Epatite B

Il virus dell’epatite B (HBV) è un’importante causa di epatite cronica, associata a un alto rischio di tumore al fegato: scopri come si trasmette, i sintomi, come si previene e cura l’infezione
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
6 Agosto 2025

    L’epatite B è una patologia infettiva del fegato, di origine virale. Il suffisso -ite ne contraddistingue la caratteristica infiammatoria, come spesso avviene per i termini medici.

    L’epatite, cioè l’infiammazione del fegato, può avere molte cause diverse e dipendere, per esempio, da un eccessivo consumo di alcolici o di altre sostanze che danneggiano quest’organo (tra cui per esempio alcuni farmaci). Tra le possibili cause di epatite vi sono anche diversi microrganismi patogeni, i principali dei quali sono rappresentati da cinque virus: quello dell’epatite A, della B, della C, della D e della E. Ciascuno di essi ha caratteristiche diverse, sia per la patologia che causa sia per le modalità di trasmissione. 

    Il virus dell’epatite B (Hepatitis B Virus, HBV), in particolare, è considerato dall’Organizzazione della sanità un problema sanitario globale. Può causare infezioni sia acute (di breve durata) sia croniche, soprattutto se l’infezione è stata contratta nell’infanzia. Queste ultime sono particolarmente pericolose, perché associate a un maggior rischio di sviluppare cirrosi e tumore al fegato, condizioni spesso letali. Una larga maggioranza di casi di epatite B cronica si osserva nei Paesi a basso e medio reddito dell’Africa e del Pacifico occidentale, nonostante contro HBV siano disponibili vaccini estremamente efficaci nel prevenirne l’infezione. Anche nei Paesi occidentali, comunque, l’epatite B rimane diffusa: secondo i dati più recenti a disposizione, sono quasi 40.000 i casi nell’Unione europea. Inoltre, è importante evidenziare da subito che non esiste una cura risolutiva per l’epatite B cronica: le terapie attuali possono essere molto efficaci per controllare il virus, ma difficilmente riescono a eliminarlo definitivamente dall’organismo.

    epatite B

    Quali sono le cause dell’epatite B?

    L’epatite B è una malattia infettiva dovuta a uno dei cinque virus dell’epatite, HBV. A differenza di altri virus epatici, HBV ha come materiale genetico il DNA, con un ciclo di replicazione particolare e simile a quello dei retrovirus (come HIV). Si trasmette attraverso il sangue e i fluidi corporei (saliva, sperma, sangue mestruale eccetera) infetti; pertanto, le principali modalità di contagio sono:

    • da madre a figlio nel periodo perinatale e soprattutto durante il parto, quando il neonato entra in contatto con il sangue materno e le secrezioni vaginali (a livello globale, questa rappresenta la principale modalità di trasmissione dell’infezione);
    • l’esposizione a sangue o fluidi corporei infetti, come può avvenire nei rapporti sessuali non protetti e con l’uso di strumenti chirurgici/odontoiatrici o siringhe contaminati (non si pensi al solo uso di droghe per via iniettiva ma anche, per esempio, a un’inadeguata sterilizzazione degli aghi per tatuaggi o piercing);
    • l’uso di strumenti contaminati come rasoi o spazzolino da denti, perché HBV può entrare nell’organismo anche attraverso minime lesioni della pelle o delle mucose (si consideri anche che il virus può sopravvivere nell’ambiente almeno una settimana).

    In passato, quando le modalità di controllo erano limitate, un’altra comune via di trasmissione di HBV era rappresentata dalle trasfusioni di sangue ed emoderivati, usati per esempio per la terapia di persone con patologie della coagulazione del sangue (come l’emofilia). Oggi, soprattutto nei Paesi occidentali, questo rischio è stato significativamente ridotto, perché sangue ed emoderivati usati per le trasfusioni sono accuratamente esaminati e trattati per eliminare HBV e altri patogeni.

    Il virus dell’epatite B si trasmette per via parenterale, attraverso sangue e fluidi infetti.

     

    Quali sono i sintomi dell’epatite B?

    HBV può causare infezioni sia acute sia croniche. Sebbene anche l’infezione acuta sia potenzialmente letale, perché nelle forme più gravi può causare insufficienza epatica, è quella cronica a rappresentare il principale problema sanitario, perché causa danni persistenti al fegato portando a un maggior rischio di cirrosi e tumore epatico. Sono soprattutto le infezioni contratte in età pediatrica a causare epatite B cronica (95% dei casi); per le infezioni contratte in età adulta, si stima che la percentuale di cronicizzazione sia meno del 5%. Oltre alle complicanze già citate, vale anche la pena evidenziare che le persone con epatite B (e solo con questa specifica forma di epatite) possono essere infettate anche da un altro virus epatico, quello dell’epatite D: la co-infezione di HBV e HDV è particolarmente pericolosa, perché accelera la progressione verso cirrosi e tumore del fegato. 

    Molto spesso e soprattutto nei bambini, l’epatite B non causa sintomi: è uno degli aspetti problematici della patologia, perché le persone non possono sapere di essere infette. Quando presenti, i sintomi delle forme acute non si presentano prima delle 8 settimane (e fino a 5 mesi) dal momento dell’infezione e comprendono:

    • senso affaticamento, febbre, dolore articolare;
    • dolore addominale, perdita di appetito, nausea e vomito;
    • urine scure e/o feci molto chiare;
    • ittero, cioè colorazione giallastra di pelle e occhi.

