Ottobre, il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, rappresenta un momento chiave riconosciuto per promuovere la consapevolezza su una patologia che ogni anno colpisce milioni di donne in tutto il mondo. Il tumore al seno, infatti, è ancora oggi tra le forme tumorali più diffuse, ma grazie ai progressi della medicina, la prevenzione e la diagnosi precoce offrono strumenti sempre più efficaci per combatterlo.

La prevenzione non è solo un atto di cura individuale, ma un impegno a 360° che coinvolge l’intera comunità medica, chiamata a sensibilizzare e a offrire percorsi diagnostici mirati. In questo quadro si inseriscono proprio le strutture di Korian e progetti multidisciplinari innovativi come il progetto DAME, con l’intento di coinvolgere diverse figure professionali per fornire alle donne un supporto completo e personalizzato nella prevenzione e nella gestione di numerose patologie, tra cui proprio il tumore al seno.

Presso il Centro Diagnostico Medico Leonardo Da Vinci di Firenze, la prevenzione è in questo senso al centro dell’attività clinica, con un’attenzione particolare alla diagnostica precoce e alla cura delle pazienti. E proprio di questo abbiamo parlato con la Dottoressa Giacalone, senologa del Centro e membro dell’équipe del progetto DAME, la quale ci ha illustrato le tappe fondamentali per una corretta prevenzione del tumore al seno, soffermandosi sull’importanza di controlli regolari, sull’autopalpazione e sulle strategie diagnostiche più avanzate.

Si parla spesso dell’importanza della prevenzione, soprattutto in ambito diagnostico. Per quanto riguarda il tumore al seno, fa davvero la differenza?
“Innanzitutto, è importante sottolineare che il tumore al seno è il più diffuso tra le donne. Questo dato, da solo, basta a dimostrare quanto la prevenzione possa giocare un ruolo cruciale nel salvarci la vita. Occorre pensare che la sopravvivenza a cinque anni, quando il tumore al seno viene diagnosticato in fase precoce, è del 95%, una percentuale altissima rispetto ad altre forme tumorali. Va poi considerato che il principale segnale di un tumore al seno è… non avere sintomi! Ciò significa che è fondamentale individuarlo nelle sue fasi embrionali, prima che dia segni evidenti.”

Quali sono i controlli più indicati per le donne nelle diverse fasi della vita?
“Tra i 25 e i 40 anni, consiglio un’ecografia ogni anno o, al massimo, ogni 18 mesi. Se invece compare un sintomo, è necessario fare l’esame immediatamente. A partire dai 40 anni, è raccomandato sottoporsi a una mammografia ogni 12 mesi.”

L’approccio delle pazienti verso il tumore al seno varia con l’età?
“Trattandosi di un tumore molto comune, raramente viene sottovalutato, proprio per la preoccupazione che suscita. Tuttavia, sulla base della mia esperienza, noto che sono spesso le pazienti più anziane a minimizzare il problema.”

Quali sono i principali esami diagnostici per la prevenzione?
“Senza dubbio l’ecografia e la mammografia. La risonanza magnetica, invece, è un esame di secondo livello e viene eseguita solo in casi particolari.”

Esiste un modo per fare ‘auto-prevenzione’?
“Sì, l’autopalpazione del seno, soprattutto nella fase post-mestruale, è un metodo consolidato e riconosciuto. È semplicissimo, si parte dall’esterno del seno e si procede verso il capezzolo, ed è una pratica che consiglio di eseguire una volta al mese a partire dai 25 anni. Inoltre, è utile osservare allo specchio eventuali cambiamenti, come retrazioni della pelle, la comparsa di pelle a buccia d’arancia o altri arrossamenti. Questi sono a mio avviso segnali da non trascurare, tanto che li spiego sempre al paziente durante la prima visita.”

Ci sono fattori genetici o altri aspetti da considerare in fase di anamnesi?
“L’anamnesi è cruciale nella prevenzione. Sapere se in famiglia ci sono stati casi di tumore al seno è infatti il primo elemento da valutare. Quando in anamnesi sono presenti più casi di tumore al seno (mamma, nonna o sorella) in età compresa tra i 35 e i 55 anni, consiglio una consulenza genetica per capire quale sia la probabilità che la paziente sviluppi un tumore al seno.

Uno stile di vita sregolato può influire sul rischio?
“Sì, in questo caso si parla di fattori multifattoriali, come l’alimentazione, l’esercizio fisico regolare, l’abuso di alcol o il fumo. Tutti questi elementi possono incidere sul rischio di sviluppare un tumore al seno.”

Quanto è alta la sensibilizzazione delle donne in Italia su questo tema?
“A mio parere, il livello di consapevolezza è abbastanza elevato. Naturalmente, la mia valutazione si basa soprattutto sulla mia esperienza in Toscana e, più nello specifico, con le mie pazienti.”

Il supporto psicologico può portare risultati concreti?
“Assolutamente sì. Il ruolo del professionista è quello di trasmettere sempre un messaggio positivo, facendo intravedere una possibile guarigione. Non bisogna mai dimenticare l’importanza di una buona comunicazione e dell’empatia, che hanno come obiettivo principale quello di mettere la paziente a proprio agio.”

Nel contesto del tumore al seno, il lavoro multidisciplinare di un’équipe come quella del progetto DAME può fare la differenza?
“Decisamente. Per esempio, quando vedo una donna in sovrappeso o con un ciclo mestruale irregolare, diventa fondamentale coinvolgere altre specialiste per offrire alla paziente il percorso più adeguato e funzionale.”

Il progetto DAME è un’iniziativa di “donne per le donne”. Crede che possa essere un punto di forza per una paziente essere visitata da un’altra donna?
“Molte donne non hanno problemi a farsi visitare da un uomo, ma per chi si sente a disagio o spaventata dalla malattia, il fatto di potersi relazionare con una professionista che può comprendere meglio le dinamiche psicologiche legate al corpo femminile può sicuramente essere d’aiuto.”