Diverticolite
La diverticolite è un’infiammazione dei diverticoli, piccole estroflessioni (sacche o tasche) che si formano nella parete dell’intestino, soprattutto nel colon. Come avviene in genere in medicina, infatti, il suffisso -ite indica una condizione infiammatoria.
Questa patologia rappresenta una complicanza della diverticolosi, una condizione comune (in effetti, è tra le più comuni patologie intestinali nei Paesi occidentali, soprattutto tra le persone con più di 70 anni) e di solito asintomatica. Sebbene la diverticolosi sia appunto una condizione diffusa, la diverticolite interessa solo una porzione delle persone che la presentano. Tuttavia, alcuni studi ne hanno evidenziato un aumento di incidenza nel corso degli anni, soprattutto nei pazienti più giovani.
La diverticolite si distingue tra acuta e cronica e tra non complicata e complicata. Quest’ultimo termine è usato per indicare che l’infiammazione porta a conseguenze secondarie, come la formazione di fistole (formazione patologica di un canale tra due vie del corpo), ascessi, ostruzioni o stenosi (restringimento del tratto interessato); alcune possibili complicazioni, come la perforazione intestinale, sono gravi.
La diverticolosi, e di conseguenza la diverticolite, interessano prevalentemente il colon, la porzione più lunga dell’intestino crasso (che, a sua volta, è la porzione dell’organo deputata soprattutto al riassorbimento dell’acqua e dei sali minerali, nonché al compattamento delle feci). Il colon è suddiviso in quattro porzioni: ascendente, che risale sul lato destro dell’addome; trasverso, che attraversa l’addome da destra a sinistra; discendente, che scende lungo il lato sinistro, e infine il colon sigmoideo, che ha una forma curva e porta al retto. La stragrande maggioranza dei casi di diverticolosi (e quindi di diverticolite) della popolazione europea interessa la porzione sigmoide del colon.
Alcuni studi hanno evidenziato un aumento dell’incidenza di diverticolite nel corso degli anni.
Quali sono le cause della diverticolite?
Per capire cosa causi la diverticolite è necessario soffermarsi sulla premessa rappresentata dalla condizione di partenza, ossia la diverticolosi. I diverticoli non sono infatti strutture fisiologiche dell’intestino. Non è del tutto noto il meccanismo fisiopatologico che porta al loro sviluppo, ma si pensa che contribuiscano essenzialmente due fattori:
- l’invecchiamento, che porta a una perdita di elasticità della parete dell’intestino;
- una dieta povera di fibre, che determina la formazione di feci dure che portano alla dilatazione della parete intestinale verso l’esterno nei punti in cui è meno resistente.
È l’infiammazione dei diverticoli a causare la diverticolite. A sua volta, l’infiammazione è associata spesso alla lacerazione del tessuto e all’infezione, ma non è chiaro quale dei due eventi si verifichi per primo. Da una parte, infatti, se residui fecali rimangono intrappolati all’interno dei diverticoli possono portare alla proliferazione batterica, causando un’infezione che, a sua volta, determina l’infiammazione e facilita la lacerazione del tessuto. Dall’altra, se si creano piccole lacerazioni per altre ragioni (per esempio a causa di un residuo fecale particolarmente duro), queste facilitano l’infezione. La ricerca sta anche approfondendo il ruolo che assume in questo processo il microbiota intestinale, cioè l’insieme dei microrganismi che popolano l’intestino e che hanno un ruolo fondamentale in diversi processi, quali la digestione delle fibre e la produzione di vitamine. Per esempio, una dieta povera di fibre e ricca di grassi può alterare il microbiota (si parla di disbiosi), aumentando la popolazione di batteri che favoriscono i processi infiammatori.
I fattori di rischio per la diverticolite coincidono essenzialmente con quelli della diverticolosi e sono:
- età, sebbene gli studi evidenzino un aumento della diffusione anche nelle persone giovani (legata alle abitudini alimentari e allo stile di vita);
- dieta ricca di carni rosse, grassi e cereali raffinati e povera invece di fibre;
- obesità;
- fumo (associato in particolare al rischio di sviluppare diverticolite complicata);
- l’uso di alcuni farmaci quali antinfiammatori non steroidei, oppioidi e corticosteroidi.
Sono invece fattori protettivi una dieta ricca di fibre che, grazie alla loro capacità di trattenere l’acqua, determinano la formazione di feci più morbide, e l’attività fisica. Gli studi stanno inoltre approfondendo un possibile ruolo della genetica nello sviluppo della diverticolite: questa condizione sembra svilupparsi in modo incidentale, ma è possibile che alcuni geni possano contribuire ad aumentare la probabilità di diverticolosi.

