Ipotiroidismo
L’ipotiroidismo è una condizione nella quale la tiroide, una ghiandola dalla forma a farfalla posta davanti alla trachea, non produce ormoni a sufficienza. La scarsa attività della tiroide e la conseguente insufficienza di ormoni tiroidei causano effetti sistemici, dunque in tutto l’organismo, rallentando i processi metabolici delle cellule, un effetto contrario a quanto si verifica nell’ipertiroidismo.
La tiroide è una ghiandola endocrina: secerne cioè ormoni, segnali chimici per l’organismo che viaggiano nel flusso sanguigno. In particolare, grazie a stimoli dell’ipofisi, una ghiandola che si trova nel cranio, produce la tiroxina o T4 e la triiodotironina o T3. Questi ormoni hanno una funzione importante nell’attivazione del metabolismo basale, cioè dei processi metabolici necessari per mantenere tutte le funzioni vitali; inoltre, nell’infanzia hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo del sistema nervoso e per la crescita corporea.
Quali sono le cause dell’ipotiroidismo?
L’ipotiroidismo può avere diverse cause e insorgere a diverse età. Quando presente fin dalla nascita si parla di ipotiroidismo congenito e dipende in genere da problemi insorti durante lo sviluppo fetale della tiroide. Se non trattata, questa forma ha effetti gravi nel neonato, che presenta ritardi nello sviluppo fisico e mentale: per questa ragione, in Italia è stato introdotto fin dal 1992 lo screening neonatale per l’ipotiroidismo, che permette di identificarlo già nei primi giorni di vita e iniziare il trattamento in modo tempestivo.
Nei giovani e negli adulti, l’ipotiroidismo è causato soprattutto da tiroiditi, cioè infiammazioni della tiroide. Le tiroiditi si possono presentare, per esempio a causa di infezioni (rare e per lo più batteriche), o con l’uso di alcuni farmaci quali interferone, litio, amiodarone (si parla di ipotiroidismo iatrogeno).
Le tiroiditi possono anche essere legate a malattie autoimmuni, cioè alterazioni nel funzionamento del sistema immunitario. In particolare, la forma più frequente è la tiroidite di Hashimoto, nella quale il sistema immunitario attacca la tiroide. Questa malattia è più comune nelle donne tra i 30 e i 50 anni e rappresenta la principale causa di ipotiroidismo. Inoltre, la tiroidite si può presentare post-partum: si tratta di una forma simile alla tiroidite di Hashimoto ma che, al contrario di quest’ultima, nella maggior parte dei casi, se trattata, si risolve nell’arco di un anno e mezzo.
L’ipotiroidismo può presentarsi anche in seguito alla rimozione chirurgica della tiroide (o di parte dell’organo), e a seguito di radiazioni (per esempio in caso di radioterapia contro un tumore della testa o del collo).
In alcune aree dove lo iodio è scarsamente disponibile, l’ipotiroidismo può essere dovuto a carenze di questo elemento, che è un componente essenziale degli ormoni tiroidei. Per questa ragione, l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda l’uso di sale arricchito di iodio (sale iodato) per chi è a rischio di carenza dell’elemento.
La maggior parte dei casi di ipotiroidismo è rappresentata da forme primarie, nelle quali è la tiroide a non funzionare correttamente. In casi più rari si possono però presentare forme dette secondarie e terziarie, che dipendono da alterazioni dell’ipotalamo o dell’ipofisi, i centri cerebrali e le ghiandole che regolano la produzione ormonale della tiroide.

Quali sono i sintomi dell’ipotiroidismo?
I sintomi dell’ipotiroidismo sono spesso aspecifici e si sviluppano lentamente, anche nel corso di anni, per cui possono inizialmente passare inosservati. Sono inoltre abbastanza variabili da una persona all’altra; i più comuni sintomi iniziali comunque includono il senso di affaticamento e un aumento ingiustificato di peso che, insieme con l’intolleranza al freddo, sono dovuti al generale rallentamento del metabolismo. Un altro sintomo comune di ipotiroidismo sono livelli alti di colesterolo nel sangue, perché gli ormoni tiroidei ne influenzano la produzione e il rilascio. Inoltre, l’aumento di colesterolo aumenta il rischio di problemi cardiovascolari.
In generale, i sintomi dell’ipotiroidismo coinvolgono tutto l’organismo. A livello intestinale si riduce la motilità, per cui può presentarsi stipsi; a livello cardiovascolare, può portare a bradicardia (il battito del cuore rallenta) e fiato corto. Anche i sensi possono risultare alterati: per esempio, vi può essere una perdita del gusto e possono peggiorare vista e udito; inoltre, la voce può diventare roca. A livello muscolare, possono presentarsi debolezza, crampi muscolari e dolore alle articolazioni. I capelli possono farsi più radi, la pelle può apparire ispessita e secca e le unghie sono più fragili. Anche il viso può cambiare: le palpebre possono apparire cadenti e il volto gonfio.
