Secondo alcuni esperti ed esperte, l’aumento della sua diffusione è tale da poterlo considerare la malattia del nostro secolo: parliamo del diabete mellito, più precisamente quello di tipo 2. È la forma più diffusa della patologia, caratterizzata da un’insufficiente produzione di insulina da parte del pancreas e, allo stesso tempo, dall’impossibilità delle cellule a rispondere correttamente a questo ormone. Sovrappeso, obesità, scarsa attività fisica e fumo sono tra i principali fattori di rischio, ed è proprio la loro diffusione a motivare l’aumento dei casi in tutto il mondo

Per il diabete non esiste una cura risolutiva. Un trattamento adeguato, però, può consentire di tenere sotto controllo la malattia e prevenire le numerose complicanze, limitando anche la mortalità. E, per arrivare a stabilire il trattamento più adeguato e iniziarlo per tempo, bisogna partire da una diagnosi tempestiva. In questo articolo ci concentriamo proprio su quest’ultima, spiegando quali sono gli esami che consentono di arrivare a una diagnosi di diabete.

Gli esami del sangue per il diabete

Partiamo da una premessa: per riconoscere una patologia, tutto parte dall’anamnesi del paziente, perché il/la medico/a ha bisogno di conoscere i sintomi e i fattori di rischio per poter orientare la diagnosi. Vale ovviamente anche nel caso del diabete, per la diagnosi del quale è tuttavia necessaria anche una serie di esami accurati. Quali? I principali sono due: esame della glicemia e dell’emoglobina glicata (o glicosilata).

Esame della glicemia

È un esame del sangue che misura i livelli di glucosio in circolo. Il diabete è infatti caratterizzato dall’impossibilità delle cellule di assorbire (e dunque utilizzare) questo zucchero, sia perché l’ormone che permette loro di farlo, l’insulina, non è abbastanza abbondante, sia perché le cellule non sono più in grado di rispondervi in modo adeguato. Di conseguenza, l’aumento del glucosio nel sangue è una delle caratteristiche principali della patologia. 

Ma quando si deve eseguire l’esame della glicemia? Secondo le raccomandazioni dell’American Diabetes Association, per la diagnosi di diabete la glicemia può essere misurata:

  • a digiuno, cioè dopo almeno 8 ore di digiuno
  • dopo 2 ore durante un test da carico orale di glucosio (OGTT), in cui si somministrano 75 grammi di glucosio e si misura la glicemia dopo 2 ore, così da valutare la tolleranza del paziente al glucosio (in condizioni fisiologiche, dopo due ore lo zucchero viene assorbito dalle cellule, per cui la glicemia risulta normale, mentre risulta alta in presenza di diabete)
  • in qualsiasi momento della giornata, senza digiuno, ma in questo caso serve per la diagnosi solo se è accompagnata da sintomi tipici dell’iperglicemia oppure da una crisi iperglicemica (come la chetoacidosi diabetica). Se invece non ci sono sintomi, l’esame della glicemia deve essere ripetuto per confermare la diagnosi.

L’esame dell’emoglobina glicata

Un altro esame che permette la diagnosi di diabete è quello dell’emoglobina glicata. Si tratta di un test che permette di stimare l’andamento della glicemia nei 2-3 mesi precedenti, e che pertanto è più rappresentativa di uno stato cronico di iperglicemia. Infatti, l’esame dell’emoglobina glicata è riconosciuto tra gli esami diagnostici per il diabete. 

Ma cos’è l’emoglobina glicata? Quando è eccessivo, il glucosio in circolo nel sangue si lega all’emoglobina, la molecola contenuta nei globuli rossi e che permette loro di trasportare l’ossigeno. Si forma così l’emoglobina glicata, cioè legata in modo irreversibile al glucosio. Più la glicemia è alta nel sangue, più glucosio si lega all’emoglobina, aumentando così la percentuale di emoglobina glicata.

L’emoglobina glicata può essere misurata in ogni momento della giornata, senza bisogno del digiuno. Come nel caso della glicemia misurata in un momento casuale, però, serve un secondo esame se non sono presenti i sintomi tipici del diabete. 

Esistono esami per identificare la predisposizione al diabete?

Nel caso del diabete non esistono specifici esami di screening ma, in presenza di specifici fattori di rischio, il consiglio è sempre quello di agire in modo proattivo per favorire, nel caso si sviluppasse la malattia, una diagnosi precoce. Ma quali sono questi fattori di rischio? Tra i principali troviamo:

  • storia familiare di diabete
  • storia personale di diabete gestazionale
  • sindrome dell’ovaio policistico
  • sovrappeso e obesità
  • fumo
  • scarsa attività fisica
  • prediabete (una condizione in cui la glicemia risulta elevata, ma non tanto da consentire una diagnosi di diabete).

In presenza di queste condizioni, è raccomandato eseguire con regolarità gli esami per la diagnosi del diabete, così da monitorare i parametri metabolici e intervenire tempestivamente nel caso si sviluppasse la patologia.

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