Ragadi anali

Le ragadi anali rappresentano un problema doloroso e diffuso: scopri cosa sono, quali possono essere le cause, quali i sintomi e in cosa consistono prevenzione e trattamento
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
18 Aprile 2025

    Le ragadi anali sono particolari lesioni del canale anale. Il termine “ragade” indica infatti una lesione che si presenta come lacerazione longitudinale (come un piccolo taglio): questo particolare tipo di lesioni si presenta di solito nello strato più esterno della pelle, l’epidermide, ma può svilupparsi anche a livello delle mucose o nella zone di transizione tra derma e mucosa. Per questo, le ragadi possono comparire per esempio su mani, labbra e, appunto, nella regione anale.

    Le ragadi anali sono un problema comune che può insorgere a ogni età, sebbene siano più frequenti nei bambini e nelle persone di mezza età. Possono essere acute oppure, se perdurano oltre le sei settimane, croniche. Di solito sono localizzate nella parte mediana dell’ano, posteriore o, meno frequentemente, anteriore.

    Rappresentano di norma una condizione dolorosa, ma che di rado dà complicazioni e che in molti casi si risolve spontaneamente. Nei casi che richiedono un trattamento, varie strategie consentono di curare le ragadi e solo in una piccola minoranza di situazioni può essere raccomandato l’intervento chirurgico.

    Quali sono le cause delle ragadi anali?

    Le ragadi anali sono di solito causate da traumi, come per esempio uno stiramento eccessivo della pelle, che portano a una lacerazione. Ma nello sviluppo delle ragadi possono avere un ruolo anche condizioni preesistenti.

    In linea generale, alcune delle principali cause di ragadi anali sono:

    • costipazione, con formazione di feci dure;
    • diarrea cronica;
    • gravidanza;
    • penetrazione anale;
    • dischezia (una forma di stipsi funzionale dei bambini nei primi mesi di vita).

    Tuttavia, le ragadi anali possono anche svilupparsi come conseguenza di patologie quali, per esempio, l’infezione da HIV o da alcuni patogeni a trasmissione sessuale (come la sifilide), la sindrome dell’intestino irritabile, la tubercolosi e il tumore all’ano. Anche una precedente operazione chirurgica all’ano può contribuire allo sviluppo di ragadi.

    Le ragadi anali sono lacerazioni della pelle del canale anale: tra le cause più comuni vi sono costipazione e diarrea cronica, ma varie condizioni e malattie possono predisporre al loro sviluppo.

     

    ragadi anali

    Quali sono i sintomi delle ragadi anali?

    Uno dei sintomi principali delle ragadi anali è il dolore durante la defecazione, dolore che può durare anche alcune ore e può essere accompagnato da una sensazione di prurito o bruciore. Inoltre, le ragadi anali possono determinare la presenza di sangue nelle feci; in alcune persone possono presentarsi anche spasmi muscolari dell’ano o piccoli noduli o rigonfiamenti vicino al punto della lacerazione. È importante evidenziare che i principali sintomi delle ragadi anali sono molto simili a quelli delle emorroidi: una possibile differenza è data dal fatto che le emorroidi non sono sempre necessariamente dolorose ma, se il dolore è presente, è costante (mentre quello dovuto alle ragadi, sebbene possa perdurare a lungo, è associato alla defecazione). Inoltre, a differenza delle emorroidi, non esistono ragadi anali interne o esterne (la ragade anale è sempre interna, anche se può estendersi fino alla parte esterna dell’ano). In ogni caso, proprio per la sovrapposizione dei sintomi, per una corretta diagnosi è fondamentale la visita medica.

    Le ragadi anali sono di norma inizialmente acute; in una certa percentuale di casi, però, possono evolvere nella forma cronica, che persiste oltre le sei settimane senza guarire. In altre parole, le ragadi croniche sono spesso il risultato di una ragade acuta che continua a riaprirsi o non è mai guarita del tutto.

    In linea di massima, le ragadi anali non rappresentano una condizione pericolosa. Tuttavia, il dolore e la contrazione muscolare dovuti a una ragade cronica possono nel tempo portare i muscoli dell’ano a contrarsi involontariamente: è in questo caso che si presentano gli spasmi anali. Questi ultimi tirano il bordo della lacerazione, impedendole di chiudersi, e diminuiscono l’afflusso di sangue nell’area interessata, un fenomeno che rallenta ulteriormente la guarigione. Si crea insomma un circolo vizioso nel quale il dolore causa gli spasmi, che ostacolano la guarigione aumentando così il dolore. Sempre le ragadi croniche possono, nel tempo, portare a:

    • blocco fecale, cioè accumulo duro di feci che non riescono a uscire;
    • stenosi anale, ossia restringimento del canale anale;
    • formazione di fistole anali, ossia canali anomali che collegano l’interno del canale anale con la pelle esterna, spesso a causa di infezioni.

