Esami per l’osteoporosi: quali sono?
Immaginiamo le ossa come strutture stabili, non dinamiche. Invece si rimodellano nel corso di tutta la nostra vita, non solo aumentando per densità e dimensioni con la crescita ma anche in età adulta. Al loro interno avvengono infatti continui processi di riassorbimento e rigenerazione, fondamentali non solo per il rinnovamento del tessuto ma anche perché le ossa fanno da deposito di calcio e fosforo, che in questo modo possono essere mobilizzati nell’organismo (e poi rimpiazzati nelle ossa).
Cosa succede, però, quando la rigenerazione dell’osso non tiene il passo con il riassorbimento? Questa perdita di equilibrio tra i due processi è il meccanismo alla base dell’osteoporosi, una condizione in cui le ossa diventano sempre più fragili. L’osteoporosi può presentarsi in ogni persona e a ogni età, ma è più comune tra le donne, soprattutto dopo la menopausa.
Ma come si arriva alla diagnosi di osteoporosi? Quali esami sono necessari?
MOC, l’esame cardine per la diagnosi di osteoporosi
C’è un esame specifico che permette di diagnosticare con certezza l’osteoporosi: si tratta della MOC o mineralometria ossea computerizzata, il principale esame di densitometria ossea. Si tratta di un esame che permette di valutare in modo preciso la densità dell’osso (di solito misurata sul femore e sulla porzione lombare della colonna vertebrale). La tecnologia più comune con cui si esegue questo esame è la DEXA, che si basa sull’emissione di raggi X in basse dosi (molto inferiori a quelle usate per esempio nella TC), fornendo come indice principale il T-score, in pratica il risultato del confronto tra la densità ossea della persona e quella di un giovane adulto sano dello stesso sesso. Se il T-score è molto basso, quindi, si è in una condizione di osteoporosi, mentre valori più limitati indicano una condizione di osteopenia (non malattia conclamata, ma una ridotta densità ossea che pur non richiedendo necessariamente un trattamento richiede monitoraggio, prevenzione e correzione dei fattori di rischio).
Vale la pena ricordare che questo non è considerato un esame di screening, ma il Ministero della Salute lo raccomanda per tutte le donne con più di 65 (e anche tra i 50-69 anni a seconda dei fattori di rischio) e gli uomini oltre i 70.
La MOC è l’unico esame necessario e sufficiente per la diagnosi di osteoporosi, ma diversi altri esami possono essere utili per monitorare l’efficacia delle terapie, valutare i processi di riassorbimento/rigenerazione ossei, o chiarire le anomalie che possono portare a una perdita di densità dell’osso. Vediamo quali sono.
Altri esami per l’osteoporosi
Sebbene nella maggior parte dei casi l’osteoporosi sia di tipo primario, cioè si manifesti spontaneamente, a volte la patologia è di tipo secondario. Significa che insorge come conseguenza di altre patologie, tra cui per esempio il diabete e l’artrite reumatoide, oppure per l’uso prolungato di alcuni farmaci. È per questa ragione che a possono essere raccomandati anche degli esami del sangue e/o delle urine per l’osteoporosi: oltre ad aiutare a valutare lo stato generale del metabolismo osseo, infatti, possono consentire di evidenziare o escludere altre patologie.
Esami di laboratorio per l’osteoporosi
Più precisamente, alcuni esami del sangue specifici per l’osteoporosi permettono di verificare per esempio se vi sono alterazioni nei livelli di calcio e fosforo, i livelli di vitamina D (fondamentale per la salute delle ossa), la funzionalità renale ed epatica (danni a questi organi possono portare a osteoporosi secondaria) eccetera.
Inoltre, principalmente per monitorare l’efficacia della terapia quando c’è già stata la diagnosi di osteoporosi, gli esami del sangue possono essere utili per monitorare marker specifici quali:
- CTX (C-terminal telopeptide), un marker di riassorbimento osseo che indica quanto velocemente le ossa si stanno degradando
- NTX (N-terminal telopeptide), con funzione simile al CTX
- Osteocalcina e fosfatasi alcalina ossea, due molecole associate alla rigenerazione ossea (cioè mostrano quanto osso nuovo viene prodotto)
Gli esami delle urine permettono principalmente di valutare quanto calcio e altri minerali vengono eliminati dall’organismo e alcuni marcatori di rimodellamento osseo. Uno dei più comuni è l’esame della calciuria nelle 24 ore, che misura la quantità di calcio eliminata con l’urina nell’arco di una giornata e che può aumentare, contribuendo alla fragilità ossea, in alcune condizioni (per esempio in presenza di malattie renali).
Esami di imaging per l’osteoporosi
Gli esami strumentali sono complementari alla MOC e possono aiutare a identificare fratture anche occulte, frequenti nelle persone con osteoporosi ma che spesso non danno sintomi chiari. Il Ministero della Salute ne indica in particolare due:
- la morfometria vertebrale, che misura le altezze dei corpi vertebrali
- la radiografia della colonna vertebrale laterale, soprattutto per persone con specifici fattori di rischio (per esempio in base all’età, alla presenza di osteopenia o di fratture in passato, o in presenza di una riduzione dell’altezza superiore ai 4 centimetri)
Insomma, questi esami non sono la prima linea per la diagnosi di osteoporosi, ma possono essere preziosi per valutarne le complicanze e indirizzare eventualmente la gestione clinica: per esempio, se la MOC ha rilevato una condizione di osteopenia ma sono presenti fratture subcliniche può essere necessario iniziare un trattamento farmacologico.
Inoltre, in situazioni particolari, possono essere suggerite ulteriori indagini, quali la TC quantitativa ossea, che misura la densità ossea con elevata precisione (ma espone a un quantitativo di radiazioni superiore a quello della MOC) e l’ultrasonografia quantitativa, che si basa sugli ultrasuoni e aiuta a identificare le persone a rischio di osteoporosi, da indirizzare quindi alla MOC.
Insomma, la MOC resta il punto fermo per diagnosticare l’osteoporosi, ma tutti gli altri test, dagli esami di laboratorio a quelli di imaging, hanno un ruolo nell’arricchire il quadro clinico e nel guidare decisioni personalizzate per valutare il rischio complessivo di fratture e di proteggere autonomia e qualità della vita.