Quella dell’ovaio policistico è una sindrome che pone diversi problemi: a livello globale, avverte l’Organizzazione mondiale della sanità, è ancora probabilmente molto sotto-diagnosticata, ma si stima interessi tra il 6 e il 13% delle donne in età fertile. Le cause non sono del tutto note – anche se sappiamo che i meccanismi alla base della sindrome dell’ovaio policistico sono legati a un’eccessiva produzione di ormoni androgeni da parte delle ovaie. Sappiamo anche che questa condizione è spesso accompagnata da diabete di tipo 2, ipertensione e disturbi cardiovascolari, sindrome metabolica e obesità. Condizioni che si influenzano a vicenda e influenzano la stessa sindrome dell’ovaio policistico; e che inevitabilmente evidenziano come la dieta, che a sua volta ha un ruolo importante nel modulare molti di questi disturbi, abbia un ruolo tutt’altro che marginale nella gestione della sindrome dell’ovaio policistico. 

Per chi convive con la sindrome dell’ovaio policistico (Polycystic Ovary Syndrome, PCOS), infatti, l’alimentazione non è solo una questione di calorie, chili o bilance. È anche e soprattutto un mezzo per migliorare l’equilibrio ormonale, favorire la fertilità, proteggere il cuore e ridurre l’infiammazione. Ma è anche – e sempre più spesso – un terreno delicato, in cui si intrecciano aspettative estetiche, pressioni sociali e desideri di riconciliazione con la propria immagine corporea.

Nel parlare di dieta per la sindrome dell’ovaio policistico è quindi importante non cadere in semplificazioni. Il peso può avere un ruolo clinico, certo, ma non può e non deve diventare l’unico metro con cui valutare salute e bellezza. Piuttosto, la sfida è trovare un equilibrio: tra cibo e corpo, tra salute fisica e serenità mentale.

In questo articolo vedremo cosa dicono le linee guida più recenti sull’alimentazione in caso di PCOS.

Alimentazione e sindrome dell’ovaio policistico

Sovrappeso, obesità, insulino-resistenza hanno un ruolo importante nell’influenzare i sintomi della sindrome dell’ovaio policistico. Ma il loro ruolo non si limita al piano fisico: influenza anche quello psicologico, perché l’eccesso di peso può compromettere anche il benessere mentale. E vale la pena ricordare che, in generale, le donne con sindrome dell’ovaio policistico hanno un aumentato rischio di depressione e disturbi d’ansia, nonché di disturbi del comportamento alimentare, in particolare per quanto riguarda il disturbo da binge eating e la bulimia.

Non stupisce dunque che modifiche dello stile di vita volte a mantenere il peso nella norma abbiano un ruolo centrale nel trattamento della patologia. In effetti, gli studi hanno mostrato come anche perdite di peso relativamente limitate, intorno al 5%, possano già dare benefici sul piano metabolico, riproduttivo e anche psicologico per le persone con la sindrome dell’ovaio policistico.

Le linee guida dell’alimentazione per la sindrome dell’ovaio policistico

Sono diverse le linee guida per il trattamento della sindrome dell’ovaio policistico, aggiornate nel tempo alla luce delle nuove informazioni che emergono. Tra le più recenti vi sono le linee guida del 2023 promosse da un consorzio internazionale coordinato da Monash University, Endocrine Society, European Society of Human Reproduction and Embryology (ESHRE), American Society for Reproductive Medicine (ASRM) e altre società scientifiche.

Il documento è lungo e completo: affronta diversi aspetti della condizione, a partire dalla valutazione del rischio, concentrandosi sugli aspetti gestionali. Tra questi, appunto, lo stile di vita.

Ma cosa si intende esattamente? Le linee guida specificano che il fulcro non è rappresentato dalla sola dieta – in effetti va sottolineata, scrive il gruppo di lavoro, «la necessità di ottimizzare uno stile di vita sano in tutte le donne con sindrome dell’ovaio policistico, indipendentemente dagli obiettivi di perdita di peso». Per questa ragione, non si parla mai di sola dieta bensì anche di esercizio fisico e strategie comportamentali, come per esempio il fissarsi degli obiettivi realistici e misurabili, l’auto-monitoraggio, la pianificazione anticipata di ostacoli prevedibili eccetera: insomma, tecniche e approcci psicologici per favorire e sostenere cambiamenti duraturi nelle abitudini alimentari, nell’attività fisica e nella gestione del peso.

E per quanto riguarda la sola dieta? La prima raccomandazione delle linee guida è… che non esiste una raccomandazione di una dieta. O meglio, non esiste una dieta specifica raccomandata per tutte le donne con la sindrome dell’ovaio policistico: l’approccio deve essere personalizzato, flessibile e sostenibile nel tempo, e qualsiasi modello alimentare equilibrato, se adattato alle preferenze personali e sostenuto nel lungo termine, può essere efficace. Perché, ricordiamolo, l’obiettivo non è la perdita di peso ma il guadagno di salute. 

Quale dieta per la sindrome dell’ovaio policistico? Ci sono alimenti da evitare?

È solo a valle di questa raccomandazione che si può leggere in modo consapevole quanto raccomandato dalle linee guida. Che, appunto, non indicano uno specifico tipo di dieta: anzi, sottolineano come «L’evidenza sugli effetti di specifici modelli alimentari – come low carb, low GI, ad alto contenuto proteico o DASH – nella PCOS è limitata, incoerente e spesso a rischio elevato di bias. Pertanto, non si raccomanda una dieta specifica rispetto ad altre».

Il testo continua: «Qualsiasi composizione della dieta che sia coerente con le linee guida nutrizionali della popolazione generale avrà benefici per la salute». In concreto, un esempio in questo senso può venire dalle Linee guida per una sana alimentazione del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), delle quali possiamo sintetizzare alcune indicazioni cruciali:

  • ridurre i carboidrati raffinati e gli zuccheri semplici, preferendo invece i cereali, specie se integrali, e i legumi
  • limitare il consumo di grassi, privilegiando quelli insaturi (presenti per esempio in olio d’oliva, frutta secca, pesce) rispetto ai grassi saturi
  • limitare il più possibile il consumo di sale

In altre parole: anche per la sindrome dell’ovaio policistico, non esistono raccomandazioni specifiche su cosa mangiare (o su cosa non mangiare): l’importante è l’equilibrio, con un occhio più attento per zuccheri raffinati e grassi.

Serve, insomma, un percorso che metta al centro la persona, non il peso. Che non insegua modelli prestabiliti, ma accolga bisogni, ritmi e desideri individuali. Perché non c’è un unico modo giusto: c’è il modo che funziona davvero per ogni persona. E questo, la scienza lo conferma, è il punto di partenza più solido che possiamo scegliere.

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