Ascesso mammario

L’ascesso mammario è un’infezione batterica al seno che causa l’accumulo di pus, comune durante l’allattamento. Scopri quali sono i sintomi, le cause e in cosa consiste la terapia
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
30 Settembre 2025

    L’ascesso mammario è un’infezione localizzata al seno, o più precisamente della mammella, di solito di origine batterica, che causa l’accumulo di pus, dolore e infiammazione. È una possibile complicanza della mastite (linkare poi la patologia, che è nello stesso gruppo di caricamento), cioè l’infiammazione del tessuto mammario, che si può presentare quando la patologia è molto aggressiva o non viene adeguatamente trattata.

    L’ascesso mammario è una condizione che si presenta soprattutto durante l’allattamento (si parla in questo caso di ascesso mammario puerperale): si stima che il 2-3% circa delle donne sviluppi mastite e, di queste, fino all’11% possa in seguito sviluppare anche un ascesso. Tuttavia, è importante evidenziare che l’ascesso mammario può svilupparsi anche in persone che non sono in gravidanza né che stanno allattando (ascesso mammario non puerperale). L’età media di incidenza dell’ascesso puerperale è intorno ai trent’anni, mentre la fascia di età delle forme non puerperali tende a essere più ampia.

    Quali sono le cause dell’ascesso mammario?

    Gli ascessi possono svilupparsi in varie aree del corpo (per esempio si possono verificare ascessi dentali e gengivali, ascellari, anorettali, addominali…) e anche quello mammario, come le altre forme, è di solito di origine batterica. Per capire come si sviluppi l’infezione è bene ricordare l’anatomia del seno: si tratta di una ghiandola complessa composta da tessuto ghiandolare, adiposo e connettivo, attraversata da una rete di vasi sanguigni e linfatici. Al suo interno si trovano i lobuli, piccole ghiandole deputate alla produzione del latte, e i dotti galattofori, che trasportano il latte dai lobuli verso il capezzolo. I batteri possono insinuarsi nei dotti galattofori o nei tessuti circostanti, provocando una risposta infiammatoria (mastite). Questo accade più frequentemente durante l’allattamento, quando i dotti possono ostruirsi o lesionarsi, facilitando la colonizzazione da parte dei patogeni: i batteri che ne sono più comunemente responsabili sono Staphylococcus aureus e quelli del genere Streptococcus.

    Nell’ascesso mammario che si sviluppa durante l’allattamento, spesso il punto d’ingresso dei batteri è rappresentato da piccole lesioni al capezzolo, e l’infezione peggiora se vi è stasi del latte (per questa ragione si consiglia di continuare a drenarlo).

    Per quanto riguarda l’ascesso mammario non puerperale, una condizione meno comune, l’origine dell’ostruzione è di solito un cambiamento anomalo dei dotti galattofori, noto come metaplasia squamosa: in pratica, le cellule che normalmente rivestono questi dotti vengono sostituite da cellule di tipo squamoso. In questo contesto, i principali fattori di rischio noti sono rappresentati dal fumo e dal diabete, ma anche uno stato di immunosoppressione (per esempio in seguito a terapie o in presenza di infezione da HIV/AIDS) e a causa di piercing al capezzolo.

    L’ascesso mammario è dovuto nella stragrande maggioranza dei casi all’infezione da parte di batteri che penetrano nei dotti galattofori.

    Quali sono i sintomi dell’ascesso mammario?

    L’ascesso mammario di manifesta di solito con dolore al seno, che appare anche arrossato e caldo al tatto, e a volte con edema (gonfiore). L’ascesso può anche essere percepibile al tatto, e si possono presentare perdite purulente dal capezzolo. Inoltre, l’infezione può essere associata a sintomi sistemici (cioè che riguardano tutto l’organismo) come febbre, nausea e vomito.

