Incontinenza urinaria femminile: dalle cause ai rimedi
Alcuni disturbi non sono equamente distribuiti nei due sessi. È il caso dell’incontinenza urinaria, molto più comune nelle donne che negli uomini – sebbene anche tra questi ultimi si faccia più frequente con l’avanzare dell’età. Ma perché? In questo articolo, cerchiamo di fare un quadro delle ragioni per cui l’incontinenza urinaria femminile è così diffusa. E cerchiamo anche di capire quali sono le possibili soluzioni a un problema che può creare così tanto disagio nella vita quotidiana.
Incontinenza urinaria: perché è più comune nelle donne?
Esistono vari tipi di incontinenza urinaria ma, di base, questo disturbo consiste in una perdita involontaria di urina e comporta un impatto che può essere molto significativo sul benessere della persona, pur non essendo di per sé pericolosa. Oltre alle persone anziane, ne sono particolarmente interessate le donne, per cause anatomiche e ormonali.
Da una parte, infatti, il pavimento pelvico, la posizione della vescica e dell’uretra rendono le donne più vulnerabili all’incontinenza urinaria. Più precisamente, il pavimento pelvico femminile è più esposto a cedimenti e stiramenti a causa dell’apertura del canale pelvico, maggiore rispetto a quella maschile perché deve poter permettere il parto; allo stesso tempo, l’uretra più breve offre minor resistenza alla fuoriuscita di urina. Quindi, se il pavimento pelvico e i tessuti che lo supportano si indeboliscono, l’uretra e la base della vescica si spostano verso il basso quando aumenta la pressione addominale. In questo modo, la pressione non si trasmette più in modo efficace all’uretra e l’urina fuoriesce (è una forma d’incontinenza detta da stress).
Non solo. Fattori meccanici e ormonali legati alla gravidanza, al parto e alla menopausa possono comportare uno sforzo sul pavimento pelvico e influenzarne la qualità dei tessuti, aumentando il rischio d’incontinenza urinaria femminile. Tanto che per esempio l’incontinenza post parto si registra, secondo alcune stime, in un terzo delle neomamme, come avevamo spiegato qui.
Infine, è importante ricordare che ulteriori fattori di rischio per l’incontinenza urinaria sono l’età e l’obesità: certo, sono comuni agli uomini e alle donne, ma per le donne si possono andare a sommare a quelli intrinseci legati al sesso.
I rimedi per l’incontinenza urinaria femminile
A seconda del tipo specifico, l’incontinenza urinaria femminile (ma, in effetti, l’incontinenza urinaria in generale) si può manifestare con vari sintomi: in alcuni casi, si ha una perdita di urina involontaria legata ad azioni, anche banali, che aumentano la pressione intraddominale, come un colpo di tosse; è ciò che avviene nell’incontinenza da stress. In altri, il sintomo principale è il bisogno impellente di urinare – così urgente da rendere difficile raggiungere per tempo il bagno: è la caratteristica principale dell’incontinenza da urgenza. A volte, comunque, l’incontinenza urinaria può anche essere di tipo misto.
Cosa fare e a chi rivolgersi per l’incontinenza urinaria femminile?
Per quanto riguarda il primo punto, il primo passaggio è di norma rivolgersi al/la proprio/a medico/a di base, ma la figura specialistica di riferimento è rappresentata dall’urologo/a, che può diagnosticare la condizione, valutarla con precisione e indicare il trattamento più idoneo.
Andando poi a quest’ultimo, il primo approccio è spesso rappresentato da strategie conservative, cioè non chirurgiche e non farmacologiche. Non sono “rimedi naturali”, ma una serie di strategie quali:
- le modifiche allo stile di vita, rappresentate per esempio dal limitare il consumo d’acqua prima di andare a dormire per limitare il rischio di incontinenza notturna, e quello di caffeina, che ha un effetto diuretico, ma anche il dimagrire in caso di obesità (gli studi evidenziano come possa significativamente ridurre l’incontinenza) ed eventualmente, a seconda dei casi, la programmazione della minzione (cioè stabilire momenti specifici per urinare, senza di farlo ogni volta che si presenta lo stimolo)
- gli esercizi di Kegel, una tipologia specifica di esercizi volti a migliorare tono, elasticità e controllo del pavimento pelvico, molto usati per esempio quando l’incontinenza urinaria è legata alla gestazione o al parto
- tecniche di rieducazione vescicale, un insieme di tecniche che comprendono, per esempio, il biofeedback (che usa sensori per rilevare e visualizzare su uno schermo l’attività muscolare del pavimento pelvico, aiutando così prendere consapevolezza e controllare meglio la minzione), e l’elettrostimolazione (che usa impulsi elettrici a bassa intensità per stimolare i muscoli del pavimento pelvico e i nervi coinvolti nel controllo della vescica)
Farmaci e intervento chirurgico per l’incontinenza urinaria femminile
A seconda dei casi, inoltre, l’urologo/a può raccomandare anche un trattamento farmacologico. Esistono vari farmaci per la terapia dell’incontinenza urinaria femminile: alcuni agiscono per esempio riducendo le contrazioni involontarie della vescica, altri aumentandone la capacità. Nelle donne in menopausa può anche essere raccomandata una terapia ormonale per contrastare l’effetto che il calo degli estrogeni ha sui tessuti. È però davvero importante evidenziare che la terapia farmacologica dell’incontinenza femminile è una misura successiva o complementare rispetto al trattamento conservativo, e dev’essere stabilita in stretto accordo con il/la medico/a, anche per gli effetti collaterali che questi farmaci possono causare, come evidenziato chiaramente dalle linee guida della Società italiana di urologia.
Infine, nei casi più gravi, l’incontinenza urinaria femminile può richiedere l’intervento chirurgico. Anche in questo caso, le strategie possibili sono diverse, e per l’incontinenza urinaria femminile sono rappresentate principalmente da:
- iniezioni di agenti volumizzanti, eseguite nella parete uretrale o intorno allo sfintere, per aumentare il sostegno meccanico e migliorare la chiusura dell’uretra. Si tratta di un approccio poco invasivo, indicato in casi selezionati
- iniezioni di tossina botulinica (botulino), utilizzate per rilassare il muscolo detrusore
- impianto di dispositivi di neuromodulazione, che agiscono sui nervi pelvici o sacrali per ristabilire il controllo della vescica e ridurre gli episodi di urgenza o perdita
- interventi con sling (o benderella), in cui una sottile striscia di materiale sintetico o biologico è posizionata sotto l’uretra per sostenerla e migliorare la continenza (esistono anche varianti meno invasive, come l’uretropessi trans-otturatoria)