Angina pectoris
L’angina pectoris è una condizione clinica caratterizzata da un dolore transitorio al torace, dovuto a una riduzione temporanea del flusso di sangue al muscolo cardiaco (ischemia del miocardio). L’angina, quindi, non è una condizione patologica di per sé, quanto piuttosto il sintomo di un problema nell’afflusso di sangue al cuore.
Ci sono diverse forme di angina, fra cui le principali sono quella stabile, la forma più frequente e che insorge in particolari condizioni (come l’esercizio fisico o lo stress), e quella instabile, in cui gli attacchi sono imprevedibili e possono insorgere anche a riposo o con sforzi minimi.
L’angina pectoris è una condizione purtroppo frequente, la cui prevalenza aumenta, in entrambi i sessi, con l’età. Non può essere sottovalutata, perché rappresenta il sintomo più comune di una malattia ischemica del cuore, una delle principali cause di morte a livello globale, e può richiedere un intervento medico d’emergenza, perché può indicare un infarto cardiaco. Tuttavia, molti dei fattori di rischio che aumentano la probabilità che si presenti sono modificabili e consentono di prevenirne l’insorgenza.
Quali sono le cause dell’angina pectoris?
Il dolore al torace può avere molte cause differenti, che vanno dagli attacchi di panico al reflusso gastroesofageo, e dunque non riguardano necessariamente il cuore. L’angina, però, è di norma dovuta a un’ischemia cardiaca, cioè un ridotto afflusso di sangue al cuore, che ne può compromettere la funzione.
A sua volta, l’ischemia è causata dalla coronaropatia, un disturbo che interessa le arterie coronarie, i vasi attraverso i quali il cuore riceve nutrienti e, soprattutto, ossigeno: nella stragrande maggioranza dei casi, questo disturbo è dovuto all’aterosclerosi, condizione in cui i vasi delle arterie si irrigidiscono e si ispessiscono a causa dell’accumulo di placche formate da lipidi, colesterolo e altre sostanze. Altre condizioni che possono determinare l’angina sono, per esempio:
- malattia microvascolare coronarica, una patologia che determina problemi nei piccoli vasi che si diramano dalle arterie coronarie principali;
- spasmo coronarico, una contrazione improvvisa e transitoria delle arterie coronarie.
Parte dei fattori di rischio per l’angina pectoris sono dunque gli stessi che aumentano la probabilità di coronaropatia; altri, invece, aumentano la probabilità che il cuore non riceva ossigeno a sufficienza per svolgere le sue funzioni.
Fattori di rischio per l’angina pectoris
- Età. Il rischio di angina aumenta con l’avanzare dell’età, sebbene una forma di angina nota come angina vasospastica, angina di Prinzmetal o angina variante, piuttosto rara, interessi di solito persone più giovani rispetto alle altre forme della condizione.
- Storia familiare. I disturbi cardiovascolari come la coronaropatia hanno spesso anche una base genetica, per cui tendono a presentarsi con maggiore probabilità in persone che hanno parenti con la stessa condizione.
- Inquinamento atmosferico. Il rischio di angina pectoris aumenta con l’esposizione al particolato atmosferico, cioè l’insieme di particelle sospese in aria, come le polveri provenienti da strade, cantieri o attività agricole. Le persone che per lavoro vi sono esposte e non hanno adeguate misure di protezione possono dunque essere più a rischio (ma anche l’esposizione in ambiente urbano può influenzare la probabilità di sviluppare angina).
- Stile di vita. Una dieta ricca di grassi, soprattutto quelli saturi, zuccheri, sale, e/o con un consumo eccessivo di alcol favorisce lo sviluppo di disturbi cardiovascolari, compresa l’angina pectoris. Anche il fumo, compreso quello passivo, rappresenta un noto fattore di rischio per questa condizione, così come un’insufficiente attività fisica e il consumo di droghe. Infine, lo stress cronico può contribuire a condizioni che favoriscono la comparsa di angina.
- Altre condizioni mediche. Patologie come la sindrome metabolica, l’obesità, il diabete, l’ipertensione e l’anemia nonché condizioni come l’ipercolesterolemia o un’infiammazione cronica possono favorire l’insorgenza di angina pectoris. Il rischio aumenta anche in presenza di disturbi cardiaci come, per esempio, la cardiopatia ischemica, difetti delle valvole cardiache o lo scompenso cardiaco.
L’angina è dovuta a un ridotto afflusso di sangue al cuore, nella maggior parte dei casi per problemi delle arterie coronarie.

Quali sono i sintomi dell’angina pectoris?
L’angina pectoris è caratterizzata dal dolore o dal senso di fastidio (pesantezza, senso di bruciore, senso di oppressione…) al petto, che può irradiarsi ad altre zone del corpo (come spalle, braccia, collo, schiena, mandibola) e per il quale può non essere facile individuare il punto preciso di partenza. Al dolore o fastidio al petto possono associarsi anche altri sintomi, come:
- mancanza di fiato;
- sensazione di estremo affaticamento o debolezza;
- sensazione di “testa vuota” o svenimento;
- sudore;
- nausea.
I sintomi dell’angina pectoris possono assomigliare a quelli di un infarto cardiaco e, in ogni caso, l’angina stessa può effettivamente sfociare nell’infarto. Altre possibili complicanze dell’angina comprendono lo scompenso e le aritmie cardiache; inoltre, l’aterosclerosi (una delle più comuni cause di angina) può determinare la presenza di ostruzioni non solo nei vasi cardiaci ma anche in quelli che garantiscono l’afflusso di sangue al cervello: in presenza di angina, quindi, aumenta anche il rischio di ictus.
