Antigene prostatico specifico, più noto con la sigla PSA (Prostatic-Specific Antigen): una molecola dal ruolo chiave nella fertilità maschile, ma che molte persone conoscono soprattutto in riferimento all’esame specifico che ne valuta i livelli nel sangue.

Per molti uomini (e in generale per le persone con la prostata), infatti, soprattutto con l’avanzare degli anni, l’esame del PSA può diventare familiare. Ma perché? In cosa consiste e, soprattutto, a cosa serve? 

In questo articolo facciamo una panoramica dell’esame del PSA, riportandone gli aspetti più importanti da conoscere.

 

Cos’è l’esame del PSA

Il PSA è una molecola prodotta quasi esclusivamente dalle cellule epiteliali della prostata e che, dal punto di vista biologico, permette di rendere più fluido lo sperma, favorendo la motilità degli spermatozoi. Si trova quindi principalmente nel liquido seminale: una piccola quantità, però, passa anche nel sangue. Ed è proprio da questo tessuto che se ne possono valutare i livelli. Obiettivo: capire se vi possono essere alterazioni della prostata.

I livelli di PSA, infatti, possono aumentare in presenza di condizioni come infiammazioni, tumori o altre forme di alterazioni, come l’ipertrofia prostatica (quella a volte indicata con il più familiare appellativo di “prostata ingrossata”). Letta in altri termini, questa considerazione significa che il PSA è un sì un marker specifico per la salute della prostata, ma non per il cancro: i suoi livelli possono aumentare per molte altre ragioni, anche benigne.

 

Perché fare l’esame del PSA

È proprio per questa ragione che l’esame del PSA, pur rappresentando un test fondamentale in molti contesti, non è usato per lo screening di popolazione del tumore alla prostata. Il rischio, infatti, è che dia dei falsi positivi (individuando livelli alterati che non dipendono dal cancro), e anche quello di sovradiagnosi (la diagnosi di tumori clinicamente irrilevanti), con le conseguenti preoccupazioni e i trattamenti non necessari che portano con sé.

Attenzione, perché questo non significa affatto che l’esame del PSA sia inutile; anzi, è prezioso in molti contesti. Per esempio, aiuta a dirigere il trattamento dell’ipertrofia prostatica, perché livelli aumentati di PSA sono considerati predittori della crescita della ghiandola. Può anche essere utile, in alcuni casi, per monitorare i casi di prostatite. E non da ultimo può, sempre in alcuni casi, essere importante nell’ambito della diagnosi precoce del tumore alla prostata.

Quest’ultimo non è un controsenso. Se infatti è vero che l’esame del PSA non è raccomandato come screening di popolazione, può rimanere raccomandato per le persone a rischio elevato – e chiaramente informate sul suo significato. Al riguardo sono molto chiare le linee guida della European Association of Urology, aggiornate nel 2025: la scelta di eseguire l’esame del PSA deve essere condivisa da medico/a e paziente, che deve essere consapevole del significato del test; l’approccio raccomandato è quello “in base al rischio”, cioè sulla base di specifici fattori di rischio (per esempio la presenza di mutazioni BRCA) e sull’aspettativa di vita, che aiutano a orientare anche l’età cui è utile eseguirlo e ogni quanto ripeterlo. 

In questo contesto vale la pena sottolineare che nel 2022 l’Unione europea ha pubblicato delle raccomandazioni invitando gli Stati membri a valutare programmi organizzati e pilota per la diagnosi precoce del tumore della prostata basati sull’esame del PSA con risonanza magnetica come secondo livello (quindi comunque non come screening indiscriminato).

 

Esame del PSA: come prepararsi (e cosa non fare prima dell’esame)

Insomma, dell’esame del PSA vanno capiti significato e limiti. Ma ciò detto, andando nel concreto: serve una preparazione per questo esame?

Sì e no. Anche se in linea di massima non è richiesto il digiuno, infatti, ci sono delle precauzioni che bisogna conoscere. In particolare, è raccomandato evitare attività sessuale e attività fisiche che comprimono o stimolano la prostata nelle 48 ore precedenti il prelievo: infatti sia l’eiaculazione sia esercizi come bicicletta, spinning, equitazione (e in generale attività fisiche intense) possono far aumentare temporaneamente i valori di PSA, distorcendo il significato del test. Per la stessa ragione è raccomandato evitare anche manovre o procedure prostatiche, come l’esplorazione rettale, l’ecografia transrettale o la cistoscopia nei 2–7 giorni precedenti (a seconda della procedura). Peraltro, anche una biopsia alla prostata può aumentare i livelli dell’antigene (anche per alcune settimane).

Altri aspetti cui è necessario prestare attenzione sono la presenza di prostatiti o infezioni urinarie in corso e l’assunzione di alcuni farmaci: le prime possono, di nuovo, aumentare temporaneamente i livelli di PSA, mentre la seconda può diminuirli (è il caso per esempio di alcuni farmaci usati nel trattamento dell’ipertrofia prostatica). È dunque importante riportare al/la medico/a queste eventualità.

Insomma, il PSA è un indicatore imperfetto ma prezioso, che non dice quale sia il problema, e nemmeno se davvero ci sia da preoccuparsi, ma segnala che qualcosa merita attenzione. È un numero che da solo può fuorviare, ma che inserito nel contesto clinico corretto diventa parte di un quadro più chiaro della salute prostatica. Per cui il suo valore non sta tanto nella cifra che restituisce il laboratorio, quanto nella capacità di interpretarla dentro un percorso clinico consapevole, fatto di contesto, fattori di rischio e confronto con il/la medico/a. E, se vuoi saperne di più sugli esami per monitorare lo stato di salute della prostata, leggi il nostro articolo dedicato!

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