    È importante sottolineare che l’ascesso mammario può rappresentare una complicanza della mastite (sebbene questa non sia sempre presente negli ascessi non puerperali), una condizione di infiammazione che può portare all’infezione e si sviluppa di solito nell’arco delle prime sei settimane di allattamento. Se la mastite non è correttamente trattata, o è molto aggressiva, si sviluppa anche l’ascesso: per questa ragione è importante contattare il/la medico/a per un intervento tempestivo se si presentano sintomi di mastite. A sua volta, se non adeguatamente trattato, l’ascesso può determinare complicanze come la formazione di fistole (la formazione di un canale anomalo che lo collega alla pelle), che possono causare fuoriuscita cronica di pus e difficoltà nella guarigione; inoltre, l’infezione può espandersi nei tessuti circostanti, con conseguenze anche potenzialmente gravi. Un’altra complicanza, comune soprattutto nei casi di ascesso mammario non puerperale, è la recidiva dell’infezione.

    I sintomi dell’ascesso mammario sono il dolore al seno, che appare anche caldo e arrossato, ed eventualmente secrezioni dal capezzolo; a volte si uniscono sintomi sistemici come la febbre.

    ascesso mammario

    Come si arriva alla diagnosi di ascesso mammario?

    La diagnosi di ascesso mammario si basa principalmente sull’esame clinico, nel quale il/la medico/a esamina il seno, si informa sui sintomi e sulla presenza di eventuali fattori di rischio. Possono essere raccomandati esami del sangue e, se sono presenti secrezioni evidenti, possono essere raccolte e usate per un esame colturale, per stabilire il tipo specifico di batterio responsabile dell’infezione e indirizzare al meglio il trattamento. Inoltre, in alcuni casi possono essere raccomandati un’ecografia per valutare la presenza e le caratteristiche dell’ascesso o, per confermare la diagnosi, un agoaspirato per la raccolta del fluido all’interno.

    Come si previene l’ascesso mammario?

    Prevenire l’ascesso mammario significa essenzialmente prevenire la mastite da cui origina. Durante l’allattamento, una buona norma in quest’ottica è tirare solo il latte necessario per il bambino, senza esagerare con la quantità per evitarne un’eccessiva produzione.

    Per quanto riguarda l’ascesso mammario non puerperale, per limitare il rischio di infezione si può agire sui fattori di rischio, eliminando il fumo e seguendo un corretto trattamento e le indicazioni terapeutiche in presenza di patologie come il diabete o l’infezione da HIV.

    Qual è il trattamento dell’ascesso mammario?

    La cura principale per l’ascesso mammario si basa sul drenaggio dell’ascesso stesso per eliminare il pus e l’infezione. Le due principali strategie di drenaggio sono rappresentate da:

    • drenaggio ecoguidato con ago, minimamente invasivo ma adatto solo per gli ascessi di dimensioni ridotte;
    • incisione e drenaggio chirurgico, più invasivo ma fondamentale per gli ascessi più grandi e profondi, dei quali consente una completa eliminazione.

    Di solito, soprattutto in presenza di sintomi sistemici, è anche raccomandata una terapia con antibiotici (per le donne che stanno allattando, si scelgono antibiotici che non rappresentino un rischio per il neonato). Da sola, comunque, la terapia antibiotica non è sufficiente a risolvere l’ascesso: per questo il drenaggio rimane essenziale. Inoltre, gli ascessi non puerperali, che sono più soggetti a recidive, possono richiedere drenaggi multipli.

    Durante un ascesso mammario e dopo l’intervento di drenaggio è possibile continuare ad allattare, o almeno svuotare regolarmente il seno interessato – anzi, si tratta di una pratica raccomandata per evitare la stasi del latte e mantenere il drenaggio naturale del seno. Anche se inevitabilmente questo comporta un certo fastidio legato all’ascesso e alla guarigione dal drenaggio, è importante sapere che di norma non vi sono rischi di infezione per il neonato, perché il latte materno contiene fattori immunologici protettivi (come gli anticorpi e la lattoferrina), e non è necessariamente contaminato. In alcuni casi specifici, comunque, il/la medico/a può raccomandare di evitare l’allattamento (nella parte del seno interessato) a favore dell’uso del tiralatte.

     

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