I sintomi dell’angina pectoris variano comunque in base al tipo specifico di condizione, soprattutto in relazione a quando si presentano e il tempo per il quale perdurano. Per quanto riguarda le forme “classiche” di angina:
- nell’angina stabile, i sintomi si presentano quando aumenta la necessità di ossigeno per il cuore, come avviene per esempio durante l’esercizio fisico o quando ci si espone a basse temperature, e il dolore dura qualche minuto;
- nell’angina instabile, i sintomi si presentano anche a riposo o durante sforzi minimi, tendono a essere più intensi e a durare più a lungo.
Per altre forme di angina, la manifestazione dei sintomi è ancora differente: per esempio, nel caso della già citata angina di Prinzmetal, il dolore tende a comparire durante la notte o al primo mattino.
Il sintomo principale dell’angina è il dolore o senso di fastidio al petto.
Come si arriva alla diagnosi di angina pectoris?
Come accennato, l’angina pectoris non è una patologia di per sé quanto il sintomo di un problema cardiovascolare. Tuttavia, è importante che questa condizione venga riconosciuta (e adeguatamente trattata) perché indice di un rischio anche potenzialmente letale. Con l’anamnesi, il/la medico/a raccoglie i fattori di rischio e i sintomi riportati, anche informandosi su quando si manifestano e quanto a lungo durano. Conduce quindi una visita generale che comprende la misurazione di pressione arteriosa, frequenza cardiaca e circonferenza della vita, e raccomanda specifici esami strumentali quali:
- elettrocardiogramma (ECG), per registrare l’attività elettrica del cuore;
- ecocardiogramma, per valutare la funzionalità e la struttura cardiache;
- stress test, per valutare battito cardiaco, attività elettrica del cuore, livelli di ossigeno e pressione arteriosa dopo un’attività fisica;
- angiografia coronarica, per analizzare il flusso di sangue all’interno delle coronarie;
- esami di imaging quali TC, PET o risonanza magnetica, anch’essi utili per valutare il flusso di sangue nelle coronarie.
Come si previene l’angina pectoris?
Sebbene alcuni fattori di rischio per l’angina non siano modificabili (è il caso dell’età e della genetica), su molti altri è possibile intervenire per ridurre in modo significativo la probabilità di sviluppare questa condizione. In particolare, seguire uno stile di vita sano basato sull’astensione dal fumo, una dieta equilibrata, un regolare esercizio fisico e il consumo moderato o meglio ancora nullo di bevande alcoliche è fondamentale per limitare il rischio di sviluppare problemi cardiovascolari che si manifestano con l’angina (nonché molte altre condizioni patologiche). In questo contesto è anche importante mantenere il proprio peso nella norma (o dimagrire se in condizioni di sovrappeso oppure obesità), imparare a gestire lo stress e garantirsi un sonno sufficiente per qualità e quantità, perché disturbi come l’insonnia possono aumentare indirettamente il rischio di angina.
L’adozione di uno stile di vita sano è fondamentale per prevenire l’angina pectoris.
Qual è il trattamento dell’angina pectoris?
Il trattamento dell’angina pectoris è più propriamente il trattamento della condizione patologica sottostante che causa l’insufficiente afflusso di sangue al cuore e, in linea di massima, mira a garantire un adeguato apporto di ossigeno al cuore e ridurre il carico di lavoro per quest’ultimo. Oltre a mitigare i sintomi, questo consente di ridurre il rischio di complicanze quali infarto cardiaco e ictus. La scelta del trattamento più adeguato dipende da vari fattori, tra cui il tipo di angina, e può comprendere una terapia farmacologica o un intervento chirurgico; in ogni caso, l’adozione di uno stile di vita sano (smettendo di fumare, seguendo una dieta equilibrata e svolgendo un’adeguata attività fisica, calibrata sulle proprie condizioni) è imprescindibile nella gestione dell’angina pectoris.
Trattamenti per l’angina pectoris
- Trattamenti farmacologici. Si basano sull’uso di farmaci che, a seconda del tipo di angina e delle condizioni del paziente, possono essere usati anche in combinazione tra loro. Agiscono in vari modi e con diversi obiettivi, quali alleviare il carico di lavoro del cuore, migliorare il flusso sanguigno, prevenendo la formazione di trombi e riducendo la crescita delle placche aterosclerotiche. Comprendono per esempio:
- nitrati (come la nitroglicerina);
- beta-bloccanti;
- calcio-antagonisti;
- antiaggreganti o anticoagulanti;
- statine.
- Interventi chirurgici. A seconda dei casi (e se la condizione non risponde alle terapie farmacologiche), l’angina pectoris può richiedere un intervento chirurgico. Due sono le operazioni principalmente eseguite per trattare l’angina:
- bypass aorto-coronarico (Coronary Arthery Bypass Grafting, CABG), che consiste nel prelevare un vaso sanguigno sano (di solito una vena della gamba o un’arteria del torace o del braccio) e usarlo per creare un “ponte” che bypassa il tratto ostruito dell’arteria coronaria, collegando l’aorta (o un’altra arteria) a un punto a valle dell’ostruzione, così che il sangue possa fluire verso il cuore;
- intervento coronarico percutaneo o angioplastica coronarica (Percutaneous Coronary Intervention, PCI), una procedura minivasiva che consiste nell’inserire un piccolo palloncino che viene gonfiato nel punto dell’ostruzione per dilatare l’arteria, spesso associato all’inserimento di uno stent, una reticella metallica, che rimane in sede per mantenere il vaso aperto.
È importante ricordare che le persone con angina pectoris devono, oltre che seguire il trattamento indicato, sottoporsi a controlli medici regolari per mantenere monitorata la propria condizione; è inoltre importante imparare a riconoscere i propri sintomi e cercare immediato supporto medico quando differiscono, perché potrebbero essere indice di infarto cardiaco.
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Korian Redazione
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