Ricorrente e temuta da tutti, l’emicrania con i suoi sintomi è una di quelle problematiche che se non curata prontamente e adeguatamente può determinare un significativo peggioramento della qualità di vita. Quel comune “mal di testa” che spesso ci attacca improvvisamente, impedendoci di vivere la giornata al meglio, limitando di fatto le nostre attività quotidiane come, ad esempio, la capacità lavorativa o i momenti in compagnia.

Può durare poche ore, ma anche giorni, e si presenta in forme variabili a seconda del soggetto. Generalmente colpisce un lato della testa, ma può anche riflettersi lungo tutto il capo, manifestandosi con un dolore pulsante, accompagnato sensibilità alla luce e ai rumori e nausea. Una condizione da non sottovalutare, soprattutto quando diventa cronica.

Per questa ragione è bene conoscere i sintomi dell’emicrania, partendo sicuramente dall’adozione di uno stile di vita sano ed equilibrato, avendo però consapevolezza dei trattamenti di cura più funzionali e dell’importanza della prevenzione. Scopriamo insieme al Dott. Di Stani perché.

Dott. Di Stani quando parliamo di cefalea cosa intendiamo?

La ‘cefalea’, più comunemente definita ‘mal di testa’, è un disturbo caratterizzato da un dolore ricorrente, localizzato da una parte o da entrambe le parti della testa. E’ stato stimato  che, a livello mondiale,  circa il 90% degli individui abbia sofferto almeno una volta nella vita di un attacco di cefalea. La cefalea non è un semplice dolore alla testa, è un problema ben più complesso con coinvolgimento di diverse strutture cerebrali.

Come si fa la diagnosi di cefalea?

Lo specialista in cefalee utilizza la classificazione internazionale delle cefalee, la International Classification of Headache Disorders (ICHD-III), che descrive e definisce più di 200 tipi di cefalee e basandosi su età del soggetto, modalità di insorgenza, precise caratteristiche cliniche del tipo di dolore (ad esempio: sede, durata, intensità, frequenza, tipo di ricorrenza), sintomi associati, risposta ai farmaci, riuscirà a formulare una diagnosi.

In base alla storia clinica, all’andamento temporale della cefalea e all’eventuale presenza di campanelli di allarme, lo specialista in cefalee valuterà la necessità di richiedere eventuali accertamenti diagnostici (esami del sangue, risonanza encefalo, angio-risonanza dei vasi intracranici, ecocolor-doppler vasi intracranici o doppler transcranico, elettroencefalogramma etc..).

Quali sono le cefalee più frequenti?

Le cefalee si dividono in due grossi capitoli: le cefalee primarie, che sono quelle ‘benigne’ con prognosi in genere più favorevole e le cefalee secondarie ad altre patologie (patologie vascolari cerebrali, traumi, infezioni, tumori, disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare etc..). Malgrado le cefalee più comuni siano per lo più benigne, nei casi con attacchi dolorosi plurimensili o di forte intensità, il dolore determina un’importante disabilità, che compromette la vita lavorativa e sociale dei soggetti che ne soffrono, con conseguente perdita di giorni di lavoro, ridotta produttività, restrizione delle attività sociali e di svago. Le più comuni forme rientrano nel primo gruppo e sono per ordine di prevalenza la cefalea di tipo tensivo, l’emicrania senza aura, l’emicrania con aura e la cefalea a grappolo.

Che caratteristiche hanno?

Secondi i criteri internazionali ICHD-III l’attacco della cefalea di tipo tensivo (CTT) ha precise caratteristiche cliniche e può avere una durata che varia da 30 minuti fino a 7 giorni. Deve avere più di 2 delle seguenti caratteristiche: 1. Localizzazione bilaterale, 2. Dolore gravativo o costrittivo, 3. Intensità lieve o moderata, 4. Non aggravata da attività fisica. Devono essere presenti entrambi i seguenti punti:1. No nausea o vomito, 2. Fotofobia (fastidio per i rumori) o fonofobia (fastidio per i rumori), ma mai entrambe. Generalmente il dolore si localizza al vertice della testa o su tutta la testa a volte con diffusione alla nuca, collo fino alle spalle. Questo tipo di cefalea viene frequentemente descritta dal paziente come ‘cerchio che stringe’, ‘fascia’, ‘morsa’, ‘peso al vertice’, ‘cappa’ o ‘casco’. Nelle forme croniche (attacchi >15 gg/mese) si può associare anche ‘sensazione di confusione’ ‘testa pesante’, ‘sensazione di instabilità’, ‘sensazione di testa non libera’, difficoltà di concentrazione. La prevalenza della forma episodica CTT è molto alta, può arrivare anche fino all’80% dei soggetti della popolazione mondiale, mentre le forme croniche (>15 giorni al mese) possono colpire il 2-3% CT della popolazione. Colpisce più frequentemente le donne e l’età di esordio è intorno ai 25-30 anni (più alta rispetto all’emicrania) con un picco di età verso i 30-39 anni e una riduzione all’avanzare dell’età.

