Afasia

Il significato di afasia è “incapacità di parlare”: in questa condizione è compromessa in realtà, più in generale, la capacità di comunicazione. Scopri cause, sintomi e tipi nell’approfondimento
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
3 Ottobre 2025

    L’afasia è un disturbo nel linguaggio a causa del quale risulta compromessa la capacità di comunicare: è alterata cioè la capacità di parlare, ma a seconda dei casi anche di comprendere ciò che dicono le altre persone, di leggere o di scrivere, pur senza che siano modificate le abilità cognitive. In base alla disabilità linguistica prevalente, si possono distinguere diversi tipi di afasia, tra cui per esempio:

    • afasia di Broca, caratterizzata soprattutto dalle difficoltà a parlare e meno nella comprensione;
    • afasia di Wernicke, in cui il linguaggio è fluente ma manca il significato, e spesso sono presenti difficoltà di comprensione;
    • afasia anomica, caratterizzata dalla difficoltà a trovare le parole corrette;
    • afasia di conduzione, caratterizzata da una difficoltà specifica nella ripetizione di frasi o parole;
    • afasia globale, in cui risultano compromesse sia la capacità di parlare sia quella di comprensione.

    L’afasia è un disturbo acquisito, cioè che insorge dopo la nascita a seguito di fattori esterni: nel caso specifico dell’afasia, la causa principale è un danno cerebrale dovuto a ictus o, a volte, traumi cranici, tumori, cause infettive o patologie neurodegenerative. Secondo le Associazioni italiane afasici avere dati diretti sulle persone con afasia non è semplice e le stime possono essere indirette (per esempio derivate dall’incidenza delle malattie vascolari che ne sono la causa). In linea generale, è noto che si tratta di una condizione tutt’altro che infrequente.

    Quali sono le cause dell’afasia?

    L’afasia è dovuta a lesioni nei centri cerebrali deputati alla produzione e alla comprensione del linguaggio che, per la maggior parte delle persone, sono localizzati nell’emisfero sinistro del cervello. Dal punto di vista neuroanatomico è importante evidenziare che sono diverse le strutture coinvolte nel linguaggio: diversamente da quanto si riteneva in passato, infatti, il controllo del linguaggio non è localizzato in poche aree fisse, ma è piuttosto un sistema che coinvolge diverse regioni cerebrali che collaborano tra loro, creando una vera e propria rete. Un danno in una qualsiasi di queste aree può dunque compromettere la rete, interrompendo il circuito e causando effetti differenti a seconda dell’area interessata. Alcune forme di afasia prendono il nome proprio dall’area cerebrale coinvolta: è il caso per esempio dell’afasia di Broca (l’area di Broca ha un ruolo cruciale per la programmazione motoria del linguaggio) e delle diverse forme di afasia transcorticale, così denominate perché interessano non le aree della corteccia cerebrale principalmente deputate al linguaggio bensì le regioni più esterne o quelle di connessione; o ancora l’afasia di Wernicke, dove l’area di Wernicke è coinvolta nella comprensione del linguaggio.

    La principale causa dei danni cerebrali che portano all’afasia, comunque, è rappresentata dall’ictus, soprattutto nella forma ischemica: secondo alcuni studi, circa il 30% delle persone che ha avuto un ictus ha poi afasia. Anche altre patologie e condizioni, tuttavia, possono causare afasia. Tra queste le principali sono:

    • traumi cerebrali;
    • tumori cerebrali (primari o metastasi);
    • infezioni cerebrali (per esempio encefalite o meningite);
    • malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer (la forma di afasia che causano è detta afasia primaria progressiva, caratterizzata da un esordio lento e dal peggioramento della condizione nel tempo).

    Quali sono i sintomi dell’afasia?

    I sintomi dell’afasia variano a seconda del tipo di condizione: ciascuna, infatti, è caratterizzata dalla compromissione più marcata di specifiche abilità di comunicazione. A seconda dei casi, quindi, si possono presentare in modo più o meno preponderante (o anche assente), difficoltà: 

    • nella produzione del linguaggio, per esempio con problemi a parlare in modo fluente, presenza di parole alterate o inventate, assenza di significato nel linguaggio e, a volte, problemi a scrivere;
    • nella comprensione del linguaggio, per esempio con incapacità di capire un discorso o, anche quando se ne riconoscono le singole parole, incapacità a comprendere una frase completa e, in alcuni casi, problemi a comprendere testi scritti o nell’uso dei numeri.

