Il termine “autismo” racchiude in sé un universo di condizioni ed esperienze differenti che sfida le definizioni più semplicistiche. Una complessità che rende lo stesso termine “autismo” inadeguato a rappresentare una condizione che si manifesta attraverso infinite sfumature, personalità e modi di percepire il mondo: proprio per questa ragione, il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, il principale riferimento medico per i disturbi mentali e le neurodivergenze, nella sua ultima edizione (DSM 5), non parla di autismo bensì di disturbo dello spettro autistico. Un’espressione più ampia, che restituisce la complessità di questa condizione neurobiologica nelle sue moltissime sfumature; uno spettro che ricorda quanto sia riduttivo pensare alle condizioni neurobiologiche in termini binari di normalità o patologia.

In linea di massima, le diverse condizioni che rientrano nello spettro dell’autismo sono caratterizzate da un certo grado di difficoltà nelle interazioni sociali e nella comunicazione e da modelli atipici di comportamento nelle attività e negli interessi. Diversi i livelli di gravità della condizione, diverse le necessità e le capacità delle persone nello spettro autistico: per alcune è possibile vivere in modo autonomo, per altre può essere necessaria assistenza per tutta la vita.

A fronte di una condizione così complessa, non deve stupire che anche le manifestazioni dell’autismo siano eterogenee. E a volte difficili da riconoscere, tanto che, avverte l’Organizzazione mondiale della sanità, per molte persone la diagnosi non avviene nella prima infanzia ma solo più tardi. Eppure, i segnali e le caratteristiche dell’autismo sono presenti fin dai primi anni di vita e, anzi, in alcuni casi si possono osservare anche nei neonati. È possibile riconoscerle?

Alcuni potenziali segnali precoci di autismo

Sempre premesso che l’autismo può manifestarsi in molti modi differenti che portano la persona a comunicare, interagire e apprendere in modo diverso dalle persone neurotipiche, ci sono alcuni primi segnali dell’autismo che un genitore può osservare nel figlio o nella figlia. Di seguito riportiamo alcuni esempi, elencati dai CDC statunitensi, relativi alla sfera della comunicazione e dell’interazione sociale. Una dovuta e importante premessa, però, è che bisogna sempre ricordare che ogni bambino si sviluppa con i propri tempi; questi segnali non devono quindi essere motivo di ansia immediata, ma piuttosto un invito a osservare con attenzione alcuni comportamenti che, specialmente quando si manifestano in combinazione tra loro e con persistenza, meritano di essere discussi con il/la pediatra.

Possibili primi segnali di autismo nei bambini

  • il bambino o la bambina evita il contatto visivo;
  • entro i nove mesi, non risponde al proprio nome e/o non manifesta con le espressioni facciali emozioni come rabbia, felicità e tristezza;
  • non comunica gestualmente (per esempio salutando con la mano) entro l’anno di età;
  • non mostra interesse per le altre persone entro i 15 mesi di età;
  • non sembra accorgersi se siete tristi o sofferenti entro i due anni;
  • non sembra accorgersi degli altri bambini né si unisce a giocare con loro entro i tre anni;
  • non gioca fingendo di essere qualcun altro (per esempio un supereroe) entro i quattro anni;
  • non canta, balla, recita o si esibisce davanti a voi entro i cinque anni di età.

Altri possibili segnali di autismo: comportamenti e interessi

Altri possibili segnali di autismo nei bambini possono riguardare la presenza di comportamenti ripetitivi e interessi estremamente focalizzati. Un bambino con autismo potrebbe, per esempio, disporre i propri giochi sempre nello stesso modo, con un ordine preciso, e manifestare tristezza o rabbia se l’ordine viene alterato, o in generale per cambiamenti e variazioni della routine. I suoi interessi potrebbero essere ossessivi. Si potrebbero anche osservare comportamenti come l’ecolalia, cioè la tendenza a ripetere più volte parole e frasi, e movimenti stereotipati (ripetitivi e senza scopo) come battere le mani o girare su sé stessi. Un’altra caratteristica di molte forme nello spettro dell’autismo è una particolare sensibilità agli stimoli ambientali, diversa da quella delle persone neurotipiche: in un bambino, si può esprimere con reazioni inusuali a odori, rumori e luci. 

Ritardi nello sviluppo delle abilità linguistiche, cognitive e motorie, comportamenti impulsivi e/o iperattivi, ansia e stress, mancanza di paura o al contrario paure eccessive, abitudini di sonno o alimentazioni inusuali sono tutti ulteriori caratteristiche che si possono associare all’autismo. Ancora, alcuni segnali potrebbero anche essere più strettamente fisici: per esempio, nei bambini con autismo sono più comuni che per la popolazione generale le crisi epilettiche, così come sono frequenti i disturbi gastrointestinali, soprattutto la costipazione.

Verso la diagnosi precoce di autismo

Al di là dei casi in cui la diagnosi di autismo è particolarmente tardiva, è difficile che sia affidabile prima dei due anni di età del bambino (sebbene, come specifica l’American Psychiatric Association, possa in alcuni casi arrivare già a 18 mesi). In linea di massima, infatti, alcuni dei segnali utilizzati come criterio diagnostico possono essere difficili da riconoscere con certezza prima di questa fascia d’età. Ma la diagnosi precoce dell’autismo potrebbe essere preziosa per il bambino e la sua famiglia, perché consente d’intervenire in modo tempestivo per ridurre i comportamenti che interferiscono con la vita quotidiana, lavorando sulle difficoltà e i punti di forza personali. 

Per questa ragione, la ricerca scientifica è molto attiva nel tentativo d’individuare segnali e caratteristiche che possano permettere una diagnosi di autismo fin dai primissimi mesi di vita del bambino. Per esempio, alcuni studi si sono concentrati su esami come l’elettroencefalogramma per identificare schemi anomali che possono essere correlati all’autismo. Molti altri si concentrano sulle tecnologie di eye tracking, che permettono di tracciare i movimenti degli occhi, basandosi su alcune caratteristiche spesso associate alle persone nello spettro autistico, come per esempio la presenza di schemi diversi rispetto alle persone neurotipiche nei movimenti oculari, la difficoltà a interpretare alcuni segnali con lo sguardo, la preferenza per immagini disposte in modo sistematico rispetto ai volti.

La ricerca nel campo della diagnosi precoce dell’autismo è attiva anche in Italia, dove il Network Italiano per il riconoscimento precoce dei Disturbi dello Spettro Autistico (NIDA) cerca di identificare le prime anomalie del neurosviluppo che possano avere un valore predittivo per i disturbi dello spettro autistico. Per farlo, segue un protocollo di monitoraggio che parte fin dalla nascita del bambino raccogliendo periodicamente informazioni e dati specifici che comprendono il repertorio vocale e motorio e, tra i 6 mesi e fino ai 3 anni del bambino, includono anche valutazioni cliniche e biologiche.

In linea generale, comunque, osservare con attenzione lo sviluppo dei propri figli, cogliendo eventuali segnali precoci e rivolgendosi tempestivamente a specialisti, rappresenta un passo fondamentale per arrivare quanto prima alla diagnosi. Ricorda che, se hai bisogno di supporto in questo percorso, le strutture Korian mettono a disposizione anche sedute di valutazione dei disturbi dello spettro autistico e visite di neuropsichiatria infantile.