Dito a martello
Il dito a martello è una deformità che colpisce il secondo, il terzo o il quarto dito del piede. Il dito (o le dita) interessato si piega, assumendo una caratteristica forma a “V” rovesciata, simile a un martello. È facile riconoscerlo perché la punta del dito si piega verso il basso, mentre la parte centrale si solleva. In molti casi, le dita appaiono accavallate o spinte l’una sull’altra.
Per comprendere meglio questa condizione, è utile chiarire alcuni aspetti anatomici: l’avampiede è formato da cinque dita. Ciascun dito ha due articolazioni, tranne l’alluce che ne possiede solo una. I muscoli delle dita lavorano in coppia per flettere e raddrizzare le articolazioni, ma se un dito resta piegato a lungo (per esempio a causa di calzature strette o posture scorrette), muscoli e articolazioni si irrigidiscono e non riescono più a distendersi correttamente. Nel dito a martello, la deformità si localizza a livello dell’articolazione interfalangea prossimale, ed è causata da uno squilibrio muscolare del meccanismo descritto, che determina una trazione anomala su questa articolazione.
Le dita a martello sono classificate in base alla rigidità:
- flessibili: il dito colpito si piega e si può ancora muovere, ma inizia a formarsi una curvatura evidente;
- semi-rigide: il dito è rigido e difficile da distendere;
- rigide: il dito è completamente bloccato nella posizione incurvata, non è possibile distenderlo.
Nelle fasi iniziali, il dito a martello è flessibile e può essere corretto con semplici accorgimenti. Tuttavia, se non viene trattato, la deformazione tende a peggiorare progressivamente fino a diventare rigida: il dito resta bloccato nella posizione curva, causando dolore, rigidità permanente e difficoltà a camminare.
Si stima che le dita a martello rappresentino fino al 20% dei problemi a carico di piedi e caviglie.
Il dito a martello è una deformità che colpisce secondo, terzo o quarto dito del piede, che si piega, assumendo una forma simile a un martello.

Quali sono le cause del dito a martello?
Il dito a martello è causato da uno squilibrio o da un indebolimento dei muscoli che flettono ed estendono le dita del piede. Queste alterazioni muscolari possono determinare una trazione anomala o insufficiente su tendini e articolazioni, favorendo nel tempo lo sviluppo della deformità. In generale, queste alterazioni sono spesso riconducibili a problematiche di cattivo appoggio del piede, che con il tempo possono portare anche ad altri disturbi come la fascite plantare (infiammazione della fascia plantare, un legamento spesso e fibroso che corre lungo la pianta del piede, collegando il tallone alle dita e sostenendo l’arco plantare), la metatarsalgia da sovraccarico (condizione dolorosa delle ossa della pianta del piede) e l’alluce valgo (condizione in cui l’alluce, il primo dito del piede, si sposta verso le altre dita, sulle quali può arrivare ad accavallarsi in alcuni casi).
Quali sono i fattori di rischio del dito a martello?
Ci sono diversi fattori di rischio che aumentano la probabilità di sviluppare le dita a martello:
- scarpe inadatte: calzature strette in punta, con tacco alto, suola piatta o senza supporto, che espongono il piede a uno stress che determina un vero e proprio squilibrio tra i muscoli del dito coinvolto; in caso di scarpe strette, le dita sfregano contro la scarpa, favorendo la formazione di calli e duroni, che aggravano la situazione, mentre le scarpe con il tacco alto spingono il piede in avanti, aumentando la pressione sulle dita;
- traumi diretti: urti, fratture o contusioni alle dita possono aumentare il rischio di deformità;
- piede piatto o piede cavo: alterazioni anatomiche che favoriscono squilibri muscolari e pressioni anomale sulle dita;
- alluce valgo: la deviazione dell’alluce può spingere le dita adiacenti fuori allineamento;
- sovraccarico meccanico: attività lavorative che richiedono lunghe ore in piedi o l’uso di calzature inadatte possono favorire la comparsa della deformità;
- attività sportiva: la camminata e alcuni sport che sollecitano in modo ripetuto le dita (come corsa, danza, calcio o arrampicata) possono favorire l’insorgenza delle dita a martello;
- malattie croniche: diabete mellito, artrite reumatoide, artrosi e neuropatie periferiche possono compromettere la funzionalità muscolare, nervosa o articolare;
- sesso femminile: le donne, che indossano più spesso scarpe con tacco o a punta stretta, sono statisticamente più soggette al problema;
- età: con l’invecchiamento aumentano le alterazioni muscolari, articolari e la rigidità dei tessuti;
- familiarità: chi ha qualcuno in famiglia che ha avuto questo problema ha maggiori probabilità di manifestarlo.
Quali sono i sintomi del dito a martello?
Il sintomo principale associato al dito a martello è il dolore, soprattutto durante il movimento o quando si indossano scarpe. Il dolore si localizza in particolare sulla parte superiore del dito o sulla pianta del piede, nelle zone di maggiore pressione e sfregamento.
Altri sintomi comuni sono:
- gonfiore, rossore e cambiamento di colore della pelle nella zona colpita;
- rigidità e incapacità di flettere o raddrizzare il dito interessato;
- difficoltà a camminare;
- comparsa di calli o duroni sulla parte superiore dell’articolazione, sul dorso o sulla punta del dito: questi ispessimenti cutanei sono causati dallo sfregamento continuo del dito contro la scarpa o il pavimento.
Come si arriva alla diagnosi di dito a martello?
In caso di sospetto dito a martello, il/la medico/a di famiglia può indirizzare il/la paziente a uno/a specialista del piede, per una visita ortopedica o podologica, al fine di effettuare una valutazione più approfondita. Durante la visita, lo/la specialista esamina il piede e verifica la mobilità delle dita, osservando la flessibilità articolare e l’eventuale presenza di dolore, ispessimenti cutanei o segni evidenti di deformità. Oltre all’osservazione clinica, vengono raccolte informazioni dettagliate sui sintomi riferiti dal/dalla paziente. Se necessario, possono essere prescritti ulteriori accertamenti:
- radiografie (RX): utili per visualizzare le ossa e le articolazioni del piede, confermare la diagnosi e valutare l’entità della deformazione; non sono sempre indispensabili nei casi più lievi o quando la diagnosi è clinicamente evidente;
- altri esami: nei pazienti con diabete mellito o sensibilità ridotta ai piedi, possono essere richiesti test neurologici o vascolari per valutare eventuali complicanze che potrebbero influenzare il trattamento e la prognosi.
Come si previene il dito a martello?
I rimedi migliori per prevenire la formazione delle dita a martello sono:
- indossare calzature comode e adatte alla forma del piede;
- proteggere le dita durante l’attività sportiva;
- rafforzare e mantenere mobili i muscoli del piede con esercizi specifici e regolari, per sostenere le dita nella posizione corretta;
- intervenire precocemente rivolgendosi a uno/una specialista ai primi segnali di dolore, arrossamento, gonfiore o deviazione delle dita.
Qual è il trattamento del dito a martello?
I trattamenti del dito a martello si suddividono in conservativi e chirurgici, a seconda della gravità della deformazione.
Trattamento conservativi
Nelle fasi iniziali, quando l’articolazione è ancora flessibile e il dito può essere raddrizzato, si ricorre a misure conservative per alleviare i sintomi e cercare di risolvere il problema senza ricorrere a interventi invasivi.
Oltre a indossare calzature più comode, evitando scarpe strette, a punta o con il tacco alto e prediligere quelle con punta morbida e ampia e tomaia flessibile, tra le principali misure da adottare sotto consiglio medico ci sono:
- utilizzare tutori, plantari ortopedici (ortesi) o imbottiture per scarpe: aiutano a correggere l’appoggio del piede e a ridistribuire i carichi, contribuendo a ridurre il dolore;
- utilizzare cerotti, bendaggi correttivi e fasce imbottite non medicate per riallineare il dito, ridurre la pressione sulle articolazioni deformate e alleviare il dolore;
- eseguire esercizi mirati per allungare e rinforzare i muscoli delle dita dei piedi: per esempio, allungare manualmente le dita, raccogliere piccoli oggetti con le dita dei piedi oppure eseguire gli “arricciamenti dell’asciugamano” (posizionare un asciugamano sotto il piede e arricciarlo usando le dita);
- utilizzare farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per il trattamento del dolore e dell’infiammazione (da usare sotto controllo medico e per non più di 10 giorni).
La maggior parte dei casi risponde positivamente a questi trattamenti, soprattutto se iniziati tempestivamente, quando la deformazione è ancora flessibile e non strutturata. In genere, sono necessarie alcune settimane per osservare i primi miglioramenti, e la costanza è fondamentale.
Se i sintomi peggiorano o non migliorano, è necessario ricontattare lo/la specialista per una rivalutazione del trattamento.
Trattamenti chirurgici
Se i trattamenti conservativi non sono efficaci e il dito è rigido, può rendersi necessario un intervento chirurgico, generalmente eseguito in anestesia locale e in regime ambulatoriale. Il tipo di intervento dipende dalla gravità della deformità e dalla flessibilità dell’articolazione.
Le principali tecniche chirurgiche sono:
- allungamento dei tendini: indicato nei casi in cui l’articolazione è ancora flessibile; si interviene allungando i tendini che causano lo squilibrio muscolare, permettendo al dito di tornare in una posizione più naturale;
- trasferimento tendineo: consiste nel trasferire i tendini dalla parte inferiore alla parte superiore del dito, in modo da ripristinarne l’allineamento;
- artrodesi (fusione articolare): nei casi più gravi, con articolazione rigida, si esegue la rimozione di una piccola porzione dell’articolazione interfalangea prossimale per raddrizzare il dito; si inseriscono fili metallici o placche interne per mantenere l’allineamento fino alla completa fusione ossea (questo tipo di intervento può essere associato all’allungamento dei tendini).
Dopo l’intervento, possono comparire rigidità, gonfiore e arrossamento per un periodo di 4-6 settimane.
Sebbene nella maggior parte dei casi sia possibile appoggiare il piede subito dopo l’operazione, è consigliabile limitare le attività quotidiane per favorire la guarigione. Mantenere il piede sollevato contribuisce a ridurre il dolore e il gonfiore.
A guarigione avvenuta, il dito operato potrebbe risultare leggermente più lungo o più corto rispetto a prima. In caso di artrodesi, l’articolazione trattata non sarà più in grado di piegarsi.
L’intervento chirurgico per il dito a martello è generalmente sicuro ed efficace, ma, come ogni procedura, può comportare alcune complicanze, tra cui infezioni, rigidità articolare, dolore persistente o recidiva della deformità.
Nella maggior parte dei casi, il dito a martello si può trattare in maniera non invasiva, ma se la deformità è rigida o dolorosa può essere necessario un intervento chirurgico.
- American Academy of Orthopaedic Surgeons (AAOS). Hammer toe: comprehensive guide https://orthoinfo.aaos.org/en/diseases–conditions/hammer-toe/
- Cleveland Clinic. Hammertoes. https://my.clevelandclinic.org/health/diseases/17038-hammertoes
- Goransson M, Constant D. Hammertoe. 2023 May 23. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2025 Jan-. PMID: 32644694. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK559268/
- Mayo Clinic. Hammertoe and mallet toe. https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/hammertoe-and-mallet-toe/symptoms-causes/syc-20350839
- NHS. Hammer toe surgery (arthroplasty/arthrodesis). https://www.nth.nhs.uk/resources/hammer-toe-surgery-arthroplasty-arthrodesis/
Korian Redazione
L’attività redazionale di Korian si basa su un approccio rigoroso e responsabile alla divulgazione scientifica, con l’obiettivo di offrire contenuti che siano clinicamente accurati e accessibili. Grazie al supporto di un pool di esperti, tra cui medici, biologi e professionisti del settore, specializzati in comunicazione medica, sviluppiamo testi che riflettono l’attualità delle conoscenze scientifiche…Leggi di più