L’emicrania è la seconda forma più comune di mal di testa. Si dividono due forme: l’emicrania senza aura e l’emicrania con aura.

Le caratteristiche del dolore degli attacchi di cefalea sono uguali per entrambe le forme e sono caratterizzati da attacchi con le seguenti caratteristiche: la cefalea ha durata variabile da 4 a 72 ore (non trattata o trattata senza successo); la cefalea presenta almeno due delle seguenti caratteristiche: 1. localizzazione unilaterale, 2. dolore di tipo pulsante, 3. dolore con intensità media o forte, 4. aggravata da o che limiti le attività fisiche di routine, e alla cefalea si devono associare almeno una tra 1. nausea e/o vomito 2. presenza di fotofobia e fonofobia.

Nel caso dell’emicrania con aura l’attacco doloroso, con le caratteristiche sopra descritte, deve essere preceduto o accompagnato dall’aura che è caratterizzata da sintomi visivi (flash, palline luminose, ruote dentate luminose, etc), sensitivi (ad es formicolio) e/o della parola/linguaggio (disfasia), ognuno completamente reversibile. La durata dell’aura tipica varia da 5 minuti a 60 minuti, più frequentemente 15-20 minuti.
Sulla base della frequenza degli attacchi mensili si l’emicrania distingue in: episodica (fino a 14 giorni al mese) e cronica (>15 giorni al mese da almeno 3 mesi). La frequenza e la durata degli attacchi sono due parametri molto importanti di cui lo specialista in cefalee tiene conto per scegliere l’approccio terapeutico.

L’emicrania ha una prevalenza pari al 14% della popolazione mondiale, in Italia alcuni studi hanno evidenziato che la frequenza sia in realtà ben più alta, colpendo dal 24% al 42% dei soggetti circa. L’emicrania è nettamente prevalente nel genere femminile, con un rapporto F:M di 3:1, il suo sviluppo è strettamente collegato alle oscillazioni ormonali (ovulazione, ciclo mestruale). L’esordio è solitamente in età giovanile, nelle donne spesso dopo lo sviluppo (menarca), raggiungendo il suo massimo nella 4^-5^ decade, per poi migliorare. In 1/3 delle donne in menopausa invece può non avere questo andamento favorevole.

È una patologia multifattoriale, che affonda le sue radici in un terreno ricco di vari fattori predisponenti o scatenanti: predisposizione genetica, stress emotivo, disturbi del tono dell’umore, cambiamenti climatici, fluttuazioni ormonali, traumi fisici, alterazioni della postura, cattivi abitudini di vita quali eccesso di caffeina, alcolici, cioccolata, fumo, etc., disturbi del sonno e inattività fisica.

È possibile curare la cefalea?

Tutte le cefalee primarie principali possono essere trattate farmacologicamente. Si usano farmaci per l’attacco che hanno lo scopo di stroncare una crisi di cefalea in corso e farmaci di profilassi per ridurre i giorni di cefalea mensili e/o l’intensità dell’attacco mediante il ripristino di un corretto bilanciamento del network algogeno. È estremamente importante non abusare di farmaci per l’attacco che possono determinare la comparsa di importanti effetti collaterali (es.  gastropatia o nefropatia nel caso dei FANS) e di una forma cronica di mal di testa correlata all’abuso di analgesici.

Ma la cefalea si cura solo con i farmaci?

Assolutamente no. Nonostante le terapie farmacologiche siano quelle con una maggiore evidenza scientifica di efficacia è ormai accettato dalla comunità scientifica che possano essere valutate forme alternative di trattamento. È spesso molto utile un approccio multidisciplinare, con l’ausilio di un’equipe di professionisti esperti in cefalea, per l’utilizzo di tecniche combinate quali: l’agopuntura, la fisioterapia, la valutazione di tipo posturale atte a ricercare e curare eventuali problematiche dell’apparato muscolo-scheletrico e dell’ATM che possano interferire, se non corrette, con l’andamento clinico della cefalea. Si può prendere inoltre in considerazione l’utilizzo di nutraceutici, di diete specifiche e di tecniche di neurostimolazione dei nervi pericranici. Nelle forme croniche, gravate da una maggiore disabilità e riduzione della qualità di vita, è spesso molto utile valutare l’eventuale integrazione con una terapia psicologica mirata.

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