Calcoli renali
I calcoli renali, anche detti nefrolitiasi o litiasi renale, sono formazioni solide, simili a sassolini, che si presentano nei reni quando alcune fra le sostanze contenute nelle urine precipitano e si aggregano.
Il rene svolge un ruolo essenziale nel mantenere l’equilibrio idro-elettrolitico e acido-base dell’organismo, eliminare le scorie metaboliche e anche regolare la pressione sanguigna. È un organo pari situato nella parte posteriore dell’addome, ai lati della colonna vertebrale. Ha una forma a fagiolo e una struttura organizzata in una zona corticale esterna e una midollare interna, attraversata da strutture coniche chiamate piramidi renali. Ogni piramide convoglia l’urina nei calici minori, che si uniscono a formare i calici maggiori e infine la pelvi renale, da cui parte l’uretere che la porta fino alla vescica.
Dal punto di vista funzionale, il rene è responsabile della filtrazione del sangue attraverso i nefroni, le sue unità funzionali. Ogni nefrone è composto da un glomerulo, che filtra il plasma, e da un sistema di tubuli che regola il riassorbimento di acqua, sali e altre sostanze, determinando la composizione finale dell’urina.
È proprio in base alle sostanze presenti nell’urina e alla loro concentrazione che si possono formare i diversi tipi di calcoli renali, la cui distinzione è importante per identificarne le cause:
- di calcio, i più comuni, possono essere a loro volta distinti in calcoli di ossalato di calcio o di fosfato di calcio (meno frequenti);
- di acido urico;
- di struvite, costituiti da fosfato di ammonio e magnesio e spesso conseguenti a infezioni batteriche del tratto urinario;
- di cistina, formati dalla precipitazione dell’aminoacido cistina.
I calcoli renali rappresentano una condizione piuttosto comune, soprattutto nelle persone con più di trent’anni, e la loro diffusione è in crescita a livello globale.
Quali sono le cause dei calcoli renali?
La formazione dei calcoli renali avviene quando alcune sostanze presenti nelle urine, come calcio, ossalati, fosfati o acido urico, raggiungono una concentrazione troppo alta e non riescono più a rimanere disciolte. Iniziano così a formarsi minuscoli cristalli (un po’ come accade quando il sale o lo zucchero in eccesso si depositano sul fondo di un bicchiere d’acqua). Se l’equilibrio tra le sostanze disciolte e quelle eliminate viene alterato, i cristalli possono continuare a crescere e aggregarsi, dando origine a strutture più grandi e solide, cioè i calcoli.
Questo processo è influenzato da diversi fattori, come la quantità di liquidi ingeriti, il pH dell’urina e la presenza di sostanze che possono facilitare o impedire la cristallizzazione. Per esempio, i calcoli di struvite si formano comunemente dopo un’infezione del tratto urinario da parte di batteri in grado di alterare il pH dell’urina, facilitando la precipitazione di fosfato e magnesio. I calcoli di cistina, invece, si presentano di solito nelle persone con cistinuria, una malattia genetica nella quale il rene non riesce a riassorbire l’amminoacido cistina, che dunque si concentra (e infine precipita) nelle urine. La formazione dei calcoli di acido urico, più comuni, è favorita da un’elevata assunzione di proteine animali, soprattutto frattaglie e frutti di mare, che sono ricchi di sostanze chimiche note come purine che possono portare alla precipitazione dell’acido urico. Per quanto riguarda i calcoli di calcio, i più diffusi in assoluto, sono dovuti all’eccessiva concentrazione di calcio, che può derivare per esempio da un aumentato assorbimento intestinale di questo minerale, oppure da un’eccessiva filtrazione da parte del rene (che, cioè, non lo elimina a sufficienza con le urine), o da condizioni che determinano livelli aumentati dell’ormone paratiroideo (iperparatiroidismo), che regola i livelli di calcio nell’organismo.
In linea generale, comunque, sono noti diversi fattori di rischio che possono aumentare la probabilità che si sviluppino calcoli renali.
Principali fattori di rischio per i calcoli renali
- Genetica. Le persone i cui parenti hanno avuto calcoli renali hanno a loro volta maggiori probabilità di sviluppare questa condizione.
- Sesso. I calcoli renali sono più comuni negli uomini che nelle donne.
- Precedente sviluppo di calcoli renali. Per chi ha avuto calcoli renali in passato vi è un significativo rischio che questi si ripresentino.
- Consumo di acqua. Un apporto insufficiente di acqua favorisce la formazione di calcoli renali.
- Alimentazione. Una dieta troppo ricca di sale e/o di zucchero e/o di proteine aumenta il rischio di sviluppare i calcoli renali.
- Condizioni patologiche. Diverse malattie e condizioni patologiche possono favorire la formazione di calcoli renali. Tra queste vi sono obesità, iperparatiroidismo, infezioni ricorrenti del tratto urinario, disturbi renali (come le cisti renali o l’acidosi renale tubulare), disturbi dell’apparato digerente, cistinuria.
