In cosa consiste la visita urologica? Quando si parla di visita urologica, è infatti comune imbattersi in pregiudizi, imbarazzi o timori, soprattutto tra gli uomini. Tuttavia, conoscere meglio in cosa consiste la visita urologica è il primo passo per superare queste resistenze e prendersi cura della propria salute urinaria e sessuale. L’urologo è infatti uno specialista che non si occupa esclusivamente della salute maschile, ma anche di quella femminile, in particolare per quanto riguarda le patologie che coinvolgono le vie urinarie e, negli uomini, anche l’apparato riproduttivo.
La visita urologica rappresenta uno strumento di prevenzione e diagnosi fondamentale, non solo in presenza di sintomi evidenti, ma anche in ottica preventiva. Si tratta di un controllo clinico che prevede fasi ben definite, dal colloquio iniziale fino all’esame obiettivo, con eventuali indagini successive, non sempre necessarie ma utili in caso di sospette patologie.
In questo articolo vedremo nel dettaglio che cosa fa l’urologo, quali sono i motivi principali per cui rivolgersi a questo specialista, quali step compongono una visita urologica e come la medicina moderna stia rendendo i trattamenti sempre meno invasivi e più centrati sulla persona.
Che cosa fa l’urologo e chi dovrebbe rivolgersi a lui?
L’urologo è il medico specialista che si occupa delle patologie dell’apparato urinario maschile e femminile e dell’apparato genitale maschile. Non è, quindi, uno specialista “per soli uomini”, ma una figura di riferimento anche per le donne, soprattutto in caso di infezioni urinarie ricorrenti, incontinenza, cistiti o prolassi pelvici.
Ci si rivolge all’urologo per sintomi molto comuni come la difficoltà a urinare, il bisogno frequente di andare in bagno, bruciori, urgenza minzionale o, nei casi più seri, per la presenza di sangue nelle urine o dolori testicolari. Gli uomini dovrebbero iniziare i controlli in adolescenza per valutare lo sviluppo, proseguendo poi dopo i 45-50 anni in ottica preventiva per patologie come il tumore alla prostata. Anche le donne possono trarre beneficio da visite urologiche, soprattutto quando i disturbi persistono nonostante i trattamenti ginecologici.
In cosa consiste la visita urologica?
La visita urologica si compone di diversi step fondamentali. Si parte da una raccolta anamnestica completa, che include la storia clinica del paziente, i farmaci assunti, eventuali patologie in famiglia e il motivo attuale della visita. Questo momento di dialogo è importante per costruire un quadro completo e personalizzato.
Segue poi l’esame obiettivo, spesso vissuto con un certo disagio, ma fondamentale per una valutazione corretta. Negli uomini, include l’ispezione dell’addome, dei genitali esterni, testicoli e l’esplorazione rettale per valutare la prostata. Nelle donne si valuta l’addome e l’area pelvica, in caso di problematiche urinarie o incontinenza. In molti casi, la visita si conclude con un’indicazione al dosaggio del PSA, un importante marker per la prevenzione del tumore alla prostata.
Visita urologica uomo e ostacoli alla prevenzione
Molti uomini sono restii a sottoporsi a una visita urologica, principalmente per motivi culturali e psicologici. L’imbarazzo nel parlare di disturbi urinari o sessuali, la paura dell’esplorazione rettale o la convinzione che “finché non fa male non c’è problema” rappresentano ancora ostacoli concreti alla prevenzione.
Negli ultimi anni, però, qualcosa sta cambiando. Grazie a campagne informative e progetti pilota, come quelli per lo screening del PSA, si sta diffondendo una maggiore consapevolezza sull’importanza della salute urologica, anche tra gli uomini. L’obiettivo è normalizzare questi controlli, al pari di quanto avviene già da tempo in ambito ginecologico per le donne.
La nuova frontiera dell’urologia: trattamenti mini-invasivi e personalizzati
Oggi la visita urologica è solo il primo passo verso percorsi di cura sempre più efficaci e meno invasivi. Grazie ai progressi della tecnologia medica, l’urologo dispone di strumenti innovativi per diagnosi e interventi: dalle tecniche endoscopiche che sfruttano le vie naturali, fino alla chirurgia robotica, che consente di operare con estrema precisione attraverso piccoli fori, riducendo tempi di recupero e rischi.
In ambito oncologico, come nel trattamento del tumore alla prostata, si affermano approcci mirati come la terapia focale, che colpisce solo le aree malate, preservando le restanti. Questo approccio più rispettoso del paziente punta a garantire non solo l’efficacia clinica, ma anche una migliore qualità della vita post-trattamento.
Articolo realizzato con il contributo del Dott. Volpi, urologo del Gruppo Korian.