    Sempre a seconda del tipo di afasia, inoltre, si può presentare la difficoltà a ripetere le frasi, anche semplici. Ancora, in base alle caratteristiche del disturbo, si distinguono:

    • afasia fluente, nella quale il ritmo e l’intonazione del parlato appaiono normali, ma manca il significato (e la persona non ne è consapevole);
    • afasia non fluente, nella quale si presentano difficoltà a terminare le frasi, o vengono saltati alcuni termini, i nomi di persone e oggetti risultano sbagliati e, in generale, il parlato è esitante.

    Un esempio tipico di afasia fluente è quella di Wernicke, nella quale la persona parla senza apparenti problemi, ma con parole senza senso, e ha difficoltà a comprendere ciò che gli altri dicono. Il tipo più comune di afasia non fluente è invece quella di Broca, in cui la comprensione di ciò che le persone dicono può rimanere inalterata, ma il paziente ha difficoltà a trovare le parole per esprimersi, o non riesce a parlare che con poche parole.

    In ogni caso, l’afasia può insorgere in modo improvviso ed essere più o meno grave a seconda del tipo di danno subito dal cervello. Può, in generale, essere estremamente frustrante, proprio perché impedisce la corretta comunicazione: per esempio, chi ne soffre può sapere esattamente ciò che desidera o di cui ha bisogno, ma non riuscire a farsi comprendere. Questo può portare all’isolamento e alla depressione. Non meno importante sottolineare che le stesse fatiche possono essere vissute dal/la caregiver, che si trova in difficoltà ad aiutare la persona cara.

    L’afasia si manifesta in modo diverso a seconda del tipo specifico: ciascuna forma, infatti, è caratterizzata da una compromissione differente della comunicazione (per esempio nella capacità di parlare o comprendere).

    afasia

    Come si arriva alla diagnosi di afasia?

    La principale figura di riferimento per la diagnosi di afasia è il/la neurologo/a, ma è importante evidenziare da subito che nel contesto della valutazione funzionale (non meno che del piano riabilitativo) è molto importante anche il/la logopedista.

    La diagnosi si basa su un’accurata anamnesi, nell’ambito della quale il/la medico/a valuta la storia clinica del paziente e la fluidità nell’espressione verbale, capacità di comprensione, di ripetizione, di nominare gli oggetti, di lettura e di scrittura. Tutte queste abilità possono essere valutate tramite test specifici.

    Come si previene l’afasia?

    Prevenire l’afasia significa essenzialmente prevenire i danni cerebrali che possono causarla. Tra questi, il più comune è l’ictus, nella cui prevenzione ha un ruolo fondamentale uno stile di vita sano, basato sull’astensione dal fumo, una dieta equilibrata, regolare esercizio fisico e un consumo di alcol moderato o assente.

    Qual è il trattamento dell’afasia?

    Il trattamento dell’afasia si basa innanzitutto sulla risoluzione della causa sottostante: la rimozione del trombo, per esempio, in caso di ictus ischemico, o la terapia farmacologica adeguata in caso di infezioni cerebrali. Questo può consentire di prevenire danni cerebrali più gravi e permanenti. Qualora comunque questi fossero presenti, il trattamento dell’afasia si basa principalmente sulla logopedia, che mira da una parte a ricostruire le abilità di linguaggio e dall’altra, a gestire i sintomi specifici anche con strategie compensatorie. Tra queste vi sono per esempio materiali per scrivere, uso di immagini di oggetti comuni per favorirne l’identificazione, o ancora tablet e altri dispositivi elettronici.

    La prognosi è molto differente a seconda dei casi: a volte l’afasia può essere risolta con successo, in altri casi no e anzi, in presenza di patologie neurodegenerative, può essere progressiva. La ricerca nell’ambito dei trattamenti per l’afasia, comunque, è molto attiva: ha dato risultati a oggi contrastanti per quanto riguarda le terapie farmacologiche, ma le tecniche basate sulla stimolazione cerebrale, pur essendo al momento usate nell’ambito della ricerca e non in quello clinico, stanno dando risultati promettenti.

    Il trattamento dell’afasia si basa sulla risoluzione della causa sottostante e sulla logopedia, ma la ricerca è molto attiva nello studio di ulteriori strategie, come la stimolazione cerebrale.

     

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