I disturbi del linguaggio negli adulti: una panoramica
Afasia, disartria, disfonia. E ancora disturbi della voce e disturbi fonici, ma anche disturbi misti. Sono davvero molti i disturbi del linguaggio che possono interessare gli adulti: alcuni si manifestano in seguito a cause specifiche, come un ictus, altri possono presentarsi nell’infanzia e persistere fino all’età adulta.
La classificazione dei disturbi del linguaggio per gli adulti non è banale, e si basa su sistemi clinici usati nell’ambito della neurologia e della logopedia. In questo articolo, cerchiamo di fare una panoramica sulle loro caratteristiche essenziali e i trattamenti disponibili.
Quali sono i disturbi del linguaggio degli adulti
Al di là della classificazione specifica, un possibile modo per distinguere i disturbi del linguaggio negli adulti può essere in base alla loro natura (acquisiti o evolutivi) e sul tipo di compromissione linguistica. Per esempio, uno dei più comuni è l’afasia, che comprende diverse sotto-categorie e che implica una compromissione della capacità di comunicare: può influenzare il parlato, la comprensione di ciò che le altre persone dicono, o anche scrittura e lettura. Questo è un esempio di disturbi del linguaggio acquisito, perché insorge dopo la nascita, nella maggior parte dei casi a causa di un ictus ischemico.
Si distingue quindi da condizioni evolutive, cioè dovute ad anomalie nello sviluppo del linguaggio e che vengono di solito diagnosticate nell’infanzia o al più tardi nell’adolescenza. Ne è un esempio quello un tempo noto come disturbo espressivo del linguaggio: nell’edizione più recente del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5, che inquadra i soli disturbi del neurosviluppo e dunque non prevede una categoria specifica per i disturbi del linguaggio degli adulti), è oggi indicato solo come disturbo del linguaggio, unendolo a quello che era il disturbo espressivo-misto. Una categoria meno banale di quanto sembri, che a sua volta rientra nel gruppo dei disturbi della comunicazione, e che si riferisce a problemi nell’apprendimento e nell’uso del linguaggio. Ma che, soprattutto, emerge già nell’infanzia (anche se può persistere nell’adulto) e non è dovuta a lesioni cerebrali.
Ancora, ci sono condizioni che possono essere dovute sia a problemi neurologici congeniti (come la paralisi cerebrale infantile) sia acquisiti (che vanno dalle infezioni ai traumi cerebrali). Ne è un esempio la disartria, che infatti può presentarsi sia nei bambini sia negli adulti.
Si può guarire da un disturbo del linguaggio in età adulta?
La difficoltà a esprimere le proprie emozioni o ciò di cui si ha bisogno, e/o quella a capire ciò che le persone intorno dicono possono rendere i disturbi del linguaggio terribilmente frustranti. Non può stupire che infatti si possano accompagnare anche a disturbi mentali come la depressione, anche quando ci si convive fin dall’infanzia. E per queste condizioni non c’è una cura: anzi, spesso non si può propriamente guarire. Però esistono diversi percorsi e strategie che consentono di mantenere, o riacquistare, un buon livello di comunicazione nonostante qualche deficit permanente.
Disturbi del linguaggio negli adulti: i trattamenti disponibili
In linea generale, l’approccio del trattamento è multidisciplinare e, ovviamente, dipende dal tipo di disturbo specifico e dalle sue cause. Al centro, però, vi è la logopedia, che essenzialmente mira a recuperare o potenziare le abilità linguistiche, sviluppare strategie compensative per la comunicazione, e migliorare articolazione, prosodia (quell’insieme di ritmo, intonazione, accento eccetera che caratterizza il parlato) e comprensione, a seconda delle necessità. Le tecniche, specifiche e mirate, cambiano ovviamente a seconda del problema, così come la prognosi. Per esempio, nei disturbi acquisiti e lievi, un intervento precoce e tempestivo può portare anche un recupero completo del linguaggio; in altri casi (per esempio se il disturbo è grave, o se dipende da una malattia progressiva eccetera), il recupero è di solito parziale e può richiedere strategie di compensazione. Sotto quest’aspetto, vale la pena osservare che la tecnologia può essere di enorme aiuto: app, tablet, software e programmi, ma anche strumenti più “semplici” (come tabelle con lettere e simboli) sono ormai entrati a pieno titolo nel trattamento dei disturbi del linguaggio, anche in modo combinato. Globalmente, questi strumenti rientrano nella Comunicazione Aumentativa e Alternativa (anche indicata con la sigla CAA/AAC, Augmentative and Alternative Communication), che trovano largo impiego non solo nel trattamento dei disturbi del linguaggio, sia nell’infanzia sia nell’età adulta, ma anche per chiunque abbia problemi di comunicazione, per esempio a causa di interventi chirurgici alla laringe, o perché in ventilazione meccanica e così via.
D’altronde, la ricerca scientifica – unita anche alle tecnologie digitali – sta mostrando che il linguaggio non è una facoltà isolata, ma un intreccio tra cervello, corpo e relazioni sociali: quando si altera, l’obiettivo non è soltanto “recuperare la parola”, ma ricostruire un modo di capire e farsi capire.