Presbiopia
Per capire le cause della presbiopia, è necessario ricapitolare brevemente come funziona l’occhio umano. Quest’organo permette di catturare la luce e trasmettere il segnale luminoso al cervello, che lo elabora in un’immagine consentendo la vista. La luce entra nell’occhio attraverso la cornea, una superficie trasparente che protegge l’occhio e contribuisce a focalizzarla. Attraversa quindi la pupilla, un’apertura al centro dell’iride, la parte colorata dell’occhio che regola la quantità di luce in ingresso. Dietro la pupilla si trova il cristallino, una lente flessibile in grado di modificare la propria forma per mettere a fuoco gli oggetti vicini o lontani. La luce raggiunge infine la retina, uno strato di cellule sensibili alla luce, dove il segnale luminoso è trasformato in un segnale elettrico che, attraverso il nervo ottico, raggiunge il cervello.
Nella presbiopia, il cristallino perde elasticità e dunque la capacità di adattare la propria forma: diventa così difficile regolare la messa a fuoco degli oggetti vicini. L’effetto è simile a quello che si verifica con l’ipermetropia, un tipo di difetto visivo che fa parte delle ametropie (come anche la miopia e l’astigmatismo). Le cause sono però diverse e, a differenza delle ametropie, la presbiopia rappresenta un processo naturale legato all’invecchiamento; non a caso, dal punto di vista etimologico il termine significa “occhio anziano”. Non esiste un modo per fermare o bloccare del tutto questo processo; tuttavia, vi sono diverse strategie per correggere il difetto della vista che causa.
Quali sono le cause della presbiopia?
Come detto, la presbiopia è dovuta a un processo fisiologico di invecchiamento dell’occhio e, più precisamente, alla perdita di elasticità del cristallino. Con l’avanzare dell’età, quest’ultimo diventa sempre più rigido, fino a perdere del tutto la capacità di adattare la propria forma.
Questa perdita di elasticità si verifica in ogni persona a partire dai quarant’anni circa: è dunque fisiologica e non patologica. Tuttavia, sembra che alcune condizioni possano determinare una presbiopia prematura, cioè che compare già in giovane età. Tra queste vi sono la predisposizione genetica e fattori ambientali, come l’esposizione a schermi luminosi o ai raggi ultravioletti, ma anche condizioni patologiche che sembrano poter accelerare la comparsa di presbiopia: è il caso di una grave miopia e astigmatismo. Inoltre, alcune malattie quali diabete, sclerosi multipla e disturbi cardiovascolari, e l’uso di alcuni farmaci, quali per esempio antidepressivi, diuretici e antistaminici, sembrano poter accelerare la progressione della presbiopia.

Quali sono i sintomi della presbiopia?
Il sintomo principale della presbiopia è la difficoltà a vedere da vicino: oggetti, testi scritti eccetera appaiono infatti sfocati. Per esempio, ci si può accorgere di avere bisogno di più luce per attività come leggere o cucire, e di tenere gli oggetti il più possibile distanti, con il braccio disteso, per poterli osservare. Si possono inoltre presentare mal di testa, dopo aver svolto attività che richiedono la visione da vicino, e affaticamento oculare, con gli occhi irritati o doloranti.
Come si arriva alla diagnosi di presbiopia?
La presbiopia è diagnosticata dal/la oculista con una visita durante la quale l’occhio viene esaminato in modo completo. L’oculista verifica innanzitutto l’età del paziente e la presenza di altri difetti visivi; raccoglie inoltre i sintomi, per esempio la necessità di allontanare gli oggetti per vederli chiaramente, per poi condurre diversi test ed esami visivi. Innanzitutto valuta l’acuità visiva, cioè quanto nitidamente il paziente vede gli oggetti: questo test si basa sulla capacità di distinguere diversi ottotipi, cioè lettere o simboli di grandezza decrescente, da una distanza standard e, nel caso della presbiopia, verifica la capacità di lettura da vicino. L’unità di misura dell’acuità visiva sono i decimi, che rappresentano le righe che il paziente riesce a leggere; le diottrie sono invece l’unità di misura che indica l’entità del difetto ottico e rappresentano la potenza delle lenti necessaria per riuscire ad avere una visione nitida, valutate usando per esempio lenti di prova.