Quali sono i sintomi della diverticolite?
Tra i sintomi più comuni della diverticolite vi sono dolore e/o gonfiore addominale, stipsi (più di rado la diarrea), nausea e/o vomito, febbre. È bene evidenziare che questi sintomi sono aspecifici e possono essere riferiti a molte altre condizioni che interessano l’apparato gastrointestinale (per esempio, la gastroenterite e la gastrite acuta).
Un altro aspetto che può essere interessante approfondire è la localizzazione del dolore addominale. Nella popolazione europea, la diverticolosi (e dunque la diverticolite) interessa nella maggior parte dei casi il colon sigmoide, che deve il nome alla sua forma a S e che è localizzato nella parte inferiore sinistra dell’addome, dove dunque si concentra il dolore. Nella popolazione asiatica, invece, i diverticoli (e la loro eventuale infiammazione) si presentano più di frequente nella prima porzione del colon (l’ascendente), per cui il dolore si concentra nel quadrante superiore destro dell’addome.
Nella maggior parte dei casi, la diverticolite non causa complicanze. Quando presenti, però, queste possono essere gravi. Possibili complicanze della diverticolite comprendono:
- ostruzioni intestinali, temporanee o permanenti;
- formazione di ascessi (una raccolta localizzata di pus);
- formazione di fistole (la porzione erosa e infiammata del colon può creare un canale di comunicazione con altre cavità, per esempio con l’intestino tenue).
Queste complicanze possono a loro volta portare a peritonite, cioè l’infiammazione della membrana che riveste la parte interna della parete addominale (peritoneo). La peritonite è potenzialmente letale e richiede un intervento tempestivo.
I sintomi della diverticolite sono aspecifici e possono essere riferiti a molte altre condizioni che interessano l’apparato gastrointestinale
Come si arriva alla diagnosi di diverticolite?
Per la diagnosi di diverticolite, il/la medico/a esegue innanzitutto un esame fisico che comprende, oltre all’anamnesi e alla raccolta dei sintomi e di eventuali fattori di rischio, anche una palpazione dell’addome. Può quindi raccomandare alcuni esami di laboratorio (come esami del sangue, delle urine e delle feci) per verificare la presenza di eventuali infezioni. Lo strumento che permette di confermare la diagnosi di diverticolite è comunque la TC dell’addome: questo è un esame di imaging che sfrutta i raggi X per produrre immagini dell’interno dell’organismo, in questo caso più specificatamente dell’intestino. È così possibile evidenziare la presenza di diverticoli infiammati, e anche di valutarne l’estensione, la gravità e la presenza di eventuali complicanze (oltre a consentire di escludere altre patologie cui possono essere dovuti i sintomi).
Come si previene la diverticolite?
Sebbene i meccanismi patologici della diverticolite non siano del tutto chiari, la ricerca ha evidenziato che una dieta ricca di fibre, associata a un’idratazione sufficiente, e un regolare esercizio fisico possono agire come fattori protettivi, in grado di contribuire alla prevenzione della diverticolite (e, più in generale, della diverticolosi: in effetti, per chi ha già questa condizione, è di solito particolarmente raccomandata un’alimentazione ricca di fibre per prevenire l’infiammazione).
In generale, si ricorda che questi elementi hanno un ruolo importante nella tutela dell’intestino (e dell’organismo nel suo complesso).

Qual è il trattamento della diverticolite?
Il trattamento della diverticolite si basa sul tipo e sulla gravità della condizione, in particolare nel caso siano presenti complicazioni; deve inoltre tenere in considerazione lo stato di salute generale del paziente.
I casi più lievi possono di solito essere trattati a casa con farmaci per la riduzione dei sintomi (per esempio paracetamolo) e un periodo di dieta liquida o semisolida; in alcuni casi possono essere raccomandati anche antibiotici per il trattamento dell’infezione. Sono invece sconsigliati farmaci quali gli antinfiammatori non steroidei, che aumentano il rischio di sanguinamento.
Per i casi più gravi può invece essere necessario il ricovero ospedaliero, soprattutto in presenza di fattori quali per esempio il sospetto di complicanze o un sistema immunitario indebolito; il trattamento si basa di solito principalmente sulla somministrazione per via venosa di antibiotici e reidratazione.
In alcuni casi può inoltre essere necessario valutare la possibilità di un intervento chirurgico per rimuovere il tratto di intestino interessato. In passato, l’intervento chirurgico era di norma raccomandato per chi aveva avuto due episodi di diverticolite, ma gli studi hanno evidenziato che gli effetti negativi dell’operazione (come il rischio di complicanze) possono superare i benefici. La possibilità di intervento è dunque valutata nei singoli casi.
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Korian Redazione
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