    Gli stessi sintomi caratterizzano anche l’epatite B nella forma cronica, ma in questo caso i sintomi possono richiedere decenni prima di manifestarsi.

    È importante evidenziare che una persona con epatite B è contagiosa finché il virus è presente nell’organismo: per le forme croniche, questo significa per tutta la vita.

     Il rischio che l’epatite B diventi cronica è particolarmente alto per chi ha contratto l’infezione nell’infanzia.

    Come si arriva alla diagnosi di epatite B?

    La diagnosi di epatite B parte dall’esame clinico, con la raccolta dei fattori di rischio e dei sintomi riferiti dal paziente e dei possibili segni della malattia, come la presenza di ittero o ingrossamento del fegato. Tuttavia, come per le altre forme di epatite virale, non è possibile evidenziare la presenza di HBV nell’organismo senza specifici test. Per la diagnosi sono dunque necessari esami del sangue che permettono di rilevare la presenza di HBV, evidenziare alterazioni della funzionalità epatica e che consentono anche di distinguere tra l’infezione cronica e quella acuta.

    Una volta confermata la diagnosi di epatite B, sono di norma raccomandati anche esami per valutare la funzionalità del fegato e il danno causato dall’infezione, nonché per monitorarne l’evoluzione, come l’elastografia, l’ecografia e, eventualmente, una biopsia.

    Come si previene l’epatite B?

    L’epatite B si previene essenzialmente con due strategie: le corrette pratiche igieniche e di sterilizzazione e la vaccinazione.

    Igiene e protezione personale

    Poiché HBV si trasmette attraverso il sangue e i fluidi corporei, una prima strategia per prevenirne l’infezione è praticare rapporti sessuali protetti (per esempio con preservativo e dental dam) e utilizzare strumenti sterili. Inoltre, è importante non condividere strumenti personali come spazzolino da denti, rasoi, forbicine eccetera (oltre naturalmente alle siringhe). Un aspetto fondamentale in questo contesto, per chi ha già contratto l’infezione, è prestare attenzione a non mettere a rischio le altre persone (ricordiamo che il contagio è possibile finché il virus è presente nell’organismo). Nelle donne incinte con infezione da HBV è raccomandata inoltre la profilassi con antivirali per prevenire la trasmissione al neonato.

    Vaccinazione

    Il vaccino è il metodo più sicuro ed efficace per prevenire l’infezione di HBV. È disponibile sia singolo (solo contro HBV) sia combinato (contro HBV e HAV oppure esavalente, quest’ultimo per i lattanti). In Italia, la vaccinazione contro HBV è obbligatoria per tutti i nuovi nati dal 1991 ed è raccomandata per tutti; richiede diverse dosi e, possibilmente, dovrebbe essere completata prima dell’adolescenza. La raccomandazione al vaccino, se non ricevuto nell’infanzia, è particolarmente forte per le persone più a maggior rischio di complicazioni (come chi ha malattie pre-esistenti del fegato) e di infezione (per esempio persone a contatto con pazienti infetti e chi ha partner sessuali multipli).

    La vaccinazione è il metodo più sicuro ed efficace per prevenire l’epatite B.

    Qual è il trattamento dell’epatite B?

    Il trattamento dell’epatite B deve distinguere le infezioni acute da quelle croniche. Nel primo caso, non esiste una terapia specifica: il trattamento è di supporto, basato sul sostegno all’organismo mentre combatte l’infezione; di particolare importanza è un’adeguata idratazione per compensare i liquidi persi con il vomito.

    Nel caso delle forme croniche di epatite B, invece, la scelta del trattamento dipende da vari fattori, tra cui per esempio la presenza di danni al fegato, la capacità replicativa del virus, i livelli di DNA virale nel sangue e altri.

    • In alcuni casi, la scelta è la sorveglianza attiva, cioè un monitoraggio regolare del paziente, così da intervenire in modo tempestivo in caso di peggioramenti dell’infezione.
    • In altri, la terapia si basa su specifici farmaci antivirali o, a seconda dei casi, interferone, che aiutano a gestire la malattia. È importante evidenziare che il trattamento non è risolutivo: il virus di norma permane nell’organismo, anche se la terapia aiuta a mitigare i rischi associati all’infezione e aumentare la sopravvivenza a lungo termine. Per questa ragione, il trattamento delle forme croniche di epatite B deve essere portato avanti tutta la vita.

    Nel contesto della cura dell’epatite B è importante non trascurare il ruolo di uno stile di vita sano, con una dieta equilibrata, regolare attività fisica e, soprattutto, nel quale si evitano tutte le sostanze che possono danneggiare il fegato, a partire dalle bevande alcoliche. Inoltre, per le persone con epatite B cronica è particolarmente importante evitare altre infezioni del fegato: per questa ragione, la raccomandazione è vaccinarsi contro l’epatite A e sottoporsi ai test per verificare un’eventuale infezione di epatite C che, a differenza della B, può essere curata in modo definitivo.

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