Una parte importante della visita è la valutazione del potere refrattivo dell’occhio, cioè la capacità di mettere a fuoco correttamente la luce sulla retina. A questo scopo si esegue solitamente un esame con un autorefrattometro, uno strumento che permette di analizzare il cristallino dell’occhio (ma anche strutture come la cornea). Inoltre, nell’ambito dell’esame completo dell’occhio, l’oculista può valutare altre strutture oculari per verificare o escludere la presenza di patologie concomitanti (per esempio la cataratta).

Come si previene la presbiopia?
La presbiopia è un difetto visivo fisiologicamente legato all’invecchiamento e non è prevenibile. Tuttavia, alcune strategie possono tutelare la salute complessiva dell’occhio e limitare il rischio di un’insorgenza precoce della condizione: in particolare, queste sono l’uso di occhiali da sole per proteggere l’occhio dai raggi ultravioletti, l’evitare tempi prolungati davanti agli schermi luminosi come quelli di smartphone e computer e, per chi ha miopia o astigmatismo, correggere il difetto in modo adeguato (con lenti correttive o, dove indicato, con la chirurgia). È inoltre importante sottoporsi regolarmente a visite oculistiche, soprattutto dopo i quarant’anni, per identificare la presbiopia il prima possibile così da correggerla in modo tempestivo.
Qual è il trattamento della presbiopia?
A seconda delle necessità del paziente, possono essere valutate diverse strategie d’intervento per la correzione della presbiopia. La prima di esse è l’uso di lenti correttive, come occhiali o lenti a contatto. Esistono diversi tipi di occhiali che possono essere usati per la presbiopia, a seconda delle caratteristiche e necessità del paziente:
- occhiali da lettura, utili per chi non ha altri difetti visivi (come miopia, ipermetropia o astigmatismo);
- lenti bifocali, che combinano due diverse prescrizioni in una sola lente: la parte superiore della lente ha una prescrizione per la visione a distanza, mentre la parte inferiore, più piccola, ha una prescrizione per aiutare a vedere oggetti da vicino;
- lenti trifocali, con tre aree di visione: una per la visione da vicino, una intermedia e una per la visione a distanza;
- occhiali progressivi, con lenti simili alle bifocali, ma con una transizione più graduale tra le diverse prescrizioni.
Come gli occhiali, anche le lenti a contatto sono di diverse tipologie per meglio rispondere alle esigenze del paziente: sono infatti disponibili lenti a contatto bifocali e multifocali, e anche lenti dette a monovisione. Queste ultime sono fatte in modo che una, indossata in un occhio, permetta la visione da vicino mentre la seconda, inserita nell’altro occhio, consenta quella da lontano; il loro uso richiede di solito un certo periodo di adattamento a questa nuova forma di visione. Esiste inoltre una tipologia di lenti, dette a monovisione modificata, nella quale una delle due lenti è multifocale e permette dunque di vedere a diverse distanze (mentre l’altra lente consente la visione o da lontano o da vicino).
In alcuni casi, la presbiopia può anche essere migliorata dalla chirurgia, che riduce la necessità di lenti correttive: la scelta di eseguire l’intervento dipende da diversi fattori, a partire dalla gravità del difetto visivo e dalla presenza di altri disturbi della vista. Gli interventi che possono essere usati per la correzione della presbiopia sono essenzialmente di due tipi: quelli detti di chirurgia refrattiva, che si basano sull’uso del laser per rimodellare la cornea e migliorare la vista, compensando la perdita di elasticità del cristallino, e quelli, più recenti, che si basano sull’inserimento di un cristallino artificiale.
La presbiopia è una condizione legata all’invecchiamento che determina la progressiva incapacità dell’occhio di mettere a fuoco gli oggetti più vicini, che appaiono dunque sfocati.
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Korian Redazione
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