    I sintomi delle ragadi anali sono in parte sovrapponibili a quelli delle emorroidi: una visita medica permette la corretta diagnosi.

    Come si arriva alla diagnosi di ragadi anali?

    Per la diagnosi delle ragadi anali è necessaria una visita medica: il primo riferimento può essere il/la medico/a di medicina generale, ma può essere necessario anche un consulto specialistico con un/a proctologo/a. Oltre a raccogliere i sintomi riferiti dal paziente e gli eventuali fattori di rischio, il/la medico/a conduce un esame visivo del canale anale nel modo più delicato possibile; in questo controllo non è mai raccomandato l’uso di strumentazioni specifiche per evitare di causare dolore.

    In caso di ragadi croniche possono essere raccomandati esami più approfonditi in anestesia locale.

    Come si prevengono le ragadi anali?

    Sebbene le ragadi anali non siano interamente prevenibili, è importante seguire le principali strategie per evitare la costipazione, una delle cause più comuni di questo problema:

    • bere acqua a sufficienza per mantenersi idratati (e mantenere idratate le feci);
    • assumere una quantità adeguata di fibre con la dieta (ne sono ricchi frutta, verdura, legumi e cereali integrali);
    • fare regolarmente attività fisica per favorire la mobilità intestinale.

    Tutte queste indicazioni sono comunque importanti anche per il benessere generale dell’organismo.

    ragadi anali

    Qual è il trattamento della ragadi anali?

    Nella maggior parte dei casi, le ragadi anali guariscono spontaneamente; il/la medico/a può comunque raccomandare creme anestetiche (a base di lidocaina) per alleviare il dolore; possono anche essere raccomandate creme che favoriscono l’afflusso sanguigno nell’area interessata, contribuendo ad accelerare la guarigione. Inoltre, vi sono alcune buone norme che favoriscono il processo, che dovrebbero essere messe in atto per evitare che la condizione persista e limitare il rischio di recrudescenze.

    Alcuni rimedi per favorire la guarigione delle ragadi

    • Per rendere la defecazione meno dolorosa possono essere raccomandati farmaci che ammorbidiscono le feci; in quest’ottica, è importante anche bere più acqua e consumare maggiori quantità di fibre (evitando invece gli alimenti speziati e piccanti). L’uso di uno sgabellino per sollevare i piedi quando si è seduti sul WC aiuta a mantenere una posizione più favorevole.
    • Per l’igiene anale è consigliato usare carta morbida o salviette umidificate, prive di alcol; anche l’uso del bidet o di una doccia nella zona anale aiuta a mantenere l’igiene senza peggiorare le ragadi. Nei bambini è importante cambiare di frequente il pannolino.
    • Per rilassare la muscolatura e mitigare il dolore può essere d’aiuto un bagno tiepido perineale, che consiste nel sedersi in una bacinella o nel bidet riempiti con acqua tiepida per circa 10-15 minuti, più volte al giorno.

    Se le ragadi anali non guariscono spontaneamente è necessario un trattamento più specifico e deciso per evitare il rischio di complicanze. La terapia farmacologica può basarsi su:

    • creme a base di calcio-antagonisti, che aiutano la vasodilatazione e il rilassamento dei muscoli anali;
    • creme a base di nitroglicerina, che favoriscono anch’esse la vasodilatazione e il rilassamento dei muscoli (ma che possono causare mal di testa e pertanto spesso rappresentano una seconda scelta);
    • iniezioni di botulino, una tossina che agisce come miorilassante e determina un significativo sollievo dal dolore.

    Nei casi più gravi, quando le ragadi non riescono a guarire o continuano a riformarsi, può essere necessario l’intervento chirurgico, rappresentato dalla sfinterectomia interna. Consiste in una piccola incisione sul muscolo sfintere anale interno, il muscolo involontario che mantiene chiuso l’ano a riposo. In questo modo si riducono la tensione muscolare e gli spasmi che tengono aperta la ragade e ne impediscono la guarigione. Si tratta di un’operazione in genere efficace e sicura ma che, come ogni intervento, presenta un rischio di complicanze, la più comune delle quali è l’incontinenza (di solito flatulenza e perdite di feci, in quantità piccola o più significativa), che però è di solito transitoria.

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