Una tematica attuale di cui si discute tanto, trattandosi di una patologia che non sempre si conosce pienamente: in presenza di disturbi alimentari come uscirne concretamente, attraverso quale percorso terapeutico e grazie all’aiuto di quale specialista?

È proprio quello che vogliamo raccontarvi oggi, grazie alla disponibilità e al contributo del Dott. Antonio Sarnicola, Direttore Sanitario della struttura Korian Villa Pia, Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare a Guidonia Montecelio, a due passi da Roma.

Un approfondimento pratico per sensibilizzare sul tema, non solo incentrato sui disturbi alimentari e come uscirne, ma anche sulla relazione e le criticità di altre comorbidità psichiatriche che possono essere affrontate solo grazie alla competenza e all’esperienza di un team multidisciplinare di specialisti.

Disturbi alimentari come uscirne? La sensibilizzazione parte dalla Giornata del Fiocchetto Lilla

Negli ultimi anni l’attività di sensibilizzazione ha sempre di più ricoperto un ruolo cardine nella lotta ai disturbi alimentari. All’interno di campagne e attività riconosciute sul Territorio Nazionale, spicca senza dubbio la Giornata del Fiocchetto Lilla, che anche quest’anno si celebra il 15 marzo. Un’occasione per riflettere sui disturbi del comportamento alimentare, tra cui l’anoressia e la bulimia nervosa. Problematiche che rappresentano una sfida significativa e che richiedono per questo motivo attenzione sia a livello sanitario che sociale, considerando la loro diffusione crescente e l’esordio sempre più precoce:

“L’iniziativa della Giornata del Fiocchetto Lilla ha visto un crescente interesse, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza a livello individuale, familiare e istituzionale. Ritengo che il suo scopo principale sia quello di sviluppare e consolidare una rete di sostegno e cura non solo per coloro che ne sono colpiti, ma anche per le loro famiglie, prevenendo il senso di disagio e abbandono che spesso accompagna tali disturbi. Noi di Korian siamo stati sempre molto coinvolti in questa giornata, attraverso eventi e iniziative interne, e talvolta anche tramite partnership prestigiose come nel caso del Policlinico Gemelli”.

Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione: un problema in costante evoluzione

A sorprendere sono soprattutto i dati inerenti all’età di comparsa e all’evoluzione del target della patologia:

“In Italia, più di 3.500.000 persone soffrono di Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA), con 8500 nuovi casi ogni anno. Si tratta di un dato veramente drammatico, soprattutto dopo la pandemia, durante la quale i casi di bulimia e anoressia sono aumentati di oltre il 30% nella fascia di età compresa tra i 12 e i 25 anni. L’esordio di tali disturbi avviene in particolar modo nell’età evolutiva, con le donne colpite in un rapporto femmine-maschi di 9 a 1, anche se negli ultimi tempi si è registrato un aumento del 30% nella popolazione maschile, soprattutto in età adolescenziale e preadolescenziale.”

Disturbi alimentari e comorbidità psichiatriche: un pericoloso connubio

A colpire sono soprattutto le difficoltà che si incontrano nella relazione e l’intreccio di altre problematiche che sfociano nelle cosiddette comorbidità psichiatriche:

“Parliamo di disturbi che rientrano nell’ambito delle patologie psichiatriche, spesso correlati a disturbi d’ansia, dell’umore e della personalità, generando importanti comorbidità di natura psichiatrica. Per questo motivo, individuare precocemente i primi segnali di allarme risulta spesso estremamente complicato. Questi segnali possono essere erroneamente interpretati come bassa autostima, sentimenti di vergogna, o essere mascherati da stati d’ansia e depressione, rendendo difficile riconoscere il problema in anticipo”.

Disturbi alimentari sintomi e perché è importanti prevenirli

Ma quali sono principalmente i sintomi dei disturbi alimentari? Di campanelli d’allarme, come ci spiega il Dottor Sarnicola, ne esistono tantissimi. La difficoltà, trattandosi di evidenze spesso tipiche dell’adolescenza, è proprio quella di riconoscerli:

“Sì, esistono, ma è necessario prestare molta attenzione. Spesso per le famiglie risulta complesso riconoscerli, poiché il disturbo si manifesta all’interno dell’ambiente domestico. In generale, si osservano cambiamenti nel giovane soggetto che sta attraversando una fase complessa di evoluzione durante l’adolescenza. Si nota un progressivo isolamento sociale, una tendenza a chiudersi in se stessi, a mangiare da soli e a ridurre gli incontri conviviali, come ad esempio cene con amici, perché rappresentano momenti di esposizione. Per questo motivo, interventi precoci e tempestivi sono fondamentali per individuare e accedere alle cure, poiché il tempo che intercorre tra l’esordio dei sintomi e l’inizio del trattamento può aggravare il problema stesso”.

