Mineralometria ossea computerizzata: per gli amici, MOC. Un esame che rappresenta il riferimento per la diagnosi di osteoporosi e che, più in generale, permette di valutare la densità delle ossa in base alla quantità di minerali – che conferiscono loro la caratteristica resistenza e durezza – presenti. Soprattutto per le donne e soprattutto dopo una certa età, è un esame di riferimento, raccomandato anche dal Ministero della Salute, ma ricordiamolo da subito: eseguirlo può essere importante anche in altre fasi della vita e indipendentemente dal genere, in base ai fattori di rischio individuali.

Vale sempre la pena conoscere più da vicino gli esami importanti per la nostra salute. Oggi, allora, iniziamo a far conoscenza con la MOC. 

Cos’è la MOC

La MOC è il principale esame di densitometria ossea e quindi, come suggerisce il termine, per la valutazione della densità minerale delle ossa. In breve: le ossa contengono grandi quantità di minerali, in particolare calcio e fosforo; più questi minerali sono abbondanti, più l’osso risulta denso e robusto. La diminuzione di densità dell’osso (e il corrispondente aumento della sua fragilità) è l’aspetto caratteristico dell’osteoporosi, una malattia comune soprattutto, ma non esclusivamente, tra le donne in post-menopausa. La MOC consente quindi di valutare il rischio per questa malattia, identificando anche eventuali diminuzioni della densità ossea che, pur non rientrando nei parametri dell’osteoporosi conclamata, possono richiedere un particolare monitoraggio o anche l’inizio di un trattamento.

Vale anche la pena specificare che esistono tecniche diverse per eseguire la MOC. Il “gold standard”, quella più utilizzata in assoluto, è la Dual-Energy X-ray Absorptiometry (DEXA), che si basa su due fasci di raggi X a basso dosaggio, molto inferiore a quello per esempio usato nella TC. L’esame MOC/DEXA si esegue sulla colonna vertebrale, nell’area lombare, e sul femore prossimale (anca), in accordo con le linee guida internazionali: questi siti, infatti, oltre a presentare un elevato rischio di frattura in caso di osteoporosi, forniscono anche dati più riproducibili e confrontabili nel tempo rispetto ad altre ossa.  

Come si fa l’esame MOC

L’esecuzione della MOC è semplice: l’esame non richiede alcuna preparazione particolare, è indolore e rapido (di norma dura una decina di minuti). 

In linea di principio, inoltre, non è necessario spogliarsi per eseguire l’esame, anche se è importante assicurarsi che gli abiti non contengano parti metalliche (zip, ferretti, ganci…) che possono interferire con l’immagine. Tuttavia, a seconda del tipo di macchinario e del protocollo del centro diagnostico, può essere richiesto di eseguire l’esame indossando la sola biancheria intima.

MOC: a che età farla

La MOC non è un esame di screening, bensì mirato. Il Ministero della Salute la raccomanda a tutte le donne oltre i 65 anni e negli uomini oltre i 70, specificando che a seconda del profilo di rischio può essere raccomandato anche per le donne tra i 50 e i 69 anni. È bene precisare che ciò non significa che la MOC sia indicata solo per queste fasce d’età: a seconda dei fattori di rischio personali e della storia clinica, infatti, l’esame può essere raccomandato anche in persone più giovani o più anziane. Non solo: la MOC può essere importante anche per le persone che hanno già ricevuto una diagnosi di osteoporosi per monitorare l’efficacia del trattamento.

Leggere i risultati della MOC: quali sono i valori normali?

I risultati della MOC sono espressi con due parametri, il T-score e lo Z-score. Cosa sono e cosa indicano?

Il T-score rappresenta il parametro principale: indica di quanto la densità ossea di una persona si discosta da quella media di un giovane adulto sano che ha raggiunto il picco di massa ossea. Per semplicità, si può dire che il confronto avviene con soggetti dello stesso sesso; va però ricordato che la classificazione internazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità si basa originariamente su dati di riferimento femminili, adottati poi anche per gli uomini sopra i 50 anni. Questo parametro si esprime in deviazioni standard (DS), un numero che indica quanto i valori di un gruppo si allontanano dalla loro media. Più è basso, quindi, più si discosta dalla condizione fisiologica per avvicinarsi a quella patologica. Più precisamente, secondo la classificazione dell’Organizzazione mondiale della sanità: 

  • un T-score maggiore uguale a -1 (quindi una differenza minima rispetto alla media) è normale
  • valori inferiori o uguali a -2,5 sono indicativi di osteoporosi
  • valori compresi tra -1 e -2,5 indicano una condizione di osteopenia (la densità ossea è più bassa del normale, ma non tale da risultare un’osteoporosi conclamata).

Anche lo Z-score è espresso in deviazioni standard e rappresenta un confronto tra il valore della persona con quello di un riferimento. La differenza principale rispetto al T-score è che, in questo caso, il riferimento è rappresentato da una persona della stessa età (oltre che dello stesso sesso) del paziente, ed è quindi utile per capire se la massa ossea è inferiore al previsto per l’età. Lo Z-score si usa soprattutto per le persone giovani, mentre per le donne in post-menopausa e negli uomini sopra i cinquant’anni rappresenta un valore complementare al T-score, che rimane il riferimento principale per la diagnosi di osteoporosi.


In ogni caso, vale sempre la pena ricordare che, come avviene per ogni esame, l’interpretazione corretta del risultato richiede la valutazione medica, così da guidare nel modo corretto anche eventuali scelte terapeutiche. In alcuni casi, inoltre, possono essere raccomandati ulteriori esami per avere un quadro più completo. La MOC, però, rimane un esame fondamentale – tanto più se si considera che le ossa non fanno rumore quando si indeboliscono: l’osteoporosi è una malattia silente, che non dà alcun sintomo. Riconoscerla in modo tempestivo, prima che anche un trauma minimo possa causare una frattura, è la chiave per un trattamento efficace.

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