dell’epatite C, è difficile diagnosticare la patologia quando l’infezione è recente.
Come si previene l’epatite C?
Se per altri virus epatici (in particolare quelli dell’epatite A e B e, in alcuni Paesi, anche per l’epatite E) sono disponibili vaccini efficaci per prevenire le infezioni, questo non vale per l’epatite C. Infatti, sebbene la ricerca scientifica sia molto attiva nello studio di un possibile vaccino contro HCV, l’infezione pone una serie di difficoltà che ne ostacolano lo sviluppo, tra cui per esempio la diversità virale e la sua abilità a sfuggire alle difese immunitarie dell’organismo.
Pertanto, la migliore e unica modalità di prevenzione dell’epatite C è rappresentata dall’evitare le infezioni: ciò significa prestare la massima attenzione a evitare la condivisione di strumenti iniettivi e garantire un’adeguata sterilizzazione degli strumenti in ambito medico e in alcuni ambiti estetici. Inoltre, sebbene la trasmissione attraverso i rapporti sessuali sia rara, è importante anche usare le adeguate protezioni durante i rapporti (preservativi, dental dam). Per le donne incinte, inoltre, è raccomandato sottoporsi a un test per identificare un’eventuale infezione da HCV, così da identificare precocemente eventuali bambini a rischio.
A oggi non c’è un vaccino contro l’epatite C: la prevenzione si basa dunque sul limitare il rischio d’infezione con misure protettive e pratiche igieniche.
Qual è il trattamento per l’epatite C?
A differenza di HBV, l’altro virus epatico che può causare epatite cronica, contro HCV sono disponibili trattamenti efficaci che permettono di curare l’infezione, prevenendo così danni a lungo termine del fegato. È importante precisare che, in alcuni casi, l’infezione può risolversi spontaneamente (forma acuta), ma il trattamento rimane essenziale per l’epatite C cronica.
La cura dell’epatite C si basa sulla somministrazione di specifici farmaci antivirali. In particolare, si tratta dei farmaci noti come Direct-Acting Antivirals (DAA), che agiscono direttamente contro specifiche proteine del virus dell’epatite C (HCV), bloccandone la replicazione. Sono somministrati per via orale, sono altamente efficaci nell’eliminare l’infezione, ed è possibile stabilire regimi terapeutici pangenotipici, cioè attivi contro tutti i genotipi del virus (le categorie dei diversi ceppi di HCV geneticamente simili tra loro). La terapia è di solito della durata di 8-12 settimane e fino a 24 circa, e dà pochi effetti collaterali.
Nel contesto del trattamento dell’epatite C, comunque, non deve assolutamente essere trascurato uno stile di vita sano, con una dieta equilibrata e regolare esercizio fisico. Inoltre, le persone con l’epatite C devono evitare di assumere sostanze che possono ulteriormente danneggiare il fegato, a partire dalle bevande alcoliche; sempre nell’ottica di tutelare l’organo da altri danni, è raccomandato sottoporsi ai vaccini per l’epatite A e l’epatite B (se non già somministrato).
- CDC, Hepatitis C, https://www.cdc.gov/hepatitis-c/about/index.html
- Cleveland Clinic, Hepatitis C, https://my.clevelandclinic.org/health/diseases/15664-hepatitis-c
- ECDC, Hepatitis C – Annual Epidemiological Report for 2023, https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/hepatitis-c-annual-epidemiological-report-2023
- Epicentro, Istituto superiore di sanità, Epatite C, https://www.epicentro.iss.it/epatite/epatite-c
- Society for Maternal-Fetal Medicine (SMFM), Hughes BL, Page CM, Kuller JA. Hepatitis C in pregnancy: screening, treatment, and management. Am J Obstet Gynecol 217(5):B2-B12 10.1016/j.ajog.2017.07.039
- WHO, Hepatitis C, https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/hepatitis-c
Korian Redazione
L’attività redazionale di Korian si basa su un approccio rigoroso e responsabile alla divulgazione scientifica, con l’obiettivo di offrire contenuti che siano clinicamente accurati e accessibili. Grazie al supporto di un pool di esperti, tra cui medici, biologi e professionisti del settore, specializzati in comunicazione medica, sviluppiamo testi che riflettono l’attualità delle conoscenze scientifiche…Leggi di più