Disturbi alimentari: cause psicologiche o cause fisiche?

Anoressia, bulimia, binge eating disorder: sono solo i più noti tra i disturbi alimentari o, più propriamente, disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Spesso associati ad altre patologie psichiatriche, come la depressione, ciascuno ha caratteristiche diverse ma un elemento in comune: l’impatto negativo sulla salute fisica e mentale della persona che ne soffre.
Questo gruppo di condizioni patologiche è ampiamente diffuso.
Ne possono soffrire persone di ogni genere ed età, indipendentemente dal peso corporeo e dalla forma fisica, sebbene siano particolarmente diffusi tra le donne e tra le persone della comunità LGBTQIA+.
Ma cosa sappiamo delle loro cause? Possono essere ritenuti strettamente psicologici o avere anche delle basi biologiche?
Disturbi alimentari: cause complesse da individuare
In effetti, stabilire una singola causa per i disturbi alimentari è impossibile. Si tratta di condizioni che emergono da una complessa interazione tra fattori genetici, biologici e ambientali, che diversi studi hanno cercato di mettere in luce. Nel corso del tempo, la ricerca ne ha evidenziati alcuni. Tra questi, vi sono fattori specifici per un singolo disturbo alimentare, mentre altri possono essere associati a più d’una di queste condizioni.
Fare un discorso in linea generale non è dunque semplice, se si considera la complessità di queste patologie e i differenti modi in cui possono entrare in gioco i fattori di rischio. In linea generale, però, si possono fare alcune considerazioni importanti.
Disturbi alimentari: cause genetiche e biologiche
Innanzitutto, i disturbi alimentari non hanno un’origine esclusivamente psicologica, legata per esempio all’ambiente e alle esperienze vissute da una persona. È stato osservato, per esempio, che il rischio di sviluppare un disturbo dell’alimentazione è più alto per chi ha parenti che ne soffrono, soprattutto nel caso dell’anoressia e della bulimia. La genetica, insomma, si rivela sempre più come un possibile contributo allo sviluppo di questi disturbi e vari studi stanno cercando d’indentificare i geni che possono essere coinvolti. Peraltro, alcuni disturbi mentali (solo per fare alcuni esempi, il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività, la depressione e il disturbo ossessivo-compulsivo) sono spesso associati ai disturbi alimentari; anche in questo caso, sembra esistere una base genetica che influenza il rischio di questa co-occorrenza di patologie.
Un altro aspetto che sta emergendo nello studio di queste patologie è poi rappresentato dal ruolo del sistema immunitario e del microbiota intestinale nello sviluppo e nel mantenimento dei disturbi dell’alimentazione. In particolare, le alterazioni del microbiota intestinale, cioè l’insieme di microorganismi che vivono nel nostro intestino umano e che svolgono diversi ruoli fondamentali, sembrano poter avere un ruolo nella psicopatologia di questi disturbi. Per esempio, una particolare proteina prodotta dal batterio Escherichia coli nell’intestino potrebbe avere effetti sul senso di sazietà e sullo sviluppo e il mantenimento dell’anoressia nervosa. È importante evidenziare che questi studi non sono conclusivi, ma certo meritano ulteriori approfondimenti.
Uno sguardo ad (alcune) cause psicologiche dei disturbi alimentari
Alle possibili cause biologiche e genetiche dei disturbi alimentari vanno comunque affiancate quelle psicologiche, legate alle caratteristiche personali e alle esperienze di ciascuno, nonché all’ambiente in cui cresce e vive. I fattori che possono essere considerati in questo contesto sono moltissimi: qui ci limitiamo a riportarne alcuni.
Tra i fattori ambientali che trovano un ruolo nello sviluppo dei disturbi alimentari vi sono senz’altro i traumi e gli abusi nell’infanzia, ma non sono l’unico elemento a influenzare il rischio per queste patologie. Le dinamiche familiari e i modelli familiari, per esempio, possono avere un ruolo nell’aumentare la probabilità di sviluppare disturbi alimentari: per esempio, l’essere esposti a commenti sul proprio peso e sulla propria alimentazione è un fattore di rischio per diversi disturbi dell’alimentazione. Anche un genitore che si sottopone a diete dimagranti, magari restrittive, può contribuire a favorire, nel figlio o nella figlia, un disturbo alimentare. Insomma, l’influenza dei genitori può andare oltre a quello che è il mero contributo della genetica.
In questo contesto si inseriscono anche alcuni tratti della personalità. Per esempio, è stata osservata l’associazione tra una personalità perfezionista e l’anoressia nervosa, mentre l’impulsività si associa a vari disturbi dell’alimentazione. Così come si associa a più di un tipo di disturbo alimentare anche l’esposizione a ideali di bellezza legati all’essere magri. Diversi studi si sono concentrati sul ruolo che in questo senso assumono i social media: ciò che ne emerge è il quadro di strumenti molto potenti nella capacità d’influenzare l’immagine corporea degli utenti e contribuire al rischio di sviluppare disturbi dell’alimentazione. A questo proposito, vale la pena ricordare che purtroppo negli anni sono nati anche molti canali che incentivano in modo esplicito i disturbi alimentari, ambienti virtuali i cui effetti possono essere particolarmente negativi (secondo uno studio, appena una settimana di esposizione a questi canali può portare anche donne con un peso corporeo normale e nessuna storia di disturbi alimentari a diminuire in modo significativo le calorie assunte).
Disturbi alimentari: cosa si può fare in termini di prevenzione?
Di fronte a disturbi così complessi, che chiamano in gioco molti fattori che interagiscono tra loro, è difficile mettere in atto una prevenzione completa ed efficace. Peraltro, non su tutti questi elementi è possibile avere un controllo: questo non vale solo per la genetica ma anche, per esempio, all’esposizione a modelli di bellezza nei quali l’essere magri ha un ruolo centrale. Possiamo, però, evitare di promuoverli e prestare attenzione, nel quotidiano, a valutarli con spirito critico, riconoscendone gli aspetti irrealistici e/o potenzialmente pericolosi. Possiamo, soprattutto, imparare ad accettare il nostro corpo, concentrandoci (e cercando di promuovere) un rapporto sano e consapevole con l’alimentazione. Strategie di enorme importanza per la prevenzione dei disturbi alimentari e per il benessere nostro e delle persone care.
Infine, è importante ricordare che rivolgersi a uno/a specialista non è mai un motivo di vergogna, bensì una scelta sempre utile. In molti casi, il supporto di un/a professionista può fornire gli strumenti necessari per affrontare e prevenire i disturbi alimentari, limitando il rischio che diventino cronici.