Quali sono le principali sfide e quali sono stati i progressi nell’accesso ai servizi del trattamento? Questo potrebbe infatti rappresentare un importante punto di partenza:

“Naturalmente, parliamo di patologie che fino a 30 anni fa erano completamente invisibili o sottovalutate, con poca sensibilizzazione e conoscenza del fenomeno. I progressi si sono manifestati nel fatto che questo disturbo psichiatrico di nicchia è emerso con maggiore chiarezza. È innegabile che vi sia stato un crescente interesse e una maggiore capacità di riconoscere i segnali d’allarme. Ne si parla di più, grazie a una rete ampliata con le Regioni e i distretti, che possono contare su ambulatori specializzati nei disturbi alimentari”.

Il centro per disturbi alimentari come punto di riferimento: l’esempio virtuoso di Villa Pia

La struttura di Villa Pia, in provincia di Roma, rappresenta un vero e proprio unicum, grazie alla multidisciplinarietà del suo team medico che, dalla presa in carico alla riabilitazione, accompagna il paziente in un percorso terapeutico a 360°:

“Gli ambulatori rappresentano il primo passo per affrontare la problematica. Se necessario, si può aumentare il livello di assistenza, passando a un centro diurno o semi-residenziale e, poi, al ricovero comunitario, come il nostro a Villa Pia, fino ad arrivare al ricovero ospedaliero. In quest’ultimo caso, vi sono condizioni organiche e psicopatologiche che richiedono cure ospedaliere anziché un percorso di riabilitazione in una comunità. Il vero valore aggiunto degli ultimi anni è stato comprendere che per trattare queste patologie non è sufficiente un singolo professionista medico, ma è necessario un team multidisciplinare integrato. Questo team include psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri infantili, nutrizionisti, endocrinologi, oltre a tecnici della riabilitazione psichiatrica e infermieri. Solo collaborando insieme possono gestire patologie con origini multifattoriali, che coinvolgono fattori biologici, psicologici e socioculturali. Affrontare il percorso di cura in modo separato è rischioso. Da questo punto di vista, l’intervento di Korian nel prendere in carico il paziente fin dall’ingresso fino alla riabilitazione fa effettivamente la differenza.”

Centro per disturbi alimentari Villa Pia: un valore aggiunto

Totalmente accreditata con il Servizio Sanitario Regionale, il centro per disturbi alimentari Villa Pia ospita 20 posti letto e 40 posti di Centro Diurno:

“Nella nostra struttura, abbiamo professionisti con una formazione e una specializzazione nel trattamento dei disturbi alimentari. Questo background specifico rappresenta un enorme valore aggiunto. Inoltre, l’approccio dei nostri professionisti è giovane, dinamico e pratico. Crediamo infatti fermamente nell’importanza di creare un rapporto empatico con il paziente, poiché riteniamo che la fiducia, l’aiuto e la responsabilizzazione siano elementi fondamentali rispetto alle restrizioni.

Villa Pia di distingue anche per attività non farmacologiche e iniziative mirate, come il teatro sperimentale.

“Esattamente. L’anno scorso abbiamo organizzato per la prima volta un laboratorio teatrale all’interno di Villa Pia. Si trattava di un progetto di 25 incontri settimanali chiamato ‘Piccole donne crescono’, che si è svolto presso il teatro Quarticciolo e ha coinvolto un gruppo di ragazze adolescenti che hanno deciso di mettersi in gioco nonostante le loro patologie. È stata un’esperienza davvero completa, che abbiamo deciso di riproporre anche quest’anno con ‘Terre sconosciute’. Tuttavia, questa volta non ci esibiremo in teatro, ma coinvolgeremo i partecipanti nel processo di creazione dello spettacolo, dove ognuno contribuirà alla costruzione di un mondo ideale e utopico che rappresenterà il loro futuro”.”

 

Articolo realizzato con il contributo del Dottor Antonio Sarnicola.

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