Endometriosi: come si scopre?

Abbiamo ancora poche certezze riguardo le cause dell’endometriosi. Sappiamo bene, invece, che è una malattia tutt’altro che rara: l’Organizzazione mondiale della sanità stima che, a livello globale, interessi circa il 10% delle donne in età riproduttiva.
Oggi, in Italia, le forme più gravi di endometriosi sono riconosciute come patologie invalidanti e inserite nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), che permettono di usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche di controllo. Eppure, il percorso per arrivare a una diagnosi di endometriosi rimane spesso lungo e tortuoso: in parte, questo può essere dovuto alla natura complessa dei sintomi, che possono manifestarsi in modo diverso da persona a persone; in parte, forse, a una sottovalutazione del dolore femminile in ambito medico.
Endometriosi: una malattia dai mille sintomi
L’endometriosi non è una patologia che si lascia riconoscere facilmente. I sintomi che causa sono estremamente vari, differiscono tra le donne, spesso si possono scambiare per i sintomi di altre patologie, come la malattia infiammatoria pelvica (un’infezione dell’apparato genitale femminile); a volte possono anche non esserci affatto.
Una ragione per sintomi così vari, oltre alle differenze di ciascuna persona, è che l’endometriosi può interessare organi e strutture differenti. Questa malattia determina infatti la presenza di tessuto endometriale in sedi diverse da quella fisiologica, cioè l’utero: può svilupparsi nelle tube di Falloppio, nelle ovaie, sulla superficie uterina (invece che all’interno dell’organo), nel peritoneo o nei legamenti intorno all’utero. Ma può anche presentarsi, seppur più di rado, sulla cervice o in organi come vescica, intestino e stomaco. A seconda di dove si presenta il tessuto ectopico (così è definito un tessuto al di fuori della sua sede fisiologica), i sintomi possono essere differenti.
Districarsi tra i diversi sintomi può dunque essere complesso, ma vale la pena conoscere almeno i più comuni. Tra questi vi è il dolore pelvico, che si presenta durante le mestruazioni, oppure durante i rapporti sessuali, la defecazione o la minzione; in alcuni casi, può anche essere cronico. In medicina, un “segno” è una manifestazione oggettiva di una malattia, rilevabile dal/la medico/a: ebbene, un possibile segno dell’endometriosi è, in alcune persone, la comparsa di sangue nelle urine, una condizione nota come ematuria, oppure nelle feci.
Ancora, all’endometriosi possono associarsi mestruazioni particolarmente abbondanti, o sanguinamenti tra una mestruazione e la successiva, o sintomi molto aspecifici come la nausea.
Infine, è noto che l’endometriosi può portare a una ridotta fertilità, cioè la difficoltà a restare incinta (ma la gravidanza non è per forza impossibile: qui il nostro articolo per saperne di più). Alcune donne per le quali l’endometriosi è altrimenti asintomatica, in effetti, possono scoprire la patologia proprio durante approfondimenti per i problemi di fertilità.
Come si arriva alla diagnosi di endometriosi?
Seppur con alcuni elementi di complessità, la diagnosi dell’endometriosi non è certo impossibile. La figura di riferimento è il/la ginecologo/a che, attraverso esami fisici e strumentali, può individuare le cellule ectopiche e la loro sede. Momento fondamentale della visita è l’anamnesi, con la raccolta dei sintomi riferiti dalla paziente; l’esame fisico comprende di norma un’ecografia transvaginale, che consente di osservare gli organi dell’apparato riproduttivo e verificare la presenza di lesioni dovute all’endometriosi. Inoltre, se si sospetta che l’endometriosi coinvolga organi diversi da quelli dell’apparato riproduttivo (per esempio l’intestino o gli ureteri), potrebbe essere raccomandata una risonanza magnetica.
Sebbene questi siano esami importanti per una valutazione complessiva dello stato di salute dell’apparato riproduttivo e degli organi circostanti, l’unico esame che permette di diagnosticare con certezza l’endometriosi è la laparoscopia: si tratta di un intervento mininvasivo, ma che richiede comunque il ricovero. Consiste nell’esplorazione della cavità addominale, e più in particolare delle pelvi, con una sonda a fibre ottiche, introdotta attraverso piccole incisioni. Sulla sonda sono presenti una videocamera e una fonte di luce: in questo modo è possibile ottenere immagini di buona qualità e definizione dei tessuti e individuare al meglio eventuali anomalie. Inoltre, nel corso della laparoscopia diagnostica è possibile prelevare un campione del tessuto anomalo (cioè eseguire una biopsia) così da poterlo analizzare e confermare in modo definitivo la sua natura.
Oltre a stabilire la presenza di endometriosi, la diagnosi consente anche di valutare la gravità della condizione. Quest’ultima è distinta in gradi, dal I al IV, in base all’estensione del tessuto ectopico e a quanto è in superficie o in profondità degli organi. Un altro parametro usato per stabilire la gravità dell’endometriosi è la presenza di aderenze: il tessuto ectopico può causare infiammazione, che a sua volta determina lo sviluppo di tessuto cicatriziale (fibrosi) e alla fusione di organi o tessuti che normalmente dovrebbero essere separati.
Endometriosi, uno sguardo oltre la diagnosi
L’endometriosi può avere un impatto profondo nella vita delle donne con questa patologia, coinvolgendo diversi aspetti della salute fisica, mentale e sociale. Può influenzare non solo la possibilità di avere figli, con il possibile stress emotivo che comporta in chi li desidera, ma anche la vita quotidiana. Il dolore, che sia cronico o presente solo in determinate situazioni, può compromettere la capacità di lavorare e studiare; può anche influenzare la vita di coppia.
Inoltre, l’infiammazione cronica e le eventuali perdite di sangue abbondanti possono contribuire a una sensazione costante di stanchezza e affaticamento; l’anemia da carenza di ferro, comune nelle persone con mestruazioni abbondanti, può aggravare questo senso di spossatezza, riducendo energia e concentrazione.
Tutti questi elementi influenzano facilmente il benessere mentale: dolore e affaticamento facilitano l’isolamento sociale e, più in generale, affrontare una malattia cronica e spesso sottovalutata può portare ad ansia e depressione, specialmente se i sintomi vengono ignorati o minimizzati da medici o persone vicine. Insomma, l’endometriosi non è solo un problema ginecologico ma una malattia con un impatto complesso e a volte sottovalutato sulla qualità della vita delle donne: va affrontata con il giusto supporto medico e sociale. Ricorda che le strutture Korian Sanità sono sempre a disposizione per fornire un inquadramento diagnostico e terapeutico professionale e affidabile.