Parlare di Alzheimer e problemi intestinali richiede sempre di più chiarezza, semplicità e praticità. Soprattutto quando si entra nel delicato ma fondamentale tema della ricerca e del ruolo del Microbiota.

Per farlo e rendere questo approfondimento tanto tecnico quanto esaustivo abbiamo dunque approfittato del Dott. Badagliacca, che ci ha offerto un’interessantissima panoramica sulla correlazione tra Alzheimer e problemi intestinali, entrando successivamente nel merito dell’apporto che sempre di più risulta decisivo da parte del Microbiota.

Alzheimer ultime notizie: che cosa sappiamo?

I disturbi neurodegenerativi sono un complesso di malattie neurologiche, tra le quali per diffusione e notorietà risaltano la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson che colpiscono il sistema nervoso centrale determinando un processo cronico e selettivo di morte cellulare dei neuroni.  La malattia di Alzheimer, che sta diventando sempre più comune anche grazie ad una durata di vita prolungata, ha visto nei depositi di amiloide e nei grovigli neurofibrillari i responsabili principali di questa malattia.

Alzheimer ricerca: l’interesse verso le malattie neurodegenerative

È lo stato di neuroinfiammazione che ha portato la comunità scientifica a rivolgere l’attenzione verso il microbiota intestinale, con particolare riguardo alla condizione di disbiosi. La ricerca negli ultimi anni ha rivolto la propria attenzione alle malattie neurodegenerative e ai cambiamenti che si verificano durante l’invecchiamento a livello del microbiota, della barriera intestinale ed ematoencefalica, così come del sistema immunitario, si crede che l’età sia un fattore chiave per l’esordio di questi disturbi, ed è stato evidenziato che la microflora enterica, in particolar modo quando è in una fase di disbiosi, ha il potere di influenzare il progresso della malattia neurologica, andandone a scaturire persino l’insorgenza.

Perché viene la disbiosi intestinale e qual è la sua relazione con le malattie neurologiche

La sussistenza di questa relazione suggerisce una possibile spiegazione dell’elevata quantità di disturbi gastrointestinali in comorbidità con le malattie neurodegenerative, tra cui si segnalano innanzitutto la disbiosi microbica, ma anche costipazione, diarrea, carenze vitaminiche, diabete e obesità. La co-occorrenza di queste condizioni è indiscutibile e spinge a concentrarsi sull’asse cerebro-intestinale e sul suo coinvolgimento funzionale nel decadimento neuronale. A quanto affermato si aggiunge che i sintomi legati al tratto gastrointestinale sono spesso tra i primi a manifestarsi, suggerendo ancora una volta un ruolo causale della disbiosi nell’insorgenza di queste malattie.

Che cos’è il microbiota intestinale e qual è il suo ruolo?

Il microbiota intestinale, oltre a far parte della barriera intestinale, nell’organismo umano svolge un ruolo quanto mai complesso, anche alla luce della numerosità e della diversità delle specie che compongono questo ecosistema; infatti, svolge numerose funzioni, tra cui la maturazione e modulazione della risposta immunitaria dell’ospite (immunità innata e acquisita), le interazioni (positive e negative) con agenti patogeni, la regolazione della densità ossea, la biosintesi delle vitamine, ecc..

È di fatto un ecosistema dinamico dotato di grande plasticità e la sua composizione si modifica continuamente in risposta a variabili fattori come l’ambiente, la genetica, la fisiologia o gli stati di malattia dell’ospite, l’età e la dieta. Vi sono evidenze che le modificazioni del microbiota intestinale legate all’età possono influenzare le funzioni comportamentali e cognitive, supportando la rilevanza delle alterazioni della permeabilità intestinale e dell’infiammazione periferica nel mediare questi effetti. Inoltre, negli ultimi anni è stato indagato il possibile collegamento tra le interazioni precoci microbiota intestinale-cervello e alcune patologie neurologiche a insorgenza tardiva, tra cui la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson.

Alzheimer e problemi intestinali: come si comporta il microbiota

Tra i fattori che supportano la barriera intestinale e l’equilibrio del microbiota, oltre a quelli dietetici (stato nutrizionale, diete a contenuto controllato di zuccheri e lipidi, adeguato apporto di fibre), un ruolo importante sembra quello dei probiotici che sono organismi viventi che possono arrecare beneficio all’ospite. Esiste infatti un’ampia letteratura sugli effetti della supplementazione con probiotici sulla funzione cognitiva e sullo stato nutrizionale nella malattia di Alzheimer con interessanti evidenze sul ruolo di protezione nei confronti dell’accumulo della beta-amiloide.

Pertanto, appare chiaro come l’omeostasi del microbiota intestinale giochi un ruolo estremamente importante per la salute e nel processo di invecchiamento dell’ospite. I batteri intestinali possono agire sul funzionamento del cervello e promuovere la neurodegenerazione attraverso diverse vie: possono infatti influenzare la regolazione del sistema immunitario ed inoltre modificare l’interazione tra sistema immunitario e sistema nervoso. Inoltre, il microbiota intestinale produce metaboliti che, avendo proprietà neuroprotettive e antinfiammatorie, influenzano direttamente o indirettamente la funzione cerebrale. Numerose attività di ricerca hanno evidenziato che la composizione qualitativa e quantitativa di questi microorganismi condiziona lo stato di salute non solo dell’intestino in cui vivono, ma anche di tutto l’organismo.

Alzheimer e problemi intestinali: spieghiamo la relazione

Dobbiamo ad oggi riconoscere un collegamento bidirezionale tra microbiota intestinale e cervello in molte patologie neurodegenerative, come la Malattia di Alzheimer dove i pazienti presentavano una disbiosi.

Un microbiota sano, invece, è stato dimostrato che è coinvolto nello sviluppo di corrette risposte immunitarie e infiammatorie a livello intestinale, al contrario in presenza di disbiosi si hanno risposte incontrollate, che possono comportare infiammazione sistemica e successivamente anche a livello neuronale. Ne consegue che studi recenti si sono focalizzati all‘individuazione di nuovi approcci preventivi volti a mantenere in buona salute il microbiota intestinale in modo da evitare o rallentare la progressione della patologia neurodegenerativa.

La ricerca attuale ha giustamente spostato l’attenzione alle cause della malattia esaminando il corpo nel suo complesso, quindi non solo il sistema nervoso o uno solo organo: il cervello. Infatti, sempre più prove stanno sottolineando l’influenza del sistema digestivo e disturbi del microbiota intestinale sui lenti cambiamenti nel cervello e i successivi sviluppi della malattia di Alzheimer.

Quindi, migliorare il microbiota intestinale potrebbe rappresentare una nuova direzione nella ricerca sul trattamento delle malattie degenerative.

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