L’ipotiroidismo può manifestarsi anche con infertilità o sub-fertilità e, nelle donne, possono esservi irregolarità nel ciclo mestruale (con mestruazioni più o meno abbondanti del solito, o assenti). Se non trattato, l’ipotiroidismo è particolarmente pericoloso in gravidanza, perché può portare ad aborto, nascita pretermine, preeclampsia e altre complicanze.
Infine, l’ipotiroidismo può influenzare l’umore e portare a depressione.
Alcune persone con ipotiroidismo possono sviluppare la sindrome del tunnel carpale, una compressione del nervo mediano che corre nel polso, che causa formicolio e intorpidimento delle dita.
La complicanza più grave dell’ipotiroidismo non trattato è il coma mixedematoso. Il termine può generare confusione, perché in realtà le persone non presentano edema (cioè accumulo di liquidi nei tessuti) né sono in coma. Invece, si presentano ipotermia, alterazioni mentali (soprattutto letargia, depressione, disorientamento…), bradicardia, respirazione lenta e superficiale (ipoventilazione) e bassi livelli di ossigeno ed eritrociti nel sangue. Il coma mixedematoso rappresenta una complicanza rara, ma è anche una situazione di emergenza che richiede un trattamento tempestivo e può risultare fatale.
Come si arriva alla diagnosi di ipotiroidismo?
Se si osservano sintomi riconducibili all’ipotiroidismo è importante informare il/la medico/a curante, che esegue una visita generale comprendente la palpazione della tiroide per evidenziare un eventuale ingrossamento.
La diagnosi di ipotiroidismo si basa poi su esami del sangue che permettono di valutare i livelli sia degli ormoni tiroidei, sia dell’ormone tireostimolante (TSH). Prodotto dall’ipofisi, il TSH regola il funzionamento della tiroide stimolando la produzione ormonale. Questo permette di distinguere tra ipotiroidismo subclinico e conclamato. Nell’ipotiroidismo subclinico, i livelli di TSH sono alti, mentre gli ormoni tiroidei sono nella norma. Questa condizione si verifica perché l’organismo risponde ai minori livelli di ormoni tiroidei aumentando il TSH, nel tentativo di stimolare la tiroide. Nell’ipotiroidismo conclamato, invece, i livelli di TSH sono alti mentre quelli degli ormoni tiroidei sono bassi. È la condizione nella quale si manifestano i sintomi.
Per indagare le cause dell’ipotiroidismo, il/la medico/a può richiedere ulteriori esami. In particolare, può suggerire la ricerca di anticorpi specifici, per la diagnosi di forme autoimmuni, e un’ecografia della tiroide per valutare dimensioni, struttura e stato dei vasi sanguigni dell’organo.

Come si previene l’ipotiroidismo?
Non esiste una prevenzione per l’ipotiroidismo. Tuttavia, un adeguato trattamento elimina i sintomi, sopperendo alla scarsità di ormoni tiroidei. Anche per questa ragione è importante riferire in modo tempestivo al/la medico/a eventuali sintomi, così da iniziare il trattamento, soprattutto se sono presenti fattori di rischio per lo sviluppo di ipotiroidismo. Tra questi vi sono la rimozione parziale della tiroide e la radioterapia, ma anche la presenza di problemi alla tiroide in famiglia, la gravidanza, malattie autoimmuni (per esempio il lupus eritematoso sistemico e l’artrite reumatoide) e il diabete.
Qual è il trattamento dell’ipotiroidismo?
Il trattamento dell’ipotiroidismo si basa sulla somministrazione dell’ormone tiroideo T4 sintetico (levotiroxina) per via orale. Si tratta di un medicinale disponibile in diversi dosaggi, anche come farmaco generico, e prescrivibile in fascia A, quindi a carico del Servizio sanitario nazionale. Rappresenta una terapia semplice ed efficace, sebbene come tutti i farmaci possa avere effetti collaterali (spesso legati a un’assunzione eccessiva), per cui la terapia deve essere assunta sotto controllo medico. Inoltre, poiché diverse sostanze possono interferire con l’assorbimento del farmaco, è importante seguire tutte le indicazioni del/la medico/a relative agli orari ed eventuali altre terapie e sostanze (per esempio integratori) assunte.
Il trattamento dell’ipotiroidismo deve durare tutta la vita, così da sopperire alla scarsa funzionalità della tiroide.
È anche importante precisare che non esiste una dieta specifica per l’ipotiroidismo. Tuttavia, alcune alghe ricche di iodio usate come ingredienti negli integratori erboristici possono interferire con la funzione tiroidea e sono quindi sconsigliate, anche in assenza di ipotiroidismo.
L’ipotiroidismo rappresenta uno delle più comuni malattie endocrine e si può presentare a ogni età e in entrambi i generi; è però più frequente nelle donne, soprattutto dopo i sessant’anni.
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Korian Redazione
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