Ci avete mai pensato a cosa non dire a chi soffre di disturbi alimentari? Effettivamente comunicare con chi soffre di DCA non è mai semplice. A volte capita di non sapere come comportarsi, o di manifestare la propria preoccupazione di fronte alle persone a cui vogliamo bene in modo brusco, rischiando di ferire chi ci sta di fronte. Perché le parole, se utilizzate senza riflettere, possono fare male.

Educarsi alla gentilezza in questi casi è fondamentale. Sapere di avere al proprio fianco qualcuno che ci supporta, ci capisce e sostiene può fare la differenza. Ecco perché la sensibilizzazione, partendo dal capire realmente che cos’è il DCA e come aiutare una persona con problemi alimentari, può davvero fare la differenza.

Che cos’è il DCA?

Ma facciamo prima un passo indietro per comprendere al meglio la tematica: che cos’è il DCA? Il termine “DCA” si riferisce ai “Disturbi del Comportamento Alimentare”, patologie complesse caratterizzate da un disfunzionale comportamento alimentare, un’eccessiva preoccupazione per il peso con alterata percezione dell’immagine corporea.

Questi disturbi, come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata hanno importanti ripercussioni sia sulla salute fisica che su quella psichica.

L’anoressia nervosa è caratterizzata dall’intensa paura di ingrassare e da un’alterata relazione con il proprio corpo, che porta queste pazienti a gravi restrizioni alimentari o ad altri comportamenti di controllo del peso (es. l’attività fisica eccessiva).

La bulimia nervosa si caratterizza per la presenza di abbuffate seguite da vomito o altri comportamenti di compenso.

Il disturbo dell’alimentazione incontrollata si caratterizza per la presenza di abbuffate che però non sono seguite da comportamenti compensatori

Come aiutare una persona con problemi alimentari

Nel supportare le persone affette da disturbi alimentari è essenziale comprendere che il confronto con il cibo e il momento del pasto possono essere fonti di angoscia. Coloro che affrontano tali difficoltà spesso preferiscono per esempio consumare i pasti in solitudine per evitare l’attenzione e i commenti altrui. Il nostro obiettivo, invece, è quello di trasformare questo momento in una occasione di condivisione. Per fornire supporto, è fondamentale adottare un approccio empatico e non conflittuale. Ascoltare con attenzione, evitando giudizi, consente di comprendere le emozioni e le sofferenze dell’altro, riducendo il rischio che l’altro venga percepito come giudicante e/o persecutore.

Allo stesso tempo è importante evitare insistenze sul cibo e sul peso nonché evitare scherzi o commenti ironici sulle preferenze alimentari.

Non dimenticate mai: la flessibilità e la comprensione, sia verso gli altri che verso se stessi, incarnano sempre elementi funzionali e vitali nel trattare con sensibilità i disturbi alimentari.

Cosa non dire a chi soffre di disturbi alimentari? Le frasi da matita rossa

Quindi cosa non dire a chi soffre di disturbi alimentari? Iniziamo da un presupposto fondamentale. È bene ricordare quanto sia importante educarsi a un linguaggio gentile ed empatico, partendo dalle caratteristiche del nostro interlocutore, le parole hanno un peso e per questo dobbiamo sceglierle con cura.

Da questa esigenza abbiamo provato a stilare alcune frasi da non utilizzare quando si è a contatto con chi presenta un disturbo del comportamento alimentare:

  • “Mi sai che hai mangiato un po’ troppo”
  • “Ti vedo dimagrito. Stai bene!”
  • “Dopo questo pranzo, stasera non mangio”
  • “Smettila di fare i capricci, cosa ti costa mangiare un po’ di più?”
  • “Lo fai solo per attirare l’attenzione”
  • “Ah ma quindi ora stai bene?”

Insomma, affrontare un percorso di cura per chi soffre di queste patologie non è semplice. Ecco perché è fondamentale avere al proprio fianco persone che sappiano accompagnare con gentilezza ed empatia. Soprattutto durante momenti dove si è più vulnerabili, come le Festività, durante le quali è bene evitare di dire frasi come:

  • “Ho fatto una settimana di detox per arrivare preparato/a ad oggi”
  • “Ah ma quindi lo mangi il panettone eh?”
  • “Dopo le Feste non tocco più carboidrati”
  • “Ma davvero mangi tutta quella fetta di colomba?”
  • “Ho mangiato troppo. Dopo le Feste mi metto a stecchetto”

Articolo realizzato con il contributo del Dottor Antonio Sarnicola, Responsabile Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare Villa Pia.

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