- Farmaci. Alcuni farmaci possono aumentare la probabilità che si sviluppino calcoli renali: è il caso per esempio dei diuretici, che aumentano l’acqua eliminata con le urine, ma anche degli antiacidi a base di calcio (il carbonato di calcio), e di alcuni medicinali usati per il trattamento delle infezioni da HIV o antiepilettici.

I calcoli renali si formano quando alcune sostanze presenti nelle urine raggiungono una concentrazione troppo alta.
Quali sono i sintomi dei calcoli renali?
I calcoli renali possono avere dimensioni molto differenti, da quelle di un granello di sabbia a veri e propri sassi o ciottoli. I sintomi che possono causare dipendono molto dalle loro dimensioni: i più piccoli, infatti, possono essere espulsi dal rene, attraversando l’uretere e arrivando alla vescica per poi essere eliminati attraverso l’uretra, senza dare alcun disturbo. All’aumentare delle dimensioni, però, il loro passaggio attraverso le vie urinarie può essere molto più doloroso e, in alcuni casi, possono arrivare a ostruirle, causando complicazioni.
In genere, comunque, sia negli uomini sia nelle donne uno dei più comuni sintomi dovuti ai calcoli renali è il dolore nella parte bassa e posteriore dell’addome, che si può estendere al fianco e all’inguine; può essere sordo oppure acuto ed è indicato come colica renale. Si possono presentare anche nausea e vomito, dolore durante la minzione e/o la necessità di urinare più spesso. Nelle urine, inoltre, può essere presente sangue, a causa dei danni che il calcolo causa durante il suo passaggio nelle vie urinarie. I calcoli renali possono anche aumentare il rischio di infezioni e, se non trattati, possono danneggiare i reni in modo temporaneo o anche permanente.
Uno dei più comuni sintomi dovuti ai calcoli renali è il dolore.
Come si arriva alla diagnosi di calcoli renali?
Per la diagnosi di calcolosi renale, dopo aver eseguito una visita per raccogliere sintomi e fattori di rischio, il/la medico/a indica specifici esami di laboratorio ed eventualmente di imaging. Gli esami di laboratorio comprendono sia quelli del sangue sia quelli delle urine. I primi permettono di valutare alcuni parametri indicativi della funzionalità renale, di un’eventuale infezione e relativi ad altre caratteristiche che possono essere associate alla presenza di calcoli (per esempio, livelli aumentati del calcio). Gli esami delle urine, invece, permettono di rivelare la presenza di sangue e batteri e, non meno importanti, di eventuali cristalli derivanti dai calcoli.
Ulteriori accertamenti possono quindi richiedere esami di imaging per confermare la diagnosi e localizzare il calcolo. Tra gli esami normalmente impiegati a questo scopo vi è l’ecografia.

Come si prevengono i calcoli renali?
Sebbene nello sviluppo dei calcoli renali entrino in gioco anche elementi non modificabili, come la genetica, diversi accorgimenti possono limitare il rischio che si presentino. In particolare, è possibile agire sulla dieta e sull’idratazione dell’organismo: bere acqua a sufficienza (anche in base all’esercizio fisico svolto e alla temperatura ambientale, così da tenere in considerazione un eventuale aumento di liquidi persi con il sudore) e limitare gli alimenti ricchi di proteine, sale e zuccheri è importante per ostacolare la formazione dei calcoli. Vale anche la pena precisare che, per chi ha già avuto calcoli, può essere indicato limitare alcuni alimenti, seguendo le indicazioni del/la medico/a.
Qual è il trattamento dei calcoli renali?
Il trattamento per l’eliminazione dei calcoli renali dipende essenzialmente dalle loro dimensioni e anche dalla loro composizione. I calcoli più piccoli, infatti, possono essere spontaneamente espulsi con l’urina; tuttavia, se causano dolore con il passaggio attraverso le vie urinare, il/la medico/a può raccomandare farmaci antidolorifici. Se sono troppo grandi per essere espulsi spontaneamente, è opportuno intervenire con procedure volte a romperli per permetterne la rimozione o l’espulsione. Tra queste vi sono:
- litotrissia a onde d’urto, nella quale le onde d’urto generate da un apposito dispositivo frammentano i calcoli dall’esterno, così che possano essere espulsi con l’urina;
- ureteroscopia (o litotrissia endoscopica ureteroscopica), nella quale si inserisce, attraverso un apposito tubo fatto scorrere fino agli ureteri (o fino al rene in caso di litotrissia endoscopica endorenale), una sonda che frammenta e rimuove i calcoli;
- nefrolitotomia (o litotrissia) percutanea, una tecnica mininvasiva nella quale la sonda per frammentare i calcoli passa attraverso una piccola incisione sulla schiena.
È importante ricordare che è molto probabile che i calcoli si ripresentino in una persona che li ha già avuti. Per questa ragione, dopo averli eliminati e in base alle cause che hanno portato alla loro formazione, il/la medico/a potrà raccomandare strategie, anche farmacologiche, per prevenirne la ricomparsa. In particolare, potrebbe essere necessario prestare attenzione alla dieta, trattare l’iperparatiroidismo, o assumere farmaci acidificanti oppure alcalinizzanti delle urine.
